giovedì 5 dicembre 2013

Eccezionale intervento dei deputati M5s a Bruxelles: applausi in tutta Europa. - Sergio Di Cori Modigliani





Come ogni anno, sponsorizzato dalla Unione Europea e dal Parlamento Europeo di Strasburgo, si è aperta la sessione del "European Youth Forum", una importante manifestazione gestita dai più giovani parlamentari d'Europa, in cui i grossi papaveri di Bruxelles, una volta tanto, partecipano come ascoltatori e osservatori. 

Come spiegato nel loro sito, che vi consiglio di andare a leggere, perchè contiene succose notizie europee utili a tutti (http://www.youthforum.org/), il tema di questa edizione 2013 è "European young parliamentarians join forces to find a quicker solution to youth unemplyment" (trad.: Giovani parlamentari europei raccolgono le forze per trovare una soluzione immediata al problema della disoccupazione giovanile).
Va da sè che si tratta del tema decisivo per i 450 milioni di europei.
La disoccupazione e soprattutto quella giovanile è il vero problema -direi il numero uno e il più assillante e importante- ed è su questo che va condotta la battaglia in ogni singolo stato e in Europa. 
Per fortuna, invece di far parlare i soliti nominati mai eletti da nessuno (oltre al fatto di essere i responsabili dell'attuale sfacelo) hanno chiamato i deputati più giovani (età massima consentita 32 anni) per ascoltare che cosa avevano da dire, da proporre, e quali sono le loro idee e i loro progetti sull'Europa, in questo momento decisivo, per via delle imminenti elezioni europee il prossimo maggio.

Nessuna notizia è stata data, che io sappia, dai notiziari televisivi. 
Nessuna notizia è stata data sui quotidiani nè sui siti on line. Ad ogni modo non si è dato rilievo a questo avvenimento.
Il motivo c'è.
Enorme è stata la sorpresa, per tutta la stampa estera europea presente al convegno, nell'ascoltare il discorso di questo giovanissimo sconosciuto, Claudio Cominardi, eletto deputato nelle fila del M5s nella circoscrizione di Brescia. Un discorso considerato da tutti il più commovente e -ciò che più conta- quello culturalmente più evoluto e il discorso più europeista mai ascoltato in tempi recenti a Bruxelles. 
La BBC ha aperto il suo telegiornale riferendo che "Youngsters talk about their future in Europe: an Italian representative gives a refreshing tool for a new European model" ("i giovani parlano del loro futuro in Europa: un deputato italiano offre uno strumento rinfrescante lanciando un nuovo modello d'Europa").

Credo che nessuno vi informerà mai sull'accaduto, lo faccio su questo blog per onor di cronaca.

Se non altro, da adesso in poi, quando volete parlare del programma di Grillo per le europee, di ciò che pensano e dicono i grillini sulle questioni europee e sapere qual è il loro punto di vista, avete un materiale "oggettivo" cui far riferimento.
Se volete avere informazioni sul comportamento di questo deputato potete andare a controllare sul link http://parlamento17.openpolis.it/parlamentare/cominardi-claudio/685984 che si occupa di controllare il lavoro di tutti gli eletti in parlamento, con le percentuali di presenze, quali leggi hanno votato, quanto fanno e quanto non fanno.

Ecco il testo per intero del discorso, di cui si parla oggi in tutte le capitali europee.
Roma esclusa.

Giudicate voi.

Nel “Manifesto di Ventotene per una Europa libera e unita”,  Altiero Spinelli scrive nel 1942:
“I giovani vanno assistiti con le provvidenze necessarie per ridurre al minimo le distanze fra le posizioni di partenza nella lotta per la vita. In particolare la scuola pubblica dovrà dare le possibilità effettive di proseguire gli studi fino ai gradi superiori ai più idonei, invece che ai più ricchi...
...La solidarietà umana verso coloro che riescono soccombenti nella lotta economica, non dovrà, per ciò, manifestarsi con le forme caritative sempre avvilenti e produttrici degli stessi mali alle cui conseguenze cercano di riparare, ma con una serie di provvidenze che garantiscano incondizionatamente a tutti, possano o non possano lavorare, un tenore di vita decente, senza ridurre lo stimolo al lavoro e al risparmio. Così nessuno sarà più costretto dalla miseria ad accettare contratti di lavoro iugulatori”.
Con queste parole in mente mi accosto allo “Youth Employment Guarantee plan” pensando che avrà senso solo come  “piano contro la precarietà”.
Si tratta di un obiettivo ambizioso, che presuppone cambiamenti urgenti nelle strategie UE. Ecco alcuni suggerimenti iniziali:

1)  L’Unione Europea deve intraprendere un ampio piano sociale inteso a stabilire livelli di standardizzazione al rialzo dei diritti sociali e del lavoro. E’ ormai tempo di superare la Direttiva Bolkestain con i suoi standard al ribasso che permettono l’applicazione delle condizioni sociali del paese meno avanzato nel mercato interno.  Questo penalizza imprenditori corretti e li sottopone al peso insostenibile della concorrenza di imprenditori scorretti.  L’obiettivo di offrire un lavoro oun apprendistato entro quattro mesi dalla fine del ciclo di studi avrà effettività solo se non si tratta di posti di lavoro camuffati per competere sull’abbassamento dei livelli delle tutele sociali, anzichè sulla valorizzazione del capital sociale e dell’innovazione industriale;

2) E qui veniamo al secondo punto: al momento l’UE non ha programmi efficaci di sostegno per incoraggiare l’innovazione fra i giovani imprenditori. Questo argomento comincia a diventare centrale nel dibattito pubblico ed è stato sottolineato in recenti interviste televisive anche dalVice Presidente Pittella e dall’on. Amalia Sartori Presidente della Commissione ITRE (Industria Energia e Ricerca). Dalle loro parole sembrerebbe che il problema necessiti una modifica dei Trattati. Ma ci sono cose che si possono fare anche senza modificare i Trattati. Per esempio cambiare le condizioni di ammissibilità ai finanziamenti per giovani innovatori e inventori: si tratta di soggetti che hanno grandi idee e intuizioni geniali ma normalmente non godono di grande solidità finanziaria. E del resto non necessitano di molto per le loro start up. L’UE dovrebbe dunque abbassare le soglie minime di valore dei progetti finanziabili e in compenso non richiedere liquidità dimostrabile o cofinanziamenti a chi fa le domande,  ma solo che abbiano progetti “start up” realmente innovativi. In realtà tutti I progetti Europei e nazionali ormai fanno riferimento a una economia che non esiste più. Quella del capitale finanziario. Invece stiamo entrando nell’economia del capitale sociale! Anche in Europa avremmo bisogno di qualcosa di simile allo “Steve Jobs Act” americano (http://www.theatlantic.com/politics/archive/2011/10/the-steve-jobs-act-why-its-time-to-invest-in-entrepreneurs/247065/). Altrimenti tagliamo fuori l’auto impiego innovativo e l’Europa rimarrà indietro, ancora una volta, e diventerà solo un grande mercato per prodottivi innovativi extra europei.

3)   La BEI-Banca Europea degli Investimenti deve cambiare la sua politica di “andare sul sicuro” e finanziare con I loro prestiti a tassi bassissimi solo “tecnologie provate”: questo esclude ad esempio le stampanti tridimensionali, le tecnologie dell’idrogeno, smart grid e (da informazioni in nostro possesso) perfino  solar cooling e digestori anaerobici.  Non ha senso che la BEI si limiti a intervenire solo per progetti di efficienza energetica negli edifici e di fotovoltaico già garantito da conti energia ventennali. Qualunque  banca commerciale può farlo! Ma allora a che serve una Banca che dovrebbe finanziare le tecnologie dei programmi europei, se poi non può farlo perchè queste tecnologie non possono essere finanziate perchè  “non provate” o addirittura (peggio) “commercialmente non disponibili”?

4)  Punto finale, dovremmo tornare all’idea del grande Presidente Jacques Delors di sviluppare una strategia internazionale di promozione dell’Europa Sociale, con l’aiuto della Confederazione europea dei Sindacati (CES-ETUC), e sfidare la Cina, e gli altri paesi  BRIC  e in via di sviluppo proprio su questo terreno. Associazione libera dei cittadini e libertà sindacali,  welfare generalizzato e reddito minimo, dovrebbero essere permesse e sviluppate nei paesi che sono nostri parner commerciali. Oppure dovremmo riconsiderare radicalmente I nostri accordi commerciali con loro, per non creare condizioni inique sia di partenza che operative per i nostri imprenditori. Per questo abbiamo bisognodi coesione nelle nostre politiche sociali  (come ricordato nel primo punto) e di una direzione forte delle nostre relazioni internazionali, che non può certo essere assicurata dall’attuale Commissione e dall’attuale  Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Internazionale   Ms Ashton. Abbiamo bisogno di una nuova “governance” delle relazioni internazionali che rifletta l’idea di Altiero Spinelli che “… quando, superando l'orizzonte del vecchio continente, si abbraccino in una visione di insieme tutti i popoli che costituiscono l'umanità, bisogna pur riconoscere che la Federazione Europea è l'unica concepibile garanzia che i rapporti con i popoli asiatici e americani si possano svolgere su una base di protezione dei diritti del lavoro e di pacifica cooperazione, in attesa di un più lontano avvenire, in cui diventi possibile l'unità politica dell'intero globo.

48 ore per fermare l'assalto di Berlusconi a Internet.



Se non agiamo nelle prossime 48 ore, Berlusconi potrebbe conquistare un controllo spaventoso sui media. Cacciato dal Parlamento, questo è il suo disperato tentativo di rimanere attaccato al potere, ma la nostra comunità ha contribuito a bloccare questa enorme minaccia in passato e possiamo farcela di nuovo. 

In questo momento, lontana dai titoli dei giornali, l’autorità che regola i media sta per adottare nuove regole che darebbero a Berlusconi e Mediaset poteri senza precedenti di censurare qualsiasi video, articolo o post su Facebook: di fatto verrebbe imposto un bavaglio anche a siti come Repubblica e perfino Avaaz. Ma quelli che si candidano ad essere i nuovi leader del PD possono fermare questo assalto se ci mettiamo subito in moto per convincerli che le loro azioni avranno un impatto sui risultati alle primarie di domenica. 

Facciamo partire subito una mobilitazione-flash chiedendo a Renzi, Cuperlo e Civati di prendere posizione contro questa enorme minaccia di censura: facciamogli sapere che ci aspettiamo che difendano la nostra libertà di espressione. Firma questa petizione urgente per fermare il nuovo regolamento-censura su Internet e condividila con tutti: non appena raggiungeremo 100mila firme Avaaz occuperà con enormi striscioni i comizi finali dei candidati finché li costringeremo ad agire.


http://www.avaaz.org/it/italy_internet_censorship_c/?rc=fb&pv=41

Nel dubbio, io ho firmato.

Travaglio. I fuorilegge.



Volete prima la notizia buona o quella cattiva? 

Ma sì, dài, cominciamo con quella buona: nell’ottavo compleanno del Porcellum, voluto nel dicembre 2005 dall’Udc di Casini, scritto da Calderoli, approvato da tutto il centrodestra e poi conservato anche dal centrosinistra, la Corte costituzionale ha finalmente stabilito che quella legge non è soltanto una porcata: è anche incostituzionale in almeno due punti, il premio di maggioranza del 55 % dei seggi alla Camera per la coalizione più votata (senz’alcun tetto) e le liste bloccate con i candidati nominati dai partiti. 
Ne discende che sono, se non giuridicamente, almeno moralmente incostituzionali tutti i parlamenti eletti con quel sistema: quello del 2006 (maggioranza Unione), quello del 2008 (maggioranza Pdl-Lega) e soprattutto quello attuale, uscito dalle elezioni del 24-25 febbraio. 

Dunque sono incostituzionali anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rieletto dai parlamentari incostituzionali, e con molti più voti del dovuto (quelli dei deputati Pd-Sel eletti dal premio di maggioranza ora cassato). 
E lo è anche il governo di Letta jr., che a Montecitorio gode di una vasta maggioranza dopata da quel premio ora caduto: decenza vorrebbe che i deputati in sovrappiù decadessero e andassero a casa. 
Insomma, tutto il sistema è fuorilegge. 
E, se avesse un minimo di dignità, procederebbe a una rapida eutanasia per riportarci al più presto alle urne con una legge elettorale finalmente legittima: una nuova, se mai riusciranno a trovare uno straccio di accordo (che sarebbe comunque frutto di un Parlamento illegittimo); o quella disegnata ieri dalla Corte con una sentenza formalmente “caducatoria” (cancella premio e liste bloccate), ma sostanzialmente “additiva” e “paralegislativa” (disegna un sistema elettorale alternativo al Porcellum, che sarà valido al deposito delle motivazioni, visto che il Paese non può restare senza legge elettorale neppure un istante). 

Naturalmente lo sapevano tutti che il Porcellum era incostituzionale

Ma si comportavano come se fosse legittimo. 
Fino alla suprema protervia di pretendere, dal Colle in giù, che un Parlamento e un governo porcellizzati riscrivessero la Costituzione. 
Con la complicità di decine di presunti “saggi”, anch’essi incostituzionali per contagio, che hanno screditato se stessi e l’intera categoria prestandosi alla controriforma. 
Ora almeno quella minaccia pare sventata. 
Ma sia chiaro che qualunque altra “riforma” (tipo quella della giustizia) sarebbe viziata dallo stesso peccato originale: quindi si spera che lorsignori ci risparmino altre porcate. 

La cattiva notizia è che, a causa dell’insipienza dei partiti e del loro Lord Protettore e Imbalsamatore, la Consulta riporta le lancette dell’orologio indietro di vent’anni, riesumando l’ultima legge elettorale della Prima Repubblica: quella con cui si votò nel 1992, il proporzionale puro con preferenza unica (a parte lo sbarramento al 4 % per l’accesso alla Camera e all’ 8 per l’accesso al Senato dei partiti non coalizzati). 
Quella sonoramente bocciata dall’ 82, 7 % degli italiani il 18-19 aprile ‘ 93 nel referendum di Segni & C. che introdusse il maggioritario (poi in parte recepito e in parte no dal “Mattarellum”). 
Le forbici della Consulta proprio questo fanno: trasformano il Porcellum da legge maggioritaria in legge proporzionale spianando la strada ai nemici del bipolarismo. Napolitano, Letta, Alfano e Casini in testa: i nostalgici dei governi che non nascevano delle urne, ma dagli accordi aumma aumma nelle segrete stanze dei partiti e del Quirinale. Se, come dicono, Renzi e i 5 Stelle vogliono difendere il bipolarismo (“Morto il nano, ce la giocheremo noi e il Pd, e ne resterà solo uno”, tuonava Grillo), possono rendere un grande servigio al Paese: scrivendo insieme una nuova legge elettorale, col ritorno al Mattarellum o col doppio turo alla francese, che salvi il bipolarismo. 
Se invece ci faranno votare con la legge della Consulta, ci condanneranno a un futuro terrificante: quello dell’Inciucio Eterno. 
Marco Travaglio FQ 5 dicembre 2013

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