FOCUS RIFORMA GIUSTIZIA CIVILE: C’entrano qualcosa le banche con la riforma della Giustizia civile? - Roberta Clerici

FOCUS RIFORMA GIUSTIZIA CIVILE:  C'entrano qualcosa le banche con la riforma della Giustizia civile?
In queste ore i giornali riportano analisi sui punti critici della riforma della giustizia penale, prescrizione, intercettazioni, falso in bilancio etc.., col risultato che della riforma della giustizia civile, ovvero l’unica che molto probabilmente verrà votata oggi dal Consiglio dei Ministri, nessuno parla.
A pensare male si fa peccato… ma poiché è una tecnica politica quella di pilotare l’attenzione pubblica su un tema, per poi procedere senza particolari intoppi su altro, vale la pena ricordare che la riforma del settore civile riguarda milioni di Italiani che – di punto in bianco – si ritroveranno a fare i conti con modifiche sostanziali.
Non che tutti i punti siano da scartare, anzi. Divorziare senza passare dal Giudice, o avere l’accesso al gratuito patrocinio anche per pagare le transazioni, sono belle conquiste, assieme ad altre, ma permane una generale sensazione che anche questa ri-forma andrà a favorire caste e lobbies, banche in testa.
Tanto per cominciare Renzi annunciò che per la prima volta in Italia i cittadini sarebbero stati consultati on-line, attraverso il sito del Ministero della Giustizia. A parte che la consultazione dura fino al 31 agosto, mentre il testo è in discussione oggi (i!), molti cittadini non si sentono autorizzati ad intervenire, perché magari si sentono poco competenti.
Invece sarebbe fondamentale che lo facessero, perché sennò il rischio è che la riforma cada dall’alto (come comunque ac-cadrà) senza nemmeno un tentativo di offrire visioni diverse ed innovative, specie da parte di coloro che faticano a tirare la fine del mese.
La riforma prevede una fortissima accelerazione per il recupero crediti, mediante accesso ai dati dei conti in banca, procedure più rapide e snelle, più potere agli Ufficiali giudiziari, esecutorietà delle sentenze di primo grado, filtri per le impugnazioni etc.
Bene potrebbero dire in molti! Chi di noi non è mai impazzito per recuperare una somma che qualcuno ci deve e magari ha rinunciato dopo inutili solleciti pur di non stare in causa 10 anni. Ma altrettanto a chi di noi non è mai capitato di ricevere una richiesta di pagamento del tutto folle, esagerata, o persino immotivata?
La riforma non prevede nulla per castigare questi “cattivi creditori” e la cosa è davvero preoccupante. Una ri-forma, ovvero qualcosa che si prefigge di dare una nuova forma all’esistente, deve essere organica e doveva prevedere rimedi per entrambi i problemi ed invece, almeno per come è stata presentata, parte dal presupposto che in questo paese tutti i debitori sono totali farabutti, mentre tutti i creditori degli assoluti santi.
Epperò sappiamo che non è così. Banche, Equitalia, assicurazioni, amministrazioni di condominio… non sempre i creditori si comportano bene! Lo sappiamo dalle cronache, ma anche dall’esperienza.
Dove c’è corruzione etica e malaffare, questo si insinua ovunque e ci sono creditori che senza tanti complimenti pignorano immobili e beni pur sapendo di non avere tutte le carte in regola, o magari dopo aver fatto firmare contratti capestro scritti “piccolo, piccolo”.  Banche – (le fatidiche banche!) che magari hanno maturato il credito applicando interessi sugli interessi, agenzie di riscossione tributi che pretendono somme anche non dovute o prescritte, agenzie di recupero crediti che chiedono interessi oltre il saggio legale, gente senza scrupoli a cui è bastato un credito di 500 euro per pignorare una casa, mettere tutta una famiglia in strada e magari mandare amici e conoscenti a partecipare all’asta. Senza parlare di quei professionisti che hanno emesso una parcella spropositata o amministratori di condominio particolarmente distratti nei conteggi.
Ecco che i creditori non sono affatto tutti santi ed agevolarli indiscriminatamente con una serie di interventi normativi, ovvero un’autostrada a 6 corsie, è davvero pericoloso per un sistema fragile come il nostro.
Siccome è necessario voltare pagina ed abbreviare i tempi biblici, andava previsto un sistema di contrappeso nel recupero crediti. Magari automatico. Ad esempio se una banca viene scoperta a citare ingiustamente un cittadino per interessi illegali, una norma che imponga di rimborsarlo 5 volte tanto. Idem per il professionista beccato a gonfiare ad arte una parcella.. radiato per sempre senza appello. A queste condizioni, una riforma ci stava anche, ma in assenza di correttivi, sembra fatta apposta per agevolare solo una parte.
Ed è qui che si insinuano i dubbi più forti, ovviamente da accertare, che tutta questa fretta sia dettata più dallo stato di sofferenza delle banche Italiane, che hanno in pancia troppi insoluti e dalle pressioni degli organismi sovranazionali che le guardano a vista, che dai bisogni dei singoli cittadini o delle piccole e medie aziende.
Il governo ci ha detto che la norma è pensata per le imprese che faticano a recuperare i crediti e ripetendolo a tamburo ne ha fatto uno slogan. Sembra però dimenticare che sono le stesse imprese che da anni gridano allo scandalo per essere vessate sopratutto da banche ed Equitalia, addirittura promuovendo referendum e raccolta firme per sollecitare soluzioni.
Senza scordare che tra i primi debitori delle imprese c’è proprio lo Stato, è ben curioso che l’incipit che il Ministero della Giustizia ha scelto per motivare la sua riforma della giustizia civile sia proprio un rapporto - guarda caso - della Banca Mondiale, (Giustizia.it -Riduzione dei tempi) che lamenta i tempi di recupero crediti, piuttosto che quello del CEPEJ, ovvero la commissione europea per l’efficienza della giustizia, che segnala una rosa di problemi ben più ampi.
A fronte di ciò viene un dubbio: non è che l’Italia abbia ricevuto pressioni sopranazionali per concentrarsi sull’accelerazione del processo esecutivo, rendere immediatamente esecutive le sentenze di primo grado e limitare le impugnazioni per consentire alle banche Italiane di rientrare velocemente dei crediti insoluti iscritti a bilancio?
C’entra qualcosa il fervente dibattito sulla costituzione di ”Bad Bank“ ove farli confluire? Sono decine e decine gli articoli riguardanti gli allarmi sullo stato di salute della banche Italiane, con gli interventi del FMI, le relazioni di Abi, BANKITALIA ,etc (alcuni link in fondo pagina) e – sarà solo una coincidenza- ma in gran parte sono di poco antecedenti alla pubblicazione sulle linee guida della riforma.
Eppoi chissà perché facendo un giro in Tribunale nelle sezioni delle esecuzioni si ha l’impressione che tra i pignoranti ci siano spesso i soliti noti ed alle successive aste, specie quelle succose, compaiono.. altri soliti noti. Non solo il circuito è sempre stato piuttosto chiuso, ma adesso sembra che le banche vogliano creare direttamente holding per acquistare immobili venduti all’asta. Come dire: li mando all’asta oggi e domani li ricompro a prezzi vantaggiosi. Sul sito di Repubblica (Economie e Finanza) si può leggere: 
“Nel piano strategico al via il 28 marzo l’ad Carlo Messina prepara annunci rilevanti in materia. Dovrebbe nascere un’unità di business dedicata, in cui collocare la Rehoco (Real Estate Home Company, piccola holding dedicata ai mutui e al riacquisto di immobili in asta fallimentare)”.
Allora nel proporre una riforma del processo esecutivo bisognerebbe essere onesti, fare due o tre studi statistici per distinguere i cattivi pagatori da coloro che vengono vessati, i reali creditori da quelli in malafede, castigare coloro che coi debiti fanno business sporchi e prevedere sistemi che garantiscano livelli di giustizia equa alle parti in causa, ma non coi decreti d’urgenza, che mal si conciliano col concetto stesso di riforma. E siccome chi fa furbo di professione troverà comunque modo di nascondere i propri tesori alle Cayman o dietro fiduciarie, riconoscere che il rischio di dare tutti i privilegi solo ai creditori, in questo paese, è quello di fare male a coloro che già sono alla canna del gas.
Quindi è bene che i cittadini dicano la loro, anche e soprattutto sulla Giustizia Civile anche se il tema sembra …apparentemente noioso.
Roberta Clerici

11 Foto della natura che mostrano dei colori mai visti.


Le foto della natura a volte mostrano una realtà magica, che va al di là dell’umana comprensione. Una fotografia è qualcosa che cattura un istante, le emozioni che regalano le foto in bianco e nero sono uniche, ma quando davanti all’obiettivo della macchina fotografica troviamo uno scenario ricco di colori, come una tela con pennellate intense di colori sgargianti, allora non si può non rimanerne affascinati.
Queste foto della natura che vogliamo condividere con voi ritraggono dei paesaggi naturali degni dei migliori pittori al mondo.
Gli impressionisti come Claude MonetPierre-Auguste Renoir o Jacob Abraham Camille Pissarro non avrebbero saputo creare paesaggi più belli neppure sfruttando tutta la varietà delle loro tavolozze.
Foto natura 11
La sorgente termale Grand prismatic spring nel parco di Yellowstone, nel Wyoming, Stati Uniti. Foto di: Yann Arthus-Bertrand (Corbis)
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La Wave rock, una formazione rocciosa in Arizona, Stati Uniti. Foto da: Getty Images
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Gli alberi di Dead Vlei, nel deserto della Namibia. Foto da: Getty Images
Foto natura 08
I campi di senape a Luoping, nella provincia cinese dello Yunnan. Foto da: Getty Images
Foto natura 02
Il Fly geyser nel deserto Black Rock del Nevada, Stati Uniti. Foto di: Keith Kent (Corbis)
Foto natura 03
Il monte Roraima nella regione della Gran Sabana, nello stato venezuelano di Bolívar. Foto di: Philip Lee Harvey (Corbis)
Foto natura 04
Il parco geologico di Zhangye Danxia, nella provincia di Gansu, in Cina. Foto da: Corbis
Foto natura 05
L’area geotermale di Dallol, in Etiopia. Foto di: Dr. Richard Roscoe (Getty Images)
Foto natura 06
La porta dell’inferno, un cratere nel deserto del Karakum, in Turkmenistan. Foto da: Getty Images
un campo di tulipani ad Alkmaar, nel nord dei Paesi Bassi. Foto di: Hollandluchtfoto/Getty Images
Un campo di tulipani ad Alkmaar, nel nord dei Paesi Bassi. Foto di: Hollandluchtfoto (Getty Images)
Le grotte del lago Carrera dette le cattedrali di marmo, nella Patagonia cilena. Foto di George Lepp (Corbis)
Le grotte del lago Carrera dette le cattedrali di marmo, nella Patagonia cilena. Foto di: George Lepp (Corbis)

Erice, 29 agosto 2014.


Il 29 agosto ci siamo recati a Partinico per restituire l'holter cardiaco, ECG dinamico, che Sara aveva indossato il giorno prima e per la seconda volta, visto che la prima volta non aveva funzionato a dovere smettendo di registrare i battiti cardiaci dopo solo sei delle 24 ore previste. 


Il giorno prima, infatti, per evitare che si verificasse la stessa anomalia della volta precedente, abbiamo provveduto a portare noi una batteria nuova fiammante
Ed abbiamo fatto bene, perchè, anche se ci avevano fissato l'appuntamento, avevano dimenticato di mettere la batteria dell'holter sotto carica e avremmo, pertanto, rischiato di non concludere nulla per la seconda volta.   

  

Per scaricare la tensione accumulata e cambiare aria, abbiamo deciso di fare una capatina ad Erice.

Quest'anno, per vari motivi, non ci eravamo potuti permettere una vacanza vera e propria, ma solo capatine in giornata in posti più o meno artistici ed ameni; oltretutto avevamo, finalmente, un'auto decente, più comoda ed efficiente della precedente, potevano affrontare anche qualche kilometro in più.  

Siamo arrivati ad Erice oltre l'ora di pranzo, quindi, posteggiato l'auto, siamo andati direttamente in piazza a mangiare qualcosa.
Dopo aver calmato i morsi della fame, 
ci siamo messi in moto per ammirare le bellezze di questo splendido paese medioevale.
Ecco che cosa abbiamo visto:







Cetta 

sabato 30 agosto 2014

Ecco 3 rimedi naturali per contrastare le formiche dentro casa.

Cercare di contrastare le formiche dentro casa è sicuramente uno di quei problemi che ci accomuna tutti quanti.
L’organizzazione sociale perfetta
Insetti affascinanti e laboriosi, insieme alle api, le formiche costituiscono l’organizzazione sociale perfetta. Un’organizzazione ben conosciuta e, soprattutto, molto efficiente. La loro struttura a colonie varia da specie a specie, e costituisce un esempio di gruppo sociale che anche noi umani dovremmo imparare ad emulare.
Che siano da ammirare per come funziona la loro società, non v’è alcuna ombra di dubbio, ma esiste qualcuno che non prova fastidio a ritrovarsi una delle tante decantate colonie dentro la propria casa?
Ecco quali sono i 3 rimedi naturali per contrastare le formiche dentro casa
Sicuramente, chi più chi meno, tutti proviamo ribrezzo quando troviamo quella fila di formiche che attraversa avanti e indietro le mura di casa nostra. E pur rispettando l’ambiente, l’ecosistema, e chi più ne ha più ne metta, tutti non vediamo l’ora di sbarazzarcene.
Ma non tutti sanno che per farlo esistono dei metodi (3 per essere precisi) perfettamente e sanamente naturali, soprattutto senza che vi sia il bisogno di ricorrere a decisioni drastiche, quali eventuali “formichicidi”, né tantomeno quello di usare prodotti chimici dannosi per l’ambiente e per la nostra salute.
Ecco quindi quali sono i 3 rimedi naturali per contrastare le formiche dentro casa:
  1. Aceto e Limone: basta spruzzarli negli angoli più nascosti delle vostre case, e il loro odore acre e pungente respingerà i vostri ospiti indesiderati, costringendoli ad esplorare nuovi e sconosciuti lidi.
  2. Pepe e Sale: una combinazione che contrasta perfettamente le formiche; basterà cospargere i punti critici per 6-7 giorni, e state sicuri che non torneranno più a farvi visita (per lo meno nei punti dove avrete sparso la combinazione micidiale)
  3. Caffè: altrettanto avverso alle formiche, vi basterà posizionarlo lungo il percorso preferito dai vostri amati ospiti, se poi avete modo di mescolare i fondi di caffè con del succo di limone meglio ancora. 
http://www.beezer.it/2014/08/27/3-rimedi-naturali-per-contrastare-formiche-casa/9534/                                                                                                                                                              

Renzi, cono d’ombra. - Antonio Padellaro

  
Con tutti i problemi che abbiamo non si sentiva proprio il bisogno di un replay di Berlusconi che fa il clown e passeggia per il cortile di Palazzo Chigi leccando un gelato. Anzi, duole dirlo, ma perfino l’ex Cavaliere avrebbe evitato di fare il pagliaccio con il governo nel bel mezzo di una crisi economicaogni giorno più devastante.
Ma, come il Pregiudicato (con il quale non a caso è culo e camicia e stringe patti segreti), Renzi pensa di fare fessi gli italiani con queste piccole armi di distrazione di massa. Non gira un euro, i negozi sono vuoti, le imprese chiudono, le famiglie affrontano il peggiore autunno dagli anni 50, ma il premier giovanotto viene immortalato mentre mangiucchia banane o si tira una secchiata d’acqua in testa.
Come dire: ragazzi va tutto benone, e se i gufi dell’Economist mi dipingono come un adolescente immaturo accanto a Hollande e alla Merkel mentre la barchetta dell’euro affonda, io ci rido sopra e fo il ganzo. Purtroppo, la bibbia della grande finanza voleva comunicargli che i grandi investitori non sanno che farsene del governo degli annunci ai quali quasi mai seguono i fatti. Dopo la figuraccia della riforma scolastica (con i centomila precari assunti da un giorno all’altro, secondo i giornali di corte) che aveva detto “vi stupirà” e che infatti molto ci ha stupito per la sua assenza, Renzi invece di chiudersi in un imbarazzato silenzio si è sparato la mirabolante riforma della giustizia civile che, venghino signori venghino, durerà la metà e mi voglio rovinare.
Se continua così, lo statista di Rignano non farà l’annunciato big bang, ma un grosso botto sì. Al gusto di limone.

Renzi replica al The Economist: “Vi offro io il vero gelato italiano”. - Manolo Lanaro



“Agli amici del The Economist voglio dire che questo è il vero gelato italiano artigianale”. Così il premier Matteo Renzi (Pd) ha voluto replicare, con un siparietto al termine del Cdm di oggi con tanto di carretto portagelati nel cortile di Palazzo Chigi, alla copertina del The Economist che aveva rappresentato una barca formata da una banconota da 20 euro, Angela Merkel e Francois Hollande in prima fila, e dietro il premier italiano Matteo Renzi con un gelato in mano. Dietro di loro Mario Draghiche cerca di levare acqua dall’imbarcazione che sta per affondare.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/08/29/economist-renzi-replica-alla-copertina-di-lui-con-gelato/294298/

Voto di scambio, Cassazione: “Più difficile da dimostrare”. Nuova legge non funziona. - Giuseppe Lo Bianco

Voto di scambio, Cassazione: “Più difficile da dimostrare”. Nuova legge non funziona

I giudici hanno disposto un nuovo processo di appello per Antonio Antinoro (ex Udc), accusato di aver stretto un accordo elettorale con un clan palermitano. La recente riformulazione del 416ter ha esteso l’ambito di applicazione, prevedendo oltre al denaro anche "altre utilità" come contropartita per il procacciamento di voti, ma ha pure concesso un favore all’imputato prevedendo espressamente che i voti vengano procurati con "modalità mafiose".
C’era la busta con 5.000 euro in cambio di 60 voti, c’erano i boss della potente cosca di Resuttana, alla periferia occidentale di Palermo, presenti all’incontro con il candidato che portava la busta, ma per la Cassazione, che ha applicato la nuova legge sul voto di scambio approvata sei mesi fa, tutto ciò non basta: per condannare Antonello Antinoro, medico fisiatra, enfant prodige di Cuffaro soprannominato “Mister Preferenze” per gli oltre 25 mila voti raccolti alle Regionali del 2008, dice la Suprema Corte, bisognava provare che Antinoro sapeva non solo di poter contare sulla forza di intimidazione della cosca, ma anche che i boss si fossero impegnati con lui ad adoperarla : “Ai sensi del nuovo articolo 416 ter c. p. – scrive il relatore Orlando Villoni nella sentenza 36382 depositata nei giorni scorsi, con cui ha rinviato alla Corte di appello per un nuovo giudizio la posizione di Antinoro, condannato a sei anni per voto di scambio mafioso – le modalità di procacciamento dei voti debbono costituire oggetto del patto di scambio politico-mafioso, in funzione dell’esigenza che il candidato possa contare sul concreto dispiegamento del potere di intimidazione proprio del sodalizio mafioso e che quest’ultimo si impegni a farvi ricorso, ove necessario”. Avevano ragione i grillini e avevamo ragione noi del Fatto, dunque: a salvare Antinoro è stata l’introduzione della modalità di procacciamento del voto “prevista dal 416 ter”, come spiega la sentenza della Cassazione sostenendo che “è stato sicuramente introdotto un nuovo elemento costitutivo nella fattispecie incriminatrice, tale da rendere, per confronto con la pre-vigente versione, penalmente irrilevanti condotte pregresse consistenti in pattuizioni politico-mafiose che non abbiano espressamente contemplato tali concrete modalità di procacciamento dei voti; quale logica conseguenza, deve esservi stata, ai fini della punibilità, piena rappresentazione e volizione da parte dell’imputato di avere concluso uno scambio politico-elettorale implicante l’impiego da parte del sodalizio mafioso della sua forza di intimidazione e costrizione della volontà degli elettori”.
Una circostanza assai difficile da provare concretamente, come aveva previsto il pm Nino Di Matteo, che nel convegno organizzato dal Csm a Catania il 12 giugno scorso aveva definito “diabolica” la variante normativa, denunciando profeticamente i rischi della nuova legge e definendola “l’ennesima occasione perduta per una repressione efficace del voto di scambio politico-elettorale-mafioso”. Così la prima applicazione della nuova legge accolta da un coro di consensi entusiasti del Pd e di buona parte dell’antimafia istituzionale si infrange sulle maglie ancora larghe della legge che salva l’imputato, destinato adesso a una probabile assoluzione. E con lui gioiscono anche tutti gli altri esponenti politici accusati di voto di scambio, reato che da oggi torna a mostrare tutte le falle che la legge dell’aprile scorso ha tentato inutilmente di coprire. Poco importa, infatti, che i boss che hanno partecipato a due incontri con Antinoro siano gli stessi che avevano nascosto un robusto arsenale nei giardini di Villa Malfitano, nel cuore della città, e che taglieggiavano a tappeto i commercianti della zona ovest tra San Lorenzo, Resuttana e Pallavicino. Con alcuni di loro, compreso il capo mafia di Pallavicino, Vincenzo Troia, Antinoro si è incontrato due volte, come hanno rivelato due pentiti. “La seconda volta l’onorevole Antinoro diede il denaro ad Antonino Troia” ha detto Michele Visita. Una busta con cinquemila euro destinati, si è giustificato Antinoro, al medico che ospitava quella riunione, un collega che si era impegnato nella sua campagna elettorale ed al quale ha detto di avere consegnato un rimborso spese: “Sapevo che quelle persone presenti all’incontro nello studio del medico mio sostenitore erano suoi pazienti – si è difeso il deputato – al dottore, e solo a lui, diedi una busta con del denaro, come rimborso per le spese elettorali”.
Ma da tempo le intercettazioni dei carabinieri avevano evidenziato l’impegno elettorale della cosca per il candidato Udc. “Pronto, onorevole? Io Nino Caruso sono” diceva l’ambasciatore del clan di Resuttana telefonando direttamente sul cellulare di Antonello Antinoro. Ma al telefono rispondeva un collaboratore, Vincenzo,: “Eh Nino, l’onorevole sta parlando a una riunione, se chiami fra un poco te lo passo”. “Riferisci – conclude il mafioso – ha chiamato Nino Caruso. Comunque tutte le cose stanno andando nel migliore dei modi”. La chiamata è del 12 aprile 2008 alle 17,45, il giorno prima del voto.

venerdì 29 agosto 2014

Stanato il medico che ha lavorato solo 15 giorni in 9 anni al Pronto Soccorso.

Stanato il medico che ha lavorato solo 15 giorni in 9 anni al Pronto Soccorso.

In nove anni di servizio presso l'ospedale di Sant'Isidoro di Giarre, nel catanese, ha lavorato solo due settimane. Ora l'Azienda sanitaria provinciale di Catania ha avviato un'indagine sul caso del medico assenteista.


Quindici giorni di lavoro in nove anni di servizio, solo due settimane di presenza in corsia. È il primato tutt’altro che encomiabile detenuto da un medico del pronto soccorso dell’Ospedale Sant’Isidoro di Giarre, in provincia di Catania. Il caso è venuto alla luce in seguito ad alcune segnalazioni  interne che lo hanno portato all’attenzione dell’Azienda sanitaria provinciale di Catania. L’Asp ha quindi aperto un’indagine per rintracciare eventuali vicende analoghe. Nell’ambito della stessa indagine, l’azienda sanitaria provinciale  ha anche eseguito delle verifiche sul sito web personale del dottore, che online dichiara apertamente di svolgere la sua attività come libero professionista, nonostante indichi chiaramente di essere legato da un contratto a tempo indeterminato all’azienda ospedaliera di Sant’Isidoro di Giarre.
Il medico, di origini catanesi aveva preso servizio nel 2005, usufruendo di una borsa di studio fino al 31 ottobre del 2008, data in cui ha chiesto un congedo parentale durato fino al 31 maggio. Dal 4 al 21 dello stesso mese, le famose due settimane, ha quindi prestato servizio nell’ospedale di Sant’Isidoro, salvo poi prendersi un periodo di malattia che va dal 22 maggio al 33 luglio.  Da allora e fino al 30 giugno scorso, ha disposto di un permesso per una borsa di studio. Attualmente è in congedo per un dottorato che scade il 31 dicembre del 2016. 

Parla il medico accusato di assenteismo: “Non ho infranto la legge”

“Sono perplesso, ma non preoccupato: ho usufruito di permessi non retribuiti previsti dal contratto nazionale di lavoro per frequentare dei corsi di specializzazione”. Queste le parole pronunciate in sua difesa del medico accusato di aver eluso i suoi impegni di lavoro presso l’ospedale Sant’Isidoro di Giarre. “Ho rispettato la legge” – specifica – “Mi sono mantenuto con borse di studio, inferiori allo stipendio, e ho dovuto pagare tasse e iscrizione di tasca mia. E durante le mie assenze sono stato sostituito da una collega”.
Non si tratta dell’unico caso di assenteismo, né certamente dl più grave. In Liguria  nel 2012, un medico del pronto soccorso di Lavagna è stato condannato ad un anno e sei mesi per essersi allontanato dal sistematicamente dal servizio. Duecentoventinove era il numero di ore falsamente dichiarate dal medico ligure che, dopo aver timbrato, usciva per andare a giocare a calcetto con i suoi amici. Le immagini scattate dai carabinieri dei Nas che hanno condotto l’indagine mostravano l’uomo in maglietta e calzoncini sul campo nelle ore di servizio. La Corte dei Conti ha inoltre condannato il sanitario a pagare la somma di 28mila euro di risarcimento danni all’ospedale per indebita percezione di compensi retributivi, disservizio e per aver procurato un danno di immagine all’Asl. A Bergamo invece, un altro medico con l’hobby dello sport è stato pizzicato dalla Guardia di Finanza mentre giocava a tennis in orario di lavoro.

giovedì 28 agosto 2014

Smaltimento rifiuti: Catanzaro (Vice presidente Confindustria) e le irregolarità della sua discarica di Siculiana.

Dall'ex sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
"Ecco tutte quante le illegittimità contestate al vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro ed a suo fratello Lorenzo, proprietari della mega discarica di Siculiana, contro i quali e' stato presentato un ricorso straordinario al presidente della regione siciliana dal comune di Montallegro.
Il sindaco del comune agrigentino laddove ricade una porzione della megadiscarica dei Catanzaro, si e' avvalso della consulenza tecnica del docente universitario Aurelio Angelini, uno dei maggiori esperti di questioni ambientali.
Il ricorso e' stato predisposto dall'avvocato Guido Gianferrara.
In altri termini, dal 2010, la discarica di Siculiana doveva essere chiusa, in quanto non prevista dal piano regionale dei rifiuti e perchè ampliata illegittimamente.
Poi c'e' il capitolo riguardante il versamento della polizza fideiussoria.
In soldoni, il vicepresidente di Confindustria Sicilia, avrebbe dovuto versare, nel 2009, all'atto dell'ultimo enorme ed illegittimo ampliamento, 30 milioni di euro alla regione. In realtà ne ha versati soltanto 190 mila. 
Il tutto in violazione di quanto previsto dalle vigenti leggi in relazione alla superficie impegnata, oltre 100 mila metri quadri e per i milioni di metri cubi di rifiuti sotterrati.
Inoltre è stata violata anche la norma definita opzione zero, ossia quella relativa alla previsione della raccolta differenziata che, nel 2012, nell'area interessata, l'Ato ag2, di cui fa parte anche la città di Agrigento ed altri 18 comuni, avrebbe dovuto essere di oltre il 60% ed in realtà è ancora inchiodata, nel 2014 al 7%.
Inoltre e' stata violata la norma che prevede che le discariche dovevano continuare ad essere pubbliche e non private e dovevano essere utilizzate soltanto all'interno dell'ambito territoriale dove ricadono. Messe a disposizione, cioè, soltanto, nel nostro caso dei 19 comuni agrigentini. I Catanzaro invece, grazie all'enorme ed illegittimo ampliamento della discarica, oltre a servire i comuni dell'Ato ag2, hanno sotterrato i rifiuti di mezza Sicilia. Il tutto provocando gravissimi problemi ambientali ed alla salute della gente che vive nei comuni a ridosso della loro discarica privata; in modo particolare a Siculiana, Montallegro e Realmonte e via via tutti glia altri. Tali problemi sono stati causati dall'enorme dimensione della sua, lo ribadiamo, illegittima discarica privata e per l'esigua distanza dai centri abitati.
Di seguito riporto un significativo stralcio del corposo ricorso presentato, per conto del comune di Montallegro, dall'avvocato Guido Gianferrara su incarico del sindaco di Montallegro, Giuseppe Manzone , giusta deliberazione G.M. n. 33/2010 che, come detto si e' avvalso della collaborazione tecnica di uno dei maggiori esperti italiani di problematiche ambientali, il già citato docente universitario, Aurelio Angelini.

Dal documento del prof. Angelini:
"
PROFILI DI ILLEGITTIMITA’

Il decreto di notifica di Autorizzazione Integrata Ambientale e gli atti da esso richiamati, presentano diversi profili di illegittimità, giuridica, procedurale e regolamentare. 

Di seguito indichiamo solo i principali.

Discrasia tra i volumi autorizzati e fabbisogno dell’Ambito Territoriale Ottimale “AG2”

L’art. 199, 3, lettera a), del Dlgvo 152/2006, che stabilisce l’obbligo di assicurare la gestione dei rifiuti urbani non pericolosi all'interno degli Ambiti Territoriali Ottimali. L’autorizzazione che è stata rilasciata dalla Regione siciliana, prevede per la vasca di discarica “V4” una concessione pari a 2.937.379 mc. 

Possiamo da questi dati concludere che il fabbisogno di volumi per l’abbancamento di rifiuti in discarica per annuo dell’ATO-AG2, è pari a circa 106.000 mc, a fronte di una produzione annua di rifiuti tal quale dell’ATO “AG2” di circa 85 mila tonnellata. Questo calcolo – “illegittimamente” esclude il computo gli attuali obiettivi di raccolta differenziata (45%) e la riduzione in volumi prodotta dall’attività obbligatoria di “trattamento/riduzione” dei rifiuti prima del conferimento in discarica.

L’autorizzazione poteva pertanto arrivare “forzando le norme vigenti” ad un massimo di 636.000 mc, in relazione al limite di 6 anni. 

La ditta Catanzaro consapevole del sovradimensionamento della proposta relativa alla vasca di discarica “V4”, anche in relazione alle volumetrie ancora disponibili nell’impianto, ha cercato di motivare astrattamente e non giuridicamente la realizzazione della nuova vasca di discarica. 

Nella relazione della Catanzaro costruzioni “A5. Valutazione dell’inquinamento”, a pag. 3, si legge che, la finalità della discarica è quella di: “assolvere alle funzioni di impianto connesso e correlato ad una funzione su scala regionale”. Ebbene ricordare che questa funzione non è prevista dall’ordinamento comunitario, statale e regionale, oltre ad essere sbagliata sia sotto il profilo ambientale e sia sotto il profilo economico e gestionale. 

2.2 Obbligo di previsione nel Piano regionale dei rifiuti

Nella relazione tecnica presentata dalla Catanzaro costruzioni (allegato C), al punto 1.2, si sostiene che la vasca di discarica “V4”, è prevista nel Piano regionale. Per sostenere questa tesi, anziché allegare la previsione del piano regionale delle discariche da realizzare, la società, cita una nota inviata dall’Agenzia Regionale Rifiuti e Acque del 4 marzo 2009, protocollo n. 16102, alla Catanzaro Costruzioni. Questa stessa nota viene indicata –inopinatamente- nel decreto di AIA, come parere positivo dell’ARRA alla realizzazione della vasca di discarica “V4”. 

Dall’analisi del Piano regionale del rifiuti nell’allegato “13.e”, (che riportiamo di seguito) approvato con ordinanza del commissario delegato n. 1166 del 18/12/2002, non risulta alcuna previsione di nuove discariche nel territorio di Siculiana e ne tantomeno del comune di Montallegro (AG). 

Nell’allegato “13.e” è indicata la discarica di Siculiana (AG) nell’elenco delle discariche “attive nella provincia di Agrigento”. Il Piano di gestione dell’ATO-“AG2” si limita a richiamare il piano regionale dei rifiuti, anche in considerazione che all’epoca dell’emanazione del Piano regionale dei rifiuti, l’autorità che svolgeva il compito commissariale in materia di discariche, comprese gli ampliamenti e le nuove previsioni di discariche, era il prefetto della provincia. 

L’art. 9, comma 1, lettera “e” del Dlgvo 36/03, stabilisce che per la realizzazione di nuove discariche sia necessaria una specifica previsione del Piano regionale, aspetto questo ben diverso della mera elencazione delle discariche attive in Sicilia nel 2002. 

Relativamente alle discariche in Sicilia, nel capitolo 6, pag.51, del Piano di gestione dei rifiuti, si trova la citazione dell’Ordinanza 31/5/1999, n. 2983: “la dichiarazione dello stato d’emergenza i Prefetti delle Province siciliane assumono le competenze ex art. 13 del D.L.gs n. 22/97”. Il successivo comma “2”, pone in capo ai Prefetti anche le competenze relative alla autorizzazione ex art. 27 e 28 delle discariche per rifiuti solidi urbani: “Le approvazioni dei progetti e le autorizzazioni di cui agli articoli 27 e 28 del Dlgvo del 5 febbraio 1997, n° 22, concernenti le discariche sono rilasciate dai Prefetti delle province, anche in deroga all’art.5 della Legge Regionale 29 dicembre 1981, n.181. Le autorizzazioni per le discariche di rifiuti urbani, compresa l’autorizzazione di aumenti volumetrici di discariche esistenti, sono rilasciate esclusivamente ad impianti a titolarità gestione pubblica.” L’art. 5, comma 3, affida ai Prefetti il compito di individuare le nuove discariche, chiudere le vecchie ed assicurarne la gestione pubblica: “Per far fronte al fabbisogno di cui all’articolo 2, comma 1, lettera g), i Prefetti delle province individuano le discariche, ne assicurano la titolarità e la gestione pubblica anche nei modi previsti dal precedente articolo 3, comma 2 e le adeguano alle disposizioni contenute nella normativa vigente”. Infine, a pag. 55 del Piano regionale si stabilisce che “Le autorizzazioni concernenti la costruzione e la gestione delle discariche per rifiuti speciali sono rilasciate a soggetti pubblici o privati dai Prefetti, anche in assenza del piano di cui all’articolo 22 del Decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.22, sulla base di comprovate esigenze ambientali”.

Come si deduce da quanto citato, il Piano regionale n. 1166 del 18/12/2002, non contiene e non poteva contenere alcuna previsione di nuove discariche da realizzare nel comune di Montallegro e Siculiana, come invece si sostiene nella relazione tecnica (allegato C), al punto 1.2, in cui si scrive che la vasca di discarica “V4” “risulta essere previsto”. A conferma di ciò viene citata una nota inviata dall’Agenzia Regionale Rifiuti e Acque (ARRA), del 4 marzo 2009, protocollo n. 16102, alla Catanzaro Costruzioni.

2.3 Alternative e Opzione Zero

Condizione necessaria ed indispensabile per poter rilasciare un’Autorizzazione Integrata Ambientale e che la “conferenza dei servizi”, deve esaminare l’”opzione zero”, in base all’art.14 bis, comma 3, legge 1990, n.241, che prevede “la necessaria ponderazione delle principali alternative ai fini della valutazione di impatto ambientale”. 

La conferenza dei servizi si esprime sulle condizioni per la elaborazione del progetto e dello studio di impatto ambientale. In tale fase, che costituisce parte integrante della procedura di VIA, la suddetta autorità, esamina le principali alternative, compresa l’alternativa zero, e, sulla base della documentazione disponibile, verifica l’esistenza di eventuali elementi di incompatibilità, anche con riferimento alla localizzazione prevista dal progetto. 

Dall’analisi degli atti della conferenze di servizio che si sono svolte, non risulta che in nessun momento sia stata discussa l’”Opzione Zero”, nonostante che, l’art. 22 del Dlgvo n. 152/2006, (Studio di impatto ambientale) stabilisce che “Lo studio di impatto ambientale contiene almeno le seguenti informazioni: …d) una descrizione sommaria delle principali alternative prese in esame dal proponente, ivi compresa la cosiddetta opzione zero, con indicazione delle principali ragioni della scelta, sotto il profilo dell'impatto ambientale”.

Nel caso dell’autorizzazione della vasca di discarica “V4”, l’esame di tutte le alternative non è stato compiuto, né sono state valutate le conseguenze dell’alternativa zero, e cioè, cosa avrebbe prodotto l’ipotesi di diniego alla realizzazione della vasca di discarica “V4”. Questa indispensabile procedura autorizzatoria non è stata praticata, poiché la vasca di discarica “V3”, attualmente in esercizio, presenta una capienza tale da soddisfare i bisogni dell’ATO di riferimento per i prossimi 4 anni almeno. La valutazione della “opzione zero” avrebbe messo in luce l’inutilità della vasca di discarica “V4” in relaziobe al fabisogno del bacino di riferimento l’ATO-AG2. 

2.4 Impianto di trattamento e VIA

L’A.I.A non ha proceduto ad una valutazione della discarica “V4”, nel complesso delle discariche esistenti,in particolare, sia per quelle operative e sia quelle avviate alla gestione post-operativa. Inoltre non è stato fatto uno studio di impatto ambientale sull’effetto “cumulo” degli inquinanti e per le varie sorgenti di impatto. 

La stessa A.I.A. non ha preso in considerazione le necessità impiantistiche per il pre-trattamento di una nuova vasca di discarica la “V4”, con le sue specifiche capacità di abbancamento e trattamento. L’operatività contestuale delle vasche di discarica “V3” e “V4”, andavano valutate per la capacità impiantistica nel loro insieme, in relazione alle operazioni di pre-trattamento dei rifiuti, all’impatto indotto, compreso quello veicolare. Va da se che questo approccio avrebbe determinato una valutazione specifica dei nuovi impianti necessari per affrontare l’aumento del flusso di rifiuti in discarica. Lo stesso andava fatto per l’impianto –obbligatorio- di trattamento dei rifiuti, di cui bisogna valutare la qualità produttiva e le quantità trattate, in relazione agli obiettivi previsti dal decreto legislativo 36/2003, di riduzione dei rifiuti urbani biodegradabili.

La Catanzaro costruzioni ha presentato la richiesta di autorizzazione definendo “ampliamento” una vasca di discarica di quasi tre milioni di metri cubi, a fronte di una situazione impiantistica precedente autorizzata per complessivi 1.874.000 mc. Si tratta in sostanza non di un ampliamento, ma di una modifica sostanziale dell’impianto, in considerazione che in termini di volumi, di area interessata e di emissioni dell’impianto, la realizzazione della vasca di discarica “V4” è di gran lunga superiore alla somma delle vasche di discarica precedentemente realizzate. Il Dlgvo 59/2005, “Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento”, all’art. 1., lettera, n), stabilisce che: “modifica sostanziale: una modifica dell'impianto che, secondo un parere motivato dell'autorità competente, potrebbe avere effetti negativi e significativi per gli esseri umani o per l'ambiente. In particolare, per ciascuna attività per la quale l'allegato I indica valori di soglia, è sostanziale una modifica che dia luogo ad un incremento del valore di una delle grandezze, oggetto della soglia, pari o superiore al valore della soglia stessa”. Trattandosi di una nuova vasca di discarica la “V4” grande circa il doppio del complesso delle vasche precedentemente realizzate, è del tutto evidente che si tratta di una modifica sostanziale e non di “un aumento di capacità produttiva”. 

2.4 COMUNE TITOLARITA’ IN MATERIA URBANISTICA E DI SALUTE PUBBLICA 

Il Comune di Montallegro parte in causa per la variante urbanistica da effettuare sul proprio territorio, ha espresso sul progetto della vasca di discarica “V4”, parere contrario, con la con nota n.7492 del 2/12/2009, ed in particolare ha sostenuto:

a) il sovradimensionamento della discarica; 
b) gli effetti ambientali e sanitari; 
c) le conseguenze economiche per il territorio;
d) l’impatto veicolare. 

Quattro aspetti rilevanti nel procedimento di valutazione dell’impatto di un opera e nel procedimento A.I.A., pertanto pienamente legittime. 

Nelle conferenze di servizio e nell’atto A.I.a. di autorizzazione rilasciato, nessuna controdeduzione è stata fatta dall’autorità che ha emesso il provvedimento, non rispettando l’obbligo di motivare il rigetto del parere contrario come quello del Comune di Montallegro e di contro dedurre tecnicamente alle obiezioni sollevate al progetto della vasca di discarica “V4”. 

Nel decreto A.I.A., i rilievi presentati dal comune di Montallegro, non sono stati dichiarati infondati, attraverso motivazioni tecniche e in base alle performance contenute del progetto dell’opera. Sono state invece liquidate nel provvedimento come: “atecniche”. 

Questa sibillina quanto “atecnica” formulazione delle contro deduzioni, manifesta tutta la fragilità del provvedimento sia in punto di tecnica e sia in punto di diritto. Le motivazioni al rigetto del parere contrario del comune di Montallegro erano doverose all’istituzione preposta alla tutela del territorio e della salute dei cittadini, sia per l’ordinamento degli enti locali e sia per la Costituzione italiana. 

2.5 Obbligo della fideiussione 

L’autorizzazione all'esercizio della discarica può essere rilasciata solo dopo l'accettazione da parte della regione delle garanzie finanziarie (art. 9 Dlgvo 36/2003. Questa condizione indispensabile per il rilascio dell’A.I.A., non è indicata nel decreto e neppure è posta quale subordinata a validare l'idoneità del soggetto richiedente non risulta intervenuta siffatta accettazione né risulta presentata alcuna garanzia.

Nella relazione “A6 Piano finanziario, la Catanzaro costruzioni si limita a stimare un costo di fideiussione pari a 195.391,23 €. Tale fideiussione non è stata calcolata in base ai parametri previsti dall’ORDINANZA COMMISSARIALE N. 2196 del 2 dicembre 2003, (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana – parte I, n. 8 del 20 febbraio 2004 (non c’è traccia nel Piano Finanziario a cui fa riferimento l’A.I.A.). L’ordinanza è relativa ai “Criteri e modalità di presentazione e di utilizzo delle garanzie finanziarie relative alle attività di smaltimento e di recupero di rifiuti urbani, rifiuti pericolosi e non pericolosi”. L’ordinanza stabilisce i “Valori e parametri di riferimento per la determinazione dell'ammontare delle garanzie finanziarie”, e sono per le discariche di rifiuti non pericolosi:
1) L'ammontare delle garanzie finanziarie da prestarsi per gli obblighi derivanti dall'attivazione e la gestione operativa della discarica, comprese le operazioni di chiusura e di sistemazione e recupero dell'area occupata dall'impianto chiuso, deve prevedere:
- € 18,00 al mq. per la superficie effettiva finale di ricopertura;
- € 7,00 al mc. corrispondente alla capacità totale di riempimento autorizzata.

2) L'ammontare delle garanzie finanziarie da prestarsi per il periodo di gestione post-chiusura per una durata di 30 anni, deve prevedere:
- € 18,00 al mq. per la superficie effettiva finale di ricopertura;
- € 3,00 al mc. corrispondente alla capacità totale di riempimento autorizzata.

In considerazione che la vasca di discarica “V4” ricopre una 
superficie pari a mq. 102.481, il calcolo è il seguente:

1. mq 102.481 x 18€ = 1.844.658 €
mc 2.937.379 x 7€ 20.561.653 €

2. mq 102.481 x 18€ 1.844.658 €
mc 2.937.379 x 7€ 8.812.134 €

Garanzie fideiussorie per € 33.063.103

Ebbene ricordare, soprattutto per una discarica di tale rilevanza, che l'autorizzazione deve precedere la verifica delle garanzie di cui all'art. 14 Dlgvo 36/2003, non potendo costituire una mera prescrizione successiva alla approvazione del progetto in virtù dell’adeguata reputazione finanziaria del proponente e che le garanzie sono pare integrante del piano di adeguamento in quanto le garanzie hanno la funzione di assicurare che le discariche, nel periodo di gestione operativa, nella fase di chiusura e durante il periodo di gestione post operativa, mantengano i requisiti minimi di sicurezza ambientale previsti dalla legge. 

Palermo 6 luglio 2010

Prof. Aurelio Angelini"