giovedì 17 aprile 2014

La pulizie di primavera: metodi naturali. - Rosaria Di Prata


Con la bella stagione è giunta l'ora di fare le proverbiali pulizie di primavera. Ecco come rimettere a nuovo ogni angolo della casa con qualche accorgimento naturale ereditato dalle nonne, per evitare di usare detersivi dannosi e inquinanti.
E' il momento, la primavera è quasi arrivata e anche la vostra casa ha voglia di uscire dal torpore invernale. Spalancate porte, finestre, ante e sportelli: una ventata di pulito e profumo sta per rianimare ogni angolo delle vostre stanze, dal salotto al guardaroba. In linea con le nuove aspirazioni ecologiste tuffiamoci nelle pulizie di primavera riscoprendo i rimedi delle massaie di una volta. Ecco qualche trucco e qualche ricetta che farà profumare di 'buono' le vostre case, evitando di ricorrere a detergenti a volte troppo inquinanti e aggressivi. Già, perché i prodotti chimici che usiamo per lavare il bagno, i pavimenti, i vetri o per spolverare sono fortemente inquinanti, oltre che nocivi per la salute.
Scopriamo insieme qualche metodo naturale per far splendere la casa da cima a fondo: 
Per pulire i pavimenti versate un bicchiere di aceto di vino bianco in un secchio d’acqua calda, ha un alto potere sgrassante. Se vi preoccupate del forte odore che potrebbe lasciare, non temete: scompare dopo pochi minuti! Per sgrassare i fornelli della cucina potete usare una spugna imbevuta di acqua calda e bicarbonato: la sua azione emolliente leverà in fretta il grasso. Per rendere luminosi i fornelli in acciaio, usate aceto di vino bianco. Per pulire i vetri utilizzate la carta appallottolata di un quotidiano, imbevuta con poca acqua. Grazie agli inchiostri e ad altri componenti presenti nella carta di giornale, i vetri torneranno subito brillanti. Sempre l’aceto di vino bianco può essere passato sui vetri per togliere le tracce lasciate dagli insetti. L’odore che emaneranno i vetri servirà a tenerli lontani anche in futuro
Per spolverare i mobili in formica o in laminato potete usare uno spruzzino riempito con 3/4 d’acqua e 1/4 d’aceto, oppure con semplice acqua saponata. Sarà sufficiente a farli tornare come nuovi. Lasciate agire qualche minuto nei punti in cui lo sporco è più resistente. Per pulire il lavello usate una pastura ottenuta da acqua calda e bicarbonato di sodio, ha un effetto igienizzante. Per lucidare i mobili in legno sono ottimi i prodotti a base di cera vergine d’api o olio di lino. Oppure potete preparare da voi un’emulsione, mescolando succo di limone e olio d’oliva ovviamente in piccole dosi, per non rischiare l’effetto unto. Lasciate agire qualche ora e strofinate energicamente con un panno di lana. Per i mobili più scuri è consigliabile usare l’olio di noci. Per detergere i sanitari va bene il solito aceto oppure il bicarbonato di sodio, che sciolgono le incrostazioni velocemente. Ricordate di usarli sempre con acqua calda, che facilita la disincrostazione.
Per pulire il forno evitate assolutamente i prodotti chimici in commercio: i residui sono altamente tossici. Potete usare il succo di limone o l’aceto o ancora una volta il bicarbonato. Nel caso il forno sia molto incrostato lasciatevi all’interno per una notte una pentola d’acqua calda con dentro un bicchiere di ammoniaca. Il mattino dopo, le incrostazioni verranno via facilmente. Per pulire il water, mettete bicarbonato di sodio sullo scopino, oppure usate aceto puro. Per disincrostare lo scarico, un ottimo trucco è utilizzare l’acqua in cui hanno bollito le patate. Provare per credere! Per disgorgare i tubi di scarico, provate con 4 cucchiai di sale grosso, seguiti da 4 di bicarbonato e da una pentola di acqua bollente. Usate i panni in microfibra, possono essere utilizzati più volte, sono ottimi per catturare la polvere e per lavarli basta utilizzare sapone di Marsiglia: tornano come nuovi! 
Il risparmio economico nell’utilizzare questi prodotti naturali è piuttosto consistente. Senza contare i benefici per la salute di non usare sostanze tossiche, e quelli per l’ambiente visto che bicarbonato, aceto, limone, olio e cera non inquinano! Che aspettate, al lavoro!
Fonte:ecologiae.com

Scarabeo rinoceronte o scarabeo ercole - Costa Rica


Il record dello "scarabeo rinoceronte

E' l'animale piu' forte della Terra. 
Nel regno animale, Ercole ha le sembianze di un insetto di pochi grammi. 
Pensate a un uomo di settanta chili che va in giro portandosi l'equivalente in peso di tre belle mucche da latte, come se niente fosse, o lo stesso uomo che trascina, questa volta faticosamente , un peso pari a due elefanti di medie dimensioni (complessivamente settemila chili). E' quello che accade allo scarabeo rinoceronte, recentemente alla ribalta grazie alle ricerche condotte da Redger Kram, dell'universita' della California, come l'animale piu' forte della Terra, bruciando pochissima energia, sconvolgendo cosi' i modelli convenzionali che stanno alla base degli studi di biomeccanica e di cinetica. 
Quando l'animale cammina o corre, i muscoli degli arti devono esercitare una forza necessaria a sostenere il peso del suo corpo, a contrastare la gravita' terrestre e a consentire la progressione. Il trasporto di pesi comporta poi un aumento del lavoro muscolare, con conseguente innalzamento del consumo energetico. Un uomo di settanta chili, che trasporta un carico di quattordici chili, pari quindi al venti per cento del peso corporeo, aumenta proporzionalmente il proprio consumo energetico di circa il venti per cento. Lo stesso avviene a tanti mammiferi come cavalli, cani, topi ecc. 
Di colore rossiccio, di provenienza nord - americana, fornito di un corno, lo "scarabeo rinoceronte" appartenente alla specie Xylorctes thestalus, era conosciuto per la violenza degli assalti tra maschi rivali. Quest'insetto, in specifiche prove di laboratorio, e' riuscito a portare un fardello pari a cento volte il proprio peso. Sottoponendo invece lo scarabeo rinoceronte a un carico superiore 10 - 30 volte il peso dell'insetto, l'animale si e' comportato come se niente fosse, mantenendo per lungo tempo la sua normale velocita' di locomozione. Per misurare le perfomarce dello scarabeo, Kram ha costruito una sorta di camera metabolica che ha consentito di rilevare il consumo di ossigeno da parte dell'animale, e un sistema per caricare lo scarabeo con dei pesi, grazie a una piccola porzione di velcro fissata sul dorso dell'animale a cui venivano progressivamente applicati i carichi. I risultati sono stati sorprendenti. Oltre a una capacita' di portare pesi incredibili, il consumo energetico e' stato dieci volte piu' basso dei risultati attesi, calcolati con i modelli biomeccanici a cui generalmente ci si riferisce. E' ancora poco chiaro quale sia il meccanismo che consenta all'animale questo grosso risparmio energetico. Tra gli insetti comunque vi sono diversi altri animali in vena di prodezze. Un "cugino" dello scarabeo rinoceronte, il cervo volante, e' infatti in grado di resistere, con le sue mandibole, a una trazione di una massa di ducento grammi. E' come dire che un uomo di settanta chili riesce a sopportare con i denti un peso di dieci tonnellate, il corrispondente, pressapoco, di cinque ippopotami adulti. *

L’autunno del Caimano e quello del Paese. - Oliviero Beha

NON MI SENTO MOLTO LONTANO dal PENSIERO di

OLIVIERO BEHA 
E prevedo che prima o poi il VULCANO ESPLODERA' e ci TRAVOLGERA' INEVITABILMENTE sottomessi e con il PIEDE STRAIERO SOPRA IL CUORE: COME POTREMMO POI "CANTARE" ?(Quasimodo rivisto e corretto)

Non basteranno probabilmente gli storici ma ci vorrà il miglior Hegel, quello del “tutto ciò che è reale e razionale” e viceversa, per spiegare ai nostri nipoti come abbiamo fatto a ridurci così. Un Paese spappolato assiste al tragicomico confino di un giorno alla settimana nella Sant’Elena di Cesano Boscone del politico più importante dell’ultimo ventennio, che ha cambiato tutti i connotati all’Italia, evidentemente ansiosa di farseli cambiare. La faccenda viene misurata dal sistema mediatico solo sul paradigma del solito scontro tra politica e giustizia, non bastando i tre gradi di giudizio, la condanna e l’arrotondamento della stessa tra i vecchietti per circoscrivere penalmente l’iter di una frode. Che Berlusconi conosce a menadito, ma che non ammetterà mai per la sindrome del “complotto”: come sarebbe, la magistratura colpisce solo me con tutti gli scandali degli ultimi vent’anni, generosamente distribuiti tra destra e sinistra?, pensa ma non dice per non rimanere incastrato nelle sue stesse nequizie.

E quindi adesso via a una campagna elettorale impregnata di vittimismo e di ingiustizia, di un leader “cui viene impedito il bagno di folla nelle piazze d’Italia” ma non nelle piazze tv. Nel frattempo il nuovo che avanza e rottama, sia pure sempre meno, ha bisogno del condannato per tenere insieme l’imbastitura del suo governo e delle ipotetiche riforme su cui si regge almeno fino alle Europee di fine maggio. Così snocciolando le nomine (che “sunt consequentia rerum”) delle partecipate come fossero le convocazioni di Prandelli ci si ritrova ad abbinare nomi vecchi e nuovi, femminili e non, ai soliti rapporti di forza, nel solito Palazzo, con i soliti crismi. E pazienza se le donne ministro o presidente delle Aziende di Stato più importanti possono servire anche a indorare la solita pillola con la speranza di un cambiamento radicale. Che non c’è, né così di colpo potrebbe esserci con uno scatto di interruttore. Non è fulminata la lampadina ma il circuito elettrico.

Di questo sembra rendersi ben conto Beppe Grillo, che tuona, spesso a ragione, contro un sistema complessivamente corrotto. Poi però senza avere una minima idea di Sklovskij – leggi la mossa del cavallo sulla scacchiera – usa simboli della Shoah e poi si lamenta che la comunità ebraica fraintenda i suoi segnali d’allarme. Che si aspettava, che ci passassero sopra, che riconoscessero Auschwitz usato provocatoriamente “a fin di bene”? Per non parlare ovviamente di tutto il circo mediatico che a malincuore o con goduria non aspettava altro per dare addosso al populista in salita nei sondaggi. Scavando un poco, qui delle due l’una: o Grillo sottovaluta per insipienza la portata di una simile associazione di idee, oppure lo fa apposta, proprio perché essa è così forte e quindi scuote le coscienze scrollando le reazioni e raccogliendo voti caduti dai rami di un albero in avanzata decomposizione. Nella seconda ipotesi, per la quale propendo, deve però sapere che probabilmente prenderà più voti ma in un Paese sempre più imbarbarito, con il quale tra meno di due mesi si troverà a fare i conti, sia rivolto all’Europa che introflesso verso l’Italia.

Un Paese indistinto, che non ce la fa più e che almeno in parte gli ha affidato non più soltanto la protesta ma una fiammella di riscatto e di risanamento. Impresa improba, per chiunque. Anche per uno come lui, politicissimo a strati anche nei primi anni di cabaret teatrale e televisivo. Ci pensavo rivedendo a Pordenone, in occasione della rassegna ”Le Voci dell’Inchiesta”, una penetrante “cartolina” del ’92 indirizzatagli dall’allora Rai Tre da Andrea Barbato, di cui misuriamo lo spessore umano e professionale a 18 anni dalla morte. Se funziona anche oggi, forse sul piano della comunicazione, Beppe, c’è qualcosa che non va…

Oliviero Beha

Non basteranno probabilmente gli storici ma ci vorrà il miglior Hegel, quello del “tutto ciò che è reale e razionale” e viceversa, per spiegare ai nostri nipoti come abbiamo fatto a ridurci così. Un Paese spappolato assiste al tragicomico confino di un giorno alla settimana nella Sant’Elena di Cesano Boscone del politico più importante dell’ultimo ventennio, che ha cambiato tutti i connotati all’Italia, evidentemente ansiosa di farseli cambiare. La faccenda viene misurata dal sistema mediatico solo sul paradigma del solito scontro tra politica e giustizia, non bastando i tre gradi di giudizio, la condanna e l’arrotondamento della stessa tra i vecchietti per circoscrivere penalmente l’iter di una frode. Che Berlusconi conosce a menadito, ma che non ammetterà mai per la sindrome del “complotto”: come sarebbe, la magistratura colpisce solo me con tutti gli scandali degli ultimi vent’anni, generosamente distribuiti tra destra e sinistra?, pensa ma non dice per non rimanere incastrato nelle sue stesse nequizie.
E quindi adesso via a una campagna elettorale impregnata di vittimismo e di ingiustizia, di un leader “cui viene impedito il bagno di folla nelle piazze d’Italia” ma non nelle piazze tv. Nel frattempo il nuovo che avanza e rottama, sia pure sempre meno, ha bisogno del condannato per tenere insieme l’imbastitura del suo governo e delle ipotetiche riforme su cui si regge almeno fino alle Europee di fine maggio. Così snocciolando le nomine (che “sunt consequentia rerum”) delle partecipate come fossero le convocazioni di Prandelli ci si ritrova ad abbinare nomi vecchi e nuovi, femminili e non, ai soliti rapporti di forza, nel solito Palazzo, con i soliti crismi. E pazienza se le donne ministro o presidente delle Aziende di Stato più importanti possono servire anche a indorare la solita pillola con la speranza di un cambiamento radicale. Che non c’è, né così di colpo potrebbe esserci con uno scatto di interruttore. Non è fulminata la lampadina ma il circuito elettrico.
Di questo sembra rendersi ben conto Beppe Grillo, che tuona, spesso a ragione, contro un sistema complessivamente corrotto. Poi però senza avere una minima idea di Sklovskij – leggi la mossa del cavallo sulla scacchiera – usa simboli della Shoah e poi si lamenta che la comunità ebraica fraintenda i suoi segnali d’allarme. Che si aspettava, che ci passassero sopra, che riconoscessero Auschwitz usato provocatoriamente “a fin di bene”? Per non parlare ovviamente di tutto il circo mediatico che a malincuore o con goduria non aspettava altro per dare addosso al populista in salita nei sondaggi. Scavando un poco, qui delle due l’una: o Grillo sottovaluta per insipienza la portata di una simile associazione di idee, oppure lo fa apposta, proprio perché essa è così forte e quindi scuote le coscienze scrollando le reazioni e raccogliendo voti caduti dai rami di un albero in avanzata decomposizione. Nella seconda ipotesi, per la quale propendo, deve però sapere che probabilmente prenderà più voti ma in un Paese sempre più imbarbarito, con il quale tra meno di due mesi si troverà a fare i conti, sia rivolto all’Europa che introflesso verso l’Italia.
Un Paese indistinto, che non ce la fa più e che almeno in parte gli ha affidato non più soltanto la protesta ma una fiammella di riscatto e di risanamento. Impresa improba, per chiunque. Anche per uno come lui, politicissimo a strati anche nei primi anni di cabaret teatrale e televisivo. Ci pensavo rivedendo a Pordenone, in occasione della rassegna ”Le Voci dell’Inchiesta”, una penetrante “cartolina” del ’92 indirizzatagli dall’allora Rai Tre da Andrea Barbato, di cui misuriamo lo spessore umano e professionale a 18 anni dalla morte. Se funziona anche oggi, forse sul piano della comunicazione, Beppe, c’è qualcosa che non va…
Oliviero Beha