lunedì 30 giugno 2014

"Sale sulle ferite", - Carla Ruocco



"Sale sulle ferite"!!!

Sono queste le parole con cui Salvatore Nottola, procuratore generale della Corte dei Conti, ha commentato pubblicamente il dilagare delle società pubbliche!!!


Una miriade di società che sono costate lo scorso anno alle casse dello Stato 26 miliardi!!!
Un pozzo oscuro di debiti e costi!!!


La Corte dei Conti nella sua ultima rivelazione ha evidenziato 50 società partecipate dallo Stato e ben 5.258 in capo agli enti locali. A queste ultime bisogna aggiungere 2.214 organismi di varia natura come consorzi e fondazioni.
Per un totale di 8.048: i cui costi dal 2011 al 2013 sono di circa 82,6 miliardi!!! Questa cifra è incredibile corrisponde alla somma degli interessi sul nostro enorme debito pubblico!!!


Già ad inizio Giugno la Corte in una sua relazione sugli organismi partecipati dagli enti territoriali aveva fotografato una situazione ai limiti del reale.


I dati si riferiscono ai bilanci 2012 (gli ultimi disponibili) di 4.264 società: Regioni, Province e Comuni hanno erogato 8,5 miliardi alle partecipate dei quali 4,4 miliardi per contratti di servizio (trasporto pubblico, nettezza urbana, eccetera) e 4,1 miliardi per altri interventi. 


A fronte di questi trasferimenti, sono stati conseguiti profitti complessivi per un miliardo (2,2 miliardi gli utili e 1,2 miliardi il monte delle perdite). 


Ne consegue che senza quelle entrate «speciali» la quasi totalità non si reggerebbe in piedi. Le società al 100% pubbliche hanno ottenuto 350 milioni di utili e 506 milioni di perdite.
Ma la cosa più inquietante è che queste società si travestono da soggetti privati: il travestimento da privati consente di aggirare ad esempio il blocco delle assunzioni stabilito per la pubblica amministrazione evitando perfino i concorsi. 


Un carrozzone che viaggia in Italia inosservato!!
Ma dov’è la “rivoluzione dei tagli” promessa da Renzi????
Ma lo sa che sono questi i veri costi della politica???
La soluzione non è in un tweet!!! 

Caro Renzi metti da parte gli annunci e inizia a tagliare i rami marci se vuoi veramente ridurre sprechi e recuperare risorse!!
Con regole chiare e controlli seri!!!


https://www.facebook.com/M5Scarlaruocco/posts/565477493563360?fref=nf

Leggi anche: 

http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2014/06/29/corte-conti-miriade-partecipate-stato-spende-26-mld_fa6e7708-4492-40db-92f4-fb401e409fa0.html



Io le abolirei quasi tutte....
Nel 90% dei casi servono ai politici per crearsi un bacino di voti e per attingere a piene mani!

"CHI E' FARAGE ". - Stefania Campailla


il giorno stesso del viaggio di Grillo ... prima ancora che stringesse la mano a Farage ... i media si sono organizzati per dirci "CHI E' FARAGE " questo "SCONOSCIUTO" e .... l'abbiamo seguiti un po' tutti in questa cosa?
Se può esistere qualcosa che ci fa più paura dell'ignoto è, secondo i servizi che sono passati in TV, con traduzioni che a questo punto mi chiedo se sono veritiere, un movimento contro cui la gente comune inglese diceva TUTTO quello che le nostre orecchie NON VOLEVANO SENTIRE : RAZZISTI, ANTISEMITI, ANTIEUROPEISTI. Hanno raccolto dalla strada le voci dei simpatizzanti di UKIP e di Farage che gridavano contro la chiusura all'immigrazione europea, ma sarà stata corretta la traduzione delle loro voci?
Devo dire che CI SONO CADUTA DENTRO.
Piano, piano sto cercando di saperne di più ... mi sto informando, sto cercando voci "libere" che esprimano la loro su questo movimento che in Inghilterra ha sbaragliato tutti.
E' opportuno INFORMARSI PERSONALEMNTE BENE PRIMA DI PRENDERE UNA POSIZIONE SU QUESTO DELICATISSIMO ARGOMENTO.
Non vi è dubbio che la STAMPA ITALIANA ed I MEDIA ITALIANI, il SISTEMA ITALIANO insomma, sia in mano a gente che in un MODO o "NELL'ALTRO" (io sono più propensa a pensare "NELL'ALTRO") è riuscita a coalizzarsi attorno a RENZI, a fare scudo contro questo movimento POPULISTA rappresentato dal 5 STELLE,.... un movimento che ha raccolto le RAGIONI DEL POPOLO : deluso, bistrattato, non rappresentato, vessato, portato alla miseria. Un movimento che ha portato in piazza (riempiendola in modo impressionante) LE RAGIONI di QUEL 99% degli ITALIANI al di la di chi abbiano votato (o che ci abbiano FATTO CREDERE CHE ABBIA VOTATO) dentro il segreto dell'urna, al di la della fedeltà, più o meno ostentata, di appartenenza ad un PD che niente ha oggi a che fare con BERLINGUER.
L'ho detto fin dal primo momento che quel 40% di voto favorevole a Renzi,, questo Plebiscito "mi puzza" ... perché io ho frequentato (sebbene solo attraverso il web) sia le piazze di Renzi che le piazze di Grillo e, pensa tu!, anche quelle di Berlusconi ... perché ho trascorso intere giornate a leggere i commenti sulle pagine dei militanti di tutti e tre questi schieramenti, perché ho "origliato" fra la gente, al mercato, dal parrucchiere, in fila alla posta ... e quel 40% NON mi sembra COOONNNNGGGRRRUUUOOOO con quanto ho sentito e visto. 
Per questo adesso nell'ambito DEL SOSPETTO, che si è insinuato mio malgrado, mi viene naturale confrontarlo con le CERTEZZE del passato, a cercare analogie storiche denunciate da più parti, da FRE LANCE, su argomenti che mettono paura in chi di paura non vuol vivere: un SISTEMA perfettamente SINCRONIZZATO nei modi e nei tempi, che non ha desistito nell'affidarsi alla criminalità organizzata, ai servizi segreti deviati; un Sistema guidato da gente i cui nomi sono registrati su un" libro mastro" che porta lo stemma "dell'occhio dentro la piramide" che è riuscito a far eliminare LE PROVE che lo avrebbero accusato nei tribunali da Milano a Palermo ....
Oggi questo SISTEMA che domenica 25 maggio ci ha consegnato quel 40% pro RENZI, dando ancora una volta, a suo modo, una mano alla sorte, .... CI DICE CHE FARAGE E' L'INCARNAZIONE DEL DIAVOLO .... dipende da noi crederci o no!!!!
 — con Giovanni Giovannelli.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=799179996782308&set=pcb.799180643448910&type=1&theater

Come ho avuto modo di ribadire in altre sedi, chi non si informa crede in tutto ciò che i media, asserviti ai servi dei padroni (politici corrotti dal potere economico che è in effetti quello che comanda nel mondo, l'occhio al quale hai fatto riferimento) diffondono: praticamente, spazzatura.

Il Regno di Giorgio I e II dove si ha la logica “in gran dispitto” e dunque un po’ anche la democrazia. - Andrea Scanzi



Chiediamo umilmente scusa a Gelli e ai suoi fratelli per aver demonizzato il loro progetto di Repubblica presidenziale. I piduisti, compreso il povero B. che ci sta ancora provando, erano soltanto dei precursori, tra l’altro piuttosto timidi e minimalisti, della nostra bella Monarchia presidenziale
Nella sola giornata di ieri S.A.R. Giorgio I e II ha riunito il Consiglio Supremo di Difesa per esautorare ancora una volta il Parlamento, ridurlo a scendiletto del governo Usa e ordinare di non ridurre di un centesimo gli stanziamenti miliardari per acquistare gli inutili anzi dannosi F-35; e ha inviato una lettera segreta al fido vicepresidente del Csm Michele Vietti per bloccare l’azione disciplinare invocata da ben due commissioni (I e VII) contro il procuratore di Milano Bruti Liberati. Gli F-35 si comprano perché lo dice lui, Bruti si salva perché lo dice lui. 

In una democrazia parlamentare degna di questo nome, fondata sulla divisione dei poteri, i presidenti delle Camere reagirebbero all’istante contro l’ennesima invasione di campo di un presidente che si crede il capo del governo e del Parlamento; e il Csm accoglierebbe la lettera del presidente come l’interessante parere del primus inter pares, il cui voto vale 1 esattamente come quello degli altri consiglieri. Invece tutti si comportano come in una monarchia assoluta, dove il sovrano può tutto e decide tutto: cioè si piegano a 90 gradi e obbediscono. Anche Renzi, che all’inizio vantava una certa autonomia: ora fra i due – secondo Repubblica – “è scoccata una scintilla, una strana alchimia, una singolare emulsione di sintonie e affinità”. 

Il bello, si fa per dire, è che la lettera di Napolitano al Csm è più misteriosa del terzo segreto di Fatima: la conoscono Lui, Vietti e due giornali amici ammessi agli arcana imperii (Corriere e Repubblica, che ne anticipano il contenuto ma non il testo). Bei tempi quando i presidenti parlavano con messaggi alle Camere, comunicati ufficiali, esternazioni pubbliche. Ora piovono pizzini scritti in codice iniziatico e riservati a pochi adepti in grado di decrittarli, al di fuori di ogni controllo democratico. Tanto anche gli esclusi dal cerchio magico eseguono senza fiatare. 

Ieri è bastata la notizia della lettera di Sua Maestà, a tutti sconosciuta, perché l’intero Csm scattasse sull’attenti: fantozzianamente, i relatori delle due commissioni sul caso Milano si sono precipitati a sbianchettare le censure a Bruti e le richieste d’azione disciplinare presentando frettolosamente due proposte “integralmente sostitutive” rispetto a quelle già approvate che non garbavano al monarca. Il fu organo di autogoverno dei magistrati diventa il cortile di casa Napolitano: i membri del Csm sono ancora formalmente 27, ma quello che conta è uno solo. Decide Lui i magistrati sommersi e salvati. E pazienza se i titolari dell’azione disciplinare sarebbero altri: il Pg della Cassazione e il ministro della Giustizia. L’indipendenza della magistratura “da ogni altro potere”, prevista da quel ferrovecchio chiamato Costituzione, è abolita. Il magistrato non deve più “obbedire soltanto alla legge”, ma al capo dello Stato, possibilmente con “emulsione di sintonie e affinità”. 

Purtroppo non era stato avvertito il presidente di Cassazione Antonio Esposito, che un anno fa osò condannare B. mettendo in crisi le larghe intese tanto care al Colle. Infatti fra qualche giorno finirà, lui sì, sotto processo disciplinare per aver “violato il riserbo” con la nota intervista al Mattino. C’è la prova che l’intervista fu manipolata e che il giudice non disse una parola sul processo a B., ma non fa niente. A giudicarlo sarà una commissione Disciplinare di 5 membri, di cui 4 non paiono proprio sereni sul suo conto: Vietti (ex sottosegretario di due governi B.), Marini (già candidato di B. alla vicepresidenza del Csm), Virga (fedelissimo di Ferri, sottosegretario dei governi Letta e Renzi indicato da B.) e Vigorito (firmò la relazione della IIª commissione che ipotizzava responsabilità disciplinari di Esposito, cioè anticipava il giudizio). Più che una commissione, pare un plotone di esecuzione, ma è quel che si merita Esposito: così impara a preferire la Costituzione all’emulsione.

C’è chi può e chi non può
Ogni tanto è bene attivare il Tom-Tom per scoprire dove siamo e dove stiamo andando. Pronti, partenza, via.

Il 14 novembre ’91 il presidente Cossiga proibì al vicepresidente del Csm Galloni di mettere all’ordine del giorno del plenum alcune pratiche a lui sgradite e mandò i carabinieri a Palazzo dei Marescialli a far sgombrare l’aula in caso di disobbedienza ai suoi ordini: Violante avviò le pratiche per l’impeachment, accusandolo di alto tradimento e attentato alla Costituzione, Napolitano ne chiese le dimissioni e l’Anm scese in sciopero contro la grave violazione costituzionale. L’altro ieri il presidente Napolitano ha proibito per lettera al vicepresidente del Csm Vietti di mettere all’ordine del giorno del plenum l’istanza di azione disciplinare per il procuratore di Milano Bruti Liberati, votata all’unanimità dalla II e dalla VII commissione; Vietti l’ha comunicato ai consiglieri senza leggere la lettera (nel frattempo autodistruttasi) e quelli hanno prontamente obbedito, ritirando le precedenti deliberazioni, sbianchettando ogni critica a Bruti e archiviando festosamente la pratica. Nessun partito ha battuto ciglio, nessun grande giornale ha trovato da ridire, l’Anm non ha scioperato, Violante non ha chiesto impeachment e Napolitano non ha invocato dimissioni, anche perché sarebbero state le sue.

Grillo e il M5S sono trattati come appestati da sempre, ma ancor più da quando hanno annunciato l’accordo tecnico, al Parlamento europeo, col gruppo dei nazionalisti xenofobi inglesi dell’Ukip e con altri esponenti di destra svedesi, francesi e lituani. Intanto il segretario e premier del Pd Matteo Renzi annuncia tra carnevali di Rio e gridolini di giubilo l’accordo politico-istituzionale, al Parlamento italiano, per la riforma del Senato (e dunque della Costituzione) con Forza Italia, guidata da un frodatore fiscale detenuto e ideata da un pregiudicato per mafia recluso nello stesso carcere di Riina; e con la Lega Nord, alleata in Europa con i fascisti razzisti del Front National di Marine Le Pen. Ma chi – giustamente – eccepisce sui compagni di strada di Grillo, si guarda bene dal farlo su quelli – ben peggiori – di Renzi. Il quale, come un noto detersivo, lava più bianco.

L’anno scorso Adam Kabobo uccise a picconate tre passanti a Milano: il segretario della Lega Nord Matteo Salvini gli augurò di “marcire in prigione”. Martedì Davide Frigatti ha ucciso un passante a coltellate e ne ha feriti altri due a Cinisello Balsamo: Salvini ha educatamente chiesto se non sia “il caso di riaprire delle strutture dove accogliere e curare i malati di mente”. Il fatto che Kabobo sia ghanese e Frigatti padano è puramente casuale.

Un mese fa il leader Ndc Angelino Alfano ha candidato alle Europee il governatore dimissionario della Calabria, Giuseppe Scopelliti, condannato in primo grado per abuso d’ufficio, con la decisiva motivazione che “è un presunto innocente” e “noi siamo garantisti”. Lunedì il ministro garantista Alfano ha annunciato via twitter la cattura dell’“assassino di Yara Gambirasio”, mai condannato in primo grado né imputato, ma solo indagato. Però, non trattandosi di un politico e non militando (che si sappia, almeno) nell’Ncd, è già colpevole prim’ancora del processo. 

Il 28 marzo 2013 l’Unità, organo del Pd, titolò a tutta prima pagina: “Patto Grillo-Berlusconi: fermare il cambiamento”. La notizia era palesemente falsa, ma non fu mai rettificata dall’house organ allora bersaniano e ora renziano. Neppure quando, il 20 aprile 2013, fu siglato il “patto Pd-Berlusconi” per “fermare il cambiamento” con la rielezione dell’ottantottenne Napolitano; né quando, il 24 aprile 2013, fu firmato il “patto Pd-Berlusconi” per “fermare il cambiamento” col governo Letta di larghe intese; né quando, il 19 gennaio 2014, al Nazareno, fu sottoscritto il “patto Pd-Berlusconi” per “fermare il cambiamento” con l’Italicum (liste bloccate tipo Porcellum) e il Senato delle Autonomie (non più eletto dai cittadini, ma nominato dalla Casta); né due giorni fa, quando una telefonata fra Renzi e il Caimano ha confermato il “patto Pd-Berlusconi” per “fermare il cambiamento”. Coraggio, compagni dell’Unità, siete ancora in tempo.


Andrea Scanzi



Posto anche questo interessantissimo commento trovato sotto l'articolo:



É lungo, lo so, ma la questione merita. 

Stato assoluto 

L'assunto di Boschi in riferimento alla legittimità di Berlusconi afferrabile dal consenso elettorale, ha origini antiche, che qui spiegherò.

Non si è colta la gravità che è insita nella nota di Napolitano,
il quale, con la medesima ha decretato la fine dello stato di diritto, dando vita ad un surrogato di Stato assoluto, con sfumature di monarchia, con tracce d' anarchia, del potere costituito.

"La locuzione Stato di diritto traduce l'originaria espressione tedesca Rechtsstaat, coniata dalla dottrina giuridica tedesca nel XIX secolo. Fondamento di questa forma di Stato è la salvaguardia della supremazia del diritto e delle connesse libertà dell'uomo. Il concetto dello Stato di diritto presuppone che l'agire dello Stato sia sempre vincolato e conforme alle leggi vigenti: dunque lo Stato sottopone se stesso al rispetto delle norme di diritto, e questo avviene tramite una Costituzione scritta.
Il concetto di Stato di diritto si esplica in due nozioni: lo Stato di diritto "in senso formale" e lo Stato di diritto "in senso materiale".
L'affermarsi dello Stato di diritto coincide con la fine dell'assolutismo e comporta l'affermazione della borghesia tra il XVIII ed il XIX secolo, la quale insieme al potere economico raggiunto rivendica anche quello politico e determina una trasformazione radicale nell'assetto della società e nel concetto di stato.
A livello teorico, la proclamazione dello Stato di diritto avviene come esplicita contrapposizione allo Stato assoluto: in quest'ultima forma di Stato, infatti, i titolari dei poteri erano "assoluti", ossia svincolati da qualsivoglia potere ad essi superiore. Attualmente, infatti, in gran parte degli Stati del mondo i diritti civili e politici sono assicurati a tutti gli individui, senza alcuna distinzione, proprio grazie all'evoluzione storico-politica che, a partire dallo Stato assoluto, ha portato al raggiungimento del cosiddetto Stato di diritto.
Possiamo riconoscere un esempio precursore di Stato di diritto nella costituzione inglese del XVII secolo: la gloriosa rivoluzione inglese combattuta contro l'assolutismo della dinastia Stuart porta ad una serie di documenti (Bill of rights, Habeas Corpus, Act of Settlement) che sanciscono l'inviolabilità dei diritti fondamentali dei cittadini e la subordinazione del Re al Parlamento (che è rappresentante del popolo).

E fini qui la definizione etimologica dello Stato di diritto, veniamo ora ai fatti.

Che un Presidente di una Repubblica parlamentare di uno stato democratico avverta l'esigenza di rispondere ufficialmente alle istanze di una minoranza di persone che, in modo sovversivo e con toni irricevibili pretende l' impunità, seppur camuffata dalla stravaganza semantica (agibilità politica), del proprio leader politico, condannato in via definitiva per evasione fiscale e frode ai danni dello Stato, e con altri procedimenti pendenti in odore di condanna, da la misura di quanto siamo distanti da uno stato di diritto che sia degno di essere definito tale.


Un Presidente garante della Costituzione avrebbe accolto la missiva come una qualsiasi altra missiva inviategli, si immagina, da migliaia di delinquenti, che decanta in qualche polveroso faldone riposto in archivio.
Qui vi è il primo scardinamento del principio costituzionale secondo cui tutti i cittadini sono uguali, e si badi: non solo innanzi alla legge.
Per Napolitano almeno uno è più uguale degli altri.


Il ragionamento che sta a monte del senile sorpassato e che da vita alla stortura è il seguente: non si possono ignorare le ragioni di chi è stato votato da 8 milioni di cittadini.
Che é lo stesso assunto su cui poggia il ragionamento di Boschi.


Nessuno ha avvertito l oltremodo longevo, e la virgulta giovinotta, che l'Italia è ancora una Repubblica parlamentare: ne consegue che nessun candidato ottiene l'investitura popolare.
Nessun parlamentare è dunque insostituibile, non avendo alcun vincolo di mandato.


Già questa incontrovertibile verità smonterebbe il precario elaborato del senescente e della virgulta giovanilista devota Renziana Boschi, ma, quandanche sorvolando sui trascurabili capi saldi fondanti della carta costituzionale, il combinato non sta in piedi ugualmente, cede fatalmente alla ragion logica e precipita rovinosamente a terra.


Vediamo perché.
Come si è scritto sopra, quandanche un candidato viene investito dal voto popolare in forma diretta ( il che presupporrebbe la maggioranza più uno dei voti, non un terzo scarso della maggioranza relativa) non diventa una sorta di intoccabile per la legge, ma come tutti i parlamentari gli vien fatta salva la garanzia di non essere perseguito per reati di opinione: e qui starebbe la ragione politica di cui straparla il delinquente e a cui da corda il senile longevo e la virgulta devota.


Se commetti reati comuni e rivendichi ragioni politiche, quali la persecuzione perpetrata ai tuoi danni da un organo dello Stato ( la magistratura) per fini politici, ti poni fuori dal consorzio umano, più che dalle istituzioni che dovresti rappresentare.
Un Presidente che avalla una teoria di tal genere, accogliendola in prima istanza con risposta ufficiale nella quale si indicano i passi perché sia accolta una seconda istanza che si fonda sui presupposti sopra elencati, si pone anch'esso fuori dalla Costituzione e dallo Stato di diritto.
Il che dovrebbe essere sufficiente al fine di formulare una formale e dovuta richiesta di Impeachment per il presidente, e una sostanziale pernacchia liberatoria per la impreparata e imbarazzante devota Renziana, Boschi.


postato da Roberto Mariani


http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-regno-di-giorgio-i-e-ii-dove-si-ha-la-logica-in-gran-dispitto-e-dunque-un-po-anche-la-democrazia/#.U6amNViiLBA.facebook

Le ministre berlusconiane si potevano attaccare, le renziane no. - Andrea Scanzi

Le ministre berlusconiane si potevano attaccare, le renziane no

Di bianco vestite, sedute l’una accanto all’altra, i ministri “Karina Huff” Boschi e Marianna “Acume” Madia davano due giorni fa la sensazione, peraltro giustificatissima, di divertirsi molto all’idea che qualcuno – anzitutto i media – fosse disposto a prenderle sul serio come esperte di riforme costituzionali.
La novità del renzismo è proprio questa: la disparità di trattamento di stampa e giornali nei confronti della loro provvisorietà politica. Quando ad argomentare non poco confusamente erano le berlusconiane, le mitragliate “moraliste” dei giornalisti erano spietate. Se la Santanché veniva attaccata, nessuno tirava fuori la storiella lisa del sessismo. E così se a ricevere la critica erano le Carfagna e le Gelmini, le Comi e le Biancofiore.
Adesso che le novelle statiste sono renziane, l’atteggiamento cambia: a parità di impreparazione coincide una sorta di rapimento mistico generale.
Sull’ex showgirl Carfagna si poteva ironizzare, sulla nota costituzionalista Boschi no. E giù copertine, articolesse infatuate e servizi atti a tratteggiarla come una sorta di quasi-Madonna aretina. Fa simpatia anche l’accento toscano, su cui lei stessa aveva – goffamente – provato a ironizzare nello spot raggelante col futuro sindaco di Bari Decaro (sì, quello della “fohaccia o schiaccia”). La berlusconiana era per forza oca giuliva, emblema della mancanza di meritocrazia; al contrario, le renziane hanno fatto carriera perché tutte eredi evidenti di Nilde Jotti.
Anche il candore dei vestiti è prova certa della loro castità e candor, al contrario delle berlusconiane equivoche o (peggio) delle grilline volgari. E’ vero, anche la Carfagna aveva provato a reinventarsi sobria in un tripudio di tailleur e pettinature da dopoguerra, ma non andava comunque bene. Invece la Boschi è sempre perfetta, che scelga il bianco o l’azzurro shocking. Le renziane sono – per Decreto Regio firmato da Scalfari in persona – brave e buone, anche se collezionano errori e gaffe: se la Madia sbaglia ministero fa simpatia, se la Gelmini si copre di ridicolo coi neutrini è uno scandalo planetario.
Se la Morani affoga nelle supercazzole para-economiche a Ballarò va capita (“è inesperta”), mentre se a inciampare è una Taverna occorre evidenziare come quella senatrice lì sembri proprio la Sora Lella. Le renziane sono palesemente droidi berlusconiane 2.0, col buonismo finto al posto del garantismo livido, però l’imperativo di quasi tutti i media è gridare al miracolo del “finalmente la nuova politica”. Non importa che, a voler essere puntigliosi, le somiglianze riguardino pure pettegolezzi e maldicenze. Non importa che, fino a ieri, quasi tutte loro non fossero per niente renziane. Non importa che, della Bonafé, l’unica cosa che si ricordi del pensiero politico sia forse il tacco 12. E non importa che Pina “Dolce Forno” Picierno ricordi in tutto – e in peggio – Daniela Santanchè: le renziane vanno sempre incensate e le altre ogni volta abbattute.