Come sappiamo, il «tenebroso» ha abbandonato il summit G20 prima del tempo, senza partecipare agli eventi della seconda giornata. È un gesto molto simbolico, al quale è impossibile non prestare attenzione.
Dal punto di vista del protocollo internazionale, la partenza anticipata di un capo delegazione di stato a riunione internazionale in corso è accettabile nei seguenti casi:
• Problema di salute del capo delegazione, tale da esigere un suo ritorno immediato
• Avvenimento di carattere personale che necessita di un suo ritorno immediato (problemi familiari, ecc…)
• Avvenimenti politici che esigono la partenza del capo delegazione (colpo di Stato, guerra, catastrofe naturale, ecc….)
Tali motivazioni sono considerate valide e non rappresentano una violazione del protocollo né implicano conseguenze politiche.
Dal punto di vista del diritto internazionale è inaccettabile ogni altra motivazione di abbandono prima del termine della riunione, poiché costituirebbe una flagrante violazione del protocollo oltre che l’espressione evidente di una mancanza di rispetto verso lo Stato che ospita la riunione. Si tratterebbe altresì di una mancanza di rispetto verso gli Stati che partecipano alla riunione.
Probabilmente nel corso di una delle riunioni dei BRICS Vladimir Putin aveva fatto cenno alla sua decisione di abbandonare la riunione, e forse ne aveva fatto menzione anche ai capi di alcuni stati (Germania, Francia, Italia) nel corso dei colloqui di Brisbane, ed è possibile che la fuga derivi proprio da uno degli ex membri di delegazione di questi stati.
In linea di principio, la conseguenza più probabile di un simile atto sarebbe un significativo deterioramento dei rapporti bilaterali, fino al richiamo in patria dell’ambasciatore australiano in Russia per chiarimenti. Così, il «canguro Tony Abbott» che minacciava di «attaccare Putin» ha ricevuto nel linguaggio delle relazioni internazionali una sonora sconfitta.
Un altro dettaglio. La dichiarazione di Vladimir Putin secondo la quale «lunedì bisogna andare a lavorare», tradotta nel linguaggio internazionale significa: «il summit si è rivelato inutile, ha fallito nel tentativo di risolvere alcuni dei maggiori problemi nelle relazioni internazionali sia nel campo della politica sia nel campo dell’economia. Anziché essere una piattaforma di lavoro capace di risolvere alcuni dei principali problemi dell’umanità, il summit non è stato altro che un passatempo». Di fatto, un ulteriore oltraggio agli organizzatori del Forum e ai suoi partecipanti, grazie ai quali il forum sarebbe stato infruttuoso.
Da un punto di vista politico, questo gesto significa che non è stata presa alcuna decisione riguardo alle questioni in gioco fra le parti. Ognuno è rimasto nelle proprie posizioni in merito alla finanza internazionale, agli strumenti per risolvere la crisi, all’ISIS, alla Siria, all’Ucraina, così come in merito a tutta un’altra lunga serie di questioni.
Ora è probabile che cominci una guerra diplomatica su larga scala fra Russia da una parte e Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Australia dall’altra, a suon di dichiarazioni di «persona non gradita», richiami di ambasciatori, evacuazioni del personale delle ambasciate, e così via.
Primo aggiornamento: Putin ha fatto tutto correttamente, in maniera dimostrativa, esemplare e dura, benché conforme a ciò che era necessario.
Ho attirato la vostra attenzione sulla violazione del protocollo per sottolineare che le relazioni internazionali hanno ormai raggiunto un tale livello di conflitto che al G20 era impossibile risolvere qualunque problema, compresi quelli più importanti. Questo vuol dire che non è stato trovato alcun accordo sull’Ucraina né sull’ISIS, e che quindi da ora in poi tutte le parti saranno libere di prendere le misure necessarie per sparigliare le carte. Nella storia delle relazioni USA – Russia il tempo della diplomazia è terminato, lasciando spazio alle azioni unilaterali che, probabilmente, avranno luogo prima di Natale.
Secondo aggiornamento, dall’agenzia Reuters: subito dopo la partenza di Putin dal summit, e nel corso dell’incontro trilaterale che ha avuto luogo al G20 di Brisbane, il presidente USA Barack Obama, il primo ministro giapponese Shinzo Abe e il primo ministro australiano Tony Abbott hanno dichiarato di voler creare una coalizione contro «l’annessione della Crimea e le azioni volte a destabilizzare la situazione nell’Ucraina orientale».
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14224
Dal punto di vista del protocollo internazionale, la partenza anticipata di un capo delegazione di stato a riunione internazionale in corso è accettabile nei seguenti casi:
• Problema di salute del capo delegazione, tale da esigere un suo ritorno immediato
• Avvenimento di carattere personale che necessita di un suo ritorno immediato (problemi familiari, ecc…)
• Avvenimenti politici che esigono la partenza del capo delegazione (colpo di Stato, guerra, catastrofe naturale, ecc….)
Tali motivazioni sono considerate valide e non rappresentano una violazione del protocollo né implicano conseguenze politiche.
Dal punto di vista del diritto internazionale è inaccettabile ogni altra motivazione di abbandono prima del termine della riunione, poiché costituirebbe una flagrante violazione del protocollo oltre che l’espressione evidente di una mancanza di rispetto verso lo Stato che ospita la riunione. Si tratterebbe altresì di una mancanza di rispetto verso gli Stati che partecipano alla riunione.
Probabilmente nel corso di una delle riunioni dei BRICS Vladimir Putin aveva fatto cenno alla sua decisione di abbandonare la riunione, e forse ne aveva fatto menzione anche ai capi di alcuni stati (Germania, Francia, Italia) nel corso dei colloqui di Brisbane, ed è possibile che la fuga derivi proprio da uno degli ex membri di delegazione di questi stati.
In linea di principio, la conseguenza più probabile di un simile atto sarebbe un significativo deterioramento dei rapporti bilaterali, fino al richiamo in patria dell’ambasciatore australiano in Russia per chiarimenti. Così, il «canguro Tony Abbott» che minacciava di «attaccare Putin» ha ricevuto nel linguaggio delle relazioni internazionali una sonora sconfitta.
Un altro dettaglio. La dichiarazione di Vladimir Putin secondo la quale «lunedì bisogna andare a lavorare», tradotta nel linguaggio internazionale significa: «il summit si è rivelato inutile, ha fallito nel tentativo di risolvere alcuni dei maggiori problemi nelle relazioni internazionali sia nel campo della politica sia nel campo dell’economia. Anziché essere una piattaforma di lavoro capace di risolvere alcuni dei principali problemi dell’umanità, il summit non è stato altro che un passatempo». Di fatto, un ulteriore oltraggio agli organizzatori del Forum e ai suoi partecipanti, grazie ai quali il forum sarebbe stato infruttuoso.
Da un punto di vista politico, questo gesto significa che non è stata presa alcuna decisione riguardo alle questioni in gioco fra le parti. Ognuno è rimasto nelle proprie posizioni in merito alla finanza internazionale, agli strumenti per risolvere la crisi, all’ISIS, alla Siria, all’Ucraina, così come in merito a tutta un’altra lunga serie di questioni.
Ora è probabile che cominci una guerra diplomatica su larga scala fra Russia da una parte e Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Australia dall’altra, a suon di dichiarazioni di «persona non gradita», richiami di ambasciatori, evacuazioni del personale delle ambasciate, e così via.
Primo aggiornamento: Putin ha fatto tutto correttamente, in maniera dimostrativa, esemplare e dura, benché conforme a ciò che era necessario.
Ho attirato la vostra attenzione sulla violazione del protocollo per sottolineare che le relazioni internazionali hanno ormai raggiunto un tale livello di conflitto che al G20 era impossibile risolvere qualunque problema, compresi quelli più importanti. Questo vuol dire che non è stato trovato alcun accordo sull’Ucraina né sull’ISIS, e che quindi da ora in poi tutte le parti saranno libere di prendere le misure necessarie per sparigliare le carte. Nella storia delle relazioni USA – Russia il tempo della diplomazia è terminato, lasciando spazio alle azioni unilaterali che, probabilmente, avranno luogo prima di Natale.
Secondo aggiornamento, dall’agenzia Reuters: subito dopo la partenza di Putin dal summit, e nel corso dell’incontro trilaterale che ha avuto luogo al G20 di Brisbane, il presidente USA Barack Obama, il primo ministro giapponese Shinzo Abe e il primo ministro australiano Tony Abbott hanno dichiarato di voler creare una coalizione contro «l’annessione della Crimea e le azioni volte a destabilizzare la situazione nell’Ucraina orientale».
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14224