All'epoca della sentenza che gli infliggeva un anno di reclusione (pena sospesa) per aver promosso "in totale assenza di motivazione" il suo braccio destro Alberto Di Lorenzo, il sindaco commentò: "Condanna demenziale, per aver usato l'espressione project manager invece di coordinatore". Ma i giudici del Tribunale di Salerno sottolineano che lo scopo del primo cittadino era "attribuirgli una inventata posizione apicale, con conseguente riconoscimento di una più sostanziosa retribuzione".
“Condanna demenziale, per aver usato l’espressione project manager invece di coordinatore“, commentò il sindaco all’epoca della condanna, lo scorso gennaio. Ma secondo i giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno che hanno condannato Vincenzo De Luca, la promozione di Alberto Di Lorenzo aveva come unico scopo quello di “attribuirgli una inventata posizione apicale, con conseguente riconoscimento di una più sostanziosa retribuzione“. La realizzazione del termovalorizzatore di Salerno, infatti, non poteva prevedere la figura del project manager, che peraltro non è contemplata dal codice degli appalti. E’ scritto nelle circa 140 pagine delle motivazioni della condanna per abuso d’ufficio a un anno di reclusione (pena sospesa) dell’ex sindaco di Salerno e candidato Pd alla Regione Campania. Le motivazioni sono state depositate stamane dalla seconda sezione penale del Tribunale di Salerno e sono state rese note dal M5S. De Luca è stato condannato in qualità di ex commissario straordinario di governo per la costruzione di un impianto di termodistruzione durante l’emergenza rifiuti in Campania. L’opera non è stata poi compiuta. Tra gli elementi di censura del collegio dei giudici (presidente Ubaldo Perrotta, giudici estensori Antonio Cantillo e Mariano Sorrentino), l’inutilità di nominare un project manager in presenza di un Responsabile Unico del Procedimento, sottolineata in aula dal pm Roberto Penna durante il dibattimento, che parlò di inutile duplicazione delle stesse funzioni.
In uno dei passaggi chiave delle motivazioni, i magistrati giudicanti sottolineano che “l’inesistenza della figura della nomina del project manager, la totale assenza di motivazione circa la necessità della nomina e la scelta della persona nominata; l’accertata falsità delle giustificazioni postume; la particolare qualificazione dei protagonisti della vicenda, i rapporti interpersonali strettissimi tra nominante e nominato Alberto Di Lorenzo, il capo staff dell’ex sindaco, geometra con laurea triennale in Scienza di Governo, anche lui condannato a un anno ndr); il successivo occultamento sul sito web,la presenza, all’interno del gruppo, di persone astrattamente più qualificate; la circostanza che l’opera svolta non risulta essersi concretizzata in attività di particolare complessità ed importanza; il fatto che Di Lorenzo, in prospettiva, avrebbe potuto guadagnare una somma ben maggiore di quella liquidatagli con il provvedimento del marzo del 2009 (circa 8000 euro al netto delle ritenute, ndr) sono tutti elementi dimostrativi del fatto che la nomina in contestazione, lungi dall’essere finalizzata a perseguire esclusivamente una finalità pubblica, aveva l’unico scopo di svincolare Di Lorenzo dal gruppo di lavoro e attribuirgli una inventata posizione apicale, con conseguente riconoscimento di una più sostanziosa retribuzione“.
De Luca, dopo 24 ore di silenzio, ha deciso di pubblicare la sentenza sul suo sito internet “in nome della trasparenza” e ha ripetuto la sua difesa: “Una sentenza che ribadisce che l’abuso d’ufficio consiste in un reato ‘linguistico’, cioè nell’aver nominato anziché un coordinatore del gruppo di lavoro un project manager, figura non presente nella normativa generale in materia di appalti”.
“Il Tribunale di Salerno, che lo ha condannato per abuso d’ufficio, ha detto chiaramente che la figura del project manager non è prevista nel codice degli appalti. Adesso il sindaco decaduto di Salerno, Vincenzo De Luca, la smetterà di parlare di reato linguistico”. A dirlo i parlamentari pentastellati Isabella Adinolfi, Andrea Cioffi, Silvia Giordano, Girolamo Pisano ed Angelo Tofalo. “La motivazione della sentenza – rimarcano – finalmente smaschera venti anni di amministrazione ‘deluchiana’ improntata su leggi e norme completamente inventate per accrescere il consenso elettorale. Oggi è stato dimostrato che a Salerno non esiste la legge De Luca. Esiste la legge degli appalti che il candidato governatore del Pd non ha rispettato. Esiste la legge Severino che, sulla scia del patetico e fantomatico reato linguistico, Vincenzo De Luca e il Pd continuano a snobbare. Ed esiste il M5S che è riuscito a far rispettare la legge sull’incompatibilità del doppio incarico facendolo decadere da sindaco. Noi siamo per la legalità. Il folklore e le invenzioni linguistiche le lasciamo agli showman come De Luca”. “Queste motivazioni – spiega il legale dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, Oreste Agosto – dimostrano dal punto di vista legale, l’illegalità dell’agire dell’amministrazione comunale e rafforza ancora di più il nostro pensiero giuridico sulla chiara incandidabilità di De Luca a governatore della Regione Campania”.
Giusto sabato De Luca aveva incassato l’appoggio tangibile di Matteo Renzi. E’ accaduto a Pompei, dove il sindaco di Salerno e il presidente del Consiglio si sono incontrati, con il secondo che ha abbracciato platealmente in primo, prendendolo a braccetto per passeggiare tra le rovine della città. Le immagini scattate dai fotografi sono state interpretate dai critici come simboliche della rovina della questione morale nel Pd.
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