mercoledì 7 ottobre 2015

Lo zenzero è l’antidolorifico naturale più potente di qualsiasi farmaco,e non ha controindicazioni.

zenzero antidolorifico naturale

Spesso ricorriamo agli antidolorifici per alleviare dolori e infiammazioni,quando esiste un antidolorifico naturale più potente e non nocivo:lo zenzero.

Da uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Copenhagen è emerso che questo alimento è più efficace di un medicinale come l’ibuprofene per trattare le infiammazioni. Leggiamo su Greenme:
Lo zenzero, una spezia dalla numerose proprietà benefiche, è stato posto al centro di uno studio che ne ha confrontato l’azione come antidolorifico con medicinali di uso comune, come l’ibuprofene ed il cortisone. L’azione di tali rimedi è stata valutata da parte degli esperti con particolare riferimento all’artrite, sia nel caso di artrite reumatoide che di osteoartrite.
Lo studio in questione è stato condotto da parte dei ricercatori dell’Università di Copenhagen ed ha ricevuto la propria pubblicazione da parte della rivista scientifica Arthritis. La risposta delle cellule, sane o affette da artrite, ad alcuni medicinali antinfiammatori, come ibuprofene e cortisone, è stata osservata in vitro, accanto all’azione in proposito relativa all’estratto di zenzero.
Dallo studio è emerso come l’ibuprofene, uno dei più comuni farmaci antidolorifici, non abbia alcun effetto sulla produzione di citochine, delle molecole proteiche che possono causare infiammazione nell’organismo e portare alla comparsa del dolore. Sono stati invece identificati come antinfiammatori efficaci sia il cortisone che l’estratto di zenzero“.
E a differenza del cortisone, lo zenzero non ha effetti collaterali:
A parità di effetti antinfiammatori, gli esperti hanno sottolineato un importante punto a favore dell’estratto di zenzero rispetto al cortisone. Mentre l’assunzione di estratto di zenzero non presenta effetti collaterali, la somministrazione di cortisone può condurre alla comparsa di conseguenze indesiderate per l’organismo già note, come gonfiore, debolezza muscolare, aritmia cardiaca, pressione alta, ansia e problemi di insonnia“.

Lo zenzero, per di più, ci aiuta a prevenire il raffreddore:
Lo zenzero aiuta il sistema immunitario e per questo motivo viene utilizzato per la prevenzione e il trattamento del raffreddore. Lo zenzero è molto utile sia da consumare fresco che da utilizzare per preparare infusi adatti a prevenire ed alleviare il raffreddore e i classici malanni autunnali e invernali“.
Ad alleviare il mal di gola:
Lo zenzero fresco è davvero portentoso in caso di mal di gola. I rimedi della nonna ci insegnano a mangiare un pezzetto di zenzero fresco non appena avvertiamo che la gola inizia a pizzicare. Le proprietà benefiche dello zenzero calmano il mal di gola e se il fastidio è leggero possono contribuire ad alleviarlo del tutto in breve tempo. Lo zenzero è un antidolorifico naturale“.
E, infine, a calmare la tosse:

Come analgesico e antidolorifico, lo zenzero può essere utilizzato per ridurre la tosse, soprattutto se il sintomo è associato al raffreddore. L’azione riscaldante dello zenzero aiuta ad eliminare il muco dalle vie respiratorie, che potrebbe essere associato alla comparsa della tosse e ad altri fastidi molto comuni, come il raffreddore“.

10 modi per alcalinizzare il corpo: ecco come combattere le malattie.

10 modi per alcalinizzare il corpo: ecco come combattere le malattie

Alcalinizzare il corpo è fondamentale. L’acidità del corpo condiziona le malattie, l’eccesso di peso e molti altri problemi di salute. Fortunatamente, rendere il corpo più alcalino ( l’opposto di acido) è facile.
1 . Bevi acqua con limone al risveglio. Inizia la giornata con un grande bicchiere di acqua e versaci dentro il succo di un intero limone appena spremuto. Il limone ha il gusto acido ma, come abbiamo già visto, ha l’ effetto opposto sul corpo e sul metabolismo.
2 . Consuma abbondanti insalate verdi con succo di limone e olio d’oliva. Le insalate verdi sono tra le migliori fonti di minerali alcalini, come il calcio .
3 . Mangia un paio di mandorle non salate al giorno. Le mandorle sono ricche di minerali alcalini naturali come calcio e magnesio, che aiutano a bilanciare l’acidità e il bilanciamento di zucchero nel sangue .
4 . Bevi un frullato di latte di mandorle e frutti di bosco con aggiunta di integratori come la spirulina o la clorella. Preferisci il latte di mandorle a quello vaccino, poiché quest’ultimo è acidificante e fa male agli adulti.
5 . Svolgi esercizio fisico più che puoi o almeno un paio di volte alla settimana. Se non ti senti sportivo, buttati sulle camminate veloci che fanno bruciare molte calorie e velocizzano il metabolismo. Per di più sono adatte anche alle persone sovrappeso in quanto non comportano rischi per le articolazioni come la corsa stessa.
L’esercizio fisico inoltre aiuta ad eliminare i prodotti di scarto acidi  in modo che il corpo possa eliminarli meglio con la sudorazione.
6 . Impara a respirare nella maniera corretta. Respira profondamente, è fondamentale per la tua salute. Scopri i benefici del respiro consapevole, di sentire l’aria che entra e fuoriesce dal tuo corpo. Scegli un posto non inquinato se riesci.


7 . Evita assolutamente la carne perché è la maggiore fonte di acidificazione del corpo.
8 . Evita i dolci carichi di zucchero e le bevande altamente dolcificate come la soda. Lo zucchero (in particolare quello bianco) è un vero e proprio veleno per il nostro corpo ed inoltre facilita la proliferazione di alcune malattie. E’ un forte acidificante del corpo.
Lo sai che hai bisogno di più di 30 di bicchieri di acqua solo per neutralizzare l’acidità di una lattina di cola?
9 . Consuma più verdure nella tua dieta. E non sto parlando delle patate, a parte quelle dolci che sono una buona scelta. Asparagi, zucca, peperoni e altre verdure sono ottime scelte.
10 . Aggiungi germogli ed alghe nella tua dieta quotidiana. Sono estremamente alcalinizzanti e contengono molte sostanze nutrienti ed enzimi che doneranno al tuo corpo molta energia.

STIGLITZ/HERSH: LA FARSA DELL’ACCORDO TTP DI “LIBERO SCAMBIO”. -

TTIP


Mentre i media all’unisono esaltano il più grande accordo di “libero scambio” della storia recente siglato il 5 ottobre tra gli USA e 11 paesi del Pacifico, il premio Nobel Joseph Stiglitz, in un articolo a quattro mani con Adam S. Hersh pubblicato su Project Syndicate, si incarica di diradare il fitto fumo negli occhi  che come sempre tenta di annebbiare e stravolgere una visione più onesta e chiara. Niente a che fare con la concorrenza e il libero commercio, solo un accordo nell’interesse  e per conto  delle grandi multinazionali che ormai da tempo hanno catturato i governi. Prossimamente la grancassa si scatenerà sul  TTIP tra USA ed Unione europea, con grandi titoli trionfalistici e qualche dubbio che non si può negare infilato tra le ultime righe.  
di Joseph Stiglitz e Adam S. Hersh, 2 ottobre 2015
NEW YORK – Mentre i negoziatori e i ministri degli Stati Uniti e degli altri 11 paesi del Pacifico si incontrano ad Atlanta per definire i dettagli dell’accordo senza precedenti noto come Accordo Trans-Pacifico (TPP), un’analisi più seria si rende necessaria. L’accordo più importante della storia sul commercio e gli investimenti non è come sembra.
Si sentirà parlare molto dell’importanza del Tpp per il “libero scambio”. La realtà è che si tratta di un accordo che punta a gestire i rapporti commerciali e di investimento tra i suoi membri – e a farlo per conto e nell’interesse delle più potenti lobby di ciascun paese. Badate bene: è evidente, considerando le principali questioni sulle quali i negoziatori stanno ancora contrattando, che il Tpp non ha niente a che fare con il “libero” scambio.
La Nuova Zelanda ha minacciato di abbandonare l’accordo a causa del modo in cui il Canada e gli Stati Uniti gestiscono il commercio dei prodotti lattiero-caseari. L’Australia non è soddisfatta di come gli Usa e il Messico gestiscono il commercio dello zucchero. E gli Stati Uniti non sono contenti di come il Giappone gestisce il commercio del riso. Questi settori sono sostenuti da una significativa quota di elettori nei loro rispettivi paesi. Ed essi rappresentano solo la punta dell’iceberg del modo in cui il Tpp porta avanti il suo programma, che nella realtà contrasta il libero commercio.
Per cominciare, consideriamo quello che prevede l’accordo per estendere i diritti di proprietà intellettuale delle grandi compagnie farmaceutiche, come è emerso dalle notizie trapelate sul testo oggetto dei negoziati. La ricerca economica dimostra chiaramente che tali diritti di proprietà intellettuale promuovono una ricerca che nella migliore delle ipotesi risulta debole. In realtà è proprio vero il contrario: quando la Corte Suprema ha annullato il brevetto di Myriad sul gene Brca, questo ha portato a una grande innovazione che ha condotto a test migliori e a costi più bassi. In realtà, le disposizioni contenute nel Tpp limiterebbero la libera concorrenza e aumenterebbero i prezzi per i consumatori negli Stati Uniti e in tutto il mondo – un anatema per il libero commercio.
Il Tpp gestirà il commercio nel settore farmaceutico attraverso una varietà di modifiche di norme apparentemente arcane su questioni come “protezione dei brevetti” “esclusività dei dati” e “biologia”. Il risultato è che le società farmaceutiche avrebbero di fatto il permesso di prolungare – a volte quasi indefinitamente – il loro monopolio sui farmaci brevettati, di tenere i generici più economici fuori dal mercato e impedire ai concorrenti “bioequivalenti” di introdurre nuovi farmaci per anni. Questo è il modo in cui il Tpp gestirà il commercio del settore farmaceutico se gli Stati Uniti andranno avanti per la loro strada.
Allo stesso modo, consideriamo come gli Stati Uniti sperano di usare il Tpp per gestire il commercio nell’industria del tabacco. Per decenni, le società statunitensi del tabacco hanno utilizzato meccanismi di aggiudicazione degli investitori esteri creati da accordi simili al Tpp al fine di combattere le normative tese a contenere la piaga sociale del fumo. In base a questi sistemi di regolazione delle controversie tra investitore e Stato (ISDS), gli investitori stranieri acquisiscono nuovi diritti per citare in giudizio i governi nazionali, ricorrendo ad arbitrati privati vincolanti sui regolamenti che a loro avviso diminuiscono la redditività dei loro investimenti.
Gli interessi delle società internazionali promuovono l’IDSD come un sistema necessario per proteggere i diritti di proprietà laddove manca uno Stato di diritto e dei tribunali attendibili. Ma questo argomento non ha senso. Gli Stati Uniti stanno cercando di introdurre lo stesso meccanismo in un mega-accordo dello stesso tipo con l’Unione europea, L’Accordo transatlantico per il commercio e gli investimenti, anche se non ci sono dubbi circa la qualità dei sistemi giuridici e giudiziari europei.
Certamente, gli investitori – a qualsiasi stato appartengano – meritano tutela contro l’espropriazione o le norme discriminatorie. Ma l’ISDS va ben oltre: l’obbligo di risarcire gli investitori per le perdite dei profitti attesi può ed è stato applicato anche laddove le regole non sono discriminatorie e i profitti sono realizzati causando un danno sociale.
La Philip Morris è attualmente in causa contro l’Australia e l’Uruguay (che non è membro del TPP) che richiedono che siano poste delle avvertenze sui pacchetti di sigarette. Il Canada, minacciato di una denuncia simile, ha fatto marcia indietro sull’introduzione di un’etichetta dello stesso tipo pochi anni fa.
Dato il velo di segretezza che circonda i negoziati TPP, non è chiaro se il tabacco verrà escluso da alcuni ambiti dell’ISDS. In entrambi i casi, rimane la questione principale: queste disposizioni rendono difficile ai governi di svolgere le loro funzioni basilari – proteggere la salute e la sicurezza dei propri cittadini, garantire la stabilità economica e salvaguardare l’ambiente.
Immaginate cosa sarebbe successo se tali disposizioni fossero state in vigore quando sono stati scoperti gli effetti letali dell’amianto. Invece di far cessare l’attività e costringere i produttori a risarcire coloro che erano stati danneggiati, sotto la regolamentazione dell’ISDS i governi avrebbero dovuto pagare i produttori per fare in modo che non causassero la morte dei propri cittadini. I contribuenti sarebbero stati colpiti due volte – prima pagando i danni alla salute causati dall’amianto, e poi risarcendo i produttori per la perdita di profitto una volta che il governo fosse intervenuto per regolamentare il prodotto pericoloso.
Non dovrebbe sorprendere nessuno il fatto che gli accordi internazionali dell’America creino un commercio gestito invece che un libero commercio. Questo è ciò che accade quando il processo decisionale è precluso alle parti portatrici di interessi non-commerciali, per non parlare dei rappresentanti eletti dal popolo al Congresso.

Orwell oggi. Obama ridefinisce "democratici" solo i paesi che sostengono la politica Usa. - Michael Hudson


Per il presidente americano democrazia è il rovesciamento della CIA di Mossedegh in Iran per installare lo Scià o il colpo di stato ucraino.

Nel suo orwelliano discorso del 28 Settembre alle Nazioni Unite, il presidente Obama ha detto che se la democrazia fosse esistita in Siria, non ci sarebbe mai stata una rivolta contro Assad. Dove c'è la democrazia, ha detto, non c'è violenza o rivoluzione, ricostruisce il giornale online della Strategic Culture Foundation
 
Questa era la sua minaccia di promuovere rivoluzione, colpi di stato e la violenza nei confronti di qualsiasi paese non considerato "democrazia". Nel fare questa minaccia appena velata, ha ridefinito la parola nel vocabolario della politica internazionale. La democrazia è il rovesciamento della CIA di Mossedegh in Iran per installare lo Scià. La democrazia è il rovesciamento del governo laico dell'Afghanistan dai Talebani contro la Russia. La democrazia è il colpo di stato ucraino dietro Yats e Poroshenko. La democrazia è Pinochet. E' "i nostri bastardi", come ha dichiarato Lyndon Johnson, per quanto riguarda i dittatori latinoamericani installati da politica estera statunitense.
 
Un secolo fa la parola "democrazia" si riferiva ad una nazione le cui politiche erano elaborate da rappresentanti eletti. Sin da Atene, la democrazia è stata contrapposta all'oligarchia e all'aristocrazia. Ma dalla Guerra Fredda e le sue conseguenze, i politici americani danno al termine un significato particolare. Quando un presidente americano usa la parola "democrazia" intende ​​un paese filoamericano che segue le politiche neoliberiste statunitensi, non importa se il paese è una dittatura militare o il suo governo è salito al potere dopo un colpo di stato (o una rivoluzione colorata), come in Georgia o Ucraina. Un governo "democratico" è stato ridefinito semplicemente come uno che sostiene il Washington Consensus, la NATO e l'FMI. E' un governo che sposta il fare politica dalle mani dei rappresentanti eletti a una banca centrale "indipendente", le cui politiche sono dettate dall'oligarchia di Wall Street, della City di Londra e da Francoforte.
 
Data questa ridefinizione americana del vocabolario politico, quando il presidente Obama dice che tali paesi non subiranno colpi di stato, una rivoluzione violenta o il terrorismo, intende dire che i paesi all'interno dell'orbita diplomatica degli Stati Uniti saranno liberi da destabilizzazione sponsorizzata dal Dipartimento di Stato americano, dal Dipartimento della Difesa e del Tesoro. Paesi i cui elettori eleggono democraticamente un governo o un regime che agisce in modo indipendente (o anche semplicemente cerca di agire in modo indipendente dalle direttive degli Stati Uniti) verranno destabilizzati, in stile Siria, Ucraina o Cile. Come disse Henry Kissinger, solo perché un paese vota i comunisti non significa che dobbiamo accettarlo. Questo è lo stile delle "rivoluzioni colorate" sponsorizzate dal National Endowment for Democracy.
 
Nella sua risposta delle Nazioni Unite, il Presidente russo Putin ha messo in guardia contro "l'esportazione delle rivoluzioni democratiche", cioè dal sostegno degli Usa ai suoi factotum locali. L'ISIS è armato con armi degli Stati Uniti e i suoi soldati sono stati addestrati dalle Forze armate statunitensi. Nel caso in cui ci fosse qualche dubbio, il presidente Obama ha ribadito davanti alle Nazioni Unite che finché presidente siriano Assad non sarà rimosso in favore di un governo più conciliante  rispetto agli interessi di Washington, è Assad il nemico principale, non l'ISIS.
 
"E' impossibile tollerare la situazione attuale", ha risposto il presidente Putin. Allo stesso modo in Ucraina: "Quello che credo sia assolutamente inaccettabile", ha detto nella sua intervista alla CBS " è la risoluzione delle questioni politiche interne nelle ex repubbliche URSS, attraverso "rivoluzioni colorate ", attraverso colpi di Stato, attraverso la rimozione di potere incostituzionale. Questo è totalmente inaccettabile. I nostri partner negli Stati Uniti hanno sostenuto coloro che hanno spodestato Yanukovich. ... Sappiamo chi e dove, quando, chi esattamente ha incontrato chi e ha lavorato con coloro che hanno spodestato Yanukovich, come sono stati sostenuti, quanto sono stati pagati, come sono stati addestrati,, in quali paesi, e chi erano questi istruttori. Noi sappiamo tutto. "[1]
 
Alcuni per un momento hanno pensato che il duro discorso anti-russo di Obama fosse solo propaganda, mente in privato fosse pronto per un accordo con Putin. Parlare in un modo e agire in un altro è sempre stato il modus operandi del presidente americano, come lo è per molti politici. Ma Obama resta nelle mani dei neocons.
 
Dove porterà tutto questo? Ci sono molti modi di pensare fuori dagli schemi. E se Putin proponesse di portare i rifugiati siriani - fino a un terzo della popolazione - in Europa, di farli sbarcare in Olanda e in Inghilterra, che sono obbligati in base alle norme Shengen ad accettarli?
 
O se portasse in Russia i migliori specialisti di computer e altra manodopera specializzata per la quale la Siria è rinomata, aggiungendolo al flusso di migranti dalla "democratica" Ucraina?
 
E se i piani congiunti di Iraq, Iran, Siria e Russia di combattere congiuntamente l'ISIS -  l coalizione USA / NATO si è astenuta dall'unirsi - si scontrasse con le truppe statunitensi o con quelle del finanziatore principale dell'ISIL, l'Arabia Saudita?
 
Il gioco è nelle mani dell'America ora. Tutto quello che è stata in grado di fare è brandire la minaccia della "democrazia" come minaccia di colpi di stato per trasformare i paesi recalcitranti in altre Libia, Iraq e Siria.