Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 15 novembre 2015
KENIA, ATTACCO JIHADISTA AL CAMPUS UNIVERSITARIO: "STUDENTI DECAPITATI". 147 MORTI. -
ROMA - «I morti sono 70, i feriti 79, mentre sono oltre 500 gli studenti tratti in salvo, l’operazione è in corso». Difficile immaginare un tweet più agghicciante. Anche perchè lo stesso governo del Kenya teme che la strage jihadista avvenuta ieri, quando il campus studentesco di Garissa è stato attaccato dagli al Shabaab somali. abbia provocato «almeno 50 morti».
Una furia assassina, conclusasi nella notte, che non ha niente di umano. L’università è diventata luogo di sangue e dolore, i terroristi sono entrati sparando alla cieca. Centinaia gli studenti (soprattutto ragazze) rimasti in ostaggio, mentre i fanatici uccidevano senza pietà. «Abbiamo visto alcuni corpi decapitati quando siamo scappati - ha riferito una studentessa scampata all’eccidio, Winnie Njeri -. È stato orribile, loro (gli al Shabaab, ndr) hanno assassinato brutalmente molte persone». Omar Ibrahim, un altro studente dell'Università, ha invece raccontato di avere visto diversi corpi sfigurati dagli assalitori: »Sono stato salvato dalle forze dell'ordine e ho visto molti cadaveri, alcuni senza la testa. Non riesco a capire come un essere umano possa compiere gesti simili».
L'intelligence kenyota ha diffuso la foto della presunta mente dell’attacco, avvenuto lo scorso 9 aprile. C’è una taglia di 20 milioni di scellini (poco meno di 200mila euro) per chiunque abbia informazioni utili alla cattura di Mohamed Dulyadin. «Quattro terroristi sono stati neutralizzati da parte delle forze della sicurezza», ha scritto su Twitter il ministro dell’Interno kenyano, Joseph Nkaissery. Il campus di Garissa ospitava «815 studenti e circa 60 insegnanti». Il rischio è che i tragici numeri dell’attacco anti-cristani (forse 50 ancora quelli in ostaggio) possano aumentare ancora.
http://www.leggo.it/NEWS/ESTERI/kenia_assalto_college_nairobi_studenti_ostaggio/notizie/1274715.shtml
COME SAPREMO SE E’ UNA FALSE FLAG. - Maurizio Blondet
Lo dicevano dal 2 ottobre.
“Un 11 septembre à la française” era stato ampiamente profetizzato da settimane dai servizi. Ora, sapremo se la strage di Parigi è un “false flag” come l’11 Settembre, fatto apposta per innescare una guerra senza fine “al terrorismo” – il terrorismo che gli Usa addestrano, i sauditi pagano e i turchi ricoverano contro la Siria –
se la lezione che Hollande, la NATO, gli Usa trarranno dalla strage sarà:
L’Occidente deve intervenire in Siria con tutte le forze militari allo scopo di rovesciare Assad, perché altrimenti i jihadisti diventeranno sempre più forti e meno moderati. La distruzione di Assad è la soluzione, altrimenti l’ISIS non si può vincere. Dovevamo già farlo nel 2012, ce l’ha impedito Obama vacillando….
Non sarà un false flag se la conclusione che gli stati occidentali sarà invece la seguente:
“Noi occidentali dobbiamo piantarla di reclutare, pagare, armare ed addestrare i jihadisti. Lo stiamo facendo dalla guerra antisovietica in Afghanistan, dove la Cia ha reclutato in un decennio (1982-92) 35 mila terroristi da 43 paesi: allora la formazione si chiamava Al Qaeda. Venendo ai giorni nostri: contro la Siria, fin dal 2011 – attestò allora DEBKA File – fu lanciata “una campagna per arruolare volontari islamici per combattere a fianco dei ribelli siriani. L’esercito turco li alloggerà, li addestrarà e assicurerà il loro passaggio in Siria” (DEBKA file, NATO to give rebels anti-tank weapons, August 14, 2011.)”
La Turchia, è il caso di ricordare, è membro della NATO. L’ISIS nasce da una costola di Al Qaeda per riconquistare la Siria all’islamismo wahabita, e poi viene esteso all’Irak per riprendere l’area sunnita. In Siria ci sono con i terroristi corpi speciali inglesi; gli Usa conducono contro l’ISIS bombardamenti che sono in realtà lanci di rifornimenti. Ankara mantiene i suoi terroristi per creare una zona-cuscinetto in Siria, che intende poi inglobare allo stato turco: una Crimea ottomana. L’Occidente vuole sloggiare la flotta russa dalla sua unica base in Mediterraneo; vuole liberare territorio per costruire il gasdotto tra il Katar e la Turchia onde sostituire le forniture energetiche russe all’Europa. Per questo l’Occidente aiuta e soccorre i terroristi islamici.
Quanto a Parigi, ha fornito armamenti ai “ribelli” jihadisti libici anti-gheddafi, affiliati ad Al Qaeda e che poi hanno millantato la loro adesione al Califfato.
Ha fornito copertura aerea ai terroristi mentre avanzavano compiendo atrocità. Nel 2012, Hollande ardeva dalla voglia di mandare caccia ed armati in Siria ad abbattere Assad e, quindi, insediare al potere i terroristi islamici wahabiti, insieme all’Arabia Saudita e alla Turchia. Fu architettato un false flag – “Assad stermina coi gas il suo stesso popolo” come pretesto all’intervento. Il presidente Obama per motivi mai ben chiariti esitò, si ritirò (disse che aveva bisogno dell’approvazione del Congresso) sicché l’invasione occidentale contro la Siria restò sospesa. Ed è restata sospesa ancor oggi. Sospesa, non cancellata.
Nel 2013, la Francia e la Gran Bretagna fecero sforzi straordinari perchè l’Unione Europea togliesse un (presunto) embargo sulle armi da far giungere ai ribelli terroristi islamisti: hanno avuto successo, l’Europa ha consentito, le armi arrivano ai ribelli terroristi ed hanno prolungato la strage in Siria di altri due anni.
Adesso, nelle ore dell’eccidio a Parigi, Obama è apparso in tv a fare il discorso delle grandi occasioni, del nuovo 11 Settembre. Promettendo l’intervento a fianco dei francesi:
“Abbiamo sempre potuto contare sul popolo di Francia al nostro fianco. Sono stati un partner straordinario nell’antiterrorismo, e noi intendiamo essere con loro in questo frangente”.
In realtà, questo stare “spalla a spalla” ha avuto qualche eccezione. Nell’autunno 2014, un drone Usa aveva preso di mira ed ucciso un jihadista francese combattente presso Aleppo.
Non era nemmeno un musulmano, si chiamava David Drugeon, ma era sicuramente ben addestrato nei corpi speciali francesi, tanto che era diventato il capo di un gruppo di qaedisti chiamato Khorassan. Agli americani non piaceva come Drugeon faceva il terrorista per conto di Parigi. C’è voluta anche la strage di Charlie per portare la Francia in linea nella “guerra al terrorismo” senza troppa autonomia.
Adesso l’attacco “dell’ISIS” ai parigini – classica strategia della tensione – può avere anche il senso di una punizione: per il fatto che Hollande, appoggiato da Juncker, ha alzato la voce contro le sanzioni europee a Mosca, ventilando che andrebbero tolte? Chissà. Invece è certo che la orribile tragedia è stata profetizzata.
Su Paris Match del 2 ottobre un giudice Trévédic profetava: “Gli attentati in Francia saranno di una scala paragonabile all’11 Settembre”. Le Nouvel Observateur: “I servizi temono un 11 Settembre francese”.
Se questa tragedia è stata chiamata in anticipo “Un 11 Settembre”, vuol dire che ci attendono altri 15 anni di “guerra globale al terrorismo”. Eventualmente anche contro la Russia, la sola che – con Assad – sta davvero cercando di eliminare il terrorismo islamico. Se traessimo la lezione giusta, ci affiancheremmo alla Russia. Invece volete scommettere che non avverrà?
Infine:
Se non fosse un false flag, già si eleverebbe il grido: Basta col lasciar passare centinaia di migliaia di “profughi” cosiddetti “siriani”, quasi tutti maschi e giovani in età militare, alle frontiere orientali d’Europa! Fra di loro ci sono certamente jihadisti, aspiranti jihadisti, wahabiti tagliagole. Che stiamo facendo?
Ora, dai media almeno, questo grido non si alza. Strano. Che lezione stiamo traendo dalla strage di Parigi?
E ADESSO LA GUERRA E’ ARRIVATA IN EUROPA. - Giulietto Chiesa
L'avevamo pronosticato. Adesso si vede meglio cosa significa. Tutta la vita politica europea sarà sconvolta per sempre. Non ci sarà possibilità di difesa per le classi sfruttate, subalterne. Ogni momento della vita collettiva sarà rubricato come problema di ordine pubblico. Controlli generalizzati in nome della difesa contro il terrorismo. La nostra vita diverrà un eterno passaggio attraverso un metal detector.
Politici e giornalisti, che ripetono le favole che si sono raccontate e ci hanno raccontato, sono nella più grande confusione.
Adesso si vede l'importanza di avere, o di non avere, una televisione che organizzi la difesa delle grandi masse.
Ed è solo l'inizio. La Russia, con il suo intervento in Siria, ha cambiato il quadro politico mondiale. Il piano di ridisegnare la mappa medio-orientale è fallito. Daesh è, di fatto, sconfitta là dov'è nata. Dunque i suoi manovratori spostano l'offensiva in Europa.
Obiettivo chiarissimo: terrorizzare l'Europa e costringerla sotto l'ombrello americano. A mettere a posto la Russia penserà Washington. Del resto l'Airbus abbattuto nel Sinai, in termini di sangue russo innocente, è equivalso al massacro parigino. E non ce ne eravamo accolti.
Germania e Francia (il match di calcio) sono nuovamente avvertite. E, con loro, Merkel e Hollande. I due leader europei che stavano cambiando rotta per uscire dal cappio americano sono avvertiti.
Il panico successivo avvertirà tutti i minori, gli altri, anche noi, anche Atene, Lisbona, Londra, Roma. Che guardano la tv per vedere cosa dice Obama, mentre i loro leader (Renzi) non sanno andare in tv loro stessi a raccontare cosa accade. Anche in questo si vede come siamo già sudditi del Grande Fratello.
Chi sono i manovratori? Il giudizio non cambia: l'ISIS è creatura di una Spectre composta da pezzi di Occidente e petromonarchie del Golfo. Qualcuno la guida, ed è molto potente, carico di denaro e di armi. Il fanatismo è la sua facciata. Ma non spiega la sua "intelligence".
Fonte: www.facebook.com
Link: https://www.facebook.com/giuliettochiesa/posts/10153608154085269
14.11.2015
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15834
PARIGI: CUI PRODEST ? - PEPE ESCOBAR
Non ci sono prove che sia un false flag – per ora. Ciò che sembra provato è che Daesh è in grado di portare avanti missioni avanzate con legami importanti.
Scorrendo centinaia di report ho trovato un cittadino danese che descriveva uno degli assalitori di un caffè parigino: ultra professionale, vestito di nero da capo e piedi e incappucciato, AK47, molto ben addestrato. Non sono i soliti bombaroli in mutande di Al-Zawahiri, sono killer professionisti. Questi ha lasciato la scena del crimine indisturbato e al contrario di quanto dice la polizia fracese, potrebbe non essere stato catturato. Non indossava giubbotto suicida.
L’intel francese giura di stare monitorando almeno 200 cittadini rientrati dal “Siraq”. Un lavoro mediocre. Parigi scoppia di polizia. La mente fatica a credere ad almeno 8 jihadisti che si aggirano di venerdì sera vestiti come killer professionisti.
Per me, questa è anche una questione personale. La jihad è venuta dalle mia parti a Parigi. L’ho lasciata la settimana scorsa per il mio solito viaggio in Asia. Mi sono sempre preso gioco di Fox News descrivendo il mio quartiere come una zona “no-go” – ovviamente per ragioni stupide/sbagliate.
Hanno scelto un piccolo ristorante cambogiano, economico e confortevole, dove gli habitué sono giovani ed abbastanza alternativi. Ciò significa che il quartiere è stato selezionato con attenzione per mesi.
Hanno scelto un mix di luoghi molto simbolici.
C’è una partita Francia-Germania alla quale assiste il Presidente in uno stadio in cui le barriere – etniche e religiose – si dissolvono, un vero simbolo di multiculturalismo.
C’è una performance di una band statunitense in una sala concerti piena di giovani.
C’è un caffè qualsiasi, alla moda, nel secolare quartiere giovane e alternativo tra il decimo e l’undicesimo arrondissemen,.
Questo punta ad uno spettro concettuale calibrato – attentamente selezionato da membri francesi, probabilmente quelli rientrati dal “Siraq”.
Ciò indica anche un madornale fallimento dell’intelligence francese e del Ministro degli Interni.
Ci sono così tante ragioni accumulate negli anni per una vendetta: discriminazione esplicita ed implicita contro i Musulmani, che li ha portati ad essere considerati cittadini di seconda fascia, l’appoggio francese ai “ribelli moderati”, le guerre di Sarko I e del Gen. Hollande in Libia e Mali, i minimi bombardamenti in Siria, la Francia sostenitrice della NATO.
Il timing: fondamentale. Giusto in seguito all’annuncio USA/GB della “possibile” uccisione di Jihad John e una manciata di ore prima che il tavolo di Vienna potesse diramare una lista dei 10 maggiori terroristi in Siria (oggetto del mio articolo su Asia Times).
Chi ne trae vantaggio?
Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a pepeasia@yahoo.com.
Fonte: https://www.facebook.com
Link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10153695810626678&set=a.10150294029661678.381794.775051677&type=3&__mref=message_bubble
14.11.2015
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l'autore della traduzione FA RANCO
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15836