Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
giovedì 26 novembre 2015
In due fanno 10 partiti in 3 anni Il capogruppo e la rottamazione. - Accursio Sabella
Nessuna delle due aspiranti guide del gruppo parlamentare è stata eletta nelle liste dei democratici. Il deputato catanese ha già ricoperto quel ruolo con Articolo 4, la collega ha cambiato casacca sette volte. Entrambi sono arrivati tra i Dem dopo la "Leopolda sicula" che ha abbracciato ex democristiani, cuffariani, lombardiani sul carro di Matteo Renzi. Nella foto Alice Anselmo e Luca Sammartino.
Chi è Alice Anselmo (leggi).
Chi è Luca Sammartino (leggi).
PALERMO - Dieci partiti in tre anni. Questo il patrimonio portato in dote dai due aspiranti capigruppo all'Ars del Partito democratico. Esempi freschissimi di quella rottamazione che tanto sa di trasformismo, di vecchia politica. Nonostante i volti giovani di Luca Sammartino (tre gruppi diversi in tre anni) e Alice Anselmo (addirittura sette i cambi di casacca). Saranno loro, nei prossimi giorni, a giocarsi la guida del gruppo parlamentare più numeroso di Sala d'Ercole. Quello che è espressione del più grande partito di maggioranza, di cui fa parte anche il presidente della Regione Rosario Crocetta.
Ad accompagnare quelle candidature, una filastrocca: Megafono e Territorio, Udc e Drs, Articolo 4 e Pd. Questi i “marchi” appiccicati sulla recentissima carriera politica dei due aspiranti capigruppo democratici. Che non sono stati eletti col Pd. Anzi, nel caso di Luca Sammartino, c'è persino un precedente non così frequente: la guida già in questa legislatura e meno di un anno fa, addirittura di un altro gruppo, quello di Articolo 4. Una formazione politica voluta da Lino Leanza e che ha inglobato ex centristi ed ex esponenti di ciò che fu il centrodestra.
Un gruppo che alla fine si sfalderà, dando vita a Sicilia democratica. Mentre i reduci di Articolo 4 confluiranno nel Pd, accompagnati dalla liturgia della rottamazione. Che ha trovato il proprio luogo sacro nella Leopolda Sicula voluta da Davide Faraone. La manifestazione in occasione della quale è stato benedetto l'approdo nel Pd, appunto, di Sammartino e Anselmo. Il primo, eletto con l'Udc, come detto, è passato anche da Articolo 4 prima di arrivare tra i democratici.
Più variopinta l'esperienza di Alice Anselmo: eletta nel listino di Rosario Crocetta ha poi girovagato un po' tra i gruppi di Sala d'Ercole: Megafono, Territorio, Misto, Drs, Udc, Articolo 4 e appunto Pd. In meno di tre anni. Un record. Ma in occasione della Leopolda Sicula, il Pd abbracciava anche Paolo Ruggirello, deputato trapanese eletto addirittura con la Lista Musumeci e transitato da Articolo 4. Per lui in passato esperienze anche nell'Mpa e persino nel fantomatico Mir di Samorì. Insieme a lui, arrivava nel Pd Valeria Sudano che ancora oggi si definisce orgogliosamente cuffariana. E come darle torto? Nipote di Mimmo Sudano storico leader della Dc catanese, la giovane Valeria è stata eletta tra le fila del Pid-Cantiere popolare di Saverio Romano. Quello, insomma, dei “fedelissimi” cuffariani dopo la scissione con l'Udc. Poi anche per lei il transito sul treno di Articolo 4, e l'arrivo nel Pd. Storia simile a quella di Pippo Nicotra, un passato nell'Mpa , che ai microfoni di “Presa diretta” ammetteva: “Questo Pd somiglia tanto alla Dc”.
Non sono entrati nel partito, ma certamente gli esponenti di Sicilia Futura, formazione politica voluta da Totò Cardinale, compongono quello che è un satellite dell'area renziana del Pd. Al punto da considerare, nei giorni caldi del rimpasto, il proprio assessore uno dei rappresentanti di quell'area. Nel movimento che ha sposato gli ideali della rottamazione, ecco Totò Lentini eletto con l'Udc e un passato nell'Mpa, e reduce da una “guerra” con gli ex compagni di Sicilia democratica, ecco Totò Cascio anche lui ex cuffariano proveniente dalla stessa provincia (Agrigento) dell'ex governatore, c'è Salvo Lo Giudice eletto con la Lista Musumeci e capace di cambiare quattro partiti in meno di due anni, c'è Michele Cimino ex Pdl, ex Grande sud e persino ex assessore di Raffaele Lombardo, ed Edy Tamajo, anche lui proveniente dal partito sudista di Micciché. Addirittura sindaco di Forza Italia fu invece il ragusano Nello Dipasquale giunto dal Megafono e dal gruppo “Territorio”. Tutti hanno sposato la rottamazione. Tramite il “nulla osta” del gran cerimoniere di questo travaso politico, cioè Davide Faraone.
Ed è proprio il sottosegretario a spingere Luca Sammartino verso la guida del gruppo Pd. Un pressing fortissimo, quello dei renziani. Così forte da fermare tutto. Persino i lavori dell'Assemblea regionale. Perché anche per la scelta del capogruppo, il partito-guida della maggioranza ha finito per litigare, dividersi, andare allo scontro tra l'area appunto che fa capo a Faraone e quella dei cosiddetti “ex cuperliani”.
Che ieri, in una lunga riunione notturna, hanno deciso di mettersi di traverso. Sebbene non potessero contare sulla forza dei numeri. Perché la “geografia” del partito, in questa gara verso la guida del gruppo, non è secondaria. Sono dieci infatti i deputati che possono definirsi “renziani”, a questi vanno aggiunti i tre riferibili a Giuseppe Lupo e comunque vicini a quell'area. Autonomi per diversi motivi il governatore Crocetta e il deputato Franco Rinaldi, resta il “gruppone” fatto di nove deputati ex cuperliani, giovani e meno giovani turchi. Ieri a Sammartino servivano 16 voti alla prima votazione e 12 alla seconda. Quei voti non sono arrivati. Anzi, l'area, diciamo così, avversaria, avendo preso atto dell'impossibilità di strappare ai renziani il capogruppo ha avanzato la propria contro-proposta: dateci un altro nome, quello di una donna. Una “mossa” utile a stoppare l'aut-aut di Faraone, ma anche a spaccare i renziani. E così è stato. Il nome di Alice Anselmo, alla seconda votazione, ha fatto persino calare le preferenze per Sammartino. E adesso l'elezione a capogruppo del deputato catanese è tutto fuorché scontata. Il Pd si rivedrà nei prossimi giorni. Ma non ha ancora fissato una data.
Nel frattempo, in attesa che i renziani e tutti gli altri si mettessero d'accordo, l'Ars si è fermata. Ed è ferma da una settimana. Visto che all'ordine del giorno è previsto il rinnovo delle commissioni parlamentari. Una partita che passa anche dalla vicenda del capogruppo. Solo dopo aver scelto questa figura, si potrà pensare alle altre. Anche se adesso i ritardi rischiano di creare un nuovo conflitto tra i democratici. Perché il presidente Giovanni Ardizzone ha previsto la votazione per le commissioni già domani alle 12. “Il rinnovo delle Commissioni – ha ammonito oggi il presidente dell''Ars Ardizzone - è ormai un atto non più differibile, che richiede, per mantenere il prestigio del Parlamento stesso, la massima condivisione di tutte le forze politiche, pur nella normale dialettica tra maggioranza e opposizione. Ulteriori ritardi nella piena operatività delle Commissioni non saranno giustificabili di fronte ai siciliani”. Ma in Sicilia la rottamazione ha bisogno dei suoi tempi.
http://livesicilia.it/2015/11/25/sammartino-e-anselmo-dieci-partiti-in-tre-anni-il-capogruppo-pd-ai-tempi-della-rottamazione_689467/
10 BEVANDE CALDE PER L’AUTUNNO E L’INVERNO. - Francesca Biagioli
Nelle stagioni più fredde può essere utile e soprattutto piacevole preparare alcune bevande calde ma allo stesso tempo gustose per tirarsi un po' su anche nelle giornate più difficili e perfette da bere in compagnia degli amici.
Ecco allora 10 bevande calde per l’autunno e l’inverno:
1) CIOCCOLATA CALDA AL PEPERONCINO
Questa cioccolata calda, che vi proponiamo aromatizzata al peperoncino, può naturalmente essere fatta anche nella versione semplice oppure arricchita utilizzando altre spezie come ad esempio la cannella. Gli ingredienti necessari sono latte vegetale (ad esempio riso o soia), cioccolato fondente, cacao amaro in polvere, amido di mais, fecola di patate o farina di riso, un pizzico di peperoncino in polvere, zucchero di canna o altro dolcificante. QUI potete leggere il procedimento dettagliato per preparare la vostra cioccolata calda, nelle diverse varianti.
2) PUNCH
Un po’ come per la cioccolata, anche per la ricetta del punch si possono sperimentare diverse varianti a seconda dei gusti. Quella inglese tradizionale prevede l’utilizzo di 5 ingredienti: tè, zucchero, cannella, limone e acquavite (oppure acqua bollente, succo di limone, rhum delle Antille, spirito di noce moscata e arak, un distillato di vino di riso originario dell'Indonesia). Scoprite QUI come preparare il vostro punch.
3) VIN BRULE’
Molto amato e gradito in autunno e in inverno è il vin brulé un vino caldo rosso aromatizzato con alcune spezie e dolcificato con zucchero. Anche in questo caso ci sono alcune varianti a seconda che si utilizzino ghiodi di garofano, cannella, noce moscata, cardamomo o altre spezie. QUI una ricetta che potete seguire.
4) SIDRO DI MELE CALDO
Tanti conoscono il sidro di mele nella versione fredda ma pochi l’hanno provato in quella calda. Per prepararlo servono: una bustina di tè verde o di tè nero, 1/2 limone, timo, cannella, anice stellato e fettine di limone per guarnire, 30 grammi di sidro di mele, 45 grammi di whisky. La preparazione è semplice, basta versare in una tazza dell'acqua bollente con una bustina di tè, lasciando dello spazio sufficiente per aggiungere il whisky e il sidro. Dopo aver aggiunto tutti gli ingredienti, guarnite e bevete ancora caldo.
5) TISANA ALLO ZENZERO E LIMONE
Sono tante le tisane perfette per l’autunno-inverno, vi suggeriamo però di non far mancare mai a casa vostra una radice di zenzero per preparare un decotto buono e utile a prevenire il raffreddore. Lasciate sobbollire per 10 minuti una fettina di zenzero fresco in 350 millilitri d'acqua. Lasciate intiepidire, filtrate e aggiungete due cucchiai di succo di limone. Una volta che avrete in casa questa spezia potrete utilizzare anche per molte altre ricette. QUI qualche idea.
6) IRISH COFFEE
Chi è in cerca di una bevanda forte può provare l’Irish Coffee, tipico irlandese, fatto con caffè caldo corretto al whisky, panna montata e zucchero. Preparate un caffè lungo, dolcificatelo con un cucchiaino di zucchero di canna, aggiungete un bicchierino di whisky e della panna montata (per la versione vegan occorre ovviamente procurarsi della panna da montare 100% vegetale).
7) ERBA MATE
Una bevanda energizzante tipica del Sudamerica è l’Erba Mate che sembra aiuti anche a perdere peso oltre ad avere altri benefici. Può essere preparata come un normale tè, semplicemente lasciando in infusione per alcuni minuti le foglie in acqua bollente e filtrando subito dopo. Se si vuole seguire la tradizione però, sarà necessario avere a propria disposizione uno speciale recipiente, detto mate o matero, ed un'apposita cannuccia, la bombilla. Scoprite tutto sull’Erba Mate QUI.
8) GLOGG
Il Glogg è una bevanda calda tipica della Svezia a base di vino e spezie, un alternativa al più conosciuto vin brulè. Nei paesi nordici si beve soprattutto nel periodo natalizio ma è adatta a tutto il periodo invernale grazie al potere riscaldante dato dalle spezie e dall’alcool. QUI la ricetta.
9) TISANA DI NATALE
Per preparare una tisana di Natale, dal potere riscaldante ma che sia anche digestiva (utile quindi in caso di abbuffate), portate ad ebollizione 250 millilitri d'acqua aggiungendo 2 cucchiaini di karkadè, una piccola stecca di cannella, 1 cucchiaino di semi di finocchio, 1 cucchiaino di malva e 1 cucchiaino di fiori di camomilla. Lasciate sobbollire per 10 minuti, filtrate e servite.
10) ZABAIONE CALDO
Questa ricetta è un mix tra una bevanda e un dolce al cucchiaio. Caldo e gratificante al palato si tratta dello zabaione caldo ma in versione vegetale quindi senza l’utilizzo di uova e latte vaccino. Gli ingredienti necessari sono latte di soia alla vaniglia, amido di mais o riso, malto (dolcificante), marsala, curcuma e un pizzico di sale. QUI la ricetta.
Ordine francescano e speculazioni finanziarie: investiti 50 milioni in resort e hotel di lusso in Africa e in Medio Oriente. - Antonio Massari
Tre frati di san Francesco avevano affidato a un faccendiere il tesoretto per ottenere il 13,5% di interessi, che però non sono mai arrivati. E i soldi sono andati in fumo. Quattro gli indagati nelle inchieste che si svolgono in Italia e Svizzera e che sono partite dopo la denuncia dei nuovi vertici dell'ordine.
I soldi destinati alle opere religiose si sono trasformati in resort di lusso sparsi tra l’Africa e il Medio Oriente. Non solo. I frati li avevano affidati a un faccendiere – parliamo di circa 50 milioni di euro – per pura speculazione: intendevano ricavarne il 13,5 per cento di interessi. Ma nulla è andato secondo i programmi. Anzi. Ieri mattina tre frati e un faccendiere sono stati perquisiti, le indagini si svolgono in Italia e in Svizzera, sono stati eseguiti sequestri per 5 milioni di euro. E soprattutto: le operazioni svolte ieri dalla Guardia di finanza e dalla Polizia elvetica portano in calce la firma simbolica di Papa Francesco. Il motivo è semplice: perquisizioni e indagini nascono proprio dalla denuncia dell’ordine francescano e, per la precisione, dai vertici attuali della Casa Generalizia, della Provincia Lombarda e della Conferenza dei ministri provinciali dell’ordine.
In altre parole: sono stati gli uomini vicini al Papa a denunciare l’ammanco di ben 49,5 milioni di euro dalle casse degli enti religiosi e a mettere la procura di Milano sulle tracce degli indagati.Parliamo dell’ex economo della curia generalizia dei frati minori, frate Giancarlo Lati, del suo omologo nella Provincia Lombarda, frate Renato Beretta, e infine dell’economo della Conferenza dei ministri provinciali, frate Clemente Moriggi. I tre sono accusati di concorso in appropriazione indebita. Secondo l’accusa – sostenuta dai pm di Milano Adriano Scudieri, Sergio Spadaro e Alessia Miele – hanno trasferito milioni di euro, senza alcuna autorizzazione e per di più violando le finalità religiose, nelle casse di Leonida Rossi, nato in Italia e residente in Kenya. L’obiettivo – davvero poco francescano – era quello di ottenere una speculazione del 13,5 per cento sulle somme in questione. Rossi è il quarto indagato: è accusato, infatti, di aver impiegato denaro di provenienza illecita. L’uomo, secondo quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, nella notte tra ieri e oggi si è ucciso, impiccandosi nella sua villa.
Ma c’è dell’altro. I frati infatti, puntando a ottenere il 13,5 per cento di interessi sui milioni in questione, non si sono affidati a una banca o a un mediatore finanziario. Rossi risulta amministratore unico della Anycom srl, di cui detiene il 95 per cento, in società con Denise Denoyelle (non indagata, ndr). L’oggetto sociale della Anycom srl è piuttosto generico: “Importazione, esportazione, commercio di prodotti e manufatti ogni genere. Assunzione di partecipazioni in altre società”. Insomma, i tre frati affidano decine di milioni di euro a un uomo che si occupa, sulla carta, di import export. E infatti, non avendo alcun titolo per raccogliere denaro ed esercitare il credito, Rossi è anche indagato per aver svolto abusivamente un’attività finanziaria. Il faccendiere depositava il denaro sui suoi conti personali, a Lugano, nella filiale della Credit Suisse.
L’operazione inizia nel 2007 e, secondo l’accusa, Rossi non ha mai restituito la gran parte dei soldi che i frati gli hanno affidato. Il denaro prende altre vie. Decine di milioni, destinati alle finalità religiose, vengono utilizzati per realizzare resort, alberghi, villaggi turistici in mezzo mondo. Rossi li reinveste per realizzare strutture turistiche tra l’Africa e il Medio Oriente. I frati provano a richiedere gli interessi pattuiti e la somma versata ma, a partire dal 2011, non vedono più un centesimo. Non solo. Lo scorso anno Rossi avrebbe ammesso di non essere più in grado di restituire nulla. Eppure nel frattempo – tra il 2010 e il 2012 – il faccendiere riesce a incassare altri 680mila euro, questa volta non dai frati francescani, ma dall’Opera don Bosco per le missioni. E tutto questo potrebbe essere soltanto il filo iniziale della matassa, che potrebbe essere ben più complessa, considerato che gli investigatori sospettano altri flussi di denaro verso le casse della Fortis Bank. Le indagini della procura di Milano e della Guardia di finanza sembrano solo all’inizio. Di certo c’è che i nuovi vertici dell’Ordine francescano, da tempo sull’orlo del crac finanziario, hanno denunciato le irregolarità avvenute dal 2007 al 2014. Le loro testimonianze sono risultate fondamentali per avviare l’inchiesta. È altrettanto certo, secondo gli investigatori, che la vicenda riguardi anche altri ordini religiosi, come i missionari dell’Opera don Bosco. Infine, non risulta che, tra le opere caritatevoli, san Francesco avesse messo al primo posto un tasso d’interessi del 13,5 per cento o la realizzazione di villaggi turistici. Ma questa è una certezza che non riguarda soltanto il diritto penale.
Legge Stabilità, Boeri: “Con taglio spese informatiche pubblica amministrazione Inps non potrà lavorare”.
L'allarme del numero uno dell'istituto: "Rischiamo di non poter accendere le macchine e erogare i servizi" e "sarà indebolito il contrasto all'evasione". L'economista ha anche detto che la riduzione del 50% della spesa corrente prevista dal maxiemendamento approvato dal Senato "viene da una proposta di Ibm per Confindustria".
La maggior parte delle spese informatiche dell’Inps sono “incomprimibili“. Di conseguenza il taglio del 50% della spesa corrente previsto dalla legge di Stabilità renderà “impossibile” per l’istituto di svolgere le proprie funzioni. Non solo: “Rischia di indebolire il contrasto all’evasione“. A lanciare l’allarme è stato il presidente Tito Boeri nel corso di un’audizione alla Camera. Ma l’economista ha anche messo sul tavolo un’accusa ulteriore: “Questi provvedimenti vengono da una proposta di Ibm per Confindustria di novembre di quest’anno e arrivano all’ultimo secondo in Stabilità”. Il cofondatore de lavoce.info, che ha già avuto modo di criticare la manovra perché sulle pensioni “fa interventi selettivi” e “crea asimmetrie”, ha definito “grave” la decisione del governo.
“Pensavamo ad una svista, ma poi l’intervento è stato confermato con il maxiemendamento” su cui il Senato ha votato la fiducia venerdì scorso. In base al quale l’obiettivo andrà raggiunto in tre anni, non uno come nella prima versione, sarà limitato alla “spesa corrente” e non riguarderà i canoni dei servizi di connettività, cioè per esempio l’accesso alla banda larga. Un ripensamento non solo insufficiente (la norma resta “distorsiva e penalizzante”) ma dietro al quale l’economista ha ipotizzato ci sia uno specifico interesse: l’esclusione delle spese in conto capitale e di quelle effettuate tramite la centrale acquisti Consip permetterà infatti di continuare a comprare nuovo hardware, ma andrà scapito di “manutenzione, licenze d’uso, connettività della fonia e sicurezza“. Ne farà le spese anche, si fa notare dall’entourage di Boeri, “il personale tecnico informatico che gestisce servizi come La mia pensione, che permette di simulare quale sarà l’ammontare del futuro assegno”.
L’economista ha spiegato che su 350 milioni di spesa corrente 198 sono appunto “incomprimibili”. “Sono spese necessarie al funzionamento del sistema Inps e a fornire i servizi dell’istituto”, ha continuato il professore. “In questo modo – ha detto – rischiamo di non poter accendere le macchine e erogare i servizi. È un intervento draconiano. Mi auguro che su questa decisione si torni indietro. Dal taglio sono esonerati il ministero dell’Economia e le agenzie fiscali nell’ottica della lotta all’evasione, lotta che fa anche l’Inps: si pensi che ci sono 208 milioni di linee di codice casellario” con “17 milioni di posizioni attive, 15 milioni per i lavoratori dipendenti, 25 milioni di lavoratori attivi. Queste banche dati sono fondamentali”. Insomma, “questa norma che resta nel maxi emendamento potrebbe fortemente penalizzare il lavoro per il contrasto evasione fiscale e contributiva“.
Il presidente Inps ha ricordato che le banche dati richiedono una manutenzione costante e, rispondendo a un’osservazione di un membro della Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria, si è detto contrario a trasferirle fuori dall’istituto. No al “disegno privatistico”, ha chiuso le porte Boeri, perché “si tratta di patrimonio che deve esser messo a disposizione” ed “è per questo che abbiamo siglato convenzioni con altri enti della Pa”: “La direzione di marcia deve essere la messa in rete dei dati. Il principio per cui si deve trasferire tutto al di fuori è pericoloso” e “non ci sembra la formula più efficiente”. Inoltre “è molto importante che le banche dati e l’attività ispettiva siano molto intrecciati tra loro”.
L’attacco di Boeri arriva a poche settimane dalla pubblicazione sul sito dell’Inps della proposta di legge per una riforma complessiva del sistema previdenziale e assistenziale. Proposta che era stata già girata all’esecutivo la scorsa estate, ma è rimasta inascoltata. E, una volta diffusa nella sua completezza, ha immediatamente scatenato polemiche perché prevede tra l’altro penalizzazioni per 250mila pensionati i cui assegni non sono giustificati dai contributi versati e una sforbiciata pure per i vitalizi dei politici.