(Scritta trovata su un muro ad Auschwitz)
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 27 gennaio 2016
Expo 2015, Sala: “Non sapevo dell’appalto dato da Fiera all’architetto De Lucchi”. Ma i documenti lo smentiscono. - Luigi Franco
Il candidato alle primarie del centrosinistra per il Comune di Milano dice a Repubblica: "Nel caso di quell'appalto non avevamo fatto alcun nome". Il Corriere, però, pubblica un atto firmato dall'ad di Expo in cui è dimostrato l'esatto contrario. Ilfattoquotidiano.it, inoltre, ha scoperto che il professionista (lo stesso che ha ristrutturato la villa al mare di Sala) ha eseguito altri incarichi per l’esposizione universale: ecco quali.
Giuseppe Sala ce la mette tutta per rendere la sua posizione sempre più indifendibile. “Non sapevo dell’affidamento di Fiera, o certamente non lo ricordavo”, dice in un’intervista a Repubblica riguardo all’incarico per gli allestimenti del padiglione Zero e dell’Expo Center, curati da Michele De Lucchi. Lo stesso architetto che il manager ha fatto lavorare nella sua villa al mare di Zoagli (Genova). “Nel caso dell’appalto dato da Fiera, non avevamo fatto alcun nome”, aggiunge l’amministratore delegato di Expo e candidato alle primarie milanesi del centrosinistra. Peccato che nello stesso giorno il Corriere citi un documento in cui Expo il nome di De Lucchi a Fiera lo fa, eccome. E l’atto è firmato dallo stesso Sala: un’integrazione alla convenzione con cui Expo incarica Fiera della realizzazione degli allestimenti, in cui nero su bianco si premette che “al fine di procedere ad affidare la progettazione del Padiglione Zero, Expo spa ha acquisito una soluzione ideativa dall’architetto Michele De Lucchi”. Una premessa che legittimerà Fiera a dare il lavoro a De Lucchi, senza gara e per quasi 500mila euro più Iva, in modo da garantire la “continuità” con il professionista che si è già occupato del concept del padiglione per 110mila euro, questa volta su incarico di Expo, ma sempre senza gara.
Nulla che Sala abbia raccontato a Repubblica. O che abbia detto nella conferenza stampa di mercoledì, da lui stesso convocata per dare i suoi chiarimenti sui lavori eseguiti da De Lucchi nella villa al mare, ovvero il progetto “di una parte degli interni e delle finiture esterne della casa”. Per una parcella da 70mila euro più Iva. Ma la lista delle omissioni di Sala non si ferma qui. Ilfattoquotidiano.it ha scoperto infatti che l’architetto ha eseguito altri incarichi per l’esposizione universale. Ha lavorato per il padiglione di Intesa Sanpaolo, e soprattutto per il progetto della Via d’Acqua Sud, l’appalto affidato alla Maltauro e finito al centro dell’inchiesta che nell’ottobre del 2014 ha portato agli arresti dell’ex vice commissario di Expo Antonio Acerbo e di Domenico Maltauro. Un secondo filone scaturito dalle indagini che qualche mese prima avevano scoperchiato la “cupola degli appalti” di Gianstefano Frigerio e Primo Greganti, facendo finire in carcere Angelo Paris, in quel momento braccio destro di Sala in Expo, ed Enrico Maltauro, l’allora amministratore delegato della società di costruzioni.
Ebbene, tra i consulenti della Malturo che hanno contribuito a disegnare il progetto della Via d’Acqua Sud c’era anche lo studio di De Lucchi. Niente di illecito. Solo che questo Sala non lo ha detto. Anzi, parlando della sua casa a Zoagli, il candidato alle primarie si è preso pure il lusso di scherzare: “Se De Lucchi ha ricevuto 110mila euro per il Padiglione Zero e 70mila da me per una casa, ciò dimostra che sono un bravissimo negoziatore quando si tratta di soldi pubblici e non quando sono i miei”. Una mezza verità. Come detto, l’archistar ha incassato anche 500mila euro per gli allestimenti del padiglione Zero e dell’Expo Center da Fiera Milano. Oltre che altri 59mila euro ricevuti da Expo, per l’ideazione e il concept dell’icona itinerante Agorà.
Somme da aggiungere a quanto fatturato a Intesa Sanpaolo. E a Maltauro, per la consulenza sulla Via d’Acqua Sud, un appalto originariamente affidato per 42,5 milioni di euro, poi scesi a 13 per la riduzione dei lavori decisa in seguito alle proteste dei comitati No Canal. Quanto sia stato il compenso per De Lucchi, ilfattoquotidiano.it lo ha chiesto al suo studio, che però non ha fornito dettagli in quanto tali informazioni “riguardano privati rapporti contrattuali”. Ieri Sala diceva di non avere “niente da nascondere sugli incarichi all’architetto. Ho parlato solo di quelli di Expo Spa, perché è questa la società che amministro”. Resta che l’aspirante sindaco non ha detto tutta la verità. E tra le cose che ha omesso, una riguarda documenti da lui stesso firmati. E l’altra è legata a un appalto che ha già fatto scandalo.
Caso Saguto, indagato per corruzione e concussione anche ex prefetto di Palermo. - Giuseppe Pipitone
Francesca Cannizzo, trasferita a novembre 2015, era già finita nell'inchiesta coordinata dai procuratori aggiunti di Caltanissetta a causa di un fortissimo legame che la lega alla zarina delle misure di prevenzione, al centro di un cerchio magico fatto di favori, prebende e raccomandazioni all'ombra dei beni sequestrati a Cosa nostra.
Nell’inchiesta sulla gestione dei beni sequestrati a Cosa nostra c’è un altro autorevole indagato. L’ex prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, è infatti sospettata di corruzione e concussione in concorso con Silvana Saguto, l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale del capoluogo siciliano, figura principale dell’inchiesta della Procura di Caltanissetta. Cannizzo ha occupato la poltrona più alta della prefettura di Palermo fino al novembre del 2015, quando il ministero dell’Interno aveva provveduto a trasferirla, sostituendola poi con Antonella De Miro. Già prima della formale iscrizione nel registro degli indagati, infatti, il nome dell’ex prefetto era già finito nell’inchiesta coordinata dai procuratori aggiunti di Caltanissetta Lia Sava e Gabriele Paci.
Colpa di un fortissimo legame che lega Cannizzo alla Saguto, la zarina delle misure di prevenzione, al centro di un cerchio magico fatto di favori, prebende e raccomandazioni all’ombra dei beni sequestrati a Cosa nostra. Non è un caso, infatti, se il magistrato sotto inchiesta arriva a festeggiare il suo sessantesimo compleanno a Villa Pajno, residenza ufficiale prefettizia: merito del rapporto strettissimo che la lega al prefetto. A leggere le intercettazioni disposte dai magistrati nisseni, emerge poi come tra le due donne ci sia stato un continuo scambio di favori. Come quando il ricercatore universitario Carmelo Provenzano chiama la Saguto ringraziandola per la segnalazione del suo nome al prefetto di Palermo “quale potenziale commissario del Cara di Mineo”, annotano le fiamme gialle.
“Ti volevo dire che ieri, davanti a me, ha telefonato quella da Roma per chiedere i dati al prefetto”, dice il magistrato a Provenzano, che subito risponde entusiasta: “Mamma mia se è così, prima di festeggiare, un bacio in bocca ti do guarda. Sei una potenza”. In un altra occasione, invece, è la Saguto che chiama un amministratore giudiziario, per una richiesta ben precisa: “Io ti devo chiedere il favore per il prefetto: di quello là da assumere”. “È un inferno”, è invece la lamentela consegnata alle microspie dalla stessa Cannizzo, turbata per il traffico cittadino che le impedisce una puntatina al mare. “Ce ne possiamo fregare dell’inferno se vieni con me, abbiamo la mia macchina, c’è la preferenziale”, risponderà pronta la Saguto, titolare di un’auto blindata con tanto di lampeggiante, che in almeno un’occasione è stata spedita in lavanderia per ritirare “la casacca del prefetto”.
È per meglio indagare sull’effettivo ruolo di Cannizzo che i pm nisseni hanno chiesto sei mesi di proroga delle indagini. Ma non solo. Gli inquirenti vogliono anche approfondire i rapporti tra l’ex zarina delle misure di prevenzione e l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, asso pigliatutto delle amministrazioni giudiziarie. Il legale, negli anni, ha accumulato decine di incarichi, tutti conferiti dalla sezione misure di prevenzione e retribuiti con compensi milionari. Nello stesso periodo, lo studio legale Cappellano Seminara si è avvalso delle preziosissime consulenze, pagate con cifre a cinque zeri, dell’ingegner Lorenzo Caramma, che – manco a farlo apposta – è il marito della Saguto.