Il rischio concreto è che vengano iscritti nel registro degli indagati l’ex presidente Lorenzo Rosi e i due ex vicepresidenti Alfredo Berni e Pierluigi Boschi,
padre della ministra per le Riforme Maria Elena.
La decisione del tribunale di Arezzo che accoglie le richieste del commissario liquidatore e dichiara lo stato di insolvenza di Banca Etruria apre la strada a una svolta clamorosa nelle indagini. Di fronte alla decisione presa dai giudici, la procura guidata da Roberto Rossi dovrà infatti procedere per bancarotta fraudolenta nei confronti degli ex amministratori. Il rischio concreto è che vengano iscritti nel registro degli indagati l’ex residente Lorenzo Rosi e i due ex vicepresidenti Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre della ministra per le Riforme Maria Elena. La richiesta del commissario Giuseppe Santoni era stata appoggiata proprio dai pubblici ministeri nel corso dell’udienza che si è svolta lunedì scorso.
Pronto il ricorso
Con il dispositivo depositato dal collegio fallimentare del tribunale di Arezzo, i giudici hanno anche respinto la richiesta di sollevare la questione di legittimità costituzionale del decreto salvabanche, formulata dai legali di Rosi. «Aspetto di leggere il provvedimento, ma a questo punto mi sembra scontato il nostro ricorso alla Corte d’Appello di Firenze» ha dichiarato l’avvocato Michele Desario, difensore dell’ex presidente di Etruria.
Codacons
«Non appena la procura di Arezzo aprirà il fascicolo per il reato di bancarotta fraudolenta, ci costituiremo parte offesa nel procedimento, a tutela degli investitori dell’istituto di credito» ha annunciato il Codacons. L’associazione offrirà assistenza legale a tutti i risparmiatori di Banca Etruria «che hanno visto azzerato il valore delle proprie obbligazioni a seguito del decreto salvabanche». Sono già più di duemila i piccoli risparmiatori di Banca Etruria che finora si sono rivolti all’associazione dei consumatori.