lunedì 13 novembre 2017

Paradise papers: i trust di Jersey dei Bonomi, il tesoro dei Rovelli, Vitrociset e i Legionari di Cristo. - Angelo Mincuzzi

Gli uffici della Appleby a St Helier, Isola di Jersey (Afp)
Gli uffici della Appleby a St Helier, Isola di Jersey (Afp)

Tre trust domiciliati nell'isola di Jersey controllano la holding lussemburghese Investindustrial Sa, il fondo che ha gestito alcune delle più importanti operazioni di acquisizioni, riassetto e ricollocamento societari degli ultimi anni in Italia. 
Dalla Ducati a Permasteelisa, da B&B Italia al colosso del gioco d'azzardo legale Snaitech. Il fondo è guidato da Andrea Bonomi, classe 1965, il finanziere che nel 2016 ha perso la sfida (vinta da Urbano Cairo) per il controllo del Corriere della Sera. 
Ciò che si sapeva finora è che Investindustrial era una società lussemburghese controllata, appunto, da Andrea Bonomi. Ma le carte dei Paradise Papers sottratte alla società di consulenza Appleby aggiungono un ulteriore tassello a questa storia.
Si scopre, infatti, che al livello superiore di Investindustrial Sa ci sono tre società operative, la Grosvenor Street Holdings Sa, la De Combinatae NV, e la Zafrikidis Oil & Ship Ltd. E che andando ancora più su lungo la catena di controllo, le tre società sono state conferite all'interno di tre trust registrati nell'isola del Canale della Manica. A Jersey appunto. I trust si chiamano The George Trust, The Budda Trust e The 1987 Settlement Trust. Operazioni e schemi societari perfettamente legali e senza ombra di irregolarità.
Secondo quanto risulta al settimanale L'Espresso (che pubblica in esclusiva per l'Italia insieme al programma d'inchiesta di Rai 3 Reporti Paradise Papers), i trust sono stati costituiti nel 1987 da Carlo Bonomi, padre di Andrea, che aveva indicato come beneficiari i suoi nipoti, oggi saliti a otto, alcuni dei quali ancora minorenni. 
Interpellato dall'Espresso e da Report, lo stesso Andrea Bonomi ha confermato l'esistenza dei trust e delle società che controllano la holding lussemburghese Investindustrial Sa. Bonomi ha precisato che il padre scelse Jersey (isola nel Canale della Manica) come sede dei trust «quando si ritirò a Londra dopo la scalata ostile del 1985 alla sua Bi-Invest» e ha aggiunto che non c'è «alcuna ragione fiscale nell'istituzione dei trust», che sono vigilati dalle autorità di Jersey». Bonomi ha anche sottolineato di essere «solo cittadino americano e svizzero», e di non avere obblighi fiscali in Italia.
Jersey, in effetti, potrebbe essere definita la “patria dei trust”: ve ne sono registrati migliaia da cittadini facoltosi provenienti da tutto il mondo.
I trust e le società dei Bonomi emergono nei Paradise Papers quasi per caso. Nel gennaio 2016, infatti, il gruppo della famiglia milanese chiede un finanziamento bancario per l'acquisto di un jet Dassault Falcon 900DX del valore di 13,5 milioni di dollari. La Appleby consiglia allora di costituire una società all'Isola di Man per evitare di pagare l'Iva: se l'aereo viene utilizzato per lavoro e non per svago, l'imposta del 20% può essere (legalmente) rimborsata. La banca che finanzia l'acquisto del jet vuole però informazioni sulla solidità patrimoniale del gruppo e così dalla società inviano una email in cui spiegano dell'esistenza dei tre trust, specificando che «valgono 218 milioni di dollari» perché controllano il fondo lussemburghese. Nessuno può immaginare che quella email finirà qualche mese dopo nelle mani dei giornalisti di mezzo mondo.
Vitrociset e la società di Curacao 
Dai Paradise Papers spuntano anche i documenti che raccontano la storia del trust milionario della famiglia Crociani. Una vicenda anticipata dal Sole 24 Ore lo scorso 5 novembre. La storia parte nel 1976 quando Camillo Crociani, allora presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, viene travolto dallo scandalo Lockheed: tangenti pagate dalla multinazionale americana per piazzare i suoi aerei in Italia. Crociani fugge in Svizzera e poi in Messico prima della condanna a due anni e quattro mesi per corruzione aggravata. Ma prima di lasciare il paese cede la sua azienda, la Ciset, all'amico e braccio destro Girolamo Cartia. I beni di Crociani (che è insolvente) vengono sequestrati. Ma non la Ciset, che formalmente non gli appartiene più, essendo stata ceduta.
Crociani muore in Messico nel 1980. Sette anni dopo, nel 1987, la vedova Edoarda Vessel, una ex attrice che ha lavorato con Federico Fellini in “8 e mezzo”, costituisce un trust alle Bahamas, il Grand Trust, i cui beneficiari sono le due figlie Camilla e Cristiana. Tra i beni del trust c'è una promissory note che assicura alle eredi Crociani i dividenti sostanziosi provenienti dalla Ciset, una società che controlla la Vitrociset (formalmente cosituita soltanto il 29 dicembre 1992).

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"Voti delle Regionali comprati a 25 euro". Avviso di garanzia per Edy Tamajo. - Emanuele Lauria e Salvo Palazzolo



Il neo deputato di Sicilia Futura indagato dai pm di Palermo per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. La difesa: "Accuse inesistenti, chiariremo tutto".

Nell’ultima campagna elettorale per le Regionali siciliane, appena qualche giorno fa, sarebbero bastati 25 euro per comprare un voto. E’ più di un sospetto. La procura diretta da Francesco Lo Voi ha notificato un avviso di garanzia a uno dei recordman del nuovo Parlamento isolano, Edmondo Edy Tamajo, appena eletto con quasi 14 mila preferenze nelle fila di  Sicilia Futura, che ufficialmente sosteneva il candidato del centrosinistra Fabrizio Micari. Tamajo è stato il più votato a Palermo, il terzo in Sicilia. Adesso, è indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, i magistrati hanno mandato la Guardia di finanza a perquisire il suo comitato elettorale. Per i prossimi giorni, l’esponente politico è convocato al palazzo di giustizia, davanti al procuratore aggiunto Sergio Demontis e al sostituto Fabiola Furnari.

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E’ ormai bufera sull’Assemblea regionale siciliana: il giorno dopo le elezioni, mentre ancora era in corso lo spoglio delle schede, è stato arrestato Cateno De Luca, uomo forte dell’Udc di Messina, ora è ai domiciliari per evasione fiscale (ieri ha comunque incassato un’assoluzione nell'ambito di un'altra indagine). Ora, il caso Tamajo, che alle Comunali di Palermo del giugno scorso aveva già centrato un filotto da consegnare agli archivi: c’era il suo zampino nell’elezione di tutti e cinque i consiglieri comunali della lista di Uniti per Palermo. Il deputato originario di Mondello aveva insomma creato il suo partito personale nell’alveo di un movimento, Sicilia Futura, guidato da uno che di conquista di consensi se ne intende, l’ex ministro Salvatore Cardinale.

Ora, Tamajo, 41 anni, è l’ultimo entrato — suo malgrado — nella schiera degli “impresentabili”. Lui si difende: "Tutto falso, non conosco affatto le persone di cui si parla nel provvedimento della procura". I suoi legali, Giovanni Castronovo e Nino Caleca, ribadiscono: "Chiariremo tutto, e alla fine Tamajo ne uscirà come parte offesa, per qualcosa che altri hanno commesso alle sue spalle".

Di sicuro, comunque, Tamajo è un moltiplicatore di preferenze. Ne prese 2.727, da candidato al consiglio comunale, nel 2007. Cifra quasi raddoppiata cinque anni dopo, quando si candidò all’Ars: 5.107. Bottino incrementato ancora qualche giorno fa, quando è stato rieletto a Palazzo dei Normanni con 13.984 suffragi. D’altronde, la scuola è di quelle buone. Quella di un altro Tamajo, Aristide, il padre di Edy che è stato consigliere comunale e assessore dell’Udc, uno dei fedelissimi di Cuffaro negli anni d’oro del centrodestra. I Tamajo hanno tenuto a battesimo il primo comizio di Micari, al ristorante “Le Antiche Mura” di Mondello. Ma nel corso della campagna elettorale è sorto il sospetto che alla fine Edy abbia dirottato parte dei suoi consensi non sul rettore voluto dal centrosinistra ma sull’avversario di centrodestra Nello Musumeci.


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/11/11/news/_voti_delle_regionali_comprati_a_25_euro_avviso_di_garanzia_per_edy_tamajo-180791934/