Coinvolti anche l’ex faccendiere Pierangelo Daccò e l’ex assessore Antonio Simone: in totale la cifra sequestrata è di 30 milioni di euro. Proprio per i casi San Raffaele e Maugeri, l'ex governatore della Lombardia condannato in primo grado a 6 anni con l'accusa di corruzione. Tra cinque giorni la sentenza d'appello.
Le indagini della magistratura contabile: “Sistema illecito”.
Ma anche la magistratura contabile condivide le conclusioni della Procura. Inoltre c’è stata “una complessa ed articolata attività istruttoria”, diretta da Salvatore Pilato, “perché fondata sugli analitici e puntuali riscontri di contabilità finanziaria, integrati dalle fonti probatorie provenienti dai giudizi penali, con la fondamentale collaborazione della Guardia di Finanza di Milano”, delegata ad eseguire i sequestri, i magistrati hanno definito “gli accertamenti relativi al finanziamento da parte della Regione Lombardia della Fondazione Salvatore Maugeri, ente ospedaliero accreditato con il sistema sanitario regionale”. Per i pm contabili, anche sulla base degli atti penali, è “emersa la distrazione dal finanziamento delle cosiddette funzioni non tariffabili, dei contributi regionali a finalità vincolata per l’importo stimato nell’invito a dedurre nella misura di euro 59.383.107″. Contestato un danno erariale, dunque, di quasi 60 milioni nei confronti della Regione Lombardia. Ed è emersa l’esistenza di “un sistema illecito composto da soggetti interni all’amministrazione regionale”, tra cui proprio l’ex governatore, “e da soggetti esterni, che hanno cooperato in consapevole concorso per la distrazione delle risorse economiche dalle finalità pubbliche”.
Il “provvedimento cautelare” disposto dai magistrati “è stato limitato alle quote di profitto realizzate da ciascuno dei presunti responsabili”: 5 milioni a Formigoni, 4 milioni all’ex presidente della Fondazione Umberto Maugeri, 4 milioni all’ex direttore amministrativo Costantino Passerino e 10 milioni a testa a Daccò e Simone. I sequestri conservativi riguardano “beni immobili, crediti anche a titolo di vitalizio, conti correnti bancari” nei limiti “delle quote di arricchimento personale”. Per l’11 luglio è fissata l’udienza di convalida dei sequestri conservativi.
Formigoni “si adoperò per deviare la funzione pubblica a fini privati”
L’ex Governatore lombardo Roberto Formigoni “si è adoperato per ‘deviare’ la funzione pubblica a fini privati, avvalendosi dei ‘mediatori/agevolatorì Pierangelo Daccò e Antonio Simone, con interventi e pressioni sugli uffici regionali, mirati alla precisa finalità di drenare illecitamente una ingentissima quantità di risorse pubbliche, assegnate a copertura dei fondi destinati alle cosiddette funzioni non tariffabili”. La misura cautelare, spiegano i pm contabili, “è stata eseguita a garanzia del credito risarcitorio dell’Amministrazione regionale, a fronte della commissione di illeciti dolosi motivati da ragioni economiche“.
Allo “stato degli atti non risultano corrisposte le provvisionali” di risarcimento stabilite dal Tribunale di Milano con la sentenza del dicembre 2016 che ha condannato Formigoni anche a versare 3 milioni di euro, in solido con l’uomo d’affari Pierangelo Daccò e con l’ex assessore lombardo Antonio Simone, alla Regione Lombardia. Nel disporre ed eseguire i sequestri i pm contabili chiariscono anche che non hanno riconosciuto alcuna “rilevanza” alle confische disposte nel processo penale (oltre 6,6 milioni a carico di Formigoni) perché quelle confische penali “hanno una rilevanza esclusivamente sanzionatoria e non risarcitoria del danno pubblico“.
I magistrati: “Danno erariale di oltre 73 milioni di euro”
La Procura contabile spiega, inoltre, di aver eseguito i sequestri perché “l’ingente danno contestato rende assai probabile l’esecuzione di atti in grado di diminuire la garanzia patrimoniale del credito erariale” vantato dalla Regione Lombardia “da parte dei membri del sodalizio criminoso”. I magistrati, in particolare, hanno calcolato il danno erariale in relazione alle somme “retrocesse” a favore dei “partecipanti al sistema illecito”, tra cui Formigoni, e su un “complessivo finanziamento regionale” alla Maugeri, tra il ’98 e il 2010, di oltre 73 milioni di euro. Da questa cifra, però, è stato detratto il risarcimento di 14 milioni già corrisposto dalla Fondazione Maugeri alla Regione e, dunque, il danno finale è di circa 60 milioni. I presunti intermediari della corruzione, Daccò e Simone, tra l’altro, avrebbero girato “parte delle somme ricevute” dalla Maugeri “al Presidente Formigoni sia in contanti, sia sotto forma di utilità patrimoniali di vario genere e natura“, tra cui l’ormai famoso uso di yacht per le vacanze. Alla Maugeri, nel frattempo, “in violazione degli obblighi di imparzialità ed esclusivo perseguimento dell’interesse pubblico, sono state assegnate ingenti somme del fondo sanitario regionale”. Il “complesso sistema illecito”, infine, come emerso anche dall’inchiesta della Procura di Milano, era basato anche su una “rete di società italiane ed estere (anche in centri offshore)”.