sabato 1 giugno 2019

Cina: prototipo treno a levitazione magnetica da 600 km/h.



(ANSA-XINHUA) - QINGDAO (CINA), 23 MAG - La Cina ha svelato un prototipo di treno a levitazione magnetica con una velocità massima progettata di 600 chilometri all'ora. Il modello è uscito oggi dalla linea di produzione nella città orientale di Qingdao.
    Secondo Ding Sansan, capo del team di ricerca e sviluppo del progetto e vice capo ingegnere del costruttore ferroviario CRRC Qingdao Sifang Co., responsabile della realizzazione del treno, questo prototipo di prova può controllare e ottimizzare le tecnologie fondamentali e i componenti chiave del sistema centrale del treno a levitazione magnetica ad alta velocità.
    Questo modello può gettare le basi tecnologiche per il prossimo prototipo d'ingegnerizzazione. "Il prototipo ha ormai raggiunto la levitazione statica ed è in buone condizioni", ha detto Ding.
    Secondo l'ingegnere, la compagnia responsabile della realizzazione del prototipo sta attualmente costruendo un centro sperimentale e un centro di produzione di prova per treni a levitazione magnetica ad alta velocità, che prevede di mettere in funzione nella seconda metà dell'anno. La ricerca e lo sviluppo di un prototipo d'ingegnerizzazione a cinque carrozze stanno procedendo senza ostacoli, secondo Ding.
    Si prevede che il prototipo d'ingegnerizzazione uscirà dalla linea di produzione nel 2020. Nel 2021, dovrebbe poi essere sottoposto a test completi per concluderne la verifica integrata. (ANSA-XINHUA)


http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/dalla_cina/2019/05/23/cina-prototipo-treno-a-levitazione-magnetica-da-600-kmh_dabc5430-1d7a-4ad9-b88c-39851ab3d9c4.html

Fiat Chrysler investirà 4,5 miliardi in Michigan per nuovi suv di Jeep.

FCA

FCA, sede fiscale in Olanda, sede legale a Londra, investirà 4,5 miliardi di euro in USA, creando là 21.000 posti di lavoro. 

Lo dico per quelli che prendono una Fiat al grido di “Io compro italiano”.Il gruppo italo americano ha annunciato un investimento da 4,5 miliardi di dollari per la costruzione di nuovi suv Jeep in Michigan.

Fiat Chrysler ha annunciato nelle scorse ore che investirà 4,5 miliardi di dollari in cinque stabilimenti e creerà dai 6.500 ai 21.000 posti di lavoro nel Michigan, tra cui la trasformazione di una fabbrica di motori a Detroit in un impianto di assemblaggio per espandere la sua popolare linea di modelli Jeep e produrre modelli ibridi e completamente elettrici. La mossa arriva in un momento in cui il mercato statunitense sembra destinato a calare, con le vendite di nuovi veicoli del 2019 che dovrebbero scendere al di sotto dei livelli del 2018.

Ma l’amministratore delegato di Fiat Chrysler, Mike Manley, ha dichiarato in una conference call con i giornalisti che gli investimenti della società sono focalizzati sui SUV, un’area “destinata a continuare a crescere”. I piani di FCA includono la trasformazione di una fabbrica di motori a Detroit in un impianto di assemblaggio. Il gruppo italo americano ha detto che i piani includono investimenti per consentire a tre stabilimenti del Michigan di produrre modelli Jeep ibridi e completamente elettrici. Manley ha detto che questi modelli ibridi o modelli elettrici potrebbero essere disponibili entro la fine del 2021.

Fiat Chrysler prevede di iniziare la costruzione del nuovo impianto a Detroit da 1,6 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2019. In questo stabilimento FCA inizierà la produzione di un nuovo SUV a tre file entro la fine del 2020, seguito da una versione rinnovata del Grand Cherokee nella prima metà del 2021. I piani includono anche un investimento di 900 milioni di dollari per modernizzare e riorganizzare un altro stabilimento di Detroit per realizzare Dodge Durango e Jeep Grand Cherokee.

Tutto bello no? E l’Italia?

Ripeto, dico tutto questo per quelli che prendono una Fiat al grido di “Io compro italiano”.

https://ilfastidioso.myblog.it/2019/05/06/fca/?fbclid=IwAR2IBzgTCwnGtPcjFJTzwiln-HcVtEpGkLNOIgeEt-RPNKWSQf9WBiQFcCE

Luca Palamara, Filippo Facci e la verità sul "sottobosco delle nebbie": cosa c'è dietro la guerra tra le toghe. - Filippo Facci

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Ci sono dei magistrati che indagano su altri magistrati accusati di aver favorito o danneggiato altri magistrati, e per il resto, se arrivate in fondo a questo articolo, siete degli eroi. Già fatichiamo a render conto di forze politiche che bene o male conosciamo - addirittura votiamo - benché occupate dal personale più dilettantesco di sempre: figurarsi che cosa può impicciarvene, ora - meno che mai - di burocrati che nessuno o quasi conosce, gente autoriferita, non eletta, invischiata nella propria corporazione e abituata a cantasela, suonarsela e arrestarsela: la magistratura, ma quella di potere, quella correntizia e para-politica, quella al centro della cagnara impazzita che abbaia a margine della prossima elezione del procuratore capo di Roma.

Parliamo di un sottobosco che resta un porto delle nebbie (da sempre) e dove il controllo mediatico-sociale è ridotto al minimo, le opinioni si mischiano alle notizie - ieri lo spiegava bene Bruno Tinti, ex magistrato, su ItaliaOggi - e ci sono veline che diventano articoli, cordate di cronisti che pubblicano e contro-pubblicano per logiche di parte, notizie che starebbero in tre righe con presunti retroscena che ne occupano ottanta. Scusate l' introduzione, ma era necessaria.
Dopodiché le notizie, dicevamo, sono poche, anche se i cronisti, per ottenere spazio, cercano di convincere i capo-cronisti che a Roma stia succedendo di tutto, e che questo faccia parte di piani e complotti per favorire o sfavorire la nomina di tizio e di caio al vertice della Procura di Roma, ora che Roberto Pignatone è andato in pensione.
Una notizia l' abbiamo data ieri: Luca Palamara, magistrato, ex segretario dell' Associazione magistrati, ex Csm, leader della corrente Unità per la Costituzione, è indagato a Perugia per corruzione. Ci sono nuovi particolari. L' accusa indaga sui suoi rapporti con Fabrizio Centofanti (area Pd, arrestato e poi scarcerato nel febbraio 2018 per frode fiscale, capo delle relazioni istituzionali di Francesco Bellavista Caltagirone sino al 2012) il quale Centofanti avrebbe avuto, con Palamara, un rapporto disinvolto fatto di viaggi e di «regali galanti».

La perquisizione. La procura di Perugia indaga anche sui rapporti di Palamara e Centofanti con tal avvocato Piero Amara, un palermitano a sua volta coinvolto nelle indagini sulle sentenze comprate al Consiglio di Stato e su alcune inchieste depistate riguardanti l' Eni. Sono stati perquisiti l' abitazione e gli uffici di Palamara, l' abitazione del suo commercialista e anche quella di Adele Attisani, amica del magistrato. Altri avvisi di garanzia (tutti per concorso in corruzione) hanno raggiunto il citato Pietro Amara e il suo avvocato Giuseppe Calafiore, oltre, naturalmente, a Fabrizio Centofanti. Ora: nonostante tutti i giornali abbiano messo in relazione l' indagine su Palamara (eccetera) con valenze politico-dietrologiche legate a questa o quest' altra nomina romana, è venuto fuori che l' indagine di Perugia riguarda fatti che con la Capitale non c' entrano niente: l' obiettivo della corruzione sarebbe stato il danneggiare un ex pm di Siracusa, Marco Bisogni, già oggetto di vari esposti di Amara e Calafiore nonché di un procedimento disciplinare contro la cui archiviazione Palamara, da membro del Csm, si oppose, anzi, chiese l' incolpazione di Bisogni che poi fu assolto.

Pilotare nomine. Più in generale, Amara e Calafiore avrebbero corrotto Palamara affinché «mettesse a disposizione la sua funzione di membro del Csm, favorendo nomine di capi degli uffici cui erano interessati». A parte questo, ora tutti vogliono sapere di quali «viaggi galanti» stiamo parlando, vista l' ambiguità dell' espressione. In pratica, indagando su Fabrizio Centofanti nel dicembre scorso, sono saltati fuori quattro viaggi-weekend in Toscana, Sicilia, Ibiza e Dubai: alla presenza di Luca Palamara nonché di suoi familiari e conoscenti.
Ha pagato Centofanti, anche se Palamara - informalmente - nega, e dice che lui rimborsava tutte le spese, compresa, evidentemente, quella per un «anello non meglio individuato del valore di 2 mila euro in favore della sua amica Adele Attisani», indagata.
Palamara invece è indagato in realtà da dicembre, anche se l' iscrizione è saltata fuori adesso (a parte un articolo solitario del Fatto Quotidiano risalente al 27 dicembre scorso) perché le carte, intanto, sono arrivate in quel colabrodo che è il Csm. Ad arricchire c' è una notizia di ieri: la Procura di Perugia, nella sua indagine su Palamara, ha indagato anche il suo collega Stefano Rocco Fava (favoreggiamento e rivelazione del segreto di ufficio) oltre al consigliere del Csm Luigi Spina (stesse accuse). Fava, in pratica, avrebbe spifferato a Palamara che a Perugia lo stavano indagando, e poi l' avrebbe aiutato: questo «rispondendo alle plurime e incalzanti sollecitazioni» di Palamara e «specificandogli che gli accertamenti erano partiti dalle carte di credito dell' imprenditore Fabrizio Centofanti e si erano estesi alle verifiche dei pernottamenti negli alberghi». Il favoreggiamento, invece, sarebbe legato a un' altra indagine del 2016 su Palamara «in relazione a profili di mancata astensione dei predetti procuratori», e in cui Rocco Fava «aiutava Palamara ad eludere le investigazioni a suo carico».
complotti vari Vien da dire che le notizie finiscono qui - non che sia poco - anche se ad addensare le nebbie romane, sulla stampa, potreste trovare infinite altre «notizie» che si cerca di appiccicare allo sfondo della prossima nomina del procuratore capo di Roma, e, in particolare, a corredo di un presunto complotto per danneggiare il candidato Francesco Lo Voi (attuale procuratore capo di Palermo) e favorire invece Marcello Viola (attuale Procuratore Generale a Firenze). In realtà, tra chiacchiericci e vari esposti incrociati di tizio contro caio, e pettegolezzi sulle cene di sempronio e i conflitti d' interesse di altri ancora, nulla avvalora la tesi di nessun complotto. A parte Roma, che è un complotto di per sé.