La missiva è stata inviata agli altri 27, al presidente della commissione Juncker e al presidente del Consiglio Ue Tusk: è la prima risposta politica nel percorso per evitare la procedura d'infrazione. Il presidente del Consiglio promette il rispetto dei vincoli ma aggiunge: "Necessità di ridefinire la governance economica dell'Eurozona". E critica la gestione della crisi greca, i Paesi che "si adoperano per attrarre base fiscale" (leggi Olanda e Irlanda) e quelli le cui "politiche macroeconomiche sono dirette a conseguire ampi surplus di parte corrente e di bilancio": riferimento diretto a Berlino.
La promessa di Giuseppe Conte era quella di un Consiglio dei ministri “interessante”. E al termine della riunione di governo fonti di Palazzo Chigi hanno annunciato che è stata inviata la lettera del premier indirizzata agli altri 27 Paesi membri Ue, al presidente della commissione Ue Jean Claude Juncker e al presidente del Consiglio Ue Donald Tusk. Un testo dai contenuti politici, come aveva anticipato Conte, che nel piano del governo è il primo passo per cercare di evitare la procedura d’infrazione per debito eccessivo. Il premier sottolinea ai leader europei la necessità di aprire “una ‘fase costituente‘ per ridisegnare le regole delle nostre società e delle nostre economie”. Tradotto: l’Italia contrariamente alle rivendicazioni del vicepremier Matteo Salvini si impegnerà a rispettare i vincoli attuali, ma ora vanno cambiati.
Conte in premessa spiega che l’Italia “non intende sottrarsi” alle regole del Patto di stabilità e crescita “né intende reclamare deroghe o concessioni rispetto a prescrizioni che, finché non saranno modificate, sono in vigore ed è giusto che siano tenuto in conto dai Governi di tutti gli Stati membri”. Allo stesso tempo però il governo italiano “con la medesima determinazione” avverte “l’urgenza e la necessità di stimolare una discussione che miri a ridefinire la governance economica dell’Eurozona e dell’Unione, che non si è dimostrata adeguata ad assolvere i compiti per i quali era stata pensata”, si legge ancora nella lettera del premier.
E per evidenziarne le pecche non mancano un riferimento polemico alla gestione della crisi greca e accuse ai partner europei che fanno una “accentuata concorrenza fiscale” e “si adoperano per attrarre base fiscale” (leggi Olanda e Irlanda) oltre che a quelli le cui “politiche macroeconomiche sono prevalentemente dirette a conseguire ampi surplus di parte corrente e di bilancio, piuttosto che ad attivare politiche di investimento, di innovazione, di protezione sociale e di tutela ambientale”. E’ l’identikit della Germania. “L’Italia e l’Europa sono tanto più danneggiate se questi surplus istigano reazioni protezionistiche da parte dei nostri più importanti partner commerciali“. Come gli Usa.
“L’Italia in quanto Paese fondatore della casa comune” europea, “avverte la piena responsabilità di coltivare un dialogo aperto e costruttivo con la commissione Ue“, scrive il premier all’Ue. “Lo ha dimostrato anche nel dicembre 2018, allorché un intenso negoziato ha consentito di chiarire i dettagli della nostra manovra“, si legge. “Ritengo nostro dovere aprire adesso, senza ulteriore indugio una fase costituente per ridisegnare le regole di governo delle nostre società e delle nostre economie riconsiderando modelli di sviluppo e crescita che si sono rivelati inadeguati di fronte alle sfide poste da società impoverite, attraversate da sfiducia, rancore e delusione“. “Prima che l’Ue si trovi a dover affrontare nuove crisi finanziarie sistemiche e globali occorre una riflessione approfondita su come assicurare un effettivo equilibrio tra stabilità e crescita, tra riduzione e condivisione dei rischi. Come l’esperienza ha dimostrato se per assicurare la piena realizzazione dell’uno si sacrifica l’altro si rischia di pagare un prezzo molto alto per la coesione sociale ed economica dei Paesi membri e per la credibilità stessa del progetto europeo“, sottolinea il premier in un altro passaggio della lettera.
Conte ha voluto accelerare i tempi, non solo inviando la lettera, ma anche portando al Consiglio dei ministri insieme al ministro dell’Economia, Giovanni Tria, una prima bozza del ddl di assestamento di bilancio, “in modo da certificare il monitoraggio positivo dei conti pubblici, del quadro di finanza e in modo da avere un ulteriore documento ufficiale da portare ai nostri interlocutori”. L’intenzione di Conte è quella di preparare anche in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 giugno un’ulteriore risposta più concreta all’Europa e certificare che l’indebitamento netto del 2019 sarà quantomeno intorno al 2,1/2,2% del Pil, sotto il 2,5% stimato dalla Commissione Ue. Il testo è stato discusso ma non approvato, perché prima serve il giudizio di parificazione della Corte dei Conti atteso per mercoledì prossimo. Nel comunicato si legge solamente che Tria “ha informato il Consiglio dei ministri degli andamenti tendenziali di finanza pubblica in conformità a quanto previsto dall’art. 1, commi 1119 e 1120, della legge di bilancio per il 2019. Il Consiglio ha deliberato in merito”.
Lo scontro M5s-Lega sul decreto Crescita. Il Cdm è iniziato con un’ora di ritardo. Il premier non aveva fatto i conti con il nuovo scontro tra M5s e Lega che si è consumato alla Camera. Il Carroccio voleva inserire nel decreto Crescita un emendamento sui fondi europei per il Sud. Il M5s si è messo di traverso con la ministra Barbara Lezzi. La discussione a Montecitorio è rinviata a giovedì su richiesta del relatore pentastellato Raphael Raduzzi. Al termine del Cdm, fonti della Lega hanno annunciato che un accordo è stato trovato e che il testo tornerà in commissione per modifiche meramente tecniche. E le stessi fonti del Carroccio sottolineano che “la prossima settimana” il testo sulle Autonomie approderà in Consiglio dei ministri, oltre a essere stilato un impegno a tutelare i 15mila lavoratori Ilva. Fonti del Movimento 5 stelle precisano che l’emendamento della Lega al dl Crescita verrà “stralciato” e che il testo sulle Autonomie approderà in Cdm solo dopo la discussione della riforma in un tavolo politico ad hoc, dove bisognerà sciogliere i nodi ancora presenti.
Approvato il ddl Cantierambiente voluto da Costa. Intanto questo Cdm, terminato poco dopo le 22.15, ha approvato anche il ddl Cantierambiente, ovvero le disposizioni per il potenziamento e la velocizzazione degli interventi su dissesto idrogeologico e sulla salvaguardia del territorio. Il provvedimento, voluto fortemente dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa, realizza gli obiettivi indicati nel Piano ‘Proteggi Italia’, consentendo di spendere i 6,5 miliardi di euro che costituiscono il Piano Marshall contro il dissesto. L’obiettivo del provvedimento, si legge in una nota del ministero dell’Ambiente, è quello “di ridurre la burocrazia, semplificare i passaggi amministrativi, anticipare i fondi per la progettazione, affiancare le regioni, programmare cicli di interventi per la messa in sicurezza del territorio”.
Approvata riorganizzazione di cinque ministeri. Via libera del Cdm anche alla nomina, su proposta del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone come nuovo capo di stato maggiore della Marina e di Franco Bettoni a presidente dell’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro. Inoltre la riunione di governo, su proposta di Conte e dei rispettivi ministri, ha approvato cinque regolamenti, da adottarsi con altrettanti decreti del presidente del Consiglio dei ministri, “che introducono norme di modifica all’organizzazione del ministero per i Beni e le attività culturali, del ministero della Giustizia, del ministero dell’Ambiente e del ministero dello Sviluppo economico, compresi gli Uffici di diretta collaborazione dei Ministri e gli Organismi indipendenti di valutazione della performance”. Lo riferisce il comunicato di Palazzo Chigi. “Le riorganizzazioni approvate – si spiega – mirano a potenziare l’efficienza, contenere la spesa e razionalizzare la governance dei ministeri coinvolti, eliminando alcune distribuzioni di competenze, il frazionamento di funzioni, la sovrapposizione e la duplicazione di attività e calibrando le dotazioni in termini di uffici e personale sull’entità dei compiti assegnati”.
Il vertice sulla Giustizia con Bonafede e Buongiorno. Tempi dei processi dimezzati e sanzioni per i magistrati che non li rispettano, ma anche interventi sul Consiglio superiore della magistratura, con una stretta sulla meritocrazia come criterio per le nomine e per gli avanzamenti di carriera e un tetto al compenso dei togati. Questi i principali argomenti sul tavolo del vertice sulla giustizia, iniziato in tarda serata a Palazzo Chigi e a cui partecipa il premier, i vice Salvini e Di Maio, assieme ai ministri Bonafede e Buongiorno. Oltre alla riforma dei processi civile e penale, su cui da tempo lavora il Guardasigilli, entrano nel dossier dunque anche i temi legati allo scandalo che ha coinvolto il Consiglio superiore della magistratura, con gli incontri tra toghe e politici per distribuire i posti ai vertici delle principali procure italiane, emersi dall’inchiesta di Perugia.