venerdì 6 dicembre 2019

GIUSTIZIA & IMPUNITÀ Cambia il processo civile: “Si passa da tre riti a uno”. Bonafede: “Riforma attesa dal 90% dei cittadini”. Ora chi fa querele temerarie paga.

Cambia il processo civile: “Si passa da tre riti a uno”. Bonafede: “Riforma attesa dal 90% dei cittadini”. Ora chi fa querele temerarie paga

L'annuncio del titolare della Giustizia e del premier Conte è arrivato durante una conferenza stampa nella nottata di giovedì. L'obiettivo è quello di dimezzare i tempi dei processi e alleggerire il lavoro dei giudici.
Mentre la maggioranza sta cercando di trovare un accordo sulla riforma del processo penale e, in particolar modo, sulla prescrizione, il governo vara quella del processo civile, con l’intento di dimezzarne i tempi. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, assicura che si tratta di una riforma considerata “prioritaria dal 90% degli italiani”. E tra le novità più importanti ci sono il passaggio “da tre riti a uno”, con un solo atto introduttivo, il ricorso, e il ricorso a sanzioni per chi intraprende cause temerarie: chi querela senza solidi presupposti rischia di pagare non solo il risarcimento, ma anche un’ammenda.
La filosofia dell’esecutivo in materia di processo civile è stata chiarita dallo stesso guardasigilli: meno norme e poche regole che valgono per tutti i gradi del processo, questo nell’ottica della “semplificazione, della speditezza e della razionalizzazione delle procedure”, salvaguardando allo stesso tempo il rispetto delle garanzie del contraddittorio: “Attrarremo più investitori”, ha assicurato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa congiunta con Bonafede: “Assicureremo la ragionevole durata dei processi ma” la norma sulla prescrizione “in vigore dal 1 gennaio va mantenuta”, ha dichiarato il premier.
Poi il guardasigilli è passato a esporre le novità del processo civile: oltre al passaggio da tre riti a uno, anche il perimetro della causa verrà ” definito 10 giorni prima che le parti compaiano davanti al giudice”. Inoltre verranno eliminati i tempi morti, con la riduzione del numero delle udienze e l’eliminazione di quella di precisazione delle conclusioni. Ridotti anche i casi in cui il tribunale giudicherà in composizione collegiale, modello che verrà applicato anche al rito collegiale e a quello d’appello.
La riforma elimina anche quella che il titolare della Giustizia ha definito “una pagina triste della storia politica e giudiziaria”: il rito Fornero nel diritto del lavoro. E particolare attenzione viene riservata dal testo al procedimento per lo scioglimento delle comunioni, che risulta oggi tra quelli con durata più elevata. Poi le sanzioni a chi intraprende cause temerarie, altra strategia per alleggerire il lavoro dei giudici ed evitare le intimidazioni giudiziarie: “Il fammi causa non deve essere più una minaccia possibile – ha spiegato Bonafede – Chi fa una causa temeraria o chi resiste in una causa non solo paga il risarcimento, ma deve pagare una sanzione a favore della cassa delle ammende perché ha creato un danno anche allo Stato”.
Infine ci sarà il divieto per l’ufficiale giudiziario di fare la notifica cartacea se il destinatario ha un indirizzo Pec o se ha un indirizzo digitale. Sarà tutto digitalizzato e sulla digitalizzazione, assicurano, verrà fatto un vero investimento: “Nel codice di procedura civile ci saranno meno regole valide per tutti i processi”.
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Reddito di cittadinanza, abolita no ma ridotta di molto sì. Povertà, l’impatto della misura. - Carlo Di Foggia

Reddito di cittadinanza, abolita no ma ridotta di molto sì. Povertà, l’impatto della misura

Il reddito di cittadinanza non ha certamente “abolito la povertà”, come aveva promesso di Luigi Di Maio. Sembra però averla ridotta molto, specie quella “assoluta”, con un impatto significativo anche sulla riduzione della disuguaglianza, stando alle prime stime dell’Inps guidato da Pasquale Tridico, considerato il padre della misura. I dati sono stati elaborati dal Centro studi e ricerche e dal Coordinamento statistico dell’Istituto. Una sintesi è stata mostrata alla Commissione europea nell’ambito delle visite del Semestre Ue a Roma il 4 e il 5 novembre scorso.
Il Reddito di cittadinanza – partito ad aprile scorso – resta il principale risultato politico dei 5Stelle. Il compito di difenderlo è lasciato al solo Tridico. Il lato Inps è infatti quello che ha funzionato, con 1,06 milioni di nuclei beneficiari (considerata pure la pensione di cittadinanza), 2,5 milioni di individui. Le politiche attive che dovevano aiutare i beneficiari a trovare lavoro non sono invece ancora partite. A oggi la misura è un grosso sussidio anti povertà, cioè l’obiettivo con cui era nata.
Da questo punto di vista l’impatto sembra rilevante. E non potrebbe essere altrimenti, viste le cifre impegnate – 4,8 miliardi nel 2019, 7 nel 2020 – e la realtà di una crisi profonda che vede il Pil ancora 5 punti più in basso e 1,8 miliardi di ore lavorate in meno rispetto al 2008; e dove ci sono 5 milioni di “poveri assoluti” e 9,3 milioni di “poveri relativi” (Istat).
Le prime stime Inps mostrano che il Reddito ha più che dimezzato (-60%) la povertà “assoluta”, quella in cui si trovano gli individui privi della possibilità di fare consumi essenziali. Con la sua introduzione è diminuito dell’8% anche l’Income gap ratio, che misura quanto è grave lo stato di povertà. L’effetto si nota anche sull’indice “Gini”, che misura la disuguaglianza, il cui impatto sui redditi lordi è calato dell’1,5%. Un dato rilevante tenuto conto che, secondo i ricercatori dell’Inps, le politiche sociali italiane e l’Irpef riducono il Gini in tutto del 5%.
Se si usa la metodologia dell’Ocse, i dati variano poco: rispettivamente 1,2% e 5,7%.
Il dossier calcola anche l’incidenza sul “sistema tax/benefit”, il rapporto tra quante imposte personali il contribuente paga e i benefici (assegni familiari, bonus, etc.) che riceve. Prima dell’introduzione del Rdc, l’incidenza sul reddito dei più indigenti (il “primo decile più povero”) era vicina allo zero, ora è diventata negativa di quasi il 30%, segno che il trasferimento sociale dello Stato prevale sul prelievo. I dati Inps mostrano anche un’ampia corrispondenza tra poveri, disoccupati e beneficiari: più è alto il tasso di povertà relativa maggiore è il numero di beneficiari ogni 10mila abitanti (ai primi posti ci sono Calabria, Campania e Sicilia, con un tasso di correlazione dell’84%); stesso discorso per il tasso dei senza lavoro (correlazione al 97%).
A gennaio l’Inps pubblicherà il rapporto completo. I numeri assoluti sono imponenti: a fine dicembre si stima che i nuclei beneficiari arriveranno a 1,213 milioni, vicini agli 1,248 previsti a inizio 2019 dalla relazione tecnica. La contrazione è molto forte al Sud e nelle isole (61%); l’importo medio del Reddito mensile è di 520 euro (il massimo percepibile è 780), quello della pensione di cittadinanza è di soli 214 euro. La media totale è più alta nel Sud che al Nord, dove pure sono coinvolte 492 mila persone.
Se sulla povertà le prime stime dell’Inps forniscono una misura dell’impatto, sul lato lavoro – di competenza di Regioni, Anpal e ministero – è buio pesto. Il dossier elenca i risultati dei controlli automatizzati dell’Inps su un campione considerato a rischio. Delle 49.204 persone che hanno perso il beneficio, meno di 2 mila sono quelle a cui è stata riscontrata la perdita di requisiti (mille), lavoro irregolare (485) o un provvedimento giudiziario che impone la sospensione della misure (110). Il grosso è rappresentato dai 14.300 che hanno trovato un impiego. Non significa però che sia merito del Reddito. l’Anpal ha spiegato che i beneficiari presi in carico dai centri per l’impiego sono 200 mila (su 700 mila potenziali), e di questi 18 mila hanno trovato lavoro. Nessuno sa a cosa sia dovuto: un monitoraggio nazionale ancora non c’è.
A oggi le stime, se confermate, mostrano l’effetto statistico della misura, per capire come è cambiata la vita delle persone servirà più tempo.

Salvini fa imbufalire pure la Madonna. - Tommaso Merlo

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Si mormora che la Madonna voti Lega Salvini Premier e faccia pure campagna elettorale. Ma invece di esternare da Pontida lo faccia da Medjugorje. Ci pensa poi il suo pastorello padano ad interpretare e diffondere i Suoi messaggi. L’ultimo diceva di stare attenti agli sguardi delle persone. Salvini ci ha meditato sopra, poi ha interpretato il messaggio per noi peccatori. Dice che bisogna stare attenti allo sguardo di quel losco figuro di Giuseppe Conte che a sentire il pastorello padano ha qualcosa da nascondere e sta scappando. In realtà Giuseppe Conte sta lavorando a differenza sua, ma questi sono dettagli. La verità è che anche la Madonna è contro il MES e i fedeli attendono un messaggio a breve sulle precauzioni da adottare nella ristrutturazione dei debiti degli stati membri in difficoltà finanziarie. Si spera per Natale ma è un periodaccio e tutto rischia di slittare a febbraio. A sentir Salvini la Madonna avrebbe visto Giuseppe Conte aggirarsi di notte in pigiama per Palazzo Chigi bramoso di firmare il MES di nascosto col preciso intento di tradire gli italiani e mandarci in malora. Un vero satanasso. Menomale che c’è il pastorello padano a vegliare su di noi. Lui sì che è sincero, lui sì che è capace, lui sì che è un infaticabile lavoratore e se non bastasse, lui sì che è benvisto perfino dal Firmamento dove fanno a gara per illuminare la sua ascesa ai pieni poteri. O almeno era questa la convinzione di tutti gli uomini di buona volontà, sennonché a seguito della grana del MES, i giornali bosniaci hanno fatto trapelare indiscrezioni raccolte in quel di Medjugorje che sembrano delineare uno scenario diametralmente opposto. Pare che la Madonna si sarebbe stufata di farsi tirare per la veste da quel burbero padano. Ogni volta che Salvini bacia il rosario le viene l’orticaria. Con quella boccaccia menzognera, con quella barbaccia da bruto. Questione di buone maniere ma anche di sostanza. La Madonna non ha tempo di seguire la politica italiana così da vicino, ma a furia di venir tirata in ballo da quel bifolco padano, è stata costretta ad informarsi. Ha letto il programma del Carroccio, ha visto qualche comizio di Salvini e pare si sia addirittura imbufalita. Lei con tutta quella volgarità e con tutta quella violenza e con tutto quell’egoismo, non ci vuole avere niente a che fare. Ma neanche lontanamente. Pare sia rimasta particolarmente scioccata dalla cattiveria con cui Salvini si scaglia contro i più deboli e contro i diversi e dalla faccia tosta con cui poi si vende da buon cattolico. Senza parlare di tutte quelle beghe di soldi spariti nel nulla e scandali che hanno coinvolto anche i fratelli ortodossi russi. Opacità, omertà, bugie. Robaccia che ha mandato la Madonna su tutte le furie. Altro che votare Lega Salvini Premier, la Madonna ha promesso che farà di tutto perché i sondaggi di quel partito retrogrado e ipocrita crollino al più presto e si è augurata che le idee di Salvini finiscano nella spazzatura della storia come meritano. Quanto a quell’arrogante e burbero pastorello padano, la Madonna ha deciso una punizione esemplare, mandarlo a lavorare.

https://infosannio.wordpress.com/2019/12/05/salvini-fa-imbufalire-pure-la-madonna/?fbclid=IwAR1HiPjVAXbPzQBRt8_PaIibe_FnArEn8lmZFBpzVh3QgjGPbjScUyz4iTk

Signora mia. - Marco Travaglio

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Quando finalmente avremo il governo Salvini, con Savoini agli Esteri, Siri all’Economia, Berlusconi alla Giustizia, Dell’Utri agli Interni, Verdini alle Riforme e la Casellati al Quirinale, qualcuno si domanderà come sia stato possibile. E potrà rispondersi riguardando la puntata di Otto e mezzo di mercoledì, con l'ex Senatore PD Gianrico Carofiglio , Massimo Giannini e VIttorio Sgarbi. Titolo: “Dal Mes a Bibbiano: il Pd non ci sta”. Si parte dalla legge Bonafede, in vigore da un anno, che blocca la #prescrizione alla sentenza di primo grado per i reati commessi dal 1° gennaio 2020. Parla subito #VittorioSgarbi, noto giureconsulto: “La legge è una scemenza perché ci sono molti processi inutili”. Quali? I suoi. Ergo “la prescrizione è la cosa più democratica e civile del mondo”, anche se durante il processo ce l’abbiamo solo noi e la Grecia. “Sono d’accordo. con #Zingaretti e #Renzi che chiedono tempi certi per i processi”: veramente è ciò che prevede la riforma Bonafede del processo, bloccata prima da Salvini e ora da Zinga&Renzi, ma lui non lo sa. Gruber: “Dunque hanno torto Di Maio e Di Battista”. Sgarbi: “C’è il reato del figlio dei Grillo” (che è incensurato, diversamente da Sgarbi, pregiudicato per truffa allo Stato).

Tocca a Carofiglio, che solo due settimane fa a Otto e mezzo apprezzava la blocca-prescrizione e criticava il Pd che vuol tornare indietro. Ma, oplà, è già guarito. Forse è posseduto da Ghedini e Paniz. O forse teme di dare ragione ai 5Stelle quando pensa che abbiano ragione: “L’intervento non va bene, è scadente, sciatto”. Perché? Perché parla di “sospensione” della prescrizione anziché di blocco. Gravissimo. E non solo: “Il primo processo con la nuova norma arriverà nel 2023”. E allora? Voleva una legge incostituzionale che si applicasse retroattivamente ai processi in corso per i reati commessi prima, così da farla bocciare dalla Consulta? Mistero. Ma ecco Giannini, che per 20 anni, con tutta Repubblica, ha denunciato la vergogna della prescrizione e invocato una legge identica alla #Bonafede. Anche lui dovrebbe dire che stavolta han ragione i 5Stelle. Ma non ce la fa proprio, come Fonzie quando provava a dire “ho sbagliato” e gli si seccava la lingua. Così butta la palla in tribuna e scuote il capino con aria sconsolata: “Scene di ordinario caos, ormai la politica gira a vuoto, problemi che ci trasciniamo da 20 anni: Ilva… Alitalia… debito pubblico… evasione… La prima legge sulle manette agli evasori è dei primi anni 80 e siamo ancora qui a discuterne… Non si sblocca niente”. Signora mia, dove andremo a finire. Il guaio è che i putribondi Conte e 5Stelle qualcosa hanno sbloccato.


La blocca-prescrizione è legge da un anno, le manette agli evasori sono nel decreto Fiscale appena varato. Se n’è accorto? Lo dirà? Niente, lingua secca: “Sono tutti ugualmente colpevoli”. Chi ha creato quei problemi e chi ne ha risolti un paio. “L’arrivo dei 5Stelle sembrava l’anno zero: non è cambiato nulla”. Prima c’erano i vitalizi e ora non ci sono più, c’era la prescrizione eterna e ora non c’è più dopo la prima sentenza, i corrotti non finivano dentro e ora ci finiscono, gli evasori erano impuniti e presto pagheranno, i poveri non avevano un euro e ora hanno il reddito di cittadinanza, il precariato era a vita e ora è più limitato. Ma per Giannini non è cambiato nulla. Sgarbi invoca “una politica con un’alta visione ideale” (Sgarbi): tipo tornare subito al voto perché nel 2018 gli elettori si sono sbagliati e han votato “quattro scappati di casa” (i 5Stelle); ora bisogna rimediare, votando e rivotando a oltranza finchè non vincono “le famiglie dei partiti”. Gruber: “Di Maio è molto critico con l’alleato Pd, e anche Di Battista che ogni tanto riemerge” (veramente sono Pd e Iv che minacciano di votare la prescrizione modello FI, ma fa niente).
Meglio parlare del Mes che Sgarbi, noto economista, chiama “Mec”. Lo criticano le destre, le sinistre e pure i centri di mezza Europa, ma il problema sono Di Maio e Dibba. Si potrebbe ricordare che Salvini chiedeva l’arresto di Conte per alto tradimento e il premier l’ha sbugiardato in Parlamento 26 volte, ma meglio di no. Giannini l’ha vista così: “#Conte e #Salvini si sono presi a sediate” (testuale), “Salvini e Di Maio dicono che il #Mes è uno schifo e un tradimento” (Di Maio non l’ha mai detto, ma facciamo buon peso), “Conte con la sua pochettina non sta da nessuna parte”, “Ma si può andare avanti così?”. Signora mia. Seguono vezzosi accenni a “bagni di sangue”, “uscite dall’euro”, “fallimenti dell’Italia”. Sgarbi trova che il problema sono i “deliri di #Grillo” e l’“antileghismo astratto”, poi butta lì che “alle regionali in #Calabria c’è un grande candidato, il sindaco di #Cosenza #Occhiuto (imputato per corruzione e bancarotta fraudolenta, ndr), ma la Lega non lo vuole”. E come si fa? Ma passiamo a #Bibbiano, dove il sindaco Pd s’è visto revocare l’obbligo di dimora dalla Cassazione, con motivazioni ancora ignote. Ma in studio tutti credono di averle lette. Gruber: “La Cassazione definisce la misura ingiustificata”. Carofiglio: “Dice che la misura non doveva essere applicata” e poi il sant’uomo era “semplicemente accusato di abuso d’ufficio” (e lo è ancora, anche per falso ideologico, visto che l’inchiesta è in corso e non c’è stata alcun’assoluzione). Sgarbi: “Io l’ho sempre difeso”. #Carofiglio: “Bravo!”. Sgarbi ha un attacco di rabbia, bava alla bocca e denti digrignati: “Il nemico di Bibbiano non è Salvini, è Di Maio che l’ha coperta di merda! Incapaci! Schifosi!”. Ma è un attimo, poi viene sedato dall’apposito infermiere. #Gruber: “Di Maio chieda scusa al Pd”. Giannini: “Anche la #Lega. E non al Pd, ma al Paese! É un crimine contro il Paese. Tutto per otto bambini! E nessuno del Pd è indagato tranne il sindaco”. Lo sono anche gli ex sindaci #Pd di Montecchio e Cavriago, ma fa niente. Sigla.


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