Ripeto: “Berlusconi ha finanziato Cosa Nostra”.
In un Paese normale basterebbe questo per mandare, definitivamente, in naftalina un ex-Presidente del Consiglio. Ma siamo in Italia e una sfilza di trombettieri del “regime berlusconiano che fu”, evidentemente nostalgici di quella stagione politica all'insegna del fondotinta e dell'immoralità, vorrebbe ricostruire la verginità del loro padrone. “La storia è la memoria di un popolo, e senza una memoria, l'uomo è ridotto al rango di animale inferiore” disse Malcolm X. Ebbene rinfrescarla è un dovere per contrastare chi la Storia vorrebbe ribaltarla.
Che B. sia un finanziatore di Cosa Nostra non lo dico certo io. Lo scrive nero su bianco (in una sentenza definitiva) la Corte di Cassazione che confermò la condanna a Dell'Utri (suo braccio destro) per concorso esterno in associazione mafiosa. Io, insieme ad un migliaio di cittadini liberi, osai leggere parti di quella sentenza davanti alla Villa di Arcore guadagnandomi l'odio da parte dei giornali berlusconiani che da quel giorno non hanno fatto altro che diffamarmi.
Ma non è tutto. Nella sentenza di 1grado sulla Trattativa Stato-Mafia c'è scritto che i pagamenti di B. alla mafia continuarono fino a dicembre 1994. Ovvero Berlusconi pagò la mafia anche da Presidente del Consiglio e soprattutto dopo che Cosa Nostra, nella stagione delle stragi, aveva fatto saltare in aria Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino più 8 agenti della scorta e 10 civili tra cui due bimbe (la più piccola, Caterina, aveva 50 giorni quando è stata uccisa nella strage di via dei Georgofili.
Tutto questo, oltre che ad Arcore, l'ho detto e ridetto ovunque e Berlusconi, in diretta da Mentana, disse che mi avrebbe querelato. Sono passati oltre due anni e non l'ha ancora fatto.
Mi ero ripromesso di non scrivere più nulla su Berlusconi ma credo sia un dovere morale respingere questo pericoloso tentativo di capovolgimento della realtà.
Oggi Libero e Il Giornale titolano: “La giustizia si vergogni. Condannò Silvio senza motivo” e “Le carte del golpe ed il silenzio dei complici”. L'offensiva è partita perché è spuntato fuori un audio di una conversazione tra B. ed Amedeo Franco, uno dei 5 giudici di Cassazione che nel 2013 lo condannò definitivamente per frode fiscale. Franco (registrato di nascosto) andò da B. e gli disse che non era d'accordo con quella condanna etc, etc. Il perché di questo inchino fatto con il capo cosparso di cenere non lo sapremo mai perché Amedeo Franco nel frattempo è deceduto. Ma sappiamo altro.
1. Sappiamo che quest'audio (e non è un caso) è uscito a giudice morto perché se fosse uscito quando Franco era ancora in vita gli sarebbero piombati addosso processi per violazione di segreto d'ufficio e cause per diffamazione da parte degli altri giudici che avevano condannato B.
2. Sappiamo che Amedeo Franco non solo non si oppose alla sentenza di condanna ma che nei mesi successivi partecipò alla scrittura delle 208 pagine di motivazione firmandole tutte quante.
3. Sappiamo che B. venne condannato (I grado, Appello e Cassazione) in totale da 12 giudici diversi.
4. Sappiamo che B., oltre ad aver pagato la mafia e aver creato con la frode fiscale fondi neri da utilizzare a suo piacimento, è stato salvato più volte dalla prescrizione o dalla depenalizzazione dei reati dei quali era accusato, su tutti il falso in bilancio.
5. Sappiamo che se non fosse entrato in politica la prescrizione non sarebbe mai stata dimezzata (legge ex-Cirielli) e il falso in bilancio mai depenalizzato.
6. Sappiamo che in tal caso B. non si sarebbe mai salvato dai processi e si sarebbe fatto anni e anni di galera.
7. Sappiamo che in un Paese normale tutto questo sarebbe stra-conosciuto e nessun tentativo di inquinamento storico verrebbe mai tentato.
Mi riprometto anche adesso di non tornare più su B. ma so che mi sentirò in dovere di farlo ogni qual volta ci sarà qualcuno che proverà a riscrivere la storia spruzzando un po' di essenza di fake news sul letale dell'immoralità.
P.S. La più ipocrita è la Meloni che fa finta di prendere a modello Borsellino ma contemporaneamente definisce Berlusconi - ovvero colui che diede centinaia di milioni all'organizzazione che fece saltare in aria proprio Borsellino - un perseguitato dalla giustizia.