Non solo Maroni e Alfano: Sua Sanità ingaggia spioni. - Gianni Barbacetto

Non solo Maroni e Alfano: Sua Sanità ingaggia spioni

San Donato - Il primo gruppo della sanità privata dopo aver arruolato ex ministri, assume anche agenti dell’Aise: in arrivo pure il vicedirettore.
Non ci sono soltanto ex ministri (sempre di centrodestra). Il Gruppo San Donato di Paolo Rotelli, primo in Italia nella sanità privata e attivo in Lombardia, assolda non solo politici del calibro di Angelino Alfano e Roberto Maroni, ma anche agenti segreti. Nell’Aise (i servizi segreti per l’estero) in questi giorni si sta giocando la partita per decidere le nomine dei nuovi vertici. Come direttore è già arrivato Gianni Caravelli, al posto di Luciano Carta, diventato presidente di Leonardo. Mancano le nomine dei vice (che potrebbero arrivare a breve).
Sono due le caselle da riempire: c’è quella lasciata libera da Caravelli e poi quella occupata da Giuseppe Caputo, generale della Guardia di finanza arrivato all’Aise molti anni fa e che ora ha presentato domanda di “collocamento a riposo”, ossia pensione, con decorrenza da fine luglio. Caputo poi andrà al San Donato, il gruppo che conta 19 tra ospedali e cliniche, più di 5 mila posti letto, 4,3 milioni di pazienti curati ogni anno, 16 mila addetti e che nel 2018 ha fatturato di 1,65 miliardi, in buona parte provenienti dai rimborsi pubblici regionali per la sanità accreditata.
Caputo entrerà nell’“Ufficio compliance, protezione aziendale e relazioni con le istituzioni”, che cura la security del gruppo e tiene i contatti politici e istituzionali. Affiancherà un vecchio collega, Claudio di Sabato, anch’egli ex generale della Gdf ed ex ufficiale dell’Aise, arrivato al San Donato nel 2019 e che resta il numero uno.
Caputo dovrà occuparsi delle relazioni istituzionali e della sicurezza, in vista della programmata espansione del gruppo San Donato nei territori del Sud Italia. “Avevamo bisogno di una figura professionale come la sua per operare in un territorio complicato come il Meridione, a rischio di infiltrazioni criminali”, spiegano fonti del gruppo.
Così si è pensato a un professionista che in Aise ha messo piede nel lontano 1998 e che è poi stato capo di gabinetto di Alberto Manenti, quando questi guidava i servizi segreti per l’estero, per poi diventarne vicedirettore.
Con l’arrivo dello 007 si completa la squadra di vertice del San Donato. Nel luglio 2019 era stato scelto l’ex delfino di Silvio Berlusconi e poi fondatore del Nuovo Centro Destra, Angelino Alfano, chiamato con il ruolo di presidente del San Donato. Nel giugno 2020, invece, sono stati formati i nuovi consigli d’amministrazione delle società del gruppo. Tra i nuovi arrivi c’è stato anche Roberto Maroni, ex ministro dell’Interno e del Lavoro e fino al 2018 presidente della Regione Lombardia, entrato nel cda degli Istituti clinici Zucchi, una delle strutture sanitarie del gruppo. E poi c’è Augusta Iannini, ex magistrato di Roma, capo dell’Ufficio legislativo del ministero della Giustizia e poi vicepresidente dell’Autorità garante per la privacy. Iannini, moglie di Bruno Vespa, è entrata a far parte del consiglio d’amministrazione della holding e in quello dell’Ospedale San Raffaele, fiore all’occhiello del gruppo.
E dunque: Alfano, Maroni, Iannini. Impossibile non notare come gli organigrammi del gruppo siano pieni di figure che vengono da partiti e da ministeri, personalità che di certo durante la loro carriera hanno tessuto non pochi rapporti. Inoltre, gran parte del fatturato del San Donato proviene dai soldi pubblici, tramite gli accreditamenti che i suoi ospedali hanno ottenuto, a partire dai bei tempi della riforma di Roberto Formigoni che ha aperto il sistema sanitario lombardo ai privati (un modello che durante la crisi Covid ha mostrato tutti i suoi limiti).
Ma forse la politica non basta. Al gruppo evidentemente serve anche chi ha avuto esperienze di primo piano nelle strutture dell’intelligence.

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

Per il giusto apporto di superstizioni, panzane, fandonie e ...
Poliglotta. “Il libro di Annalisa Chirico: ci vorrebbe la triade Salvini-Draghi-Renzi” (Vittorio Feltri, Libero, 5.7). Ma poi ci vorrebbero pure tre lingue come le sue per leccarli tutti e tre.
Autonomia differenziata. “Se il Covid è ripartito la colpa è anche del governo” (Luca Zaia, Lega, presidente Regione Veneto, La Stampa, 5.7). É l’“autonomia differenziata”: se il virus sparisce, è merito della Regione; se ricompare, è colpa del governo.
Nostalgia canaglia. “Genova, lettera di Autostrade al commissario: ‘Siamo pronti a gestire il nuovo ponte’” (La Stampa, 5.7). L’assassino torna sempre sul luogo del delitto.
La Mes-tatrice. “Attivare il Mes per essere più credibili in Ue” (Veronica De Romanis, La Stampa, 29.6). Se non lo vuole nessuno, è perchè fanno tutti a gara a chi è meno credibile.
Ball Party/1. “Fondo un partito perchè per lasciare l’Ue ci vogliono le palle” (Gianluigi Paragone, ex Lega, ex M5S, ora gruppo misto, Libero, 29.6). Quelle che racconta lui.
Ball Party/2. “Voglio stampare moneta” (Paragone, ibidem). Ha già trovato la tipografia: quella di Totò e Peppino.
Transennate i seggi. “Veneto, per i renziani c’è Sbrollini” (Corriere della sera, 4.7). Ah, beh, allora: sono soddisfazioni.
Berticasta. “Se rinuncerei al vitalizio? Domanda stupida a cui sarebbe stupido rispondere di sì” (Fausto Bertinotti, ex leader Rifondazione comunista, 27.6). Mai come gli stupidi che ti han votato per 20 anni.
La pulce con la tosse. “Conte si muova: le risorse ci sono” (Emma Bonino, La Stampa, 30.6). Se no?
Senti chi inquina. “L’onda verde che non tocca il Belpaese” (Massimiliano Panarari, La Stampa, 3.7). Ha parlato l’house organ del Tav Torino-Lione.
Brava Lucia. “Nella gara tra incapaci la Azzolina stravince” (Maurizio Belpietro, La Verità, 28.6). “La perfida Azzolina lascia senza docenti le scuole del Nord” (Libero, 3.7). Servono altre prove per dimostrare che è bravissima?
Mai dire anti. “L’antiberlusconismo è stato il più grande incubatore del populismo della storia italiana. Prima sarà chiaro e prima saremo in grado di combattere davvero il populismo” (Claudio Cerasa, Il Foglio, 3.7). Quante parole per dire che B. paga meglio di tutti.
Solo in Italia. “Salvini ‘disgustato’ dai pm: ‘Solo in Italia esistono certi tribunali’” (Libero, 2.7). Quelli che, se rubi 49 milioni allo Stato, te li lasciano restituire in comode rate per 79 anni.
Il palo. “E Bonafede fa scappare pure il super bandito Mesina” (il Giornale, 4.7). Gli ha annodato personalmente il lenzuolo alle sbarre.
L’estremo oltraggio. “Il giudice Franco, una persona perbene” (Silvio Berlusconi, Il Riformista, 3.7). Povero defunto, non meritava.
Martellate. “Voglio restituire l’onore ai socialisti. Il principale punto di distinzione fra me e Craxi riguarda la questione morale” (Claudio Martelli, ministro della Giustizia e vicesegretario Psi, 4.9.1992). “Craxi non ha voluto usare la scopa o la spada contro i corrotti” (Martelli, 12.9.92). “Se il Psi rischia la liquidazione, è̀ anche perchè Craxi ha invitato i cittadini ad andare al mare anzichè votare i referendum. C’è chi ha lasciato che il malcostume si diffondesse e ha risposto in modo improvvido alle inchieste giudiziarie sulla corruzione” (Martelli, 28.11.92). “Io ero una specie di ideologo del partito, ho avuto la fortuna di non dovermi occupare di tangenti. Le mie campagne elettorali le ha sempre pagate il partito, proprio per il mio ruolo e il mio rapporto con Craxi. Chi le ha pagate? Questo, per fortuna, non lo so. Ma a Milano io vedevo quel che accadeva e denunciavo. Dal 1982” (Martelli, 23.12.92). “Il plotone di esecuzione per Berlusconi lo conosciamo bene: è quello che ha preso la mira su di noi nel 1993, decidendo di far fuori una classe politica” (Claudio Martelli, pregiudicato per la maxitangente Enimont, Il Riformista, 1.7.2016). Solo che, mentre il plotone di esecuzione prendeva la mira, Martelli già sparava da mesi.
Somaretti. “Certo è proprio un ciuccio: gli spieghi le cose, chiare chiare, poi gli dici: ‘ripeti’, e lui ripete tutto sbagliato. Sto parlando di Marco Travaglio, l’avete capito, no? C’è un argomento che proprio non gli entra in testa: il Diritto… Gli avevamo spiegato che non è vero che il 1° agosto 2013 sarebbe scattata la prescrizione e il processo a Berlusconi sarebbe morto lì, e che per questo motivo i giudici della Cassazione si spicciarono e scelsero la sezione feriale… Non è vero: la prescrizione non sarebbe scattata il primo agosto. Lui niente. Ieri ha fatto tutta intera, o quasi, la prima pagina… ripetendo la sciocchezza. Il 1° agosto, il 1° agosto! E ha pure pubblicato la foto di un foglio di carta, che viene dalla Corte d’Appello di Milano, con scritto: ‘Urgentissimo, la prescrizione scatta il primo agosto’…” (Piero Sansonetti, Il Riformista, 1.8). Naturalmente le annotazioni “Urgentissimo” e “Prescrizione 1.8.2013” sono della III sezione della Cassazione, come si vede dalla gigantesca intestazione “Corte Suprema di Cassazione”. Che Sansonetti non sapesse scrivere, era noto: ora è ufficiale che non sa neppure leggere.