sabato 29 agosto 2020

La curva dei contagi cresce ma i morti diminuiscono. Ecco perché. - Barbara Gobbi

Ospedali veneti: meno letti, più reti / Società e Politica / Home - La Vita  del Popolo di Treviso

Bassetti (direttore clinica malattie infettive al San Martino di Genova): «Siamo più bravi a gestire i casi e la percentuale di positività che troviamo nei tamponi arriva oggi al massimo al 2,5%, ben lontana dal 30% di fine marzo»


Da un lato la curva dei contagi che ha ripreso a salire da ormai 4 settimane, dall'altro i dati degli ospedali che fotografano una situazione del tutto sotto controllo. Con i ricoveri più difficili – cartina di tornasole nei mesi clou dell'epidemia quando l'Italia intera attendeva con il fiato sospeso il bollettino delle 18 della Protezione civile – finalmente tornati alla normalità in tutto il Paese.

Il coronavirus è cambiato? «È un fatto che si muore di meno: le terapie intensive oggi da Nord a Sud totalizzano una 70ina di ricoveri, quanti ne faceva il reparto Covid del mio ospedale quando l'epidemia era al massimo. Numeri che come clinici non prendiamo neanche in considerazione dal punto di vista della gestione sanitaria».

«Il virus ha le armi spuntate rispetto a sei mesi fa.»
A parlare è Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova. Che spiega perché, malgrado sia assolutamente necessario mantenere alta l'attenzione per proteggere le persone più fragili, il virus Sars-CoV-2 ha le armi spuntate rispetto a sei mesi fa.

«Perché si muore di meno? Intanto – avvisa Bassetti - grazie all'esperienza sul campo che proprio qui in Italia abbiamo fatto, siamo più bravi a gestire i casi: anche quando in corsia ne arriva uno più impegnativo il sistema è ormai rodato e applica precisi protocolli di trattamento: sappiamo come, quando e in che dosi dare l'ossigeno o il cortisone.

E grazie agli ospedali periferici che tendono a centralizzare, l'assistenza è ottimizzata».Ma è anche il virus, secondo l'esperto, a essere meno “cattivo”, e non solo grazie all'età dei contagiati scesa sotto i 30 anni secondo l'ultimo report dell'Istituto superiore di sanità. «I giovani – avvisa ancora Bassetti -: li scoviamo grazie a un'attività di ‘tracing' senza precedenti che sfiora i 100mila tamponi al giorno e sono in genere asintomatici o poco sintomatici. Se non li testassimo, non saprebbero nemmeno di avere il virus. In ogni caso anche la percentuale di positività arriva oggi al massimo al 2,5%, ben lontana dal 30% di fine marzo, quando su tre tamponi uno era positivo. E con sintomi spesso e volentieri ben diversi: oggi il 90% dei casi non mostra segni di malattia».

In questa fase dell'epidemia negli ospedali continuano ad arrivare persone dai 55 anni in su, come a inizio emergenza – da questo punto di vista non ci sono cambiamenti – ma colpite in maniera diversa: il virus, come hanno dimostrato diversi lavori in letteratura, incluso l'ultimo condotto dal gruppo di Robert Gallo e a cui ha partecipato l'epidemiologo Massimo Ciccozzi del Campus Biomedico di Roma ha perso qualche fattore di virulenza, a vantaggio di noi che l'ospitiamo.«E gli ospiti – aggiunge Bassetti – sono in ogni caso più pronti e protetti: un nostro lavoro appena pubblicato sul Journal of Clinical Medicine e condotto su 3.500 persone che si sono sottoposte al test sierologico tra marzo e maggio in Liguria e in Lombardia, escluse le aree ad alta endemia, fotografa una prevalenza dell'11% su una popolazione di 12-13 milioni di abitanti. Cioè in quelle aree potenzialmente c'è già 1 milione di persone che ha “fatto” il virus e prodotto anticorpi. Solo a Savona, il 25% della popolazione risulta protetto e cioè ha sviluppato resistenza al Covid”.

https://www.ilsole24ore.com/art/la-curva-contagi-cresce-ma-morti-diminuiscono-ecco-perche-ADXQzil

Speranza: 'Superticket abolito e nessuno lo pagherà più'.

Speranza,dati internazionali Covid ancora preoccupanti ©

"Ogni volta che una persona non si cura come dovrebbe per motivi economici siamo dinanzi a una sconfitta per tutti noi e a una violazione della Costituzione. Per questo a dicembre abbiamo approvato la norma che entra in vigore dal primo settembre. Il Superticket è abolito e nessuno lo pagherà più". Lo scrive il ministro della Salute, Roberto Speranza su Facebook in cui posta un'immagine con una croce sull'impegnativa. Si tratta dei 10 euro che i pazienti pagano su ogni ricetta per prestazioni diagnostiche e specialistiche.

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2020/08/29/speranza-superticket-abolito-e-nessuno-lo-paghera-piu_a7704cab-e912-4a3b-ac7e-aabd8b09bec5.html

Il taglio dei pagliacci. - Marco Travaglio

Parlamento, il lungo ponte tra le festività. E il Senato batte la Camera -  la Repubblica

Dunque, ricapitolando. L’Innominabile, che anziché abolire il Senato voleva abolire le elezioni per il Senato e definiva “ridicolo avere 945 parlamentari” perché “la riduzione del numero dei politici è la priorità per essere credibili”, lascia libertà di voto ai suoi eventuali elettori sulla riduzione dei politici perché, siccome non l’ha fatta lui, “è solo uno spot”. Repubblica, che nel 2016 sponsorizzava la sua boiata, ora guida il fronte del No raccontando frottole, e cioè che col Sì l’Italia finirebbe “ultima nella Ue per rappresentanza”, con “la più bassa percentuale nel rapporto tra eletti ed elettori”. E, per dimostrare il falso, calcola solo gli “eletti” alla Camera, cioè i deputati (che scendono da 630 a 400), e dimentica i senatori (da 315 a 200), anch’essi “eletti” diversamente dai membri nominati delle Camere alte degli altri Paesi. Calcolando tutti e 600 i parlamentari, l’Italia rimane il grande paese Ue col più alto numero di eletti in rapporto agli elettori. Ma a questi mezzucci devono ricorrere quelli del No per non confessare il loro vero movente: dar torto ai 5Stelle anche quando hanno ragione, a costo di rinnegare ciò che avevano sempre detto e pensato.
A pag. 7 troverete lo strepitoso caso di un pesce di nome Zanda, senatore Pd e presidente della fondazione di De Benedetti che edita il Domani, e della degna compare Anna Finocchiaro, ex senatrice e neoeditorialista di Repubblica. Zanda vota No perché mancano “i contrappesi assolutamente necessari per il funzionamento del sistema” e prima “vanno modificati i regolamenti parlamentari e la platea che elegge il presidente della Repubblica”. La Finocchiaro fa campagna per il No perché “si fa un taglio lineare pensando che le Camere possano funzionare con 400 deputati e 200 senatori, ma così il sistema parlamentare non può funzionare” e poi “la Costituzione non è un take away da cui puoi prendere quello che ti piace e cambiare quello che non ti piace. È un sistema delicato, sofisticato, fatto di pesi, contrappesi”. Ora, nel 2008, i due bei tomi furono i primi firmatari di un ddl costituzionale identico a quello che voteremo il 20 settembre: cambiava due soli articoli della Carta, il 56 e il 57, per un taglio lineare dei deputati (da 630 a 400) e dei senatori (da 315 a 200). Cambiava solo il partito proponente: Pd anziché M5S. E i contrappesi? E i regolamenti? E la platea? E la rappresentanza? E la funzionalità? E il take away? Niente di niente. Quand’erano loro a chiedere 600 eletti, il Parlamento avrebbe funzionato come un orologio svizzero: ora invece sarà l’apocalisse. Però dài, su col morale: se vince il Sì, non solo avremo il 36,5% di parlamentari in meno. Ma anche il 36,5% di speranze in più di non rivedere certi pagliacci in Parlamento.

L’altra truffa a Zingaretti. I camici mai consegnati. - Vincenzo Bisbiglia

L’altra truffa a Zingaretti. I camici mai consegnati
Dopo il caso delle mascherine pagate 11 milioni (3 rientrati) e mai consegnate, alla Regione Lazio c’è quello dei camici e delle tute protettive. Mai arrivati, se non in minima parte e peraltro già sequest0rata dalla Guardia di Finanza. La Regione guidata da Nicola Zingaretti ha revocato l’ordine alla società Internazionale Biolife che quattro mesi fa si impegnò a consegnare “con estrema urgenza per fronteggiare l’emergenza” 850mila camici e 1 milione di tute. Alla fine ne sono arrivati meno di 150 mila, con la Regione ora pronta a chiedere indietro l’anticipo già versato, ossia 2,8 milioni di euro, più altri 1,4 milioni di penale. Guai però a chiamarlo buco (questa volta) perché con la stessa società “l’agenzia di Protezione Civile del Lazio non ha saldato una fornitura di mascherine, autorizzate e conformi, provenienti della stessa società” e quindi pari patta: una valutazione che non trova d’accordo le opposizioni.
Ma procediamo con ordine. In piena pandemia, l’ente assegna commesse per oltre 100 milioni di euro in via diretta a società minuscole, appena costituite o senza alcun know-how nel settore: le conseguenze sono ritardi e mancata consegna del materiale. È il 30 marzo quando la Regione decide di affidare alla Internazionale Biolife, con sede a Taranto e che vende prodotti omeopatici compresi quelli per il benessere sessuale, il corposo ordine da “fornire entro l’8 aprile, presso l’aeroporto di Fiumicino”. Il giorno dopo viene pagato l’acconto, 20% del totale, ma la prima consegna di camici avviene il 3 giugno. A metà del mese arrivano in tutto circa 150mila camici su un totale di 1 milione. E si arriva così al 26 agosto quando la Finanza notifica il sequestro “emesso dalla procura di Taranto nell’ambito di un procedimento penale che vede indagati i responsabili della Internazionale Biolife”. Per la società i ritardi sono dovuti alle procedure di sdoganamento presso le dogane turche e al porto di Bari, a cui si aggiunge la necessità di “rietichettatura delle confezioni” dei camici. La Regione però a questo punto decide per la revoca: “La condotta contrattuale della Biolife è chiaramente caratterizzata da inaffidabilità e inattendibilità dei tempi di esecuzione. Ha omesso di curare con la dovuta diligenza ed il necessario tempismo l’adempimento della propria obbligazione”.
Una versione che fa quasi sorridere l’amministratore delegato, Luciano Giorgetti: “Ai primi di agosto abbiamo chiuso un’altra commessa con gli stessi soggetti che pubblicamente ci accusano di essere inaffidabili, mi sembra un bel paradosso. Sul mio procedimento abbia fatto ricorso al Riesame. Inoltre abbiamo denunciato i fornitori: se non verremmo pagati chiederò il sequestro dei conti correnti”. Una storia che si preannuncia ricca di ulteriori colpi di scena, senza dimenticare il caso iniziale, anticipato dal fattoquotidiano.it, della EcoTech, un’azienda che vende lampadine a Led, ma che ha avuto una commessa da 35 milioni di euro per le mascherine, mai arrivate. “Purtroppo avevamo ragione, la Ecotech non era un caso isolato, sono stati confermati tutti i nostri dubbi anche sulle forniture della Internazionale Biolife. Sorprendente che il Direttore della protezione civile sia ancora al suo posto” incalza Roberta Angelilli di Fratelli d’Italia. Ecotech aveva corrisposto una parte dell’anticipo alla società svizzera Exor, che a sua volta, aveva chiesto l’approvvigionamento sempre alla Biolife, che poi dalla Regione riceverà la commessa dei camici.
Non sembra l’unico problema del Lazio, alle prese con i ritardi nei tamponi per chi rientra dalle vacanze: le Asl fanno attendere per giorni, romani e turisti in coda anche per 4 ore ad alcuni “drive in” per i test e il sindaco di Civitavecchia, snodo centrale degli arrivi dalla Sardegna e non solo, fatica a gestire il traffico e gli assembramenti.