martedì 6 ottobre 2020

Nobel per la Fisica 2020, premiati gli scienziati che studiano i buchi neri: Roger Penrose, Reinhard Genzel e Andrea Ghez.

 













Il Comitato dei Nobel ha attribuito questo premio alla scoperta "dei più oscuri misteri dell’universo". Penrose ha lavorato a lungo con il cosmologo Stephen Hawking, morto due anni fa.

Il premio Nobel per la Fisica 2020 è stato assegnato a Roger Penrose, “per aver scoperto che la formazione di un buco nero è una chiara predizione della teoria generale della relatività” e congiuntamente a Reinhard Genzel e Andrea Ghez “per la scoperta di un oggetto compatto supermassiccio al centro della nostra galassia”. Il Comitato dei Nobel ha attribuito questo premio alla scoperta “dei più oscuri misteri dell’universo”. Penrose ha lavorato a lungo con il cosmologo Stephen Hawking, morto due anni fa.



Penrose (a sinistra nella foto), che è anche matematico e filosofo, ha ottenuto il dottorato a Cambridge University e ha svolto ricerca a Princeton e Syracuse. È stato ricercatore al King’s College (1961-63) e poi professore di matematica applicata al Birkbeck College di Londra, ha insegnato a Oxford. Nel corso della sua carriera ha ottenuto premi e riconoscimenti, tra i quali: la Eddington Medal insieme a Hawking, la Royal Medal, la Dirac Medal , la Einstein Medal, il Naylor Prize e la De Morgan Medal (2004). Ordine al merito nel 2000, ha ricevuto lauree honoris causa da varie università.

Genzel è nato nel 1952 in Germania, a Bad Homburg vor der Höhe. Si è laureato nel 1978 nell’Università tedesca di Bonn e in seguito ha diretto l’Istituto Max Planck per la Fisica Extraterrestre. In seguito si è trasferito negli Stati Uniti per insegnare nell’Università della California a Berkeley. La più giovane dei premiati, Andrea Ghez, è nata nel 1965 negli Stati Uniti, a New York, e nel 1992 si è laureata presso il California Institute of Technology (Caltech). Attualmente insegna nell’Università della California a Los Angeles.

Il prestigioso premio è stato assegnato a coloro che studiano “i fenomeni più esotici dell’Universo”: Penrose ha mostrato che la Teoria generale della relatività porta alla formazione di buchi neri, e mentre Genzel e Ghez hanno scoperto che un oggetto invisibile ed estremamente pesante governa le orbite delle stelle al centro della nostra galassia. Un buco nero supermassiccio è l’unica spiegazione attualmente nota, sottolinea l’Accademia reale svedese delle Scienze che quest’anno ha dovuto annunciare il più prestigioso riconoscimento scientifico online a causa della pandemia di coronavirus. L’Accademia reale svedese delle Scienze ha assegnato il riconoscimento da 10 milioni di corone svedesi metà a “Roger Penrose che ha utilizzato metodi matematici ingegnosi per dimostrare che i buchi neri sono una diretta conseguenza della teoria della relatività generale di Albert Einstein. Lo stesso Einstein non credeva che i buchi neri esistessero davvero, questi mostri super-pesanti che catturano tutto ciò che li entra. Niente può sfuggire, nemmeno la luce” sottolinea l’Accademia.

“Nel gennaio 1965, dieci anni dopo la morte di Einstein, Roger Penrose dimostrò che i buchi neri possono davvero formarsi e li descrisse in dettaglio; nel loro cuore, i buchi neri nascondono una singolarità in cui tutte le leggi conosciute della natura cessano. Il suo articolo innovativo è ancora considerato il contributo più importante alla teoria della relatività generale dai tempi di Einstein” riferisce l’Accademia reale svedese delle Scienze. Gli altri due scienziati insigniti del Nobel, a cui è andata pari merito l’altra metà, gli altri 5 milioni di corone di svedesi, a Reinhard Genzel e Andrea Ghez, che “guidano ciascuno un gruppo di astronomi che, dall’inizio degli anni ’90, si è concentrato su una regione chiamata Sagittarius A * al centro della nostra galassia”. “Le orbite delle stelle più luminose più vicine al centro della Via Lattea sono state mappate con crescente precisione. Le misurazioni di questi due gruppi concordano, trovando entrambi un oggetto estremamente pesante e invisibile che attira l’accozzaglia di stelle, facendole correre a velocità vertiginose. Circa quattro milioni di masse solari sono raggruppate in una regione non più grande del nostro sistema solare”.

Un buco nero, che ‘pesa’ circa 4 milioni di masse solari, tutte concentrate in una sola regione non più grande del nostro sistema solare. “Il loro lavoro è pionieristico, ci ha dato la maggiore prova mai raccolta di un buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea”. Grazie ai telescopi più grandi del mondo, Genzel e Ghez hanno potuto vedere attraverso le enormi nuvole di gas e polvere interstellare, creato nuove tecniche per compensare la distorsione causata dalla nostra atmosfera e costruito strumenti unici, dedicandosi completamente a questa ricerca a lungo termine. “Ho provato dubbio, ma anche eccitazione” ha detto la professoressa Ghez, la quarta donna a ricevere il Premio Nobel per la Fisica, alla domanda su cosa avesse provato nel notare un oggetto sconosciuto nella Via Lattea. “Mai come adesso si può comprendere l’importanza dello studio della scienza e dei fenomeni del mondo. Sono onorata di aver ricevuto il premio, accetto con piacere la responsabilità di ispirare altre donne a studiare nel campo”.

(foto ilFQ)

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/06/nobel-per-la-fisica-2020-premiati-gli-scienziati-che-studiano-i-buchi-neri-roger-penrose-reinhard-genzel-e-andrea-ghez/5956165/

Buco dell'ozono, raggiunta massima estensione.

 













Lo strato di ozono stratosferico è il nostro 'scudo' dalle radiazioni ultraviolette potenzialmente dannose.

Il buco dell’ozono nel 2020 ha raggiunto la sua massima estensione, sia in profondità che in ampiezza. Lo affermano gli scienziati di Copernicus Climate Change Service (C3S), implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio da parte della Commissione Europea. È stato osservato che le concentrazioni di ozono stratosferico si sono ridotte a valori prossimi allo zero in Antartide intorno ai 20-25 km di altitudine (50-100 hPa), con la profondità dello strato di ozono appena inferiore a 100 unità Dobson, circa un terzo del valore medio. Ciò è stato causato da un vortice polare forte, stabile e freddo.

“Il modo in cui si sviluppano cambiamenti nel buco dell’ozono ogni anno è molto variabile - spiega Vincent-Henry Peuch, direttore di Copernicus Atmosphere Monitoring Service - Il buco dell’ozono del 2020 assomiglia a quello del 2018, il quale era anch'esso abbastanza grande e tra i primi della classifica degli ultimi quindici anni. Con i raggi del sole che sono tornati verso il Polo Sud nelle ultime settimane, abbiamo assistito a una continua riduzione dell'ozono nell'area".

Dopo il buco dell'ozono insolitamente piccolo e di breve durata nel 2019, favorito da condizioni meteorologiche speciali, "ne stiamo registrando uno piuttosto grande anche quest'anno, il che conferma che dobbiamo continuare ad applicare il protocollo di Montreal che vieta le emissioni di sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono”. Poiché lo strato di ozono stratosferico funge da scudo, proteggendo dalle radiazioni ultraviolette potenzialmente dannose, è della massima importanza monitorare i cambiamenti.

“Cams monitora continuamente il buco dell’ozono per fornire informazioni sulla sua estensione e grandezza ogni anno quando esso si sviluppa e si rigenera - aggiunge Vincent-Henri Peuch - Stiamo fornendo previsioni sulle concentrazioni di ozono stratosferico fino a cinque giorni in anticipo. Monitoriamo anche la quantità di radiazioni UV che raggiungono la superficie terrestre, che dipendono anche dalle nuvole e dagli aerosol nell'atmosfera".

Come è formato il buco dell’ozono? Le sostanze contenenti cloro e bromo si accumulano all'interno del vortice polare dove rimangono chimicamente inattive al buio. Le temperature nel vortice possono scendere a -78 gradi Celsius e si possono formare cristalli di ghiaccio nelle nubi stratosferiche polari, che svolgono un ruolo importante nelle reazioni chimiche. Quando il sole sorge sopra il polo la sua energia rilascia atomi di cloro e bromo chimicamente attivi nel vortice, i quali distruggono rapidamente le molecole di ozono portando alla formazione del buco.

(foto adnkronos)

Scoperti in Egitto 59 sarcofagi in legno di 2.500 anni fa.

 














A Saqqara, necropoli dell'antica Menfi, patrimonio dell'Unesco.

SAQQARA - Un team di archeologi in Egitto ha annunciato di aver trovato nelle ultime settimane 59 sarcofagi di legno, ben conservati e sigillati, sepolti oltre 2.500 anni fa. Aprendone uno, il team ha rivelato resti mummificati avvolti in un sudario, con iscrizioni geroglifiche in colori vivaci. Il ritrovamento è avvenuto a sud del Cairo, a Saqqara, la necropoli dell'antica capitale egiziana di Menfi, patrimonio mondiale dell'Unesco.

Da quando il ritrovamento delle prime 13 bare è stato annunciato quasi tre settimane fa, ne sono state scoperte altre in altri pozzi, a profondità fino a 12 metri. E un numero imprecisato di sarcofagi potrebbe essere ancora sepolto lì, ha detto il ministro del turismo e delle antichità, Khaled al-Anani, sul sito, vicino alla piramide di Djoser di 4.700 anni. "Quindi questa non è la fine della scoperta, la considero piuttosto l'inizio della grande scoperta", ha detto. I sarcofagi, sigillati più di 2.500 anni fa, risalgono al tardo periodo dell'antico Egitto, circa dal VI o VII secolo aC, ha aggiunto il ministro.

Negli ultimi anni gli scavi a Saqqara hanno portato alla luce manufatti, serpenti mummificati, uccelli, scarabei e altri animali. Studi preliminari hanno indicato che i sarcofagi appartenevano probabilmente a sacerdoti, statisti anziani e figure di spicco nell'antica società egiziana della 26a dinastia, ha detto Anani. Tutte le bare saranno portate al Grand Egyptian Museum, di prossima apertura, sull'altopiano di Giza. 

L'apertura del Grande Museo Egizio, che è stata più volte ritardata, è prevista per il 2021. Il museo ospiterà migliaia di manufatti, che attraversano più epoche della storia dell'Egitto, dal periodo pre-dinastico al periodo greco-romano.

(foto ansa)

https://www.ansa.it/canale_viaggiart/it/notizie/mondo/2020/10/03/scoperti-in-egitto-59-sarcofagi-in-legno-di-2.500-anni-fa_cf164b2e-f29c-429c-84bf-f5ebfb4bbd63.html

Casellati prende il bazooka: ora deve andarsene. - Antonio Padellaro














Maria Elisabetta Alberti Casellati (per brevità MEAC) in fondo va capita. Per una donna capace e di temperamento, come lei probabilmente ritiene di essere, la presidenza del Senato può rappresentare una gabbia politica, sia pure dorata. E dunque, nell’intervista di ieri al Corriere della Sera, parlando dallo scranno più alto di Palazzo Madama, MEAC, proprio rispetto alla carica ricoperta, ha voluto essere molto di più, ma anche molto di meno. Molto di più poiché l’attacco frontale sferrato al governo Conte, nei toni e nei contenuti, forse non ha precedenti nella storia dei rapporti tra l’istituzione seconda carica della Repubblica e il potere esecutivo. Chi è infatti che affronta l’emergenza “mettendo toppe”? Chi, a proposito della “ripresa” adopera “tante parole e niente fatti”? Privo di “una visione strategica del Paese, di una visione lungimirante dello sviluppo”? Chi “nasconde la polvere sotto il tappeto” pensando per esempio di “risolvere i problemi strutturali della scuola con i banchi con le rotelle”? Chi “in mancanza di un ‘Progetto Italia’ rischia di trasformare l’eventuale bazooka dei fondi Ue in una pistola ad acqua”? Chi è che si rifiuta di “coinvolgere le opposizioni” sulle priorità per il Paese? E a chi la presidente del Senato si rivolge quando, a proposito della proroga dello stato d’emergenza, sentenzia: “Abbiamo bisogno di verità, non si può oscillare tra incertezze e paure in una confusione continua di dati”? Dunque se, come è evidente, MEAC ha deciso di sommare ai poteri che le conferisce la Costituzione anche quelli di capo dell’opposizione dovrebbe correttamente dichiararlo. Innanzitutto, all’assemblea che presiede non potendo più garantire l’indispensabile equidistanza che il suo ruolo impone. Dopodiché, sarebbe interessante vedere in che modo MEAC si dividerà i compiti con Matteo Salvini e Giorgia Meloni, clamorosamente scavalcati a destra dal suo veemente j’accuse contro il governo giallorosa (per non parlare dei “moderati” di Forza Italia che l’hanno candidata e sostenuta). Ci sarebbe poi il problemuccio delle funzioni di presidente supplente della Repubblica, nel caso molto malaugurato in cui Sergio Mattarella fosse impossibilitato a svolgerle. Ipotesi da brividi che speriamo non si realizzi mai. Mentre di buono c’è che dopo un’intervista così “schierata” sembra evidente che le probabilità di vedere MEAC al Quirinale, con il voto di questo Parlamento, siano prossime allo zero (perciò siamo convinti che da oggi lei conti molto di meno).

PS.

In un mondo normale, dopo dichiarazioni di questo tenore, un presidente del Senato si dimetterebbe per dedicarsi più liberamente, e correttamente, alla politica attiva. Ma di normale qui non c’è proprio niente.

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Fiki, Grilli e Morri: il Movimento 5S dilaniato dalle tribù. - Andrea Scanzi

 















Il Risiko dei 5 Stelle si arricchisce ogni giorno di una nuova fazione. Ognuno ha la sua corrente, ognuno ha la sua ricetta. E la tensione, spesso oltremodo masochista, è arrivata al parossismo con lo scontro (l’ennesimo) di domenica tra Davide Casaleggio e i vertici M5S. Proviamo a tracciare l’identikit delle varie compagini.

I Fiki. È la corrente di Fico, ma pure di Patuanelli. Per certi versi più contiani di Conte, per loro il dialogo con il Pd e più in generale con un centrosinistra derenzizzato è sempre stato naturale. Ora più che mai. Al tempo (funesto) del governo con la Lega erano in minoranza, mentre ora è invece il contrario. Agli Stati Generali partono favoriti, ma i talebani – che stanno alla politica come Marattin ai capelloni – non mancheranno mai di insultarli.

I Crimiani. Compagine di difficile individuazione, né talebana né sinistrata, né duropurista né realmente dialogante. In via teorica ha la reggenza della leadership, ma la esercita col carisma delle betulle timide. Ancorati al “6 politico”, vantano la presenza – tra gli altri – di Crimi e Lombardi, il Duo Streaming del 2013 (che per fortuna negli anni è cresciuto). Navigano a vista, e l’unica cosa che si è capita è che non sopportano Casaleggio Jr.

I Dimaiani. Versione più diplomatica, ma anche più forte, delle due precedenti categorie. Sono molto più dialoganti (col centrosinistra) dei Crimiani, ma lo sono anche un po’ meno dei Fiki. Due nomi? Di Maio e Bonafede. Agli Stati Generali faranno squadra coi Fiki, coi quali in passato non sono mancati gli scontri, e cercheranno un dialogo sempre più costante – benché non “organico” – con il cosiddetto “campo progressista” (cit. Bersani).

I Grilli. Sono quelli che condividono le posizioni del garante Beppe Grillo. Il quale, soprattutto in questi mesi, dovrà far sentire parecchio il suo peso. La sua parola. La sua visione.

I Morri. Non amano Di Maio, ma neanche Di Battista (non fino in fondo). Non vogliono il leader, ma una segreteria (diversa però da come la vorrebbe Di Maio). Hanno sempre detestato Salvini, ma adesso – pur preferendo il Pd al Cazzaro Verde – nicchiano di fronte a un’alleanza col centrosinistra. E alle Regionali vogliono continuare a correre da soli, perché – immagino – è meglio perdere da puri che vincere con le mani non del tutto intonse. Il loro nome di punta è Morra. Minoritari, ma agguerriti. E preparati.

I Dibattisti. Si rifanno a Casaleggio padre (ma pure figlio). Credono che la Lega sia il Male (dopo averci governato con ben poco imbarazzo), ma che il Pd non sia certo meglio. Hanno per leader Di Battista, che di fronte a un accordo “organico” con Zingaretti & soci se ne andrebbe. Le loro posizioni sfociano spesso nel paragonismo (nel senso di Gianluigi Paragone). Da settimane stanno ricevendo il plauso di Repubblica, Domani e perfino Mario Lavia, ma loro – senz’altro in buona fede – sono davvero convinti di incarnare il futuro del M5S. E non invece il trapassato remoto.

I Lezzisti. Versione marginale, oltranzista e massimalista dei Dibattisti, con cui non di rado amoreggiano. Litigiosi, rancorosi, pallosi. Strategicamente sono capre ripetenti e non ne hanno indovinata mai mezza (Tap, Ilva, etc). Però urlano parecchio. E tutto sommato fanno arredo.

La speranza, mentre impazza questa immensa canizza da Asilo Mariuccia, è che nel frattempo il Paese non vada in malora. Buon Risiko a tutti!!

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L'ora di matematica. - Massimo Erbetti

 













L'ora di matematica, oggi farò un piccolo esperimento di matematica, niente di complicato, state tranquilli e a dire il vero, non si tratta proprio di matematica, ma la matematica ci serve per capire tantissime cose. Con la matematica ci facciamo i conti ogni istante della nostra vita…e poi a me i numeri piacciono veramente tanto…i numeri, come ho già detto in altre occasioni, mi danno sicurezza…due più due, fa sempre quattro…e poi la matematica porta alla luce tante verità nascoste…
Allora...c'è contadino di nome Giuseppe, ha 300 galline, ogni gallina, gli depone 300 uova al mese…come dite? Una gallina al massimo fa un uovo al giorno per cui in un mese, non ne può fare più di 30? Si lo so, avete ragione, ma Giuseppe il contadino, ha delle galline straordinarie, galline eccezionali…che non fanno uova d'oro (?), ma ne depongono una quantità enorme: 10 al giorno…per cui, ricapitolando: 300 galline fanno ciascuna 300 uova al mese, per un totale di 90.000 uova ogni trenta giorni, che sommate per 12 mesi, fanno 1.080.000 ogni anno…un bel numero, non c'è che dire. Succede però che in base alle nuove norme che prevedono una riorganizzazione e un efficientamento dei pollai, emanate tramite una consultazione fra tutti i contadini della zona, Giuseppe sarà costretto a diminuire dal 2023 il numero delle galline del 36,5%. A Giuseppe questa nuova norma non è che piaccia molto, che c'entra, la capisce, la condivide anche e suo malgrado la accetta, ma gli affari sono affari…come farà a pagare gli stipendi dei suoi collaboratori? E gli addetti alla sicurezza del pollaio? Aveva investito tanto per evitare le intrusioni delle volpi…allarmi sonori, visivi, rete elettrificata…e poi c'è anche un altro fatto, sembrerebbe che le sue galline non siano più le più brave della zona, o meglio sono sempre le migliori, ma un suo concorrente molto scaltro, con un'ottima campagna pubblicitaria e con molte bugie, gli sta rubando molti clienti…morale della favola, Giuseppe ha paura che dal 2023, oltre a dover rinunciare al 36,5% di galline e di conseguenza il numero delle uova deposte, per le nuove normative, dovrà rinunciare ad una quota ancora maggiore…forse...il taglio della produzione arriverà al 50%. Giuseppe che oltre che ad essere un bravo contadino, ha anche un altro pregio sa fare bene i suoi conti, e allora cosa fa? Comincia a pensare e fare un po di calcoli:…metà galline…metà uova…metà incasso…
Quanto incasserà Giuseppe dal 2023?
Gli converrà tenersi il pollaio, o gli converrà disfarsene per avviare una nuova attività?
Oppure, altra soluzione: si metterà in affari con il contadino Giovanni che è bravissimo ad attirare nuovi clienti?
A volte le cose non sono come sembrano, a volte si dicono cose per farne arrivare altre, si parla a nuora, affinché suocera intenda…e forse a molti di voi la matematica non piace, forse vi sarete anche annoiati…ma non fermatevi alla prima impressione…valutate...meditate.. esaminate…ponderate…riflettete intensamente e non pensate alle galline…ma alle uova d'oro

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Rispondendo a Morra


Come la penso io.

Non so nulla del post di Casaleggio, quindi non posso commentarlo, ma posso commentare le parole di Morra quando afferma:

“Se diventiamo partito, me ne vado anch’io”.

Non capisco, e mi rivolgo al Morra filosofo, questo voler dare ad un nome comune di cosa, e cioè alla parola "partito" un significato inesistente.

Un partito non è, forse, l'espressione di un'idea?
Quello che conta non è far parte di un movimento o di un partito, quello che conta è portare avanti le idee in cui si crede e renderle realtà, e questo si può fare anche in un partito.
Iniziare un progetto e abbandonarlo al primo intoppo è da temerari, la politica, quella seria e responsabile, necessita di persone coraggiose che combattono per portare a termine le proprie idee a prescindere dai problemi che si presentano durante il cammino.
La politica, quella buona, è sacrificio, è abnegazione e, purtroppo costa dirlo, ma è così, necessita di alleanze, necessita di discussione, necessita di rinunce, di concessioni, altrimenti non sarebbe più democrazia, pluralità.
Fare politica è come amministrare da buon padre il proprio nucleo famigliare, e un buon padre accondiscende, di tanto in tanto, accontentando le richieste dei suoi cari.

Cetta.

Lega, nuovo record: scoperte altre 100 operazioni sospette. - Davide Milosa

 

Milano - La Finanza lavora su nuovi documenti di Bankitalia: da Bossi a Salvini, 10 anni di flussi finanziari dei professionisti vicini al partito.

Flussi di denaro per milioni di euro e operazioni sospette. La Procura di Milano, nell’ambito dell’inchiesta sul caso Film Commission e sui commercialisti vicini alla Lega di Matteo Salvini, ora indaga su questo. L’accelerazione è arrivata anche dopo il vertice con i colleghi di Genova che stanno lavorando sulla scomparsa dei 49 milioni di rimborsi pubblici dalle casse partito. Da giorni la Guardia di finanza di Milano sta studiando cento segnalazioni per operazioni sospette (Sos), elaborate dall’Antiriciclaggio di Banca d’Italia, che riguardano gli uomini vicini alla Lega coinvolti o solo citati nel fascicolo milanese e in quello ligure.

I documenti raccontano gli ultimi dieci anni di flussi finanziari, a partire dal 2010, epoca in cui era operativa la vecchia Lega di Umberto Bossi e del tesoriere Francesco Belsito. Si tratta di documenti che non sono stati depositati e che non coincidono con le note dell’Antiriciclaggio di Banca d’Italia allegate agli atti del fascicolo. Insomma, materiale inedito allo studio della Finanza.

Vi rientrano così tutte le attività che nel tempo hanno riguardato i due commercialisti vicini alla Lega e cioè Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. Tutte le società a loro collegate, anche quelle, emerge dagli atti, nelle quali risultano soci politici di rilievo del Carroccio, come il tesoriere Giulio Centemero e il senatore bresciano Stefano Borghesi. Nello specifico si tratta della Stp, società di commercialisti contabili, già oggetto di segnalazione, il cui capitale iniziale per quanto riguarda Centemero è arrivato in parte da denaro pubblico.

Sul tavolo anche le attività connesse agli imprenditori vicini alla Lega. Tra questi Francesco Barachetti, l’elettricista ed ex consigliere comunale di Casnigo vicino di casa di Di Rubba che ha ricevuto parte del denaro pubblico frutto della vendita dell’immobile di Cormano dalla società Andromeda di Scillieri alla fondazione Lombardia Film Commission (Lfc). Denaro che lo stesso Barachetti girerà a società riferibili al duo Di Rubba-Manzoni. Negli ultimi anni Barachetti, che ha un vecchio precedente per spaccio e che oggi è indagato per peculato nell’indagine sui presunti fondi neri della Lega, ha ricevuto dal partito lavori per oltre due milioni di euro. Sotto la lente vi sono poi le attività dell’imprenditore bergamasco Marzio Carrara che non risulta indagato. Allo studio della Finanza, come scritto dal Fatto, c’è un pacchetto societario acquistato a 5,5 milioni anche da Carrara e Di Rubba e rivenduto solo 4 mesi dopo a 29 milioni all’imprenditore bergamasco Mario Francesco Pozzoni (non indagato). Carrara negli anni è risultato tra i fornitori della Lega. Nuove segnalazioni riguardano il caso dell’associazione Maroni presidente e il presunto giro di fatture false riferito in parte al parlamentare leghista Fabio Boniardi (non indagato) titolare di una tipografia nel Milanese. L’associazione riguarda l’indagine genovese e 450mila euro usciti e rientrati nella casse della Lega. Unico indagato per riciclaggio, Stefano Bruno Galli, assessore regionale lombardo alla Cultura.

Una montagna di carte dalle quali quindi potrebbero uscire novità di rilievo. Non a caso, nello scambio di atti dalla procura di Genova a quella di Milano, vi sono i risultati delle perquisizioni disposte dai pm liguri nel 2018 a carico dei commercialisti bergamaschi. Nel cd, ora allo studio della Finanza, ci sono gli assetti societari dell’imprenditore bergamasco Angelo Lazzari, il cui nome è associato a sue società, una in Lussemburgo che, si legge in una Sos agli atti, hanno gestito “indirettamente” la società Taac riferibile a Di Rubba e Manzoni. In particolare Taac, risulta dall’analisi dell’Uif della Banca d’Italia, è stata controllata indirettamente dalla spa Prima fiduciaria “attraverso – si legge – l’interposizione di svariate imprese due delle quali riconducibili a Lazzari, ovvero la lussemburghese Ivad sarl e la Sevenbit Srl”.

Dalla lista dei nomi vicini alla nuova Lega di Salvini spunta anche quello del commercialista Michele Scillieri, arrestato settimane fa con Di Rubba e Manzoni. Su Scillieri che nelle intercettazioni spiegava di aver un “cassetto” da aprire pieno di notizie rilevanti, emerge un secondo dato importante. Dalle perquisizioni successive agli arresti di settembre a uno degli indagati, è stata trovata una pen-drive sulla quale è caricato il backup del computer di Scillieri. Un elemento che come per le cento sos promette sviluppi interessanti. L’inchiesta sui presunti fondi neri della Lega non si ferma.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/06/lega-nuovo-record-scoperte-altre-100-operazioni-sospette/5955791/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-10-06

Ascoltate gli elettori. - Marco Travaglio











Mentre i vertici grillini erano impegnatissimi a spararsi l’un l’altro, cioè sui piedi, infischiandosene dei ballottaggi di cui probabilmente ignoravano financo l’esistenza, gli elettori di Matera e Pomigliano d’Arco hanno eletto sindaci due 5Stelle. Il che ovviamente non risolve nessuno dei problemi pentastellati: l’emorragia di voti, la guerra per la leadership, la desertificazione sui territori, il caso Rousseau. Ma indica una strada che né Di Maio, convertitosi troppo tardi alle alleanze, né Di Battista, che ancora insegue velleitarie equidistanze e improbabili terzi poli, possono ignorare. Gli elettori hanno ripetuto ciò che avevano già detto alle Regionali: finché la destra sarà così impresentabile e il Pd non tornerà a somigliarle, la priorità è batterla. Meglio se con un candidato M5S, ma anche – turandosi il naso – con uno di centrosinistra. Sempreché non sia impresentabile come o peggio di quello di destra (tipo De Luca): nel qual caso va bene anche la “testimonianza” in una partita persa in partenza. Quindi le alleanze non sono obbligatorie, ma vanno tentate. Anche perché il Pd, sapendo di perdere senza i 5Stelle, è disposto a concedere molto. E lì si vede se restano un movimento o sono diventati un partito, se sono ancora il M5S o sono già l’Udeur.

Il problema non sono le poltrone, ma l’uso che se ne fa. Se per allearsi pretendono liste pulite, candidati eccellenti, cronoprogrammi vincolanti su ambiente, welfare e beni comuni, rimangono se stessi e gli elettori li premiano. Se mettono al primo posto le cadreghe, tradiscono la propria missione e vengono puniti. Di qui dovrebbero partire i loro fatidici stati generali: facendo parlare per primi Domenico Bennardi e Gianluca Del Mastro, nuovi sindaci di Matera e di Pomigliano. Il primo, 45 anni, si è laureato a Firenze in Scienze della formazione e specializzato in nuove tecnologie di restauro e beni culturali. Il secondo, 46 anni, è docente universitario di Papirologia, manager culturale e presidente delle Ville Vesuviane. Due esponenti della seconda generazione dei 5Stelle: quella che nel 2018 ha portato in Parlamento il gruppo col più alto tasso di laureati, lontanissima dalla leggenda nera degli scappati da casa incompetenti e terrapiattisti. Bennardi ha vinto da solo, strappando Matera alla destra coi voti del Pd escluso dal ballottaggio. Del Mastro – frutto del patto Di Maio-Zinga premiato pure a Caivano, Giugliano e Faenza – ha sottratto Pomigliano alla destra dopo 10 anni. Noi non li conosciamo, ma sospettiamo che abbiano priorità più concrete e contemporanee di tutte le pippe mentali su identità, terzo polo, alleanze, partito, movimento e Rousseau. Perchè non fare gli stati generali a Matera?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/06/ascoltate-gli-elettori/5955782/