Vite spezzate. Storie di donne e uomini uccisi dalla nuova offensiva.
Di Covid-19 si muore ancora e, anche se i numeri giornalieri dei decessi in questa seconda ondata sono ancora relativamente bassi rispetto ai giorni drammatici di marzo e aprile, stanno progressivamente aumentando nel bollettino. Storie di uomini e donne, vite che si spezzano. L’età media rimane intorno agli ottant’anni e, salvo eccezioni che comunque ci sono, questi casi hanno patologie pregresse. In memoria di queste vittime ecco una sintetica Spoon river.
Aldo (il nome è di fantasia), 71 anni, era un grande devoto di Padre Pio. Per questo il 16 settembre, con 40 compaesani, era salito sul bus che da Mirabella Eclano (Avellino) lo ha portato al santuario di San Giovanni Rotondo. Già la sera stessa aveva avvertito i primi sintomi del coronavirus. Un malessere che il 3 ottobre lo ha costretto all’ospedale Moscati (Avellino) e che il 7 ottobre lo ha ucciso. Per quel tributo a Padre Pio sono 22 i pellegrini positivi ai tamponi. I quali hanno infettato parenti e amici: alla fine l’Asl certificherà che il focolaio di Mirabella Eclano ha registrato 34 contagiati. Sono ancora chiusi scuola e municipio.
“Francesco era un uomo sano. È morto perché è stato contagiato mentre svolgeva il suo lavoro sull’ambulanza”. Rosanna è sconvolta. Francesco, 58 anni, era un suo collega dell’ospedale San Giovanni Addolorata di Roma, è deceduto il 3 ottobre. “Era uno sportivo, un rockettaro, una persona piena di vita”, raccontano i colleghi. Era un infermiere sempre in prima linea. Anni passati all’unità di terapia intensiva cardiaca, aveva lavorato a tu per tu con il virus per tutto il periodo del lockdown. Giovedì mattina a Savona è morto don Giorgio, 80 anni, direttore delle scuole salesiane di Alassio. L’11 settembre scriveva così ai suoi ragazzi che tornavano tra i banchi: “Viviamo un momento sociale non facile, un senso di paura, l’incertezza sul futuro. Non possiamo impostare l’anno come se non ci fosse il Covid, ma cerchiamo di essere fonti di energia contenta, allegra”. Dopo pochi giorni i primi sintomi, il ricovero e infine la scomparsa. Un altro religioso, il cappuccino Jean Laurent, è morto a soli 49 anni: padre guardiano del convento di Sorso, vicino Sassari, ha passato oltre 15 giorni in terapia intensiva prima del decesso. Si era scoperto positivo al rientro da una vacanza in Francia.
Renzo , 61 anni, era un imprenditore di Bastia Umbra, titolare di un’azienda di sistemi per la refrigerazione, è morto il 18 settembre dopo venti giorni di terapia intensiva. Amante del modernariato e delle auto d’epoca, era molto conosciuto in città. Il ghanese Joseph, invece, di anni ne aveva 51: in Italia dagli Anni 90, è spirato il 19 settembre all’ospedale di Udine. È morto la sera prima di compiere 74 anni Alberto. Faceva da sempre il macellaio a Santo Stefano, nel Bellunese. Soffriva di patologie cardiache e quindi si è ritrovato senza difese di fronte al morbo. “Aveva parlato con noi poche ore prima di morire – raccontano alcuni parenti – era affaticato, ma nessuno avrebbe pensato che sarebbe accaduto il peggio”. La sua macelleria sta per festeggiare i 50 anni di attività.
“Abbiamo fatto cinquant’anni di matrimonio a febbraio e ora non posso nemmeno dirgli addio”. Così si tormentava Maria, moglie di Salvatore, 78 anni, che in ospedale a Belluno è morto di Covid. Erano sposati dal 1960. La sua agonia è durata dieci giorni. Soffriva di Alzheimer. E c’è anche chi muore lontano dall’Italia, come Elda, 87 anni, deceduta a Olavarria, in Argentina, senza poter realizzare il sogno di ritornare almeno una volta a Fonzaso, piccolo comune vicino a Feltre.