sabato 31 ottobre 2020

Morto Sean Connery: l’attore si è spento nel sonno. Dal ruolo di James Bond che non si è più scollato di dosso al rifiuto de Il Signore degli Anelli. - Davide Turrini

 

L’agente 007 inventato da Ian Fleming che Connery interpretò casualmente per la prima volta nel 1962, 007 – Licenza di uccidere (in originale Doctor No), diventerà la sua fortuna, come del resto anche una sorta di cliché zavorra difficile da mettere da parte per nuovi ruoli, anche se con quel Jimmy Malone de Gli Intoccabili (1988) per il quale vinse un Oscar.

Addio Sean Connery. L’attore scozzese è morto la scorsa notte nella sua villa alle Bahamas. La scorsa estate aveva compiuto 90 anni. Lontano dagli schermi oramai dal 2003 (La leggenda degli uomini straordinari), la sua ultima immagine, una foto paparazzata pochi mesi fa con un teleobiettivo era stata pubblica dai tabloid inglesi recentemente. Mentre risalgono al 2017 le foto ufficiali della sua presenza in tribuna, tra l’altro in notevole forma, agli US Open. Eppure Connery, amato da tutte le donne (e chissà anche da molti uomini) del mondo, rimarrà immortale – più lui, Ramirez, che l’highlander botulinizzato Christopher Lambert – vestito in smoking, pistola d’ordinanza, parrucchino, brillantina e sorriso affabile nella silhouette universale di James Bond. L’agente 007 inventato da Ian Fleming che Connery interpretò per la prima volta nel 1962, 007 – Licenza di uccidere (in originale Doctor No) – diventerà la sua incredibile fortuna professionale, come del resto anche una sorta di clichè zavorra difficile da mettere da parte per nuovi ruoli. Anche se nel 1987, con il sergente di polizia Malone de Gli Intoccabili, per il quale vinse un Oscar come attore non protagonista, fu davvero un’interpretazione di valore immenso. In Connery ovvero in quel suo elegante e mai scomposto Bond, sempre sugli scudi, sempre in pericolo, ma sempre disinvolto e audace nel tirarsi fuori dalle trappole mortali più sadiche impostegli dai suoi nemici, gli spettatori riconobbero subito una sorta di presenza rassicurante, fisicamente aitante e fascinosa, che gli rimase appiccicata addosso come un marchio di fiducia senza tempo.

Già, il corpo come croce e delizia di Connery, ragazzone alto e robusto nato ad Edimburgo da papà camionista e mamma cameriera. Fisico slanciato, atletico, proporzionato, con un viso ed un sorriso magnetici, eppure con un problema non da poco di cui molti non si accorsero da subito. Connery già da giovanissimo era calvo. Tanto che il toupet utilizzato per farlo diventare 007 rimase segreto per alcuni anni, fino a quando ne La collina del disonore (1965), un sottovalutato film antimilitarista di Sydney Lumet, con Connery protagonista soldato ribelle in un campo di prigionia, si cominciò a scorgere il parrucchino mancante di Bond. Connery aveva fatto di tutto nella vita, prima di iniziare a 19 anni, una breve carriera da modello (anche nudo). La partecipazione a Mister Universo (1953), dove arrivò terzo, fu il suo trampolino di lancio per la carriera d’attore, tanto che sul finire degli anni cinquanta interpretò piccole parti in film per la tv diretti da registi inglesi e anche in una produzione Disney.

Poi all’improvviso la luce. Albert Broccoli e Harry Saltzman, detentori dei diritti della spy story di Fleming, scelgono senza grande entusiasmo, dopo aver scartato ogni attore possibile (Cary Grant, Rex Harrison, Gregory Peck, David Niven, Trevor Howard, ma anche il vincitore del concorso indetto proprio per quel ruolo, tal Peter Anthony), lo sconosciuto Connery (la particina nel kolossal Il giorno più lungo è successiva al set di 007 anche se risulta dello stesso anno). Al trentaduenne attore scozzese fanno stipulare un contratto per cinque film. Connery ne interpreterà poi sei. Ma il successo arriva subito nel ’62. Dopo seguono: Dalla Russia con amore, Missione Goldfinger (dio quanto ci piace questo film e la sequenza di Bond che sta per essere tagliato in due da un laser), Thunderball e Si vive solo due volte. Ricoperto letteralmente d’oro, Connery lascia. Capisce che a continuare si farebbe solo del male. Così lasciando in ambasce Broccoli&co, che infatti scelgono per rimpiazzarlo il fiasco George Lazenby, Connery si avventura nel mare aperto di una Hollywood che comunque sta cambiando pelle cinematograficamente ed esteticamente.

La tradizionale figura tutta d’un pezzo del bellone anni cinquanta/sessanta non tira più di fronte a nuovi modelli di fascino maschile più attenti a doti più caratterialmente stanislavskijane (si pensi ai Pacino, Hoffman, Redford). Tra il ’69 e il ’71 non ha grande fortuna tra il western atipico Shalako, la grande produzione italo-russa de La tenda rossa (dove interpreta l’esploratore Amundsen) e il bel film storico politico di Martin Ritt, I cospiratori, dove con un ciuffo ribelle interpreta un capo incazzato di un gruppo di minatori nella Pennsylvania del 1876. Il flop dello 007 con Lazenby spinge la produzione a richiamare Connery che, a sua volta, non era riuscito a rilanciarsi oltre lo smoking dell’agente segreto al servizio di sua maestà. Siamo nel 1971, Connery tentenna, ma alla fine cede per il compassato capitolo della saga Una cascata di diamanti. Ritorno comunque felice, anche se è il seguito che torna a far preoccupare il quarantenne Sean.

Nel 1974 si dà alla fantascienza, protagonista di Zardoz di John Boorman, titolo curioso e sui generis, ma non memorabile; seguito poi da un buon successo di pubblico in Assassinio sull’Orient Express, sempre regia di Lumet; e poi nel 1975, con due interpretazioni in cui mostra doti che vanno ben oltre lo sguardo sciupafemmine, rimaste però sempre laterali, ai margini del mainstream dell’epoca. Fa coppia con uno scoppiettante Michael Caine, ne L’uomo che volle farsi re di John Huston, interpretando un lestofante avventuriero di fine ottocento che assieme al compare vuole conquistare il titolo di re di una ignara tribù; poi è un attempato e acciaccato Robin Hood in Robin e Marian di Richard Lester assieme a Audrey Hepburn. Come dire, per noi, basterebbe già. Idolo dei nostri cuori e delle nostra cinefilia autoriale anni settanta. Però a Connery qualcosa non torna. Manca la parte della vita, quella che lo faccia uscire almeno per una volta dal ruolo di James Bond. Ne prova diverse per almeno sei sette anni, fino a quando torna a passare dal via. Nel 1983 riveste i panni di 007, in Mai dire mai, che oramai anche i sassi sanno non essere capitolo ufficiale della saga inventata da Fleming, perché non prodotto da Broccoli e dalla United Artists. Connery dà vita comunque ad un Bond ultraquarantenne che già si lecca le ferite di una vita di spia.

Sarà tra l’altro il regista Irving Kershner a suggerire il titolo del film su una frase detta da Connery nel 1969 dopo l’ultimo suo Bond: “Mai dire mai”. Volente o nolente, l’icona che l’ha marchiato per sempre lo rilancia e per sette anni dà vita a personaggi che gli faranno vivere la fase della maturità. Dicevamo in apertura del ruolo di Ramirez in Highlander, a cui seguono l’arguto, risoluto e potente frate Guglielmo da Baskerville ne Il Nome della Rosa e nel 1986 finalmente la consacrazione, con Oscar, dello splendido poliziotto irlandese della Chicago proibizionista anni venti: il Jimmy Malone de Gli intoccabili. Il film di De Palma sprizza sangue e glamour da tutti i pori. Mentre al pool speciale anticorruzione di Elliott Ness (un Kevin Costner da urlo) per incastrare Al Capone (Robert De Niro “siete solo chiacchiere e distintivo”) si aggiungono la recluta Andy Garcia, l’esperto fiscalista Oscar Wallace e Malone. Il poliziotto scafato e saggio, schizzato anche lui dal fango della corruzione imperante, ma onesto quanto basta per diventare il simbolo della lotta contro il male e leader morale del piccolo gruppo. Script di David Mamet, colonna sonora sontuosa di Morricone, Connery muore ucciso barbaramente, crivellato di colpi, sanguinante e urlante dentro casa, in una delle sequenze più tragiche della storia del cinema. Morte che Ness vendicherà in un’altra vertigine visiva di questo capolavoro di De Palma.

Va bene, aggiungiamoci pure un’altra particina per l’amico Lumet – Sono affari di famiglia (1989), mettiamoci pure Caccia a ottobre rosso (1991), ma oramai per Connery nemmeno sessantenne è giunto il momento dei camei da grande vecchio: si veda il re Riccardo in Robin Hood principe dei ladri (sempre Costner ad attenderlo per la consacrazione); Il primo cavaliere, un’opera un po’ pacchiana ma è su grande schermo a contendere la palma di più figo con niente meno che Richard Gere; infine infine gareggia in avventuroso istrionismo, febbrile archeologica ironia, in Indiana Jones e l’ultima crociata (1989), dove ricopre il ruolo del papà di Indy (Harrison Ford), chiudendo da star di Hollywood che non ha più niente da chiedere alla sua carriera d’attore. Si ritirerà nella sua amata villa delle Bahamas, con l’altrettanto amata moglie Micheline (45 anni di matrimonio), a giocare a golf, e rifiutando la parte di Gandalf ne Il signore degli anelli.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/31/morto-sean-connery-lattore-si-e-spento-nel-sonno-dal-ruolo-di-james-bond-che-non-si-e-piu-scollato-di-dosso-al-rifiuto-de-il-signore-degli-anelli/5986695/

Chiudere i vecchi, la nostra via virale al darwinismo etico. - Daniela Ranieri

 

Lo studio dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) condotto dal ricercatore Matteo Villa stima che, poiché l’82% dei morti per Covid ha più di 70 anni e il 94% più di 60, isolando solo le persone anziane si ridurrebbe drasticamente la mortalità, si libererebbero le terapie intensive e si eviterebbe un lockdown generale, paralizzante per la comunità e distruttivo per l’economia. Lo studio intravede dei problemi logistici (dove isolare gli anziani che vivono coi figli?), e ne adombra di comportamentali (accetterebbero di auto-isolarsi?), ma trascura del tutto quelli antropologici ed etici. Noi siamo un Paese di famiglie, unità sociali che in molti casi hanno permesso di sopperire alle lacune del welfare sotto i colpi della prima ondata. È vero che il contagio avviene per lo più in famiglia: persone che per tutta la primavera e l’estate hanno adottato mille accorgimenti sanitari sono venute in contatto con chi alla fine della clausura si è concesso una vita sociale più attiva, e il virus ha colpito laddove le distanze tra persone si restringono, ci si concede l’abbraccio e si cerca riparo. Come un mantra consolatorio (e falso), da marzo ci ripetiamo che “muoiono solo i vecchi”, più fragili e soggetti ad avere malattie pregresse. Questo stride con i diktat progressisti di una società improntata alla prevenzione e alla medicalizzazione, con cui si cerca di procrastinare la morte stanando ogni possibile malattia e consentendo attraverso i farmaci di allungare l’età media. Perciò la nostra società invecchia progressivamente: i 37 miliardi sottratti alla Sanità pubblica in 7 anni e i 5 milioni di poveri non compaiono nelle statistiche in cui finiscono triturate vite, biografie di anziani che magari, fossero stati più in salute, non sarebbero morti.

Il Covid ha annullato queste conquiste (o dogmi, a seconda di come si intende la dialettica tra scienza e natura), come fosse l’incarnazione di una Parca, o Moira, capace di recidere il filo che eroicamente la Medicina aveva tessuto per tenerci attaccati alla vita. Questo virus destinale ci ha “donato” una specie di fatalismo, sfociato nel vitalismo dell’estate e nel darwinismo etico che oggi ci fa pensare di poter sterilizzare le vite di un terzo o di un quarto degli italiani per non bloccare noi sani, pronti a goderci il rischio dell’infezione. Certo, la soluzione proposta nello studio è mossa dalla volontà di salvare il “sistema” proteggendo anzitutto i vecchi (cioè gli improduttivi); ma siamo sicuri che non sia invece l’altra faccia, il volto speculare dello stesso nichilismo? Al di là degli aspetti costituzionali (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”), in definitiva si tratterebbe di lasciare i nostri vecchi da soli di fronte alla paura e alla morte. Si vive tutta una vita per comprendere il senso del dolore e dell’amore: noi doneremmo a chi è arrivato all’ultimo tratto della vita un presente disinfettato, impaurito, con la consolazione di lasciar vivere noi e con la promessa di un futuro sanificato che sarebbe solo più vicino. Il freddo della morte sociale portato da questa separazione igienica non è meno rigido del freddo della morte biologica.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/31/chiudere-i-vecchi-la-nostra-via-virale-al-darwinismo-etico/5986399/

Bibbiano, chi sono gli angeli e chi i demoni. - Sarah Buono e Alessandro Mantovani

 

A Reggio Emilia oggi riaprono l’aula bunker, quella del maxi-processo alla ’ndrangheta, per l’udienza preliminare del processo sugli affidi illeciti di minori a Bibbiano e dei Comuni della Val d’Enza. Affidi richiesti per i presunti abusi sessuali dei genitori, del compagno della mamma, del sociò del papà, del nonno, una volta del fratellastro, che non sono mai stati accertati. Gli arresti del giugno 2019 furono un terremoto, l’inchiesta “Angeli e Demoni” fece emergere il legame tra i servizi sociali comunali e gli psicoterapeuti della Onlus Hansel e Gretel di Torino, Claudio Foti e l’ex moglie Nadia Bolognini, dieci anni fa tenuti in considerazione da vari uffici giudiziari e poi molto meno, sostenitori di metodi assai discussi per far affiorare “i brutti ricordi”. Fino alla “macchinetta” che generava piccole scariche elettromagnetiche dai cavetti lasciati in mano ai giovani pazienti: illecita per i pm, solo inutile per altri specialisti. Vale diverse accuse di violenza privata a Bolognini, che risponde anche di frode processuale per aver ingannato i giudici e di lesioni per aver provocato a una ragazzina, allontanandola da casa, un “disturbo depressivo permanente”; a un altro un “disturbo specifico dell’apprendimento” raccontandogli che il padre era in carcere e non si era mai occupato di lui; a un’altra un “disturbo post-traumatico da stress”. È la psicologa che, secondo la Procura, trattando un bambino di 7 anni “si travestiva da ‘lupo’ (…) urlandogli contro e inseguendolo, associando al termine del gioco, la figura del ‘lupo cattivo’ a quella del compagno della madre”, accusato degli abusi mai dimostrati.

Foti, 59 anni, laurea in Lettere, è il teorico, nemico della Carta di Noto che nell’esame dei minori vittime di abusi raccomanda tra l’altro di evitare domande suggestive, contestata da una minoranza di operatori riuniti nel Cismai. “Tuo padre ti aveva proposto sesso e violenza – diceva Foti in una seduta registrata a un’adolescente –. Tua madre non ti ha assolutamente proposto sesso e violenza …. ma comunque ti propone anche lei un modello, cioè ehhh… magari da rivedere un attimo”. Ora risponde di lesioni per aver provocato alla ragazza, secondo altri periti, un “disturbo di personalità borderline” e un “disturbo depressivo con ansia”. Risponde anche di frode processuale, benché il Riesame l’abbia escluso in sede cautelare.

In senso tecnico, però, i principali imputati sono l’ex responsabile dei servizi sociali, Federica Anghinolfi, e l’assistente sociale, Francesco Monopoli, che si fidavano solo di Foti e Bolognini. Un infinito elenco di relazioni ai giudici minorili oggetto di accuse di falso e depistaggio. Alteravano sogni, disegni, racconti e circostanze. E consegnavano i minori, per la psicoterapia, al centro “La Cura” di Foti: 135 euro a seduta. In un caso Anghinolfi ha ottenuto l’affido di una bambina a una coppia di donne che conosceva, ben retribuite con soldi pubblici. Drammatiche intercettazioni: “Vuoi fare come i tuoi genitori che hanno fatto delle scelte che hanno portato tanto male a te?”, le diceva un’affidataria. Ogni gesto dei genitori naturali, negli incontri protetti, era interpretato secondo lo schema solito: “Il padre l’ha baciata sulla bocca e riferisce che è molto diverso dal bacio che darebbe a una donna”. La piccola diceva: “È il mio papà, non c’è niente di male”.

Anghinolfi non si è mai fatta interrogare. Il suo avvocato, Oliviero Mazza, chiede di trasferire il processo altrove: “Reggio Emilia è incompatibile, la mia assistita continua a ricevere insulti e minacce di morte. Risponderemo sulle presunte irregolarità della gestione affidi, a tutte e 90 circa le ipotesi di reato. Mi pare molto semplice ex post dire che l’intervento è stato eccessivo, ma il compito dei servizi sociali è quello di attivarsi prima, sicuramente ci sono stati casi in cui a posteriori il sospetto si è rivelato infondato, ma non è compito della mia assistita accertarlo. Sulle presunte pressioni o minacce rivolte ai suoi sottoposti risponderemo nel merito, spesso si parla in libertà e si tende a esagerare”. Vedremo. Infine c’è il sindaco Andrea Carletti del Pd, che risponde con Foti e Anghinolfi dell’affidamento senza gara del servizio di psicoterapia al centro “La Cura”.

“Agli psicologi sembrava interessare solo quello: ‘Papà ti ha toccato? È per questo che stai male vero?’”, ha raccontato una ragazza ormai maggiorenne, allontanata dal padre. “Io non ho mai parlato di abusi sessuali”, dice. Ma secondo diverse relazioni dei servizi sociali ne aveva parlato eccome. Un certo disagio c’era, sono segnalati “atti di autolesionismo a scuola”. Una volta, ha raccontato lei stessa, si era tagliuzzata un braccio con le forbici, “poi – ha spiegato – mi sono pentita”. A 14 anni la ritenevano “chiusa” e “aggressiva”, sintomi tipici di un’adolescenza complicata che se finisci nelle mani sbagliate difficilmente migliora.

Sono 24 gli imputati, una giovane assistente sociale ha già patteggiato un anno e otto mesi per falso. Sono una dozzina, tra cui tre coppie di fratelli, i minori e gli ex minori coinvolti nei provvedimenti di sospensione o revoca della potestà genitoriale, a volte del solo padre. Tutti revocati prima o dopo l’inchiesta. L’ultimo nel luglio scorso.

Magari non era un “sistema” diffuso, ma in Val d’Enza funzionava così ed è stato l’eccesso di richieste di allontanamento (per l’85% respinte) a suscitare l’attenzione del procuratore Marco Mescolini e della pm Valentina Salvi. Non sono emerse collusioni dei pm e dei giudici minorili di Bologna, finiti lì per lì nella bufera. Il presidente del Tribunale dei minori, Giuseppe Spadaro, ha perso il treno che l’avrebbe portato alla Procura minorile di Roma; dovrà decidere il plenum se nominarlo a Trento come proposto all’unanimità dalla commissione, relatore Piercamillo Davigo in uno dei suoi ultimi atti a Palazzo dei Marescialli. L’inchiesta amministrativa del ministero della Giustizia non ha dato luogo a procedimenti disciplinari a carico dei magistrati minorili e lo stesso dicastero oggi si costituirà parte civile per i reati di frode processuale, falsa perizia, depistaggio.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/30/bibbiano-chi-sono-gli-angeli-e-chi-i-demoni/5984999/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=ore-19&utm_term=2020-10-30

SIETE UOMINI ....O SALVINI?- Rino Ingarozza

 

Ma cosa hanno fatto in questi mesi per prevenire la seconda ondata? Perché non hanno potenziato i trasporti? Perché non hanno potenziato le terapie intensive?
Perché non hanno combattuto il virus? Perché non hanno ascoltato i nostri? Perché non hanno buttato a mare i clandestini? Lamorgese dimettiti, hai accolto il terrorista che ha fatto la strage a Nizza.
Avete pensato solo ai banchi con le rotelle e ai monopattini. Avete mandato le mascherine in Cina. Siete degli incapaci. Stanno chiudendo di nuovo, senza motivo. Siete solo attaccati alle poltrone.
Leggendo i vari commenti sui social, sono le cose che ho letto di più. Tutte cose ripetute come un mantra, a pappagallo. Tutte cose dette dai loro leaders. Non ce n'è uno che sappia argomentare, mettere due parole di seguito. Aprire un dibattito costruttivo. Niente di niente. Ripetono sempre e soltanto quello che sentono dire nelle trasmissioni voltastomaco di Mediaset e La7 e quello che leggono nei titoli (perché non si spingono oltre, a leggere) nei vari giornali di destra e antigovernativi per scelta (economica). E allora via con i soliti slogan. Becera propaganda politica e nient'altro.
Cerchiamo di analizzare queste loro perle di saggezza.
- Cosa hanno fatto per prevenire la seconda ondata.......
Vi avevano e ci avevano detto di assumere un comportamento responsabile. Che non era, per niente,
finita. E invece qualcuno e' andato in giro a fare comizi e selfie e a sputtazzarsi in bocca con i suoi fans e a dire che finalmente (e grazie a loro) era tornata la libertà, ed ognuno poteva fare quel che cazzo gli pareva, o perlomeno, potevano seguire il loro esempio e cioè assambramenti a gogò. E, sempre questo qualcuno, andava in giro a dire che era tutto finito e che non c'era ragione affinché il virus ritornasse. Lo conoscete il suo nome? No. Allora pensate intensamente ad un vaso da notte e vedrete che vi verrà in mente il suo nome.
"Sotto il segno del vaso (da notte)"
Qualche altro o, meglio, qualche altra, vi invitava nella sua discoteca perché "...Io non chiudo. Venite da me. Non c'è nessun rischio".
"La bambola di pezza ....pardon ...di plastica".
- Potenziamento del trasporto locale.
Il governo ha dato centinaia di milioni alle Regioni, per farlo, ma molti non lo hanno fatto.
"I governatori soffrivano di acufene (evidentemente) e non volevano sentire altri rumori".
- Potenziamento delle terapie intensive.
È stato fatto durante la prima ondata e in più sono stati assunti medici e infermieri. Una parte di quelli che "i vostri" avevato tagliato.
"Taglia taglia, magna magna"
- Lamorgese dimettiti perché un immigrato ha ammazzato dei cittadini francesi.
Ma che teoria è. Ma anche voi siete degli sciacalli come lui?
A parte che era stato espulso, cosa doveva fare, la Ministra, accompagnarlo lei stessa nel suo paese? Si dà il caso che questo è scappato ed è andato in Francia. E vi ricordo un'altra cosa, cari Salviniani e Meloniani .....come ormai ricordato da molti, in queste ore, ma voi, probabilmente siete un po' duri di comprendonio, l'attentatore di Berlino del 2016, era anch'esso sbarcato a Lampedusa nel 2011. Vi dice niente questa data? Sapete chi c'era al governo? La Lega di Salvini e una certa Meloni che era addirittura Ministro, oltre a Berlusconi. E Ministro degli interni era tale Roberto Maroni. Vi dice nulla, questo nome?
Perché non chiedete al vostro capitone, il motivo per cui non si è scusato, allora?
"Marron glacé e prosciutto e Melon"
Date la colpa al governo per la pandemia, per questo attentato e per la sconfitta della Juve, in coppa, no?
Io credo che una colpa ce l'abbia, il governo ed è quella di lasciare dire, ai vostri suggeritori, tutte queste cazzate, senza mai incazzarsi e mandarli affanculo.
" 🎵🎵🎵Ve c'hanno mai mannato a quel paese........sapeste quanta gente che ce sta' "
- Avete pensato solo ai banchi con le rotelle e ai monopattini.
Siete proprio degli ignoranti. I banchi sono stati cambiati per non fare sedere in coppia gli alunni e perché erano i banchi dei vostri padri, talmente erano vecchi. Ci vuole un genio per capirlo?
E l'incentivo per i monopattini aveva un duplice scopo. Una scelta ecologica, contro l'inquinamento e per cercare di invogliare la gente a comprarli e usarli per andare a lavorare o andare in giro, senza prendere gli autobus e quindi evitare gli assembramenti. Lo capirebbe anche un bambino. Voi no. Prima pensavo che capivate le cose e che facevate finta di non capire. Adesso mi sono convinto che "ci siete".
"Essere o non essere .....capire o non capire"
- Siete degli incapaci.
I vostri "capaci" li abbiamo conosciuti bene. Ci stavano portando al fallimento nel 2011. Avete la memoria corta. Come fate ancora a votarli? Ogni giorno ne arrestatno uno che ruba i vostri soldi e voi, li premiate. Ma siete proprio dei masochisti?
".🎵🎵🎵 Ricominciamo..."
- State chiudendo di nuovo senza motivo.
Senza motivo? Lo sta facendo tutta Europa. L'epidemia si sta allargando sempre più. Che motivo volete? Dovete prima rivedere i camion dell'esercito che trasportano i morti?
"Novelli San Tommaso".
C'è stato un sondaggio (vero, non invento nulla) che ha stabilito che gli elettori della Lega sono, mediamente, sotto acculturati.
Parla di voi, nulla da dire?
Ditemi, ordunque, chi siete?
Siete uomini (o donne) o Salvini?

Onde gravitazionali, in 7 mesi 'cinguettii' da 100 buchi neri. -

 

(Nella foto - Rappresentazione artistica di buchi neri che stanno per collidere (fonte: Simulating eXtreme Spacetimes Lensing (SXS)/Wikipedia)

Corrispondono a 40 collisioni, registrate da Virgo e Ligo.

Un centinaio di 'cinguetii' generati in sette mesi da 40 collisioni fra buchi neri, per un totale di un centinaio di quesi mostri cosmici: è il bilancio del nuovo catalogo dei segnali registrati tra aprile e ottobre 2019 dall'osservatorio americano Ligo e dall'europeo Virgo. I dati sono pubblicati sul sito ArXiv, che traccia gli articoli scientifici prima della revisione in vista della pubblicazione ufficiale.

Ci è voluto un anno intero ai ricercatori del network Virgo/Ligo per esaminare tutti i segnali gravitazionali e gli eventi cosmici registrati. Si tratta di 36 fusioni di buchi neri, una probabile fusione di un sistema binario di stelle di neutroni e due sistemi probabilmente composti da un buco nero e una stella di neutroni.



Dei 39 eventi presenti nel Catalogo, 13 sono pubblicati oggi per la prima volta, portando a 11 gli eventi di onde gravitazionali rilevati complessivamente da Ligo e Virgo. Il Catalogo pubblicato oggi offre, per la prima volta, un quadro completo del vasto numero dei segnali gravitazionali registrati e delle loro fonti. Da agosto 2017 ad aprile 2019 la sensibilità dei tre rilevatori è infatti migliorata notevolmente, permettendo a Virgo di osservare un volume di universo quasi 10 volte maggiore che nelle precedenti osservazioni.


(Localizzazione degli eventi che hanno prodotto segnali di onde gravitazionali (fonte: LIGO/VIRGO)

I risultati del Catologo sollevano diverse domande sulla 
validità di alcuni modelli astrofisici, che finora sembravano plausibili sulla massa dei buchi neri. Alcuni buchi neri osservati per esempio hanno una massa tra le 65 e 120 masse solari, incompatibile con i modelli di evoluzione stellare, secondo cui le stelle molto massicce, oltre una certa soglia, vengono distrutte completamente dall'esplosione di una supernova.

Ciò suggerisce che vi siano altri meccanismi di formazione dei buchi neri. "Stiamo già analizzando i risultati della seconda parte del terzo periodo di osservazione - commenta Giovanni Losurdo, ricercatore dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e portavoce di Virgo - e lavorando per migliorare la sensibilità di Virgo nel 2022".

https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/spazio_astronomia/2020/10/30/onde-gravitazionali-in-7-mesi-cinguettii-da-100-buchi-neri-_65ac86cc-f34e-4180-b1b8-ebe98fe8f1f1.html

Apocalypse Now. Il despota conte e gli indisposti. - Antonio Padellaro

 

Fermate gli orologi, tagliate i fili del telefono e regalate un osso al cane, alleluja alleluja la popolarità di Giuseppi collassa di dieci punti e che nessuno osi turbare l’annuncio di una scintillante epifania. Che crac, che rovescio, che tracollo e anche se, a dirla tutta egli è ancora e pur sempre il leader più gradito (orrore), lasciate che gli aerei volteggino nel cielo e scrivano la lieta novella. Si cacci ordunque l’usurpatore da Palazzo Chigi, che sia ricondotto tra le oscure pandette cui fu sottratto dall’infausto, per il Paese, destino a cinque stelle. Disarcionato il premier tiranno, che si proceda a inviare i più titolati ambasciatori nel maniero umbro di Mario Draghi (Draghi! Draghi!) per deporre ai suoi piedi la sacra corona virus. Un momento però: siamo proprio sicuri che informatosi della crescita esponenziale dei contagi, delle faide tra i virologi, dell’anarchia regionale, degli incombenti lockdown (per citare soltanto l’ordinaria amministrazione), l’Eletto (ma non ancora eletto) sia colto da voluttà di masochismo? E decida di inabissarsi nell’apocalypse now delle rivolte di piazza, del giornalismo tre palle un soldo, dell’allucinato mondo popolato dai Fontana, Gallera e De Luca? Non è che adducendo improvvisa indisposizione farà perdere le tracce mentre le sue ultime parole (fossi matto) si perderanno nel vento? Che si interpelli senza indugio Giorgia Meloni, l’unico uomo forte dell’opposizione e a lei si affidi il compito di restituire all’Italia l’antico splendore, più bella e più superba che pria (Bene! Brava!). Come dite? Purtroppo ella già comunicò di essere, al momento, riluttante. Pronta, s’intende, alla pugna elettorale ma solo quando l’emergenza se la sarà cuccata l’odiato premier, raschiando fino in fondo il barile della pandemia.

E l’unità nazionale allora? E le larghe intese? E i comitati di salute pubblica? Suvvia, che s’interpelli il sempre probo e leale Renzi. E l’ardimentoso Zingaretti. Dove si trovano? Intenti a fornicare con disgustosi rimpasti, voi sostenete? Si dovrà insomma ricorrere ancora ai maneggi del despota di Volturara Appula? Del resto, quale dissennato vorrebbe in questo momento essere al suo posto, per giunta tormentato dai profeti del giorno dopo? Non a caso il mitico Mannelli ce lo mostra mentre arringa le folle in subbuglio, con il fervido auspicio: andate pure liberamente affanculo. Ma per fortuna è solo una vignetta.

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Il misirizzi. - Marco Travaglio

 

L’altra sera, in un talk show, un piccolo misirizzi in evidente stato confusionale, il cui curriculum sfugge ai più, dava lezioni di giornalismo indipendente ad Antonio Padellaro. E, per l’angolo del buonumore, potrebbe bastare così. Poi però, siccome Antonio gli chiedeva pazientemente lumi su alcuni suoi delirii (“Manca un discorso di verità sul perché e il percome e il disegno complessivo!”, “Al governo ci vogliono persone adeguate!”, “Ad abbattere Conte ci penserà il virus!” e ovviamente “Serve il Mes! Il Mes! Il Mes!”), il pover’ometto elencava le terapie intensive non attivate, le poche assunzioni di medici e infermieri, i drive in fuori dagli ospedali: cioè tutte scelte delle Regioni, visto che la sanità in Italia purtroppo è regionale, mentre il governo ha stanziato 8 miliardi per gli ospedali (mai spesi dalle Regioni) e il commissario Arcuri ha acquistato 5mila ventilatori per raddoppiare i posti letto di terapia intensiva, di cui 1445 consegnati e non attivati dalle Regioni e altri 1849 rimasti nei suoi magazzini perché nessuna di esse glieli ha ancora chiesti.

Padellaro faceva sommessamente notare che attualmente il nostro problema è abbattere il virus, non Conte. Ma il misirizzi, non conoscendo la parola “Regioni”, tentava la fuga buttandola in caciara: “Sono sicuro che, se ci stava Salvini (sic, ndr), saresti stato molto meno generoso”. Non sospettando che, “se ci stava Salvini”, nei giorni pari chiuderebbe tutto e nei dispari riaprirebbe tutto, cioè avremmo il decuplo dei contagi e dei morti, come i Paesi sgovernati dagli spiriti-guida di Salvini. A quel punto, palla in tribuna: “Il tuo giornale è un capolavoro di doppia morale e doppio standard, impegnato a bastonare chi è critico al governo (ri-sic, ndr)”, “Io sono di sinistra, ho una storia di sinistra, scrivo cose di sinistra e non accetto che la patente di sinistra me la dia il tuo giornale che per combattere il fascismo usa i metodi da bastonatori nei confronti di chi non la pensa come loro (ri-ri-sic, ndr)”. Cioè: il Fatto è fascista e lui è il capo della Resistenza. Infatti va in giro per telepollai a ripetere “Covid governo ladro” (tra poco chiederà le dimissioni o il rimpasto pure alla Merkel, a Macron, a Sánchez e ai capi di Stato del resto del mondo che sta nella merda come o più dell’Italia), mentre noi riteniamo che Conte e il suo governo siano meglio di quelli che li hanno preceduti negli ultimi vent’anni (almeno), ma soprattutto di quelli che verrebbero dopo. Se fosse un altro, partirebbe immediata la querela, peraltro vinta in partenza. Ma, trattandosi di questo poveretto, sarebbe fatica sprecata: verrebbe subito archiviato per manifesta incapacità di intendere e volere.

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