Le Fake news di Italia viva - Il Piano redatto in segreto col “favore delle tenebre”? C’è stato pure un dibattito parlamentare. Iv ha poi fatto ridurre i soldi per il green.
Tra le scorie del renzismo e dei suoi adepti, una che rischia di rimanere incollata al dibattito pubblico dice che grazie a Italia Viva il piano per il Next Generation Eu sia stato scritto finalmente come si deve. Lo affermava con estrema sicumera Corrado Formigli nel corso di Piazza Pulita su La7, generosamente supportato dal giurista Sabino Cassese e dall’ex direttore di Repubblica, Mario Calabresi. “Ora che Renzi è uscito dal governo, ci saranno le competenze per scrivere un piano come si deve?”, chiedeva il brillante conduttore ai suoi ospiti pronti a ondeggiare il capo sconsolato.
Immaginiamo che degli inetti come Roberto Gualtieri o Enzo Amendola siano disperati per aver perduto il supporto di menti brillanti come Teresa Bellanova o Ivan Scalfarotto. Come faranno a produrre un testo in grado di passare l’esame europeo? Come hanno fatto finora. Nel giorno in cui il Recovery plan arriva alle Camere, smontiamo alcune fantasiose ricostruzioni.
Il Piano è stato scritto “con il favore delle tenebre”, redatto in gran segreto e recapitato ai ministri “alle 2 di notte”.
Abbiamo già ripercorso sul Fatto le tante riunioni preparatorie tenutesi a partire dallo scorso agosto, evidenziando come la scrittura del Piano fosse abbastanza nota a tutti tranne che ai renziani. Il 15 ottobre si è tenuto addirittura un dibattito parlamentare con approvazione delle linee guida e diffusi ringraziamenti al lavoro svolto dal ministri Amendola. Renzi, probabilmente, era distratto.
Le varie bozze circolate sono la prova di una totale impreparazione.
Tra le bozze iniziali e quella finale la differenza è che l’ultima è finalmente redatta organicamente mentre le altre erano, appunto, delle bozze. Il ruolo di Italia Viva, poi, è stato puramente emendativo e si è sommato a quello di Pd e M5S che pure hanno avanzato le loro proposte e le loro richieste.
La Cabina di Regia era un guaio, ma ora chi decide?
La cabina di regia era incardinata su tre ministeri, ma ora il professor Cassese si dice soddisfatto che non ci sia più. Subito dopo, però, lamenta l’assenza di una… cabina di regia. Nel mezzo di una crisi di governo provocata proprio per quello, ci si stupisce che il problema non sia risolto.
“Senza i renziani come farà il governo a scrivere un progetto valido per il Recovery”?
La domanda è davvero ridicola, ma comunque, mettendo a confronto le tabelle sui 52 progetti elencati il 23 dicembre scorso, prima dell’intervento delle teste d’uovo di Renzi (quali poi?) e quelli dell’ultima bozza, ci si accorge che le modifiche sono davvero minime. La maggior parte delle voci ha la stessa denominazione e quasi sempre gli stessi importi. A essere modificato è sicuramente il capitolo Turismo e Cultura, passato da 3,1 miliardi della primissima bozza agli 8 miliardi attuali. Così come è aumentata la dotazione per la Salute, da 9 a 18 miliardi grazie soprattutto allo spostamento di una parte della voce Digitalizzazione (che infatti è diminuita di circa 3,5 miliardi). Si tenga conto che per tenere insieme tutte le esigenze, il governo ha aggiunto ai fondi del Next Generation anche quelli del React Eu e i Fondi europei di Programmazione del bilancio 2021-2026, in questo modo mischiando un po’ le carte.
Renzi ha notevolmente migliorato il Piano europeo.
Renzi ha fatto ridurre la voce Rivoluzione verde e transizione ecologica da 74,3 a 66,59 miliardi dove a pagare sono le partite sull’Efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati. Ha fatto incrementare la voce Alta velocità ferroviaria di circa 5 miliardi e la voce Istruzione e ricerca con 6 miliardi in più per il Diritto allo studio e 3 miliardi in più alla voce Dalla ricerca all’impresa. Renzi non ha migliorato il Piano, ci ha messo quello che gli interessava di più.
Il Recovery Plan è una delle prove che Conte ha voluto accentrare tutti i poteri.
Sulla cabina di regia abbiamo detto. Dal 4 settembre 2019 a oggi, Conte si è recato alla Camera e al Senato, per comunicazioni e informative o per il question time ben 37 volte, 2,5 al mese. I Dpcm, che costituiscono la prova fumante dei pieni poteri, sono stati emanati in una situazione del tutto inedita di emergenza, e comunque i governi Renzi e Gentiloni ne hanno emanati di più. Ci sono tanti punti su cui si può criticare e attaccare il governo Conte, basta scegliere quelli veri.