giovedì 18 febbraio 2021

Sapete cosa mi ha impressionato di Casalino ... - Giancarlo Selmi

 

Sapete cosa mi ha impressionato di Casalino nell'aggressiva (e non poteva essere diversamente) intervista di Floris e di "barba perfetta" Giannini? La consapevolezza della verità, la maniera disarmante (per il subdolo Giannini, soprattutto) di comunicare le proprie convinzioni.
Senza arroganza, senza supponenza ma con la forza di chi sa di aver fatto tutto quanto fosse nelle sue possibilità. Il massimo che potesse.
Mi ha colpito il modo con cui ha descritto l'impegno di Conte. Lo ha fatto come un osservatore, non come l'addetto alla comunicazione. Ha dato quella imparagonabile sensazione che solo la sincerità sa dare. E poi ha descritto una parte mai narrata dell'opera di Conte: il conseguimento di una vera autorevolezza internazionale. Finalmente, ha sottolineato una cosa che nessuno, inspiegabilmente e scandalosamente, dice: i 209 miliardi li ha ottenuti Conte. Adesso li spenderà qualcun altro però la condizione l'ha creata lui. E rimarrà nei capitoli di storia, al contrario di qualche altro Premier.
Si sono ostinati ad inserire questo bravo, onesto e preparato uomo in cataloghi molto poco calzanti. Si è ironizzato sulla sua omosessualità, sulla partecipazione al Grande Fratello, perché privi di argomenti, dimenticando, colpevolmente, la sua preparazione, il suo "stare sul pezzo". Casalino ha rotto un'annosa consuetudine: quella dell'uomo delle istituzioni in doppio petto, del palazzo impenetrabile per l'uomo comune. Lo ha aperto e lo ha fatto con semplicità, rendendolo accessibile idealmente a tutti.
Di fronte a sé, nel ruolo di intervistatore, aveva il giornalista che ha ripetuto fino all'esasperazione la favola delle "segrete stanze". Lo ha messo in condizioni di alzare la voce, lo ha innervosito, mettendone allo scoperto l'aleatorietà delle argomentazioni, la nullità dei pretesti.
Bravo Casalino. La serenità della ragione, del giusto, dell'onestà, contro l'arroganza del potere mediatico e la prigione della menzogna. Hai vinto tu e tutti ce ne siamo resi conto. Ti ringraziamo per il tuo prezioso lavoro. In quanto a "quelli": Non ti curar di loro, ma guarda e passa.

Giancarlo Selmi 

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M5s, Crimi espelle i 15 senatori del No a Draghi. Lezzi si oppone e si candida al direttivo. Grillo rilancia: “Unità e patto verde l’unica strada.”

 

Il post del capo politico dopo lo strappo dei 15 eletti a Palazzo Madama: "Non potranno più far parte del gruppo parlamentare del MoVimento al Senato. Ho dunque invitato il capogruppo a comunicare il loro allontanamento, ai sensi dello Statuto e del regolamento del gruppo."

Chi nel M5s ha votato No alla fiducia al governo di Mario Draghi, sarà espulso dal Movimento. Ad annunciarlo ufficialmente è stato il capo politico Vito Crimi con un post su Facebook, rivolto ai 15 senatori che ieri sera hanno deciso di votare contro il nuovo esecutivo e di fatto sono andati contro l’indicazione degli iscritti. Ma la decisione è destinata a provocare un terremoto, soprattutto in vista del voto a Montecitorio dove i numeri potrebbero essere simili (si parla di una forbice di 15-30 deputati che sarebbero pronti a seguire i dissidenti). I neo espulsi però contestano la decisione e promettono battaglia tra ricorsi e proteste. La senatrice Barbara Lezzi, forte di una vicinanza con Davide Casaleggio e Alessandro Di Battista, ha replicato dicendo che non è stata espulsa. E anzi ha rilanciato: “Mi candido al comitato direttivo”. Questa è solo l’ultima puntata di una lunga serie di scontri: solo ieri infatti, gli iscritti hanno dato il via libera alla modifica dello Statuto e quindi all’abolizione del ruolo di capo politico. Un voto che secondo Lezzi (e Casaleggio) avrebbe dovuto essere applicato immediatamente, procedendo all’elezione dei 5. E solo l’intervento di Beppe Grillo, arrivato ieri in serata, ha frenato la corsa: è un momento troppo delicato per procedere al rinnovo della leadership, per ora resta Crimi.

Beppe Grillo rilancia il patto verde – Proprio nel pieno delle polemiche interne. Il garante del Movimento 5 stelle ha rilanciato sul sul Blog un post della senatrice Patty L’Abbate che parla della “transizione ecologica”: “Siamo nell’era della resilienza, dell’antropocene, e dobbiamo necessariamente effettuare un salto quantico, passare da un regime di equilibrio (che realmente non lo è più) a un altro e l’unità, il patto verde, è l’unica strada. La transizione ecologica è proprio questo, un processo necessario di trasformazione a livello tecnologico, economico, ecologico, socio-culturale e istituzionale, scale che si influenzano e si rafforzano vicendevolmente, è un processo sistemico che tiene conto della complessità della natura, e che deve concentrarsi sulle interazioni e le interconnessioni tra il sistema economia ecologico e sociale”.

L’annuncio di Vito Crimi -“I 15 senatori che hanno votato No alla fiducia saranno espulsi”, ha scritto su Facebook Vito Crimi. “Ieri al Senato il M5s ha votato Sì. Non lo ha fatto a cuor leggero, è evidente. Ma lo ha fatto con coerenza, nel rispetto dell’orientamento emerso in seguito all’ultima consultazione, dove la maggioranza dei nostri iscritti si è espressa a favore. E lo ha fatto con coraggio, assumendosi la responsabilità di una scelta che non guarda all’interesse esclusivo del Movimento o al facile consenso, bensì agli interessi di tutti i cittadini italiani e della nostra comunità nazionale. Quello di chi ha votato sì è un voto unitario, una responsabilità collettiva, non del singolo”. Continua Crimi: “I compromessi con sé stessi, con i propri credo, convinzioni e valori, sono quelli più difficili”, si legge. “Riuscire ad affrontarli e sostenerli per il bene di un Paese che sta vivendo il momento più difficile della sua storia recente non è una sconfitta, è un valore aggiunto in termini di etica e dignità. I 15 senatori che hanno votato no sono venuti meno all’impegno del portavoce del Movimento che deve rispettare le indicazioni di voto provenienti dagli iscritti”, continua il capo politico ad interim. “Tra l’altro, il voto sul nascente Governo non è un voto come un altro. È il voto dal quale prendono forma la maggioranza che sostiene l’esecutivo e l’opposizione. Ed ora i 15 senatori che hanno votato no si collocano, nei fatti, all’opposizione”, si legge ancora nel post. “Per tale motivo non potranno più far parte del gruppo parlamentare del MoVimento al Senato. Ho dunque invitato il capogruppo a comunicare il loro allontanamento, ai sensi dello Statuto e del regolamento del gruppo. Sono consapevole che questa decisione non piacerà a qualcuno, ma se si pretende rispetto per chi la pensa diversamente, lo stesso rispetto si deve a chi mette da parte le proprie posizioni personali e contribuisce al lavoro di un gruppo che non ha altro obiettivo che quello di servire i cittadini e il Paese”.

Chi ha votato contro – Ieri tra i 40 voti contrari al governo Draghi, 15 sono arrivati da senatori del M5s. Voti che arrivano anche da alcuni big come l’ex ministra per il Sud, Barbara Lezzi, e il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra. A loro si sono uniti Rosa Abate, Luisa Angrisani, Margherita Corrado, Mattia Crucioli, Fabio De Micco, Silvana Giannuzzi, Bianca Laura Granato, Virginia La Mura, Elio Lannutti, Matteo Mantero, Vilma Moronese, Cataldo Mininno e Fabrizio Ortis. Un numero più alto rispetto a quello anticipato alla vigilia, ma che si ferma a metà rispetto alle previsioni di poco meno di una settimana fa quando ci si aspettava uno strappo di quasi 30 persone. Sicuramente a cambiare gli equilibri ha contribuito l’adesione di nomi della prima guardia come Morra, che fino all’ultimo sembrava invece orientato all’astensione.

Lezzi, poco dopo l’annuncio ha rilanciato: “Ho appena letto il post del reggente perpetuo in cui comunica l’espulsione dal gruppo parlamentare dei 15 senatori, tra cui ci sono anche io, che ieri non hanno dato la fiducia al governo Draghi. Ho preso la decisione. Mi candido a far parte del comitato direttivo del M5s (da cui non sono espulsa)”, ha scritto su Facebook. “Credo che il 41% degli iscritti contrari ad allearsi con tutti, compresi Berlusconi, Salvini e Renzi, debbano essere rappresentati. Sono convinta, inoltre, che se il quesito fosse stato riproposto, come lo statuto prevede, quel 41% sarebbe stato più alto. Auspico, quindi, la massima serietà nel percorso che porta alle candidature e l’urgenza necessaria a sbloccare l’azione del M5s. Coraggio”.

“Penso di aver fatto qualcosa che certamente non mi mette a mio agio, però ci sono situazioni in cui bisogna anche rimanere soli. Se sono pronto all’espulsione? Adesso vedremo, io mi sento M5s fino al midollo. Non ci sono problemi, bisogna andare avanti e avere il massimo rispetto delle posizioni di tutti”, ha detto in mattinata il presidente dell’Antimafia. “Non rilascio dichiarazioni, ma le dico con chiarezza che faremo ricorso”, spiega invece Elio Lannutti. Secondo l’agenzia Adnkronos alcuni dei senatori espulsi stanno valutando di adire le vie legali, ricorrere al giudice contro quella che reputano un’ingiustizia. Che potrebbe indurli, tra le altre cose, a chiedere un risarcimento per danno di immagine. “C’è il quesito ‘truffaldino’ che è stato sottoposto alla base -dice uno dei senatori -ma anche una serie di altre questioni. Per dirne una: il nostro Statuto mette nero su bianco che il voto di fiducia va dato a un premier espressione del Movimento, vi sembra che Draghi lo sia?”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/18/m5s-crimi-espulsi-i-15-senatori-che-hanno-votato-no-a-draghi-lezzi-cacciati-dal-reggente-perpetuo-mi-candido-al-comitato-direttivo/6105417/

GENERALE LA GUERRA È FINITA. - Rino Ingarozza



Ma l'alouatta de Roma ha ben presente cosa significhino termini come Patria, patriottismo, patriota?

Non c'è giorno che non pronunci queste parole e non c'è giorno che non le pronuncino i suoi adepti. È chiaro che è stata "la bestia" a suggerirgliele. E' chiaro che e' stato il suo pool di esperti che le ha detto che sono termini che fanno presa e portano voti, ma fracassarci i maroni ogni giorno con questi termini .....ma anche basta.
Siamo nel 2021, non nel 1945. ...Generale la guerra è finita (diceva il poeta). Garibaldi non c'è più e neanche Mazzini e la "'giovine Italia". .....Il nemico è scappato, è vinto, è battuto ..(diceva sempre il poeta).
"Faremo un'opposizione patriottica" e che diavolo vuol dire? Farà un'opposizione sventolando la bandiera italiana e cantando avanti popo ....pardon ...l'inno di Mameli? E lo so, l'Italia sembrava essersi destata ma poi è ricaduta in un oblio che sembra non aver fine. Povera Patria (cit.) ad avere gente come voi (questo si). Povera Patria che crede che i fautori del degrado italiano, siano la soluzione. Povera Patria che affida la sentenza ai ladri e malfattori. Povera Patria che vivi ancora di espedienti. Povera Patria che togli dalle mani pulite e indiscutibilmente oneste, miliardi di euro e li affidi a mani sporche ('persino di sangue'), a chi ha già dimostrato di badare solo ai propri interessi. E anche (e scusate la volgarità) se hanno usato la vaselina, possibile che non avete sentito nessun dolore? Come se il passato non fosse mai esistito, come se il passato fosse stato rimosso dalle menti e dai cuori. Ma che popolo siamo?
Si dirà.....ma è stato Renzi, è stato Rospo Bean ...no, non è così, il potere appartiene al popolo, recita la nostra Costituzione e che popolo siamo se scendiamo in piazza per 100 euro in più e non lo facciamo per difendere il nostro futuro e quello dei nostri figli? Che popolo siamo se non mostriamo i denti quando veramente occorre? Siamo un popolo assuefatto al ladrocinio e alle malefatte. Siamo un popolo assuefatto alla rassegnazione. Al quieto vivere (il nostro). All'ubbidienza e non alla partecipazione. E allora mettiamoci in fila e a novanta gradi e ......ti prego non farmi molto male.
Ma poi patriota de che?
Ma se è alleata da oltre un quarto di secolo con uno che diceva che con il tricolore, cioè il simbolo del patriottismo, ci si puliva il culo.
Come mai non glielo ha mai rimproverato? Non le bruciava questo fatto? Non le bruciavano queste parole?
Cosa non si fa per due etti di consenso in più. Che idea politica vuole difendere se va a braccetto con chi calpesta la costituzione? Che patriottismo è il suo?
Falla finita.
......Tra due minuti è quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore ...('F. De Gregori).
....E e a culo tutto il resto ...(F. Guccini).

Imprese vs salari e diritti confronto Draghi-Conte. - Salvatore Cannavò

 

Diceva il Nerone di Petrolini: “Quando il popolo si abitua a dire che sei bravo, pure che non fai niente, sei sempre bravo”. Al posto del popolo mettete il 90 per cento del Parlamento, uno stuolo di giornalisti compiacenti e l’equazione regge lo stesso. Quello bravo è Mario Draghi, ma se si ha la pazienza di andarsi a rileggere il discorso con cui Giuseppe Conte inaugurò il suo secondo governo, si scoprirà che era bravo anche lui e che la distanza tra i due è invece misurabile in una diversa attitudine sociale: più legato al lavoro e ai diritti sociali Conte; più attento all’impresa Draghi. Se questo àncora il proprio governo a uno “spirito repubblicano”, l’ex avvocato del popolo si rifaceva a un “nuovo umanesimo” basato su principi “non negoziabili” saldamente allacciati alla prima parte della nostra Costituzione. A rigore istituzionale, insomma, sono almeno pari.

Sui temi Draghi deve concentrarsi sulla crisi pandemica, ancora inesistente nel settembre del 2019, ma egli stesso invita a guardare oltre. Sulla Scuola, ad esempio, sottolinea con forza “l’attenzione agli Istituti tecnici”, richiesta storica di Confindustria. Conte si dilungava invece sul diritto allo studio, sui costi per le fasce più deboli e sugli asili nidi, assenti nel discorso di ieri. Su università e ricerca invece dicono circa le stesse cose: “Investire adeguatamente, puntando all’eccellenza, ovvero a una ricerca riconosciuta a livello internazionale” (Draghi); “La qualità della nostra ricerca, già eccellente, può e deve essere ulteriormente accresciuta anche attraverso un più intenso coordinamento tra centri universitari ed enti di ricerca” (Conte).

Entrambi insistono sulla riforma della Pubblica amministrazione e la sua digitalizzazione. Anche sul terreno scabroso della Giustizia si legge che occorre “aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile” (Draghi) e che “il nostro Paese necessita di una riforma della giustizia civile, penale e tributaria, anche attraverso una drastica riduzione dei tempi” (Conte, il quale aggiunge la riforma del metodo di elezione del Csm – Palamara doveva ancora arrivare, ndr –, ma anche una preoccupazione per la lotta alla mafia, che Draghi non cita mai).

Di Draghi si dice che è il miglior governo sull’Ambiente, anche se si è limitato solo ad alcuni slogan, a parte il riferimento a Papa Francesco. Conte parlava già a fine 2019 di “transizione ecologica”, riferendosi al Green New Deal, “riconversione energetica, fonti rinnovabili, biodiversità dei mari, dissesto idrogeologico ed economia circolare”. E indicava subito lo stop alle trivellazioni come impegno immediato. Quasi simili sul Mezzogiorno: “Capacità di attrarre investimenti privati, creare lavoro, irrobustire le amministrazioni” (Draghi); “Banca pubblica, investimenti, capitale fisico umano e sociale, zone economiche speciali, Fondi europei di sviluppo e coesione” (Conte). Identici sul Fisco: “Ridurre gradualmente il carico fiscale preservando la progressività; rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di contrasto all’evasione fiscale” (Draghi). “Graduale rimodulazione delle aliquote a sostegno dei redditi medio-bassi, in linea con il fondamentale principio costituzionale della progressività della tassazione” (Conte, che segna qui la sua differenza sociale: “Il nostro obiettivo è ridurre le tasse sul lavoro a totale vantaggio dei lavoratori e individuare una retribuzione giusta”). Quando parla di lavoro, Draghi si limita a citare le “politiche attive”, l’assegno “di riallocazione” e il personale per i centri per l’impiego.

Draghi vincola il governo all’Europa? Conte aveva detto che “l’Italia sarà protagonista di una fase di rilancio e di rinnovamento dell’Unione” e che “l’interesse nazionale sarà rafforzato se le istituzioni dell’Ue e la sua coesione interna ne usciranno rafforzate”. Pressoché analoghi gli impegni sulle migrazioni: rigore sui rimpatri, accoglienza ai richiedenti asilo, patto di Dublino. E poi si arriva alla tanto decantata svolta atlantica di Draghi come se l’Italia nell’ultimo anno e mezzo si fosse iscritta al Cominform. Eppure Conte aveva indicato chiaramente “tre assi fondamentali”: Unione europea, relazioni transatlantiche, con il corollario della nostra appartenenza alla Nato, “e l’imprescindibile legame con gli Stati Uniti e la stabilizzazione e lo sviluppo del Mediterraneo allargato”. Anche i rapporti con India, Russia e Cina, aveva aggiunto, devono essere “compatibili con la nostra vocazione euro-atlantica”.

Il binomio “bravo” e “incompetente”, come si nota, è solo propaganda. Basti pensare al Ricovery Fund che Draghi non intende riscrivere, ma solo “approfondire e completare” perché i progetti costruiti finora sono di “alto livello”. Appunto. Lo farà, però, da solo, con i ministri fidati che si è scelto lui. E alla fine, la sostanza è tutta qui.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/18/imprese-vs-salari-e-diritti-confronto-draghi-conte/6105229/

L’interlocutore del premier sarà l’Avvocato. - Antonio Padellaro

 

Ho fatto il cronista politico per molto tempo, mai però avevo ascoltato un applauso così largo e intenso come quello che ha salutato il premier Mario Draghi al termine del suo discorso in Senato. È pur vero che mai un presidente del Consiglio aveva potuto contare su una maggioranza così bulgara, e che mai nella storia repubblicana era sceso in campo direttamente il Quirinale per sollecitare il sostegno unitario delle forze politiche, e “per il bene supremo del Paese”. Detto ciò, gli applausi non sono tutti uguali e una volta esaurita la luna di miele del governo con il Parlamento (da certi segnali, il miele già scarseggia) Draghi potrà e dovrà misurare la differenza tra chi oggi lo appoggia per convenienza (e dunque domani chissà) da chi invece si spella le mani per convinzione (e dunque per necessità). Due, infatti, sono le parole chiave del programma esposto, che ci aiutano a distinguere applauso da applauso. La prima parola è “irreversibile”. Matteo Salvini, a proposito dell’irreversibilità dell’euro ha detto che “solo la morte lo è”? Draghi replica: “Sostenermi significa accettare l’irreversibilità dell’euro”. Come dire che sull’argomento non sono ammessi ripensamenti: prendere o lasciare, ben sapendo che la Lega oggi quella minestra deve mandarla giù.

La seconda parola chiave è in realtà un elogio: “Voglio ringraziare il mio predecessore Giuseppe Conte, che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia”. Non ricordiamo nessuno degli alleati del suo predecessore essersi mai spesi con la stessa convinta gratitudine (quanto a Matteo Renzi si starà mangiando il fegato). Ma la standing ovation

partita dai banchi Pd, M5S e LeU può significare molto di più che non l’omaggio dovuto a chi c’era prima. Al di là dei suoi personali sentimenti, il premier mastica abbastanza politica per comprendere che il garbato rifiuto di Conte, da lui sollecitato a far parte del nuovo governo, non è il segnale di un ritiro bensì un modo per tenersi le mani libere. Punto d’equilibrio dell’intesa della vecchia maggioranza (esclusa ovviamente Italia Viva), l’avvocato del popolo si propone come interlocutore privilegiato di Mario Draghi. Infatti, Salvini non è irreversibile.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/18/linterlocutore-del-premier-sara-lavvocato/6105222/

Dire e non dire. - Marco Travaglio


Ieri Draghi ha parlato 53 minuti, 13 in più di Conte per la fiducia giallorosa e 18 in meno di Conte per la fiducia gialloverde. Ma questi sono dettagli trascurabili, almeno per noi che badiamo al sodo, diversamente dai turiferari che annunciavano da giorni un discorso di mezz’ora al massimo per inaugurare la “rivoluzione del linguaggio” e la “svolta della brevità”. Anzi, gli avremmo concesso volentieri qualche minuto in più per uscire dalla vaghezza o dall’afasia su alcuni temi che meriterebbero una parola chiara. Il discorso è stato ottimo sull’ambiente (poi vedremo se si tradurrà in pratica) e sull’euro (vero, Salvini?). Doveroso nel grazie a Conte e al suo governo (9 ministri ora stanno con Draghi). Buono su pandemia e Recovery Plan (sostanziale continuità col governo uscente: altro che fallimento e disastro). Interessante sulla governance accentrata dal Tesoro per controllare e non sprecare i 209 miliardi (ma Conte, che ne proponeva una presso Tesoro, Mise e Affari Ue, non era un dittatore-accentratore?). Generico sulle eventuali modifiche al piano Ue e sulla riforma della Pa. Opportuno, ma un po’ “coda di paglia”, nello smentire il fallimento della politica. Vago sul Reddito e il blocco dei licenziamenti. Ragionevole sul fatto che, a lungo andare, i sussidi dovranno aiutare chi regge il mercato e abbandonare chi non sa riconvertirsi (ma quando la grillina Castelli disse cose analoghe fu lapidata). Saggio sulla progressività del fisco (altro che Flat tax). Propagandistico sulla scuola in presenza e non in Dad (con le varianti Covid, vedremo se Bianchi farà meglio dell’Azzolina, appena promossa dall’Unesco). Perdonabile per le gaffe “da emozione” sui numeri delle terapie intensive e della cassa integrazione (ma, se fosse stato il predecessore, l’avrebbero massacrato).

Ma più di quelle che ha detto contano le cose che Draghi non ha detto. Niente Mes (benissimo: avevano ragione Conte, M5S, Gualtieri, i sovranisti e torto il Pd, FI, Iv, Calenda, Bonino e tutti i giornaloni). Niente Costituzione e mafia solo in replica (malissimo). Zero conflitto d’interessi (male per noi, bene per certi ministri “tecnici”, FI e Iv). Un cenno di circostanza alla corruzione (male). Non una sillaba sulla blocca-prescrizione di Bonafede (chiesta dalla Ue), che finora tutti tranne i 5S volevano cancellare, provocando le dimissioni del Conte-2. Scelta comprensibile per chi vuol governare un mese e vincere facile. Ma chi vuol governare due anni (o uno?) deve sciogliere anche i nodi divisivi: prima o poi la politica, anche se è commissariata, presenta il conto.

Ps. Eccellente il richiamo a Russia e Cina sul rispetto dei diritti umani. Noi, parlando con pardòn, ci avremmo aggiunto pure l’Arabia Saudita.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/18/dire-e-non-dire/6105175/