Ancien Régime - Il ministero rispolvera due vecchie proposte di Silvio: niente ricorsi per i pm e gerarchia delle indagini stabilita dal Parlamento.
Tutti in attesa della proposta della commissione ministeriale della Guardasigilli Marta Cartabia sulla prescrizione, croce di tutti i governi, ma ci sono altre due proposte ben più dirompenti, che faranno scontrare ancora di più i partiti di maggioranza: il Parlamento potrebbe indicare ogni anno le priorità su cui devono lavorare i pm, cioè sarebbe la politica a dettare la linea ai magistrati, il sogno di Silvio Berlusconi; potrebbe cambiare anche la natura dei processi d’appello con una rivisitazione, più articolata, della legge Pecorella, che fu bocciata dalla Corte costituzionale nel 2006.
La riforma Bonafede viene così smontata dalla proposte della commissione istituita dalla ministra Marta Cartabia in via Arenula e presieduta da un ex presidente della Corte costituzionale, come lei, Giorgio Lattanzi.
“Ci sono più opzioni – ha detto più volte ieri, la ministra al vertice con i capigruppo in commissione Giustizia della Camera – voglio poi sapere da voi cosa ne pensate”. La sintesi del governo dovrebbe arrivare settimana prossima. Ma la ministra, che non vuole la palude parlamentare per via della maggioranza fatta da separati in casa, ieri ha lanciato più avvertimenti, brandendo il rischio che l’Italia perda tutti i soldi del Recovery, “non solo i 2,7 miliardi del Pnrr destinati alla giustizia, ma i 191 miliardi destinati a tutta la rinascita economica e sociale italiana”.
Per l’Europa è prioritaria la riforma della giustizia civile, ma anche la lotta alla corruzione con una legge, la Bonafede, apprezzata da Bruxelles. La Commissione Ue, però, chiede anche tempi più rapidi dei processi penali, previsti già dalla riforma Bonafede, ora messa all’angolo su punti cruciali come prescrizione e Appello.
“In cinque anni dobbiamo ridurre del 40% i tempi dei giudizi civili – ha detto Cartabia – e del 25% dei giudizi penali”, poi intima: “Chi si sottrae al cambiamento si dovrà assumere la responsabilità di mancare una occasione così decisiva per tutti”. Ed eccole le proposte della commissione Lattanzi.
Prescrizione. Via la legge Bonafede che blocca la prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Via anche la proposta approvata dal governo Conte, ora in Parlamento, il cosiddetto lodo Conte-2, di Federico Conte di Leu, che prevede il doppio binario, ovvero prescrizione bloccata in primo grado solo se l’imputato è condannato. Invece, secondo la prima proposta della commissione ministeriale, il blocco della prescrizione si lega ai tempi processuali prestabiliti, sulla scia della passata legge Orlando: prescrizione sospesa per 2 anni in primo grado, per un anno in Appello e in Cassazione. Se i tempi non vengono rispettati la prescrizione riprende dall’inizio. La seconda opzione incide sui tempi del processo, che se sforati lo fanno andare al macero: se il processo dura più di 4 anni in primo grado, 3 in Appello e 2 in Cassazione c’è l’improcedibilità. Si ipotizza, inoltre, lo sconto della pena per irragionevole durata del processo o l’ineseguibilità della pena se i tempi sono particolarmente lunghi.
Pecorella allargata. Il pm non potrà appellare né le sentenze di assoluzione, come stabiliva la legge dell’ex avvocato di Berlusconi, Gaetano Pecorella, ma neppure quelle di condanna. Ci sono dei limiti anche per gli avvocati: l’imputato condannato potrà fare appello, ma solo per motivi “stringenti”, che rientrano nell’elenco previsto dal codice e che ieri non sono stati indicati. Il pm può, comunque, fare ricorso in Cassazione, giudice di legittimità, e se il ricorso viene accolto si torna all’Appello. In sostanza, è stato spiegato ieri, l’Appello diventerebbe “non un nuovo giudizio”, ma “una revisione critica della sentenza”, come chiesto nel 2016 dalla Sezioni Unite della Cassazione, di cui Lattanzi ha fatto parte.
Le reazioni. La proposta piace molto a FI, che parla di norma “assolutamente ragionevole” con Pierantonio Zanettin, e anche a Enrico Costa di Azione, ma non al M5S che, per esempio, per disincentivare gli Appelli pensa di prevedere quanto ora è vietato: il possibile aumento della pena per l’imputato ricorrente. Delle proposte della commissione è contento pure il Pd, con il capogruppo Alfredo Bazoli: “Condividiamo anzitutto la convinzione che la riforma vada fatta ora e nelle proposte illustrate troviamo il respiro di una riforma equilibrata”. Se si aggiunge la mossa di Matteo Salvini di voler fare un referendum sui magistrati, il M5S può ritrovarsi cacciato in un angolo da solo.
IlFQ