mercoledì 8 dicembre 2021

Scontro su bonus facciate almeno fino a giugno e sul 110% per le villette fino a fine 2022. - Marco Mobili

 

Tra i temi più caldi ci sono i lavori effettuati dalle persone fisiche finanziati con il 110% sulle unità immobiliari unifamiliari: nel mirino il “tetto” Isee di 25mila euro per poter accedere al Superbonus.

Sul superbonus e più in generale su tutti i bonus edilizi, i partiti politici provano a metterci la faccia. Con una lunga serie di emendamenti, destinati a rientrare tra i 690 correttivi segnalati e su cui nei prossimi quindici giorni la commissione Bilancio del Senato si pronuncerà definitivamente, tutte le forze politiche chiedono un’estensione ai prossimi anni della maxi agevolazione per la riqualificazione energetica e per la messa in sicurezza degli edifici senza troppi vincoli e condizioni. La maggioranza si confronterà in una riunione dedicata sugli spazi di intervento per modificare l’articolo 9 del disegno di legge di bilancio dedicato al 110 per cento.

Scontro sulle unifamiliari.

Tra i temi più caldi e su cui c’è un’ampia convergenza tra tutte le forze politiche ci sono i lavori effettuati dalle persone fisiche finanziati con il 110% sulle unità immobiliari unifamiliari, più note come villette. Nel mirino di tutti i partiti è finito il “tetto” Isee di 25mila per poter accedere al Superbonus fino al 31 dicembre 2022. Il Partito democratico, ad esempio, con un emendamento firmato dalla capigruppo a Palazzo Madama, Simona Malpezzi, e dall’ex viceministro all’Economia Antonio Misiani, chiede di cancellare il riferimento all’Indicatore della situazione economica equivalente fino a 25mila euro, introdotto dal Governo per mitigare l’impatto finanziario della super agevolazione, e sostituirlo con la possibilità di beneficiare del 110% per i lavori sulle villette per le quali alla data del 30 marzo 2022 risulti effettuata la comunicazione di inizio lavori asseverata, la cosiddetta Cila, ovvero nei casi di demolizione o ricostruzione alla stessa data del 30 marzo siano state avviate le formalità amministrative per l’acquisizione del titolo abilitativo.

In questi casi, si legge nel correttivo Pd, la proroga del Superbonus potrà arrivare fino al 2025 con un decalage che prevede il 110% per i lavori effettuati fino al 31 dicembre 2022, che si riduce al 70% per i due anni successivi e passa poi al 65% nel 2025.

M5S contro il vincolo Cila.

Sulla cancellazione del tetto Isee anche il Movimento Cinque Stelle che, oltre a chiedere un rafforzamento delle proroghe sul 110%, chiede per le unità unifamiliari l’accesso al Superbonus per tutto il 2022 senza il vicolo della Cila e con interventi di riqualificazione energetica o di messa in sicurezza che al 30 giugno abbiano raggiunto il 30% dello stato di avanzamento lavori.

Più diretta la Lega che chiede la cancellazione di ogni riferimento all’Indicatore economico per poter effettuare interventi con il 110% fino al termine del 2022.

Ma non c’è solo il Superbonus. Il confronto tra maggioranza e Governo è acceso anche sul bonus facciate. Alle forza politiche non piace la proroga al 2022 del bonus edilizio più gettonato dell’ultimo anno ma con una percentuale ridotta dal 90 al 60%. Italia Viva chiede di sopprimere la percentuale del 60% e prorogare il bonus facciate anche per il prossimo triennio. Mentre il Partito democratico chiede una proroga di almeno sei mesi così da consentire l’accesso al bonus per la riqualificazione delle facciate degli edifici nella misura del 90% fino al 30 giugno 2022.

La capogruppo al Senato di Forza Italia, Anna Maria Bernini, invece, chiede che la detrazione del 90% del bonus facciate spetti anche per le spese sostenute entro il 2025, nella misura del 70% per quelle del 2024 e del 65% per quelle sostenute nel 2025.

https://www.ilsole24ore.com/art/scontro-bonus-facciate-almeno-fino-giugno-e-110percento-le-villette-fino-fine-2022-AEspNN1

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Lesa Migliorità. - Marco Travaglio

 

Qualche spunto per il cabaret. Zerovirgola, il politico più impopolare, già convinto di aver ucciso il politico più popolare che però rimane tale, ora crede di avere bloccato la sua candidatura a Roma-1 facendogli paura: e tutti lo assecondano, come si fa con i casi umani. Carletto dei Parioli, suo compare di litigate e di mitomania, noto perché si candida a tutto, anche alla Federpesca, e sempre con un partito diverso, annuncia che correrà a Roma-1 per fare il deputato, essendo già eurodeputato (col Pd) e consigliere comunale (con Azione), dopo aver contribuito ad affondare Italia Futura (Montezemolo) e a farsi trombare con Scelta Civica (Monti). Ma, siccome Conte non si candida più, rinuncia precisando che avrebbe stravinto. Un po’ come quando si sentiva già sindaco di Roma (“vinco al primo turno”): poi arrivò terzo, mancando il quarto posto solo perché la destra gli aveva regalato Michetti.

Conte si esercita a spiegare perché il M5S non può votare B. al Colle: ieri gli è scappato detto che “ha il conflitto d’interessi”, ma ha subito rimediato aggiungendo che “ha fatto molte cose buone” (fortuna che non gli han chiesto quali). Con un altro po’ di training, forse riuscirà a rinfacciargli un eccesso di cerone. Il compito più ingrato spetta a Minzo: dopo i peana del padrone al Reddito di cittadinanza, deve registrare altre flautate parole di B. (“Il voto al M5S aveva motivazioni tutt’altro che ignobili. I 5Stelle hanno dato voce a un disagio reale che merita rispetto”), senza poter aggiungere “luridi bastardi”, sennò perde il posto. Ora che Mattarella dice no al bis, Cassese dichiara che “la rieleggibilità non è prevista neanche per i giudici della Consulta, secondo l’art. 135 della Costituzione: perché non dovrebbe valere anche per il capo dello Stato?”. Strano: nel 2013, quando l’amico Napolitano si fece rieleggere, non fece una piega. E il 13 agosto ’21 disse l’opposto: “La Costituzione non prevede che il mandato non sia rinnovabile: se è rinnovato nei termini previsti, è possibile”. Faceva prima a citare il proverbio toscano: “La legge è come la pelle dei coglioni: più la tiri, più si allunga”. L’intera stampa è listata a lutto per lo sciopero generale Cgil-Uil contro Draghi, tipico caso di lesa migliorità: “Incredulità di Draghi” (Rep), “Stupore nel governo” (Corriere), “L’ira di Draghi” (Messaggero), “Fermatevi, finché siete in tempo”, “Premier sbigottito” (Stampa), “Follia dei sindacati” (Giornale), “Ci mancava solo questo” (Libero). Tra le prefiche inconsolabili si segnala per acume Cappellini di Rep: “C’è il rischio che la piazza diventi l’occasione di un raduno di scontenti, No Vax compresi”. Ma a tutto c’è rimedio. D’ora in poi, se i sindacati vogliono proprio fare i sindacati, solo raduni di contenti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/12/08/lesa-migliorita/6418771/