DOPO IL VERTICE CON IL GARANTE - Di Battista: “Tra un po’ Luigi limona con Rosato, è di potere”.
L’avvocato ha un ex nemico che ora sente suo alleato nell’emergenza, Beppe Grillo. Quindi non vuole fare la pace con il nemico di oggi, quel Luigi Di Maio pronto a incontrarlo, per dirgli quel che ripete da giorni a molti 5Stelle, ovvero che senza un’intesa politica il M5S rischia di essere schiantato dai ricorsi e dai troppi veleni che ha in circolo, da troppo tempo. Ma Giuseppe Conte non vuole saperne. “Lui è uno che non cambia idea” confermano perfino i suoi, i contiani, e non è necessariamente un elogio. L’ex premier vuole andare dritto: innanzitutto con l’istanza al tribunale civile di Napoli, con cui vuole far revocare l’ordinanza che ha congelato il M5S e lui come presidente e leader. Si aspetta un verdetto a breve, “sette, massimo dieci giorni” dicono dal M5S. Mentre, dicono, ha frenato su un nuovo voto per il suo statuto.
Valutava di far convocare da Grillo una nuova votazione, l’avvocato, basandosi anche sul regolamento del 2018, quello che escludeva gli iscritti da meno di sei mesi al M5S, ma che l’ex premier era pronto a innovare, includendo tutti gli iscritti. Ma ora non vuole forzare. Però sulla rotta politica non valuta deviazioni. Il Grillo di giovedì notte, quello che di fronte alle telecamere gli ha tributato sostegno – “Conte confermato come leader? Certamente, chi ha mai messo in dubbio questa roba qua” – lo ha ulteriormente convinto che non gli serve una pace con Di Maio. “Beppe fa asse con noi” giurano (e probabilmente esagerano) i contiani. “Qui il tema non è politico, è giudiziario, e noi non creeremo alcuna nuova associazione, ma combatteremo questa battaglia a viso aperto” fa trapelare Conte. Durissimo, ancora, verso il ministro, nei ragionamenti con i suoi: “Dispiace per chi in maniera subdola avrebbe voluto sfruttare questo momento per riaprire fronti politici interni, quando qui di politico non c’è niente”. Neppure uno spiraglio, per Di Maio. Anche se Grillo vorrebbe una tregua, per stabilizzare il M5S. Concetto su cui non avrebbe insistito con Conte, sussurrano dal Movimento. Ma che emerge dai resoconti degli incontri del Garante giovedì, a Roma. Però tra l’ex premier e il ministro resta un fossato. E di certo non fa nulla per colmarlo Alessandro Di Battista, ex 5Stelle molto ascoltato dall’avvocato, che ieri ad Accordi&Disaccordi sul Nove ha picchiato duro su Di Maio: “Luigi riceve Confalonieri, tra un po’ si limona Rosato in aula: da bibitaro è diventato sommelier, un uomo di potere che vuole spostare il M5S al centro”.
Dopodiché lì fuori, a valutare nuovi ricorsi, c’è sempre Lorenzo Borrè, l’avvocato che ha preparato l’istanza con cui tre attivisti hanno bloccato tutto. Convinto che il ricorso di Conte contro l’ordinanza sia destinato a fallire. E che non si possa che tornare a quanto previsto dagli Stati generali del 2020: ossia alla nomina di un nuovo comitato di garanzia, che a sua volta indica la votazione di un comitato direttivo, organo collegiale che prenderebbe le redini del M5S. E ovviamente si voterebbe sulla piattaforma Rousseau, quella di Davide Casaleggio.
In sintesi, tutto ciò che Conte vuole evitare. Ma se in tribunale andasse male? Resta l’ipotesi di un nuovo comitato di garanzia, che poi faccia votare di nuovo Conte come presidente. Ma con attorno a lui un assetto diverso, più collegiale: ciò a cui pensa proprio Di Maio. E un partito di Conte, il contenitore nuovo? Anche se l’avvocato giura “no a nuove associazioni”, certi contiani continuano a parlarne. Sanno che anche l’ex premier, pur “molto scettico” in qualche colloquio ne ha riparlato. Perché non si sa mai.