Gigantesche statue di granito, dal peso complessivo insieme ai piedistalli, di circa 1300 tonnellate, pari a 100 cacciabombardieri Eurofighter completamente armati. Vennero scolpiti in un unico blocco di granito, probabilmente proveniente da una delle mine del Cairo, a 675 chilometri da Luxor.
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I colossi di Memnone hanno dei numeri pazzeschi, “quasi impossibili” anche per moderni scultori e architetti. Tutto questo moltiplicato per 6, perché secondo le ultime ricerche, oltre ai 2 “giganti”, ci sono altri 4 colossi ridotti in rovina e sotterrati, solo leggermente più piccoli.
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Secondo quanto scritto da diversi storiografi, all’alba di ogni giorno questi colossi emettevano un “suono”, che la leggenda vuole simile ad un canto. La cosa sembra essere fattibile anche da un punto di vista “fisico”. Forse l’evaporazione della rugiada in alcune crepe della statua poteva causare questo suono misterioso, ma è solo un’ipotesi. Verso il III secolo l’imperatore romano Settimio Severo face restaurare i colossi in rovina, e quel suono non su udì più. Probabilmente le riparazioni chiusero alcuni anfratti della statua, da cui si generava il suono, facendolo cessare.
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Queste statue esistevano “come minimo” 3500 anni fa, ai tempi di Amenhotep III. Ma trasportare dei blocchi di quelle dimensioni ad oltre 600 chilometri di distanza, circa 1.500 anni prima che Giulio Cesare governasse Roma, sembra essere un’impresa impossibile per gli egizi di quel tempo. Quindi, anche se secondo gli archeologi le statue raffigurano le fattezze di Amenhotep III, vissuto 3500 anni fa, sono in diversi a credere che gli egizi abbiano semplicemente “ritoccato” le fattezze di Colossi preesistenti, per farli sembrare egizi. Lo stesso è accaduto alla Sfinge di Giza. Gli studi più recenti hanno scoperto che le zampe, la coda, il copricapo “egizio” e la “barbetta” (che poi è crollata) furono aggiunti in seguito, per fare sembrare la statua egizia.
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I colossi di Memnone, forse, sono i resti di quello che gli egizi trovarono sepolto sotto la sabbia, che poi loro dissotterrarono e restaurarono, un po' come stanno facendo gli archeologi da 100 anni a questa parte. Ma tutto lascia pensare che chi ha originariamente trasporto quei blocchi dal peso incredibile era una civiltà nettamente più avanzata. Infatti, del trasporto di questi blocchi, non esiste traccia nei resoconti ufficiali egizi. Viceversa, quando almeno 1500 anni fa i Romani trasportarono su una barca un obelisco dal peso simile, giustamente il racconto di quel trasporto “eccezionale” venne documentato passo-passo, entrando di diritto nella “leggenda” delle opere di tecnologia.
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Chiunque abbia trasportato quei blocchi, ha anticipato COME MIINIMO i romani di circa 1500 anni. Per fare un paragone, 1500 anni fa, noi entravamo nel “medio evo”, con carretti di legno, asinelli, animali da soma, e via discorrendo. Circa 1500 anni dopo, noi ci prepariamo a sbarcare su Marte. Ecco cosa separava i romani dai chi ha trasportato i colossi di Memnone.
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Ma è molto probabile che il trasporto “vero” sia avvenuto almeno 7.500 anni fa, se non di più. Infatti, con una rilevazione effettuata con il metodo della “Luminescenza stimolata otticamente (OSL)”, compiuta dal Dipartimento di Archeometria dell´ Università dell’Egeo, in Grecia, è stato rilevato che la roccia calcarea del tempio di Qasr-el-Sagha può risalire addirittura al 5550 a. C. (datazione media: 4700 ± 850 a.C.). I colossi dovrebbero appartenere ad una data simile, o precedente, e originariamente “non erano egizi”.
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HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA
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