lunedì 11 dicembre 2023

AzTECC71, il mistero della galassia scomparsa e poi riapparsa improvvisamente. - Angelo Petrone

 

Una galassia molto lontana e polverosa, indicata con il nome di AzTECC71, è stata riscoperta dagli scienziati, sfidando la nostra comprensione delle galassie nell’universo primordiale. Questa galassia massiccia, che continua a produrre nuove stelle, emette la sua luce da circa 900 milioni di anni dopo il Big Bang, un lasso di tempo molto breve quando si parla di spazio. All’inizio, galassie come AzTECC71 venivano considerate molto rare per quel periodo, ma ora gli esperti credono che potrebbero essere da tre a dieci volte più comuni di quanto previsto. AzTECC71 è stata inizialmente individuata dagli scienziati sulla Terra. Nonostante ciò, le osservazioni successive effettuate con il Telescopio Spaziale Hubble non sono sono riuscite a localizzarla, lasciando stupiti gli esperti. E’ stato il James Webb Space Telescope (JWST), a consentire di osservare nuovamente la galassia nell’infrarosso stimandone le caratteristiche.

La galassia è avvolta da un denso strato di polvere, che non consente alla luce visibile di uscire, ma ne permette l’osservazione solo all’infrarosso. Il tutto nonostante sia un oggetto che produce circa 800 nuove stelle simili al Sole all’anno. La sua distanza e l’espansione dell’universo fanno sì che la luce di questa formazione sia spostata ancora più lontano nell’infrarosso. La nuova scoperta di AzTECC71 è il frutto della collaborazione COSMOS-Web e i risultati sono stati pubblicati su The Astrophysical Journal. Questa scoperta è fondamentale perché prova come nell’universo delle origini ci sia stata molta più polvere rispetto alle previsioni.

Fonte:

https://www.iflscience.com/disappearing-galaxy-reappears-and-changes-our-understanding-of-galaxy-evolution-71836

https://www.scienzenotizie.it/2023/12/08/aztecc71-il-mistero-della-galassia-scomparsa-e-poi-riapparsa-grazie-improvvisamente-4275430

La scoperta della tomba del Re Erode. - Minerva Elidi Wolf

 

Sono ancora tanti luoghi di sepoltura riservati ai grandi della storia a non essere stati trovati; gli esempi si sprecano ma ne facciamo due dei più noti: Cleopatra e Alessandro Magno. Il re Erode, detto il Grande, sembrava appartenere a questo particolare club, e qui il condizionale è d’obbligo. Sembrava, perché a quanto pare degli archeologi hanno scoperto la sua tomba, in un sito a sud di Gerusalemme.
Il luogo prende il nome di Herodium (o Herodion). L’assonanza con il nome del re giudeo è voluta, dal momento che fu quest’ultimo a commissionare la realizzazione dell’enorme sito. Su di esso, che ricordiamo trovarsi sulla sommità di una collina, doveva ergersi un maestoso palazzo-fortezza (una combinazione cara alle costruzioni erodiane, vedasi Masada).
La realizzazione dell’Herodium rientrava a pieno in quella vasta lista di costruzioni monumentali volute dal re Erode nella sua Giudea durante gli anni di regno, che vanno dal 37 a.C. al 4 a.C. Tra queste opere non possiamo non ricordare l’ampliamento di una parte del Tempio di Gerusalemme. Essa infatti prende il nome di “Tempio di Erode“, vista anche la sua componente ellenistica. Fu Erode poi a far edificare la possente fortezza di Masada o la città di Cesarea Marittima.
Ma tornando al nostro Herodium, come si è giunti alla scoperta della tomba? Qualche indizio è spuntato fuori dagli scritti dell’autore romano Giuseppe Flavio, il quale indicava proprio il sito come luogo di sepoltura del sovrano giudaico. Gli scavi e le ricerche non hanno fruttato nulla almeno fino al 2007. Questo è l’anno in cui l’archeologo israeliano Ehud Netzer ha finalmente toccato con mano la camera funeraria del re.
Per molti la scoperta è la più importante almeno dal tempo dei rotoli del Mar Morto. La tomba è una struttura in pietra, una specie di mausoleo dal tetto conico, circondato da colonne ioniche. Lo stile ellenistico ancora una volta ritorna, ma ciò non deve sorprendere. A cavallo tra il primo secolo a.C. e il primo d.C. sulla coste del Mediterraneo c’era un’abbondanza tale di mausolei spiccatamente greci da non poter passare inosservata.
Cosa ci lascia questo rinvenimento? Ci fa capire come voleva essere ricordato un sovrano che già in vita amava farsi nominare con l’appellativo “il Grande”. Re Erode di Giudea probabilmente sfoggiava le sue manie di protagonismo, la sua stessa tomba lo suggerisce e in un modo neppure troppo velato.