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lunedì 1 luglio 2024
ANUNNAKI
La maledizione e la guarigione di Enki è un racconto coinvolgente della mitologia mesopotamica, che racconta la sfortuna e la redenzione del dio Enki. Secondo il mito, Enki, venerato per la sua saggezza e conoscenza, ha incorso l'ira degli dei a causa delle sue malefatte e della sua arroganza. Per rappresaglia, le divinità gli inflissero una maledizione debilitante, causandogli dolore e malattia atroci.
Alla disperata ricerca di sollievo, Enki si rivolse alla sua consorte, la dea Ninhursag, nota per le sue capacità di guarigione e la sua connessione con la terra. Ninhursag, inizialmente riluttante ad aiutare Enki a causa delle sue trasgressioni passate, alla fine cedette per compassione e senso del dovere.
Utilizzando i suoi poteri divini, Ninhursag creò vari rimedi medicinali e incantesimi per alleviare le sofferenze di Enki. Attraverso le sue abili ministri e interventi magici, Ninhursag riuscì a spezzare la maledizione e a riportare in salute Enki.
In segno di gratitudine e riconciliazione, Enki ha conferito a Ninhursag il dono della creazione, permettendole di modellare esseri e forme di vita dall'argilla della terra. Tra le sue creazioni c'era la dea Ninti, che simboleggia la guarigione e il ringiovanimento.
La maledizione e la guarigione della narrazione di Enki incarna temi di redenzione, perdono e potere di guarigione nella mitologia mesopotamica. Sottolinea le intricate dinamiche tra gli dei e le dee, evidenziando i ruoli cardine svolti da esseri divini come Enki e Ninhursag nell'ordine cosmico.
La Quebrada de Humahuaca.
La Quebrada de Humahuaca è una bellissima valle delle Ande dell'Argentina. È conosciuta per le sue montagne colorate, frutto di milioni di anni di attività geologica.
La formazione Yesera consiste in una successione di strati colorati depositati durante il Cretaceo superiore. La formazione è composta da conglomerato, arenaria e siltstone, e si è accumulata in un ambiente fluviale come il ventilatore alluvionale.
Credito: GeologyIn
SCOPERTE STRUTTURE VISIBILI DAL CIELO.
In Arabia Saudita, nella regione tra la Mecca e Medina, vicino alla città di Turbah, è stato rinvenuto un complesso funerario unico nel suo genere. Come nel caso dei geoglifici di Nazca, le forme delle costruzioni hanno un senso solo se viste da un aereo, o dallo spazio.
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Queste necropoli erano concepite come immagini che, viste dal cielo, ricordavano forme aggraziate di costellazioni. Ogni singola tomba a ruota era delimitata da recinzioni che ricordano una cometa con una lunga coda. Secondo i ricercatori, viste dall’alto, la forma di alcune queste strutture ricorda degli antichi strumenti musicali.
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Nel luogo in cui oggi c’è il deserto, alcune migliaia di anni fa c’era una pianura verdeggiante, piena di acqua. Quindi, secondo i ricercatori, quelle strutture corrispondevano a luoghi in cui i nomadi si fermavano sia per seppellire i loro morti, sia per avere ‘un dialogo con i cieli’. Che forma poteva avere questo ‘dialogo’ è tutto ancora da stabilire.
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Ma mano che le moderne tecnologie esplorano la Terra, ci danno testimonianza come il nostro passato è piuttosto diverso da come lo pensavamo. Sono esistite civiltà i cui resti si trovano probabilmente sotto la sabbia dei deserti, o addirittura sotto il mare, lungo le coste.
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HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA
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