La rivelazione tra la piramide di Giza e la Sfinge. - Linda Rosada

 

La rivelazione tra la piramide di Giza e la Sfinge.
La Piramide di Quéfren e la Grande Sfinge sono due dei monumenti più emblematici dell'Altopiano di Giza in Egitto. L'imponente struttura piramidale è la seconda più grande al mondo, dopo la piramide di Cheops, e la grande Sfinge è una statua colossale trovata adiacente ad essa, suggerendo che entrambe le meraviglie fossero legate tra loro.
Il legame tra queste due strutture è stato una questione complessa e controversa, motivo per cui il dibattito su di esse continua da secoli. La teoria più accettata è che la grande Sfinge è stata costruita dal faraone Quéfren, figlio di Cheops, per essere la guardia del suo complesso funebre. Tuttavia, ci sono altre teorie secondo cui la sfinge è molto più antica e potrebbe essere stata costruita da una civiltà antecedente agli egiziani.
In un'altra teoria rilevante, i ricercatori sostengono che la sfinge potrebbe avere uno scopo più simbolico, come rappresentare il dio solare Ra o il faraone Quéfren stesso.

In memoria e ricordo della strage di Via d'Amelio... Vincenzo Musacchio

 

A trentadue anni dal tragico evento, ancora troppe zone oscure sull'accaduto e sui mandanti. Abbiamo diritto alla verità invece di sterili commemorazioni.
Sono passati trentadue anni dalla strage di via d’Amelio e i depistaggi e le tante zone oscure contrastano fortemente con le commemorazioni che ormai sono diventate routine. Dopo oltre un trentennio stiamo ancora brancolando nel buio sulla verità riguardante la strage contro Borsellino e gli uomini della sua scorta
Nessuna verità sui mandanti è mai venuta a galla. Dopo il più grande depistaggio di Stato della storia repubblicana dovremmo domandarci a cosa servono le passerelle politiche nei luoghi delle stragi quando le mafie e una corruzione dilagante infestano stabilmente il nostro Paese. Mi sembra di sentire ancora la voce di Borsellino che ha dedicato la sua vita al raggiungimento di uno scopo: combattere la mafia senza se e senza ma! Assieme al suo amico Giovanni Falcone non si sono mai piegati a quel sistema marcio. Hanno sempre operato con la schiena dritta e il sorriso sul volto. Voglio ricordare Paolo Borsellino come il magistrato che con il suo esempio ha dimostrato che la mafia si può battere.
Dopo trentadue anni da quel 19 luglio abbiamo diritto alla verità. Perché si è voluto far tacere chi stava per colpire duramente e inesorabilmente Cosa Nostra e tutti i suoi apparati paralleli? Con il pool antimafia palermitano e poi con il maxiprocesso si è dato un colpo mortale alla mafia e una forte scossa alle coscienze dei cittadini. Il messaggio fu: “le mafie si possono sconfiggere”.
Ogni tanto penso a cosa direbbe Paolo Borsellino della attuale lotta alla mafia. Cosa direbbe di una società civile sempre più amorfa e di una persistente indifferenza sociale. Cosa rimane oggi dopo tutto questo tempo? Giustizia, verità o solo sterile ricordo e inutili commemorazioni? A cosa è servito il sacrificio di servitori dello Stato che hanno sempre adempiuto il loro dovere anche a costo della propria vita? Noi cittadini siamo consapevoli o complici di un’illegalità diffusa che pervade la nostra società? Oltre le mafie c’è anche la mafiosità, mai davvero combattuta e troppo spesso insita nei nostri comportamenti quotidiani. Alle sterili commemorazioni sostituiamo azioni concrete finalizzate al bene comune. Riflettiamo sul valore della verità e della giustizia e solo dopo possiamo commemorare onorando la memoria dei nostri caduti. La strage di via d’Amelio deve farci riflettere e comprendere che la linea di demarcazione tra mafia e mafiosità sia ben più sottile di quello che si pensi.
Le nuove mafie si insinuano tra politica economia, finanza e società civile, riconoscerle oggi è molto più difficile che in passato quindi è più che mai necessario per combatterla come strumenti e persone all’altezza del compito. Nell'anniversario vorrei chiedere semplicemente un po’ di giustizia e di verità e conoscere i veri mandanti di quella ignobile strage. Mi auguro prima di lasciare questa terra di riuscirvi.