Svizzero? No! Tremonti!



http://www.beppegrillo.it/2009/10/tremorti_ha_dic.html

venerdì 30 ottobre 2009

Marina l'ambrogina



Letizia Moratti vuole candidare per l'Ambrogino d'oro, la massima benemerenza milanese, Marina Berlusconi.

Il consigliere comunale Carlo Fidanza del Pdl è entusiasta: "È un’imprenditrice che incarna al meglio i valori della milanesità e del fare impresa".

Giulio Gallera del Pdl (sempre il partito di famiglia) è felice perché si tratta: "di una manager, inserita da Forbes nella classifica delle donne più potenti del mondo, che dà lustro al Paese e a Milano".

Marina Berlusconi, oltre che figlia di suo padre, è presidente della Mondadori.

Una società assegnata allo psiconano grazie alla corruzione di giudici.

La Fininvest è stata condannata per la Mondadori a un risarcimento di 750 milioni di euro.

Marina l'ambrogina è senza alcun dubbio il massimo della milanesità e il suo lustro brilla come e più della Madunina.

http://www.beppegrillo.it/2009/10/tremorti_ha_dic.html#comments



Della serie tutti pazzi per Marina.

Per quelli del PdL, infatti, Marina è quella che più somiglia al paparino: stesso modus operandi!

mercoledì 28 ottobre 2009

Notizie del giorno.


Pm, toghe rosse per sangue versatoProcuratore aggiunto Robledo risponde ad affermazioni Berlusconi.


(ANSA) - MILANO, 28 OTT - 'Se ci sono toghe rosse e' per il sangue versato dai nostri colleghi che hanno perso la vita in difesa della legalita'',dice il Pm Robledo. Il procuratore aggiunto di Milano risponde cosi' a Berlusconi sui Pm comunisti. Robledo, che tra le altre cose comincio' le indagini che hanno portato al processo su presunte irregolarita' nell'acquisto di diritti tv da parte di Mediaset, ricorda alcuni magistrati uccisi 'in difesa dei valori costituzionali, da Falcone e Borsellino a Galli e Alessandrini'.
Berna convoca ambasciatore ItaliaOperazione in filiali banche svizzere atto discriminatorio.

(ANSA) GINEVRA, 28 OTT - Le autorita' svizzere convocheranno l'ambasciatore italiano dopo le perquisizioni in 76 filiali italiane di istituti finanziari svizzeri. Il ministro degli Interni elvetico, Pascal Couchepin, ha definito l'operazione 'un atto discriminatorio' e una 'razzia' nei confronti delle banche elvetiche. La situazione 'ci preoccupa', ha aggiunto. L'ambasciatore italiano a Berna - ha annunciato il portavoce del governo elvetico - dovra' fornire spiegazioni 'su un'azione percepita come discriminatoria'.

Voli Stato:Tar a premier, documentiFirmata ordinanza, Berlusconi dovra' rispondere entro un mese.


(ANSA) - ROMA, 28 OTT - Con un'ordinanza, il Tar ha ordinato al premier di produrre dinanzi al Tribunale Amministrativo la documentazione relativa a 2 voli di Stato. Uno avvenuto il 17 agosto 2008 sulla tratta Roma-Olbia e un altro di ritorno, sulla stessa tratta, in data ignota. In particolare e' chiesta l'esibizione 'dei provvedimenti in base ai quali sono stati autorizzati i cosiddetti voli'. Berlusconi dovra' esibire i documenti entro 30 giorni. Lo comunica in una nota il Codacons.


Migliaia di poliziotti in piazzaContestato ministro Brunetta, difendiamo anche te.


(ANSA) - ROMA, 28 OTT - Contestazione nei confronti di Brunetta durante la manifestazione a Roma di poliziotti, agenti della Polizia penitenziaria e Forestale. In migliaia in piazza contro i tagli del governo al comparto sicurezza. ''Noi difendiamo anche la tua sicurezza e tu ci ha preso in giro e ci hai dato dei 'panzoni' '', hanno urlato gli organizzatori della protesta passando sotto la sede del ministero della Funzione Pubblica in corso Vittorio Emanuele.

lunedì 26 ottobre 2009

I ricattabili.



Gasparri, l'alieno approdato in parlamento in virtù di non si sa quale particolare attitudine politica, tuona contro Marrazzo e ne chiede le dimissioni.

Il fatto accertato è grave, ribadisce.

........ma come, non erano fatti "privati"?

E perchè Marrazzo si deve dimettere ed il premier no?

O son fatti privati per entrambi o non lo sono per nessuno dei due.

Al pericolo principale, però, nessuno ha prestato attenzione, neanche l'alieno.

In questi casi, non è il fatto in se stesso a rappresentare un pericolo: ognuno è padrone di fare nel suo privato ciò che vuole, il problema è che quando ci si infila in situazioni del genere si diventa oggetto di ricatti!

Che si facciano la loro vita, che frequentino chi vogliono, a noi non ce ne può fregar di meno, ma non da personaggi pubblici istituzionali!

Si dimettano entrambi, perchè noi "non vogliamo" essere amministrati da individui dei quali non possiamo fidarci.



Il profumo della libertà di pensiero.



La libertà, di pensiero e di espressione, ha un profumo irresistibile, inebriante, un profumo che ti fa star bene, che ti infonde tranquillità.

E' una sensazione che, se l'hai provata, non puoi più abbandonare, è come una droga.

Con quel profumo vivi, ti nutri .

E senti di non aver bisogno di altro.

Non per niente un vecchio detto recita "pane schietto e libertà".




venerdì 23 ottobre 2009

L'archivio del Vasari ai russi - "Il governo blocchi la vendita"



FIRENZE - Il "libro dei ricordi" di Giorgio Vasari, il geniale architetto, pittore e letterato nato ad Arezzo nel 1511 e vissuto a Firenze alla corte dei corte dè Medici fino al 1574, sta per essere venduto ad una società russa per 150 milioni di euro.
Si tratta di 31 faldoni, con le note autografe relative ai lavori dell'artista, compresi i carteggi con Piero Aretino, Cosimo I dè Medici, Michelangelo e tutti i grandi del '500. Le preziose carte, che sia pure vincolate con un decreto ministeriale del 1994 e riconosciute documenti di notevole interesse storico su un protagonista del Rinascimento, finirebbero in mani straniere.

"Uno scandalo inaccettabile, un disastro da scongiurare in ogni modo" inveisce il sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani, che ne dà notizia dopo avere ricevuto una lettera "tipo notifica di condominio" dalla Soprintendenza archivistica per la Toscana in data 12 ottobre. "Nella lettera, firmata dalla soprintendente Diana Toccafondi - racconta il sindaco - mi si comunica che, come previsto dalla legge, posso avanzare un'eventuale proposta di prelazione entro 90 giorni dalla decorrenza del 23 settembre. Una follia: dove trovo i 150 milioni di euro, cifra pari a cinque volte il bilancio del Comune di Arezzo?". Il concittadino di Vasari è infuriato. E per bloccare la vendita, ha scritto alla presidente del Coniglio Silvio Berlusconi, al ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, ai parlamentari toscani e persino, tramite l'ambasciata romana, al presidente russo Vladimir Putin.

"Se le carte di Vasari, finissero in mano privata straniera, sarebbe una perdita culturale gravissima. E vista l'ingente somma richiesta, se la vendita verrà confermata alla società russa, siamo pronti a tutto pur di bloccarla, anche a chiedere una verifica degli atti e delle procedure seguite alla Procura della Repubblica" prosegue Fanfani invitando il governo, attraverso il ministero per i Beni culturali "a farsene carico, perché se lo Stato non impedisce questa transazione, mi vergogno di essere italiano". Uno smacco "inconcepibile per una nazione civile", avvertito ancora di più visto che Arezzo si sta preparando alle celebrazioni del cinquecentenario della nascita di Vasari per il 2011, mettendo in cantiere una serie di eventi.

"Se la vendita verrà effettuata non celebreremo proprio niente. Se le celebrazioni le vogliono, le facciano il presidente del Consiglio ed il ministro per i Beni culturali" minaccia ancora il sindaco. L'archivio con le 31 filze autografe di Vasari è custodito attualmente in un armadio, vincolato jure publico alla sede museo di Casa Vasari, benché la proprietà sia privata, riconosciuta tra complesse e non del tutto chiare vicende al conte Giovanni Festari, morto qualche giorno fa, dopo aver firmato l'alienazione dell'archivio, come conferma il suo avvocato Enrico de Martino. "Il vincolo c'è oggi, ma domani potrebbe essere tolto - prosegue Fanfani, - Ed è poco credibile che ci sia chi spende 150 milioni di euro per lasciare l'archivio ad Arezzo. Ma in queste ore Berlusconi è ospite di Putin, mi auguro che voglia intervenire". Ieri pomeriggio, la notizia è arrivata in via del Collegio Romano al ministero dei Beni culturali, che fa sapere ha già informato l'Autorità giudiziaria: "L'operazione ha sollevato numerose perplessità, non solo per l'enormità della somma pattuita, ma perché l'archivio è sottoposto ad un vincolo pertinenziale e quindi non può essere spostato dalla sede in cui si trova".

http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/vasari-archivio/vasari-archivio/vasari-archivio.html

Io ho reagito così:

From: xxxxxxxxxxxxxxxxx
Sent: Friday, October 23, 2009 5:43 PM
To: ufficiostampa@beniculturali.it
Subject: Beni culturali italiani.

Leggo su Repubblica il seguente articolo:

"Offerta da 150 milioni per le preziose carte personali dell'artista.
Insorge il comune di Arezzo.

"Siamo pronti a tutto per bloccarla"L'archivio del Vasari ai russi"Il governo blocchi la vendita"


Spero che non si voglia effettivamente compiere questo disastro.


Il patrimonio culturale è del popolo, Sovrano in Italia, il governo non può appropriarsi della nostra cultura per battere cassa.

Avete altre strade da percorrere, percorretele.


Prima fra tutte: dare un taglio ai vostri costosissimi emolumenti.


Mettete in vendita le vostre "carcasse", piuttosto, perché inutili e costose.


In fede, una cittadina che ama l'Italia e che non vuole assolutamente che si mettano le mani su ciò che le appartiene per diritto sancito dalla Costituzione."

Cettina xxxxxxxx

Due volte bugiardo, Clemente Mastella.

L’EX MINISTRO AL TELEFONO
SENTI CHI MENTE AL “FATTO ”


Due volte bugiardo, Clemente Mastella.

La prima volta, quando finge di essere il suo avvocato, Titta Madia, al cronista de ‘Il Fatto’ che
cercava il legale per alcuni ragguagli e compone per sbaglio il numero dell’ex ministro.


La seconda volta, quando in conferenza stampa a Napoli insinua che la bufera giudiziaria gli era stata preannunciata il giorno prima da quella telefonata.

“Desidero ringraziare il giornalista de 'Il Fatto', così ho saputo le notizie un giorno prima”.

Il nostro cronista non ha rivelato nulla in anteprima e nulla peraltro aveva da rivelare: chiedeva solo informazioni sull’udienza preliminare in corso davanti al Gup di Napoli, relativa al primo troncone dell’inchiesta sull’Udeur : quella mattina se n’era svolta una, l’ultima è in
calendario lunedì prossimo.


Il nostro cronista voleva conferma dello stralcio della posizione di Mastella e il giorno dop o infatti è uscito un articolo su questa notizia.

Tutto qui.

Il resto sono solo fandonie, e il file audio della conversazione lo dimostra.

Da: "il Fatto Quotidiano" di oggi.

A Lombardo non va giù.



Non gli è proprio andata giù a Lombardo.

Già, quello scatto in prima pagina lo ha fatto infuriare.


Tanto che mercoledì a tarda sera ha mandato alle agenzie un comunicato stampa concordato con i legali.

“E' l'evidente frutto di un fotomontaggio" tuona.

Insomma, secondo gli avvocati del governatore della Sicilia, l'immagine pubblicata da Il Fatto Quotidiano sarebbe un “tarocco”.

“Nell’interesse dell’on. Raffaele Lombardo e in relazione alla pubblicazione della foto che ritrarrebbe il presidente e il sindaco di Messina, Buzzanca, dinnanzi alle rovine di Giampilieri si rappresenta come l’immagine pubblicata, poi ripresa da più siti Internet e network in rete, sia evidentemente frutto di un fotomontaggio e, pertanto, si diffida da qualsiasi ulteriore utilizzo diffamante della stessa, riservando di valutare gli eventuali profili di responsabilità penale connotanti la descritta vicenda".

Riservando, sia ben chiaro.

Intanto, però, risponde lo stesso autore dello scatto: “Il governatore Lombardo ed i suoi imprudenti legali – spiega Enrico Di Giacomo -, con l’incredibile menzogna secondo cui la fotografia sarebbe frutto di un fotomontaggio, sono riusciti, per indecorosità, a superare gli indecenti sorrisi rivolti al disastro di Giampilieri”.


E continua: “Ho scattato io quella fotografia e, poiché solitamente i politici che preannunciano o riservano azioni legali non rispettano mai la propria parola, sarò io a consegnare all’Autorità giudiziaria, insieme alla querela per diffamazione per le scriteriate affermazioni sul preteso fotomontaggio, il documento originale e chiederò espressamente che venga disposto l’accertamento tecnico sulla genuinità dell’immagine”.

Così “quando sarà accertato anche in sede giudiziaria che non si tratta di fotomontaggio, mi auguro che l’on. Lombardo, oltre a chiedermi scusa, abbia il buon senso e la dignità minima per ritirarsi dalla politica”.


http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578

giovedì 22 ottobre 2009

In classe di mia figlia.


Mia figlia, la sedicenne, frequenta la quarta "Liceo pedagogico".

Lei non ama guardare trasmissioni come "L'isola dei famosi" o gli "amici di Maria", o "Il grande fratello", preferisce guardare su "National geografic" tutto ciò che riguarda natura, animali, astronomia, scienza e fantascienza.

Le piace la filosofia, la sociologia, conosce già buona parte della Costituzione.

Crescendo si è formata idee proprie.

Lei non si ferma alla notizia manipolata dai pseudo giornali di disinformazione, lei ama andare in fondo alla notizia, lei usa internet per informarsi.

Ahimè, purtroppo, perchè a causa di questa sua peculiarità è costretta a sostenere lunghe discussioni con i professori i quali sostengono e vogliono farle credere che il governo presieduto da Berlusconi è un governo valido che opera per il bene della nazione.

Alle domande di mia figlia, che chiede che cosa ha fatto di buono per la nazione questo governo, i professori, però, non sanno dare risposta.

Avete capito bene, i professori del liceo frequentato da mia figlia sono tutti berlusconiani!

E berlusconiani sono anche i compagni di mia figlia, quelli che amano guardare la tv spazzatura, che sanno tutto sui gossip relativi a personaggi dello spettacolo, quelli per i quali vestire alla moda è una ragione di vita, imitare le acconciature del "beniamino" di turno è glamour, mettersi in mostra è "fico", sognare di partecipare ad una trasmissione trash è imperativo, dire parolacce è segno di distinzione!

E sentendole dire queste cose mi rendo conto anch'io che al peggio non c'è mai fine e che quello che sostiene il nostro presidente del consiglio risponde a verità: la maggior parte della popolazione vede in lui un leader, un manager.

Lui è diventato lo status simbol da imitare, tutti possono diventare Berlusconi.

Non sanno, però, come Berlusconi è arrivato lì dov'è, come e da chi ha ottenuto i finanziamenti che hanno dato impulso alle sue attività, e quanto è ricattabile.

Preferiscono non sapere.
Meno si sa e meglio è.

Macerie, ma che hanno da ridere?


21 ottobre 2009
Il presidente della Sicilia Lombardo e il sindaco di Messina Buzzanca a Giampilieri, nel luogo dove l’alluvione ha provocato morte e distruzione.


Subappalti per 169 milioni e un decreto legge del Governo che cancella ogni controllo. La magistratura blocca sette aziende collegate ai clan mafiosi. E ancora bluff sui finanziamenti che dovevano arrivare dall’estero. Alcuni consulenti indagati per concussione.
Incredibile, ma vero!
Queste sono le persone che dovrebbero tutelare i nostri interessi.......
Mi domando: perchè ridono? hanno vinto un terno al lotto?

mercoledì 21 ottobre 2009

Bufera su Arpac e Udeur: 63 indagati




Lonardo, divieto di dimora in Campania. Un file con 655 raccomandati: accanto a ogni nome, quello dello sponsor


NAPOLI - Terremoto all'Arpac, l'agenzia dell'ambiente campano: un'ordinanza di custodia cautelare (ai domiciliari) 63 indagati, 18 divieti di dimora e 6 misure interdittive. Un vero e proprio ciclone contro uno dei settori pubblici, considerato da anni «feudo» del Campanile di Clemente Mastella. L'operazione condotta dalla Guardia di finanza di Napoli e dai carabinieri di Caserta coinvolge, infatti, politici, dirigenti della pubblica amministrazione, professionisti e imprenditori campani.


DIVIETO PER SANDRA - Nell’inchiesta risulta indagata anche la presidente del Consiglio regionale della Campania, Sandra Lonardo, destinataria di un provvedimento di divieto di dimora in Campania, dove svolge la sua attività istituzionale. Non solo: stamane sette carabinieri sono entrati nella villa della famiglia Mastella a Ceppaloni, nel Beneventano e ne sono usciti dopo qualche ora. Nei confronti dell’eurodeputato, che si trovava a Strasburgo, invece è stato emesso un avviso di conclusione delle indagini preliminari.


ARPAC - Il filone dell’indagine per il quale sono scattati gli arresti e gli «avvisi» riguarda l’Arpac, Agenzia regionale per la protezione ambientale. Le accuse contestate vanno dall'’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, al falso, all'abuso di ufficio, alla turbativa d’asta e alla concussione. Nel mirino degli inquirenti sia la gestione di appalti pubblici sia i concorsi finalizzati all’assunzione di personale e l'affidamento di incarichi professionali nella pubblica amministrazione. E nel partito chi non si piegava a quest'andazzo veniva vessato e intimidito.

GLI INDAGATI - Arresti domiciliari sono stati disposti per Luciano Capobianco, ex direttore generale dell’Arpac, l’Azienda regionale per la protezione ambientale della Campania. Quindici gli indagati per i quali è stato applicato il divieto di dimora nella Regione Campania. Oltre alla Lonardo; il capogruppo alla Regione Fernando Errico; Nicola Ferraro, consigliere regionale; Antonio Fantini, già presidente della Regione Campania e segretario regionale Udeur. Gli altri provvedimenti riguardano Valerio Azzi, imprenditore; Carlo Camilleri, ingegnere e consuocero di Clemente Mastella; Ruggero Cataldi, ex direttore amministrativo Asl Benevento 1; Giuseppe Ciotola, imprenditore; Bruno De Stefano, direttore generale dell’Asl di Benevento; Arnaldo Falato, dirigente dell’Asl Benevento 1; Carmelo Lomazzo, dirigente Arpac; Massimo Menegozzo, dirigente Arpac; Massimo Palmieri, imprenditore; Francesco Polizio, dirigente Arpac; Mario Scarinzi, ex direttore generale dell’Asl Benevento 1. Il divieto di dimora nelle province di Benevento, Caserta e Napoli è stato disposto per Bartolomeo Piccolo, imprenditore, mentre il divieto di dimora nelle province di Benevento e Napoli per Giustino Tranfa, imprenditore, Antonio Zerrillo, ingegnere. La misura interdittiva del divieto di esercitare l’impresa e la professione è stata disposta per gli imprenditori Gaetano Criscione, Francesco Di Palma, Fabrizio Merolla, Claudio Rossi, Fabio Rossi e per il libero professionista Antonello Scocca.


UN FILE CON I RACCOMANDATI - In un file rinvenuto nel computer sequestrato dalla Guardia di Finanza nella segreteria dell’ex direttore generale dell’Arpac, Luciano Capobianco, compaiono 655 nominativi e la maggior parte sono accompagnati dalla segnalazione di un esponente politico, dell’Udeur ma non solo, che li avrebbe raccomandati. Il documento costituisce uno degli elementi principali intorno a cui ruota l’inchiesta della procura di Napoli coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco. «Si tratta - è scritto nell’ordinanza emessa oggi dal gip Alfano - di raccomandati veri e propri che rispetto ad altri aspiranti privi di sponsor, disponevano della segnalazione di un referente politico che determinerà, nella maggior parte dei casi l’assunzione in violazione delle norme». In alunni casi è emerso che le segnalazioni venivano inviate dai soggetti interessati dal fax in uso allo stesso esponente politico di riferimento, in altri casi il curriculum sarebbe stato scritto a matita proprio dal politico. La procura ha indicato in un riquadro, in ordine decrescente rispetto al numero di segnalazioni, l’elenco degli autori delle segnalazioni (circa 150). Spicca con 100 Nocera (ex assessore regionale Udeur), poi a seguire i nomi di T.Barbato (43), Fantini (36), Giuditta (35), C.Mastella (26), Enrico (17), S.Mastella (12). Tra gli altri nomi di politici locali e nazionali più noti figurano anche Bassolino (2), De Mita (2), Pecoraro Scanio (1), Sales (1). Le persone segnalate sarebbero state favorite per incarichi esterni (consulenze) o per assunzioni all’Arpac a scapito di aspiranti privi di sponsor.


APPOGGIO DEI CLAN - Un filone dell'inchiesta riguarda presunti appoggi elettorali di un clan di Marcianise (Caserta): questa parte verrà ora stralciata e passata, per competenza alla Dda. Tra l'altro Pellegrino Mastella, uno dei figli di Clemente, girava con una Porsche Cayenne procurata dal titolare di un autosalone di Marcianise attualmente detenuto per 416 bis.

CLEMENTE TORNA DA STRASBURGO - Il leader dell’ Udeur ha saputo dell’ inchiesta nella quale è coinvolto insieme con la moglie Sandra mentre stava partecipando a Strasburgo alla seduta del Parlamento Europeo. Mastella, che era giunto ieri nella città francese per i lavori dell’assemblea, sta ora rientrando in Italia: si è imbarcato sul primo volo utile per Parigi e dalla capitale francese proseguirà per Roma, dove arriverà nel pomeriggio.

UNA SUPER-PARCELLA - Un milione e 300 mila euro, a tanto ammonta la super parcella che è stata liquidata ad uno degli indagati. La persona in questione, in base al lavoro investigativo, è stata beneficiata dall’Asl di Benevento di una consulenza su un argomento che la stessa Procura di Napoli definisce «non chiaro». Si tratta della ricompensa ricevuta «dopo aver dispiegato per il partito (l’Udeur, ndr) la sua presunta intermediazione con gli organi di giustizia amministrativa in una controversia elettorale relativa alle comunali di Morcone (Benevento). Agli atti dell’Asl nessuna documentazione di tale consulenza ma solo il pagamento delle parcelle. Il beneficiario della frode, «un congiunto di un esponente di vertice del sodalizio», ha ottenuto la super parcella con una «truffa» (è la definizione della Procura) ai danni del consorzio di bonifica di Sessa Aurunca (Caserta) e della Regione Campania. L’importo è stato liquidato in relazione a presunti lavori di ristrutturazione della rete di adduzione dell’impianto irriguo di Cellole, sempre nel Casertano.


I problemi della nostra politica.





I problemi della nostra politica interna.


Da una una parte abbiamo una compagine coesa, ma non solida, formata da politicanti che amano promettere quello che sanno di non poter mantenere e che difendono il perno della loro predominanza, un idifendibile da difendere ad ogni costo perchè senza di lui sarebbero niente e nessuno.

Dall'altra parte uno schieramento poco coeso, disgiunto, in continua lotta tra ideologie similari, ma contrastanti non per contenuto, ma per forma.Quest'ultima compagine potrebbe anche ben governare, ma per sua spontanea scelta ha deciso di autodisintegrarsi e di mollare lo scettro all'avversario politico, molto più forte perchè appoggiato in ogni sua manifestazione e che di stranezze ne commette tante, ma vengono fatte passare per normalità.

Prova ne è che un atteggiamento da tutti ritenuto normale viene descritto e fatto passare per stravagante e "raro".

Se una t shirt blu viene indossata sotto la giacca è glamour, se sotto un pantalone blu si indossano calzini turchesi è "strano".

Alla sinistra manca un perno centrale, un leader con gli attributi, uno che sappia tenere legati i componenti del partito.


Ma se un leader c'è, e c'è, questi ama mettere zizzania nel gruppo, agire dietro le quinte e curare il suo orticello.


La verità è che alla sinistra manca qualcosa, non convince, lascia perplessi, non dà sicurezza,
La sinistra dovrebbe ricomporsi e tornare ad essere quella che riempiva le piazze durante i comizi, quella che difendeva i diritti sacrosanti dei lavoratori che sono la maggioranza assoluta di ogni paese, quella che dava dignità ad ogni uomo: deve smettere di sentirsi un'elite e deve fare mea culpa per aver tradito quelli che sono i principi fondamentali dell'ideologia di sinistra!



domenica 18 ottobre 2009

Dino Petralia (Csm):"Un magistrato controllato e pedinato: l'ho visto fare solo a mafia e Sismi"



Dino Petralia (Csm):

"Un magistrato controllato e pedinato: l'ho visto fare solo a mafia e Sismi"
Da magistrati comunisti a mentalmente disturbati fino a giudici video-registrati ed esposti al pubblico ridicolo.

Come dire: state attenti, se la sentenza non è di mio gradimento passo alla demolizione personale.

Si è superata la misura consentita da uno Stato di diritto?

Ne discutiamo con Dino Petralia, componente del Csm, appartenente alla corrente del movimento per la giustizia che fu di Giovanni Falcone, già Procuratore della Repubblica in Sicilia per tanti anni.

“Concordo, siamo all’attentato dello Stato di diritto.

Vi è una valenza intimidatrice generale, ossia nei confronti di tutti i magistrati e c’è il rischio che i magistrati staranno bene accorti ad emettere sentenze sgradite al potente di turno.

Sono stati utilizzati metodi investigativi che riguardano l’uomo magistrato come se le sentenze risentissero delle abitudini di vita del giudice.

Basta manipolare bene il risultato video dell’osservazione, come è in grado di fare una televisione, e il risultato è assicurato: isolare il giudice agli occhi dell’opinione pubblica ridicolizzandolo con effetti devastanti per l’autonomia e l’indipendenza, non solo di quel giudice, ma di tutti i magistrati, valori, questi, sanciti dalla Costituzione.

Che fare?

Farsi difendere dai propri rappresentanti di categoria dell’Anm o istituzionali, cioè il Csm”. “Il Consiglio superiore della magistratura promuove il giudice anti-Fininvest” scrive Il Giornale.

Trattasi di manipolazione strumentale dell’informazione o di un’accusa fondata?

“Non è una promozione (sorride) ma un passaggio di carriera che sarebbe avvenuto comunque, e che per puro caso è avvenuto ora perché è il turno dei vincitori del concorso di Mesiano che peraltro è anche il mio”.

Crede che il “mandante” il premier, che aveva annunciato: “Ne vedrete delle belle su questo giudice” abbia anche voluto dire ai magistrati che indagano sulle note vicende delle escort: mettete il naso nella mia vita privata vi dimostro che posso farlo anch’io?

“È un parallelo inaccettabile quello tra il Premier e il singolo magistrato.

Il magistrato parla attraverso le sentenze in nome del popolo italiano.

Il premier è un soggetto politico, dunque, la sua esposizione mediatica è parte integrante del ruolo che riveste.

Nella sentenza il giudice non scrive: io magistrato ti condanno, o ti assolvo, bensì il Tribunale in nome del popolo italiano… ”.

Esiste il rischio di emulazione da parte dei cittadini?

“Certamente. Immaginiamo chi sconfitto in primo grado si rivolga ad un investigatore per filmare la vita privata del giudice al fine di ridicolizzarlo.

Saremmo di fronte ad un circuito di verifica parallela a quello lecito rappresentato dai tre gradi di giudizio”.

Ha memoria di esempi simili a quello del giudice Mesiano?

“Me lo lasci dire, la vicenda Tavaroli, pedinamenti che alcuni agenti deviati del Sismi avevano fatto nei confronti di Spataro ed altri magistrati.

Il Consiglio Superiore votò all’unanimità una delibera di tutela. Finora il controllo e il pedinamento della persona è stato riservato a questa vicenda del Sismi, e per la mia esperienza, alla mafia”.

Sta dicendo che siamo di fronte a metodi mafiosi?

“Mi limito a registrare ciò che ho appreso durante il mio lavoro in Sicilia”.

Come ci si difende dal tentativo di demolizione dello Stato di Diritto?

“Le debbo rispondere in tre modi differenti: come membro del Csm dico che in Consiglio faremo di tutto per tutelare il collega Mesiano, come magistrato rispondo, per fortuna che c’è l’Anm, che fa egregiamente la sua parte, nonostante venga da molti ritenuto un organismo di opposizione politica; da cittadino scenderei in piazza per difendere la Costituzione”.

Ritiene che il Presidente della Repubblica debba assumere una posizione di ferma condanna?

“Sì e lo debba fare nel doppio ruolo di Capo di uno Stato che sta vivendo un gravissimo disagio istituzionale e di Presidente del Csm per ristabilire, alla luce della Costituzione, di cui è Supremo custode, indipendenza e autonomia della magistratura”.

Lei si fa scudo della Costituzione, ma Berlusconi è pronto a cambiarla.

“Bene, ma la Costituzione si cambia solo rispettando le regole che la Carta stessa detta non seguendo altre regole, come ha ricordato la Consulta bocciando il Lodo Alfano”.

da Il Fatto Quotidiano n°23 del 18 ottobre 2009


http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578

venerdì 16 ottobre 2009

Stato-mafia, ecco il papello




di Lirio Abbate




Ecco il primo documento sulla trattativa tra le istituzioni e Cosa nostra nell'estate delle stragi. Fogli consegnati ai magistrati dal figlio di Vito Ciancimino









Sono 12 le richieste che i boss di Cosa nostra avanzarono agli uomini delle istituzioni nell'estate del 1992, fra le stragi Falcone e Borsellino.


Una trattativa che i mafiosi corleonesi avanzarono con lo Stato per fermare le bombe e la stagione stragista, e arrivare ad una tregua.


I 12 punti formano il 'papello', cioè l'elenco delle richieste scritte su un foglio formato A4 che adesso Massimo Ciancimino ha consegnato ai magistrati della procura della Repubblica di Palermo che indagano sulla trattativa fra Stato e mafia.


Ma accanto a questo elenco spunta a sorpresa un altro 'papello' con le proposte e le modifiche ai 12 punti pretesi dai corleonesi che don Vito Ciancimino avrebbe scritto di proprio pugno e consegnato all'allora colonnello del Ros, Mario Mori.


Il fatto, inedito, è documentato dal L'espresso con alcune foto dei fogli in cui si leggono al primo punto i nomi di Mancino e Rognoni;


poi segue l'abolizione del 416 bis (il reato di associazione mafiosa);


"Strasburgo maxi processo" (l'idea di Ciancimino era quella di far intervenire la corte dei diritti europei per dare diverso esito al più grande procedimento contro i vertici di Cosa nostra);


"Sud partito"; e infine "riforma della giustizia all'americana, sistema elettivo...".Su questo "papello" scritto da Vito Ciancimino era incollato un post-it di colore giallo sul quale il vecchio ex sindaco mafioso di Palermo aveva scritto: "consegnato al colonnello dei carabinieri Mori dei Ros".


Per gli inquirenti il messaggio è esplicito e confermerebbe il fatto che ci sarebbe stato una trattativa fra i mafiosi e gli uomini delle istituzioni.


Mostrare ai giudici l'esistenza del 'papello', rappresenta per i pm una prova tangibile che la trattativa fra mafia e Stato non solo è esistita, ma è anche iniziata nel periodo fra l'attentato di Capaci e quello di via d'Amelio.


Per gli inquirenti questo documento, consegnato dal dichiarante Massimo Ciancimino, che collabora con diverse procure, può dare il via a nuove indagini.


Con l'obiettivo di scoprire fino a che punto può essere arrivato il tentativo di trattativa rivelato dal figlio dell'ex sindaco mafioso.


I 12 punti richiesti da Riina e Provenzano, che sono anche questi al vaglio dei magistrati, si aprono, invece, con la revisione del maxi processo a Cosa nostra.


Gli altri spaziano dall'abolizione del carcere duro previsto dal 41 bis agli arresti domiciliari per gli imputati di mafia che hanno compiuto 70 anni.


La lista si conclude domandando la defiscalizzazione della benzina per gli abitanti della regione siciliana.


giovedì 15 ottobre 2009

Il ponte sullo stretto.




Vediamo un po' come stanno le cosette in casuccia nostra.
A quanto pare il ponte sullo stretto si farà (ma si farà?) con quali capitali non si sa, o meglio,
Matteoli asserisce che si farà con i soldi dei privati.......che ne diverranno i proprietari, suppongo, altrimenti che interessi ne ricaverebbero questi "privati"?

Asserisce anche che la costruzione del ponte darà lavoro a 40 mila lavoratori tra ingegneri, tecnici ed operai per almeno 6 anni.

Io mi domando cui prodest?

Un ponte su uno stretto percorso da forti correnti marine che poggia su due punti a rischio terremoti, specie lato Messina, che effetti devastanti potrebbe provocare?

In me si insinua sempre più saldamente sospetto che questo ponte non si realizzerà mai e che sia solo l'argomento provocatorio del giorno studiato per distogliere le nostre menti dai gravi e grossi problemi che stiamo vivendo, vedi gli sfollati dell'Aquila, vedi l'alluvione nel messinese, la chiusura delle aziende e la conseguente perdita di posti di lavoro, i tagli operati nel campo dell'istruzione e della sanità, la mancata regolarizzazione delle aree a rischio........

Una delle solite monate propagandistiche di un governo incapace di risolvere i problemi del paese ed efficientissimo a risolvere quelli delle lobby di potere, compresa la mafia.

Vogliono far passare sottogamba, indisturbati la più grossa "porcata" mai messa a punto da un governo:

lo scudo fiscale!



Lodo Mondadori, promozione per il giudice Mesiano

Lodo Mondadori, promosso il giudice che ha condannato la Fininvest.

Divampa la polemica
Seduta del Csm (Adnkronos) ultimo aggiornamento: 14 ottobre, ore 18:30Roma - (Adnkronos/Ign) -

Il plenum del Csm ha dato una promozione a Raimondo Mesiano, il giudice che ha disposto il maxi-risarcimento da 750 mln alla Cir. Critiche dal Pdl. La pratica già definita a settembre prima della sentenza. Fini: ''I pm siano indipendenti da esecutivo''. Altolà su Unità nazionale: ''Non è oggetto di trattative''. Alfano: ''La riforma della giustizia è una priorità non una vendetta per no a Lodo''

Roma, 14 ott. (Adnkronos/Ign) - Il plenum del Csm ha dato una promozione a Raimondo Mesiano, il giudice di Milano che ha condannato la Fininvest a risarcire con 750 milioni di euro la Cir di De Benedetti per la vicenda del Lodo Mondadori. A Mesiano è stata conferita la settima valutazione di professionalità, la più alta nella carriera di un magistrato di cui si sottolinea "l'indipendenza, l'imparzialità e l'equilibrio", oltre alla capacità, diligenza e impegno dimostrati.

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Emh........come va l'umore del premier?

Il suo sacchetto di bile, già gonfio per la bocciatura del Lodo Alfano, per la sentenza sfavorevole sul Lodo Mondadori, avrà posto per quest'ultima promozione?

E quando ne leggerà la motivazione, come reagirà?

Godoooooooo!

mercoledì 14 ottobre 2009

Un banchiere racconta: "siamo allibiti, prendiamo soldi da chiunque"

di Francesco Bonazzi - 13 ottobre 2009

“Uno spettacolo che fa venire i brividi a chiunque abbia un minimo senso della legalità. E il fatto più sconvolgente è che la legge sul nuovo scudo fiscale sta scatenando gli appetiti meno nobili delle banche”. R.A. ha cinquant’anni, ha girato mezza Europa come gestore di patrimoni e oggi è il responsabile “Clientela Privata” di una media banca del Nord. Con il “Fatto Quotidiano” ha tanta voglia di sfogarsi e chiede solo l’anonimato, “perchè come banchiere sono tenuto alla riservatezza”.

Innanzitutto, avete capito come funziona il nuovo scudo?
Abbiamo fatto vari corsi con fiscalisti esterni e società di gestione del risparmio. Siamo allibiti dalla quantità di cose che si possono fare.

Per esempio?
A me, che ho vent’anni di banca sulle spalle, fa una certa impressione vedere un bonifico che arriva dall’estero su un conto che non è neppure intestato al cliente, ma a una fiduciaria.

Ma se fiutate qualcosa di strano, potete sempre fare una segnalazione anti-riciclaggio. Va bene. Ammettiamo che si abbia voglia di fare gli antipatici con un tizio che ti sta portando milioni freschi. Lo posso fare solo se vedo una sproporzione enorme tra il suo “profilo” e il cash che mi versa. Ma nessun delinquente serio manderà mai in banca un manovale a versare 10 milioni. Magari ci spedisce un imprenditore a cui chiedeva il pizzo, o che gli fa da prestanome. E poi sa qual è la cosa più incredibile?”

Ce la racconti
Che senso ha parlare di sproporzioni nel Paese in cui il 90% degli imprenditori dichiara meno dei suoi dipendenti?

E la famosa “conoscenza del cliente”, tanto cara alle banche che dicono di privilegiare il merito di credito?
Una favola che forse vale ancora nelle banche di credito cooperativo. Ma da me vengono avvocati e commercialisti che hanno studiato le circolari alla perfezione e lavorano per gente che manco conosciamo.

Significa che state prendendo soldi da non si sa bene chi?
Se vuole, la possiamo mettere così. Quello che trovo fantastico sono gli scenari che si aprono per la vigilanza. Ma vi immaginate che numeri da circo alla prossima ispezione di Bankitalia? Arrivano gli ispettori di Via Nazionale e se ci chiedono di chi è un certo conto dalla movimentazione sospetta, noi gli si dice che è tutta roba scudata. Si dedicheranno ai mutui dei poveri cristi.

Però la Banca d’Italia ha assunto con la Bce compiti di anti-riciclaggio.
Certo, ma sui capitali scudati salta tutto. Possiamo respingere anche la Guardia di Finanza se non viene con un mandato della magistratura. E il mandato dev’essere nominativo.

Beh, questo è lo stato di diritto...
Sarà, ma quando le autorità Usa bussano alle banche svizzere, come stanno facendo da mesi, mica chiedono se per caso Mister Paul Smith ha un conto alla tal banca di Zurigo. Vogliono i nomi di tutti i cittadini americani e basta. Vogliamo dire che non sanno che negli Usa non sanno cos’è la democrazia?

Vi sentite tra banche quando avete un sospetto?
Ma per carità! Lo scudo è mica una pratica di co-finanziamento. Se arriva gente che vuole versare una decina di milioni li si prende e basta. Il fatto è che con una legge fatta così, in un periodo in cui manca il contante, si spingono le banche a farsi la concorrenza più spietata sui soldi che rientrano.


da "il Fatto Quotidiano

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Signorini, altro che Feltri

FACCIO SERVIGI FINI, SONO SIGNORINI - di Peter Gomez

Ecco come il direttore di “Chi” distrugge le carriere dei nemici del capo di Peter Gomez e Marco Lillo

Che sia un figlio del demonio lo dice persino il suo padrone. “Le foto del compleanno di Noemi a Caso-ria? Me le ha chieste quel diavolo di Alfonso Signorini”, ripeteva in maggio Silvio Berlusconi dagli schermi di “Porta a porta”. E anche se allora nessuno se ne rendeva conto quella frase equivaleva a un investitura: Signorini da cortigiano era diventato principe. La sua metamorfosi era conclusa. Perché da giornalista si era trasformato in spin doctor. Ovvero, come recita il dizionario inglese-italiano, in “dottore del raggiro” o, se preferite, in “manipolatore di opinioni”. Sì, perché ormai è questo il vero mestiere del potentissimo direttore di “Tv sorrisi e canzoni” e di “Chi”, il settimanale di gossip della Mondadori, scelto dal Cavaliere per diffondere interviste, condurre attacchi mezzo stampa contro giornalisti e avversari politici, spacciare per vere notizie false. Un mestiere difficile che, in questi giorni, ha spinto Signorini a scatenare i suoi cronisti a caccia di elementi utili per infangare Raimondo Mesiano, il giudice civile autore della sentenza con cui la Finivest è stata condannata a risarcire con 750 milioni di euro la Cir del “nemico” Carlo De Benedetti. Berlusconi, del resto, del direttore di “Chi” si fida. Anche perchè è uno di casa. Amicissimo della sua primogenita Marina, la numero uno della Mondadori, con la quale trascorre ogni giorno ore e ore al telefono, Signorini è stato negli ultimi due anni uno dei pochi uomini ammessi alle “cene con le ragazze” organizzate dal Cavaliere e da Giampaolo Tarantini a Palazzo Grazioli. Il suo nome ricorre spesso nei verbali delle ospiti (a volte a pagamento) del premier, spesso associato a quello del direttore di Rauno, Fabrizio De Noce, e a quello del numero uno di Medusa Cinematografica, Carlo Rossella. Non per niente il dandy, Signorini - nelle interviste lo ripete sempre - considera il dandy Rossella, come il proprio maestro di giornalismo. Una confessione significativa visto che Rossella nel 2003 è stato sottoposto a procedimento disciplinare da parte dell’ordine dei giornalisti per aver “taroccato” una copertina di “Panorama” aggiungendo un folta capigliatura a un’immagine del premier ripreso di spalle. Eravamo ancora in epoca pre trapianto pilifero e alla fine Rossella aveva strappato un’archiviazione dalle motivazioni imbarazzanti: “La piaggeria non è un illecito disciplinare anche se è qualcosa si peggio sul piano morale e individuale”.

Ma tant’è. Ciascuno è libero di scegliersi i propri maestri come gli pare. Così non deve stupire se, non appena scoppia il caso della protegè minorenne del premier Noemi Letizia, le vacanze di Signorini, sono interrotte, da una telefonata. È palazzo Chigi che lo vuole far rientrare a Roma, su un aereo privato. Signorini saluta in tutta fretta il suo compagno e la sua maga-sensitiva personale, Maddalena Anselmi, e vola dal mago di Arcore. D’ora in poi lui e Rossella faranno parte dell’unità di crisi che in questi mesi tenta di difendere l’immagine del Cavaliere dagli scandali e dai rovesci giudiziari. A 45 anni suonati, con in tasca una laurea in filologia medievale e alle spalle un passato d’insegnante, Signorini spicca, dunque, il gran salto. Tanto che ora è a un passo dal prendere il posto di Maurizio Costanzo nel dopo serata di Canale 5 e, sostengono in molti, di diventare persino direttore della rete ammiraglia del Biscione. Che sia un intoccabile, del resto, a Mediaset se ne sono accorti tutti. A partire da quei ragazzacci delle Iene che già nel 2007 hanno visto l’editore censurare un servizio a lui dedicato. Che cosa era successo? “Chi” aveva pubblicato in copertina un’intervista all’attore Riccardo Scamarcio.

Ma l’intervista era falsa. Spiega a “Il Fatto”, Gianni Galli, collaboratore di Scamarcio: “Riccardo non l’aveva mai rilasciata e lo disse alle Iene. Loro però se ne erano accorte da sole visto che il testo era molto simile a un’altra intervista data invece da Riccardo a Vanity Fair”. Ma le balbettanti giustificazioni del giornalista (si fa per dire) davanti alle telecamere, non le vedrà mai nessuno. “Non va in onda”, ordini superiori. Se questo è lo stile non ci si deve stupire per quello che si è visto e letto sulle pagine di “Chi” a partire dallo scorso maggio. Dopo il primo scoop - le foto della festa di compleanno di Noemi a Casaoria alla quale partecipò anche il premier - Signorini fornisce ai suoi 400 mila lettori “rivelazioni ” a ripetizione. Si parte con il padre di Noemi che sostiene di essere “un ex socialista” vicino a Craxi e di aver per questo conosciuto Berlusconi diventato “un amico di famiglia”, per arrivare al primo vero capolavoro: l’invenzione di un fidanzato. Ai giornalisti che nelle prime ore l’avevano intervistata, Noemi aveva giurato di essere single. Ci voleva dunque un partner che allontanasse il sospetto di un rapporto troppo stretto tra Nemi e il Cavaliere. Così sbuca fuori dal nulla Domenico Cozzolino, ventunenne modello di Boscotrecase, ex tronista di “Uomini e donne”, il programa di Maria De Filippi. Domenico e Noemi vengono fotografati da “Chi” a Rimini e poi sul lungomare di Napoli, mentre si baciano sotto gli occhi dei genitori di lei che assicura: “Sono illibata”. Peccato che Cozzolino per le amiche di Noemi sia un perfetto sconosciuto. Nemmeno l’ex fidanzato della minorenne, Gino Flaminio, ne ha mai sentito parlare. E di lui non si trova traccia neppure nelle foto del compleanno di Casoria.

Alla fine sarà proprio il muscoloso Domenico a spiegare come stavano realmente le cose. “È stata tutta una montatura”, dice a un settimanale concorrente. Ma ormai lo spin è riuscito. Tv e giornali hanno rilanciato le prime immagini della coppia. Nell’immaginario collettivo di una buona parte dell’elettorato si è formata la convinzione che il caso Noemi è tutta una montatura, non di Signorini, ma dei nemici del premier. Signorini così ci prende gusto. Ride quando il migliore dei suoi cronisti, Gabriele Parpiglia, organizza una trappola nei confronti del vero ex fidanzato di Noemi, Gino Flaminio, e di due giornalisti de “L’espresso”. Seguendo le lezioni di Fabrizio Corona, Parpiglia al ristorante la Scialuppa di Napoli allestisce una sorta di set fotografico con tanto di microfoni. Bisogna dimostrare che Gino - il quale ha raccontato come Berlusconi scoprì Noemi consultando un book fotografico - intasca soldi per parlare. E che L’espresso offre altro denaro a chiunque sia disposto ad infangare Berlusconi. Non è vero niente. Ma il paradosso è un altro. Chi è abituato a pagare le interviste è proprio Signorini. A raccontarlo, agli investigatori del caso Vallettopoli che sfocerà in un processo contro Corona, è proprio il giornalista. Il caso di scuola è una sua intervista a Patrizia, il transessuale che passò una notte brava con Lapo Elkan. Per quel faccia a faccia “Chi” tira fuori 50 mila euro. Signorini però si confessa deluso. Tra il suo settimanale e la Fiat c’è un accordo. Il testo del colloquio deve essere vistato da viale Marconi. E così lui è amareggiato, perché avrebbe “voluto fare delle domande scabrose, perchè era l’unica cosa che mi interessava, ma non ho potuto farle (in aula dirà poi che era solo per curiosità personale ndr)”.

Poco male. Perchè poi sulla scena politico-finanziaria irrompe un’altra Patrizia, la escort di Bari, che ha dormito nel lettone del Premier (e “di Putin”). Ogni curiosità potrà insomma trovare risposta. Anche perché, come scrive proprio Signorini, l’intervista che Berlusconi gli rilascia “si svolge nel clima ideale per affrontare con serenità anche le domande più difficili». Seguono quattro pagine di interrogativi del tipo: «Come convive il Berlusconi nonno con il Berlusconi Superman?»; «Bisogno di vacanze? Dove andrà questa estate?». Il cavaliere risponde a tutto. La patria è salva. Il giornalismo un po’ meno.

da Il Fatto Quotidiano n°19 del 14 ottobre 2009

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martedì 13 ottobre 2009

Questo o quello per me pari son

Se nel Pd volano gli stracci (è un bene) di Luca Telese

Avete letto le frasette al vetriolo di Massimo D'Alema contro Dario Franceschini?
Se non lo avete ancora fatto divertitevi: "E' curioso che il segretario del mio partito, per andare sui giornali, debba attaccare me.
Forse – ha aggiunto l'ex premier rincarando la dose - è una delle regioni per cui bisogna cambiare il segretario".
Immagino già che qualcuno storcerà il naso, che molti lo criticheranno, che fra poco sentiremo qualche richiamo all'ordine e qualche tentativo di rappacificazione più o meno ipocrita o maldestro.
Io invece penso che tutto il congresso del Pd, se fosse autentico, dovrebbe far emergere senza filtri o veli il conflitto terribile che in queste ore è in atto dentro il partito piuttosto che nasconderlo sotto il tappeto del politicamente corretto.

Contiua su: http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578

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E' la sensazione che si palpa a pelle: nel Pd c'è tutto che non va, perchè il pesce puzza dalla testa: e la testa che puzza è D'Alema.

E' lui a dirigere il partito, da sempre.Lui ha decretato che nel PD non c'era posto per i partiti estremisti di sinistra, lui ha scelto i suoi uomini, proprio come ha fatto Berlusconi.

E' lui l'unico antagonista di Berlusconi.E guai a contraddirlo!

Ama agire nell'ombra e tessere le sue trame.

E se esiste un coplotto creato dalla sinistra per far cadere Berlusconi ed il suo governo, certamente a manovrarne i fili è lui, D'Alema.

D'Alema ha fatto cadere il governo Prodi, D'Alema ha permesso che al governo salisse Berlusconi.

Ora c'è solo da capire perchè i due amanti si danno battaglia.........tradimenti reciproci?Promesse di fedeltà non mantenute?

Son fatti della stessa pasta i due, meglio guardare altrove.



lunedì 12 ottobre 2009

Berlusconi eletto direttamente dal popolo? Balle

La frase “eletto direttamente dal popolo” domina la scena.

Il sempre più pensoso Pecorella l’ha usata in modo preventivo per convincere la Corte Costituzionale che al presidente del consiglio devono essere accordate guarentigie speciali, superiori a quelle che toccano alle altre cariche dello Stato.

La Corte ha cestinato il suggerimento.

Ora il presidente del consiglio non passa minuto che non ci ripeta “sono stato eletto direttamente dal popolo”.

L’affermazione dovrebbe smontare secondo lui l’impianto logico che la Consulta ha opposto al Lodo Alfano: preminente su tutto è l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge; se per caso si deve derogare al principio essenziale della Costituzione si deve per forza farlo con una legge di rango costituzionale; ma, qui è il punto, una legge costituzionale non può intaccare il principio di uguaglianza.

Non c’è scampo per il Lodo Alfano.

Ma è poi vero che Berlusconi è stato eletto direttamente dal popolo?

Niente affatto.

I cittadini italiani sono stati costretti a votare da una legge elettorale infame che, oltre a impedir loro di votare per chi volevano, li ha obbligati a votare per simboli in cui era stato infilato il logo “Berlusconi presidente” o “Veltroni presidente”.

Una forzatura cui a suo tempo la classe dirigente di centrosinistra non seppe e non volle opporre tutte le necessarie riserve di ordine costituzionale.

Quali? Per esempio: la repubblica è parlamentare e non presidenziale; imporre il trucco di quella scritta è una precisa lesione alla natura della repubblica.

Oppure: nella Parte II della Costituzione, al Titolo III (Il Governo) è contemplato nella Sezione I il Consiglio del Ministri e nel suo contesto il presidente del consiglio compare con chiarezza come primus inter pares. Non c’è una sezione dedicata a lui: infatti la Sezione successiva, la II, è dedicata alla Pubblica Amministrazione.

Nell’indice il presidente del consiglio è saltato a piè pari.

Secondo Pecorella invece, in virtù della formuletta inserita nel logo del simbolo elettorale, Berlusconi sarebbe primus super pares.

E’ una colossale panzana.

La cosiddetta elezione diretta è solo un subdolo artificio iconografico: una scritta nel simbolo e niente di più.

Quanto alla vera elezione diretta del presidente del consiglio l’unico caso è quello di Israele. Considerato universalmente un disastro istituzionale, che giuristi di tutto il mondo hanno illustrato e commentato.

Ma se proprio Berlusconi ritiene di ispirarsi a Israele potrebbe seguire l’esempio del suo presidente del consiglio Olmert che ha lasciato la carica e si è fatto processare per corruzione.

Si è anche detto onorato di aver guidato un paese in cui il capo del governo non ha diritti superiori a quelli di tutti i cittadini.

Che dirà il sempre più pensoso Pecorella?

Pancho Pardi (12 ottobre 2009)

http://temi.repubblica.it/micromega-online/berlusconi-eletto-direttamente-dal-popolo-balle/

Report, la via del mattone.

Le norme edilizie in Italia sono le più restrittive d'Europa, eppure in nessun paese europeo è possibile costruire abusivamente interi quartieri come da noi.
La prima inchiesta di Report, andata in onda domenica 11 ottobre alle ore 21.30 su Raitre, è entrata nei meandri della burocrazia in cui si perde chi vuole costruire o ristrutturare seguendo le regole.

In Italia, per una semplice ristrutturazione interna serve quasi 1 anno di tempo per tutti i permessi e circa 5.000 euro tra oneri e bolli, mentre un appartamento in Germania è condizionato al rilascio di permessi solo per le altezze, il tetto e i muri esterni. Il regolamento edilizio tedesco è raccolto in 3 paginette, quello italiano in 3 libri. Gli abusi in Germania sono rarissimi…

L’inchiesta di Bernardo Iovene analizza poi cosa succede in Italia ad una costruzione abusiva, seguendo tutti i passaggi e i costi che vanno dal sequestro fino alla demolizione e illustrando le situazioni in cui invece si applica il condono.

Il nuovo piano casa, che prevedeva una semplificazione delle procedure statali 10 giorni dopo la firma dell’accordo con le regioni, ad oggi ancora non c'è.

L’inchiesta propone un esempio di come sia possibile - nel caso di nuovi insediamenti dentro le città - snellire le procedure e assumere le decisioni in tempi brevi, con soddisfazione di tutti i soggetti coinvolti. L’esempio è quello dei “Laboratori di Urbanistica Partecipata” di Bologna, dove a progettare il futuro sono gli stessi abitanti dei quartieri.

http://www.report.rai.it/R2_HPprogramma/0,,243,00.html

Avete visto "report" ieri sera?

Io ho avuto l'impressione che qui da noi si faccia di tutto per complicare ogni cosa, e che le complicazioni vengano studiate artatamente a tavolino per creare nuovi enti appaltanti e subappaltanti idrovori di danaro pubblico.

Ci stanno mettendo con le spalle al muro, ci stanno negando ogni tipo di libertà, in qualunque direzione ci si proietti.

Stiamo vivendo in una bolgia infernale creata da individui privi di intelligenza e scarsi di preparazione.

Ci propongono l'assurdo e, se non dessimo ogni tanto un'occhiata fuori da questa fogna, saremmo portati a pensare che tutto rientri nella normalità.

Ciò che interessa i pessimi individui che ci governano è solo estorcerci la maggior parte di danaro possibile.

E poi che dire dei parametri adottati dall'attuale governo per la distribuzione dei fondi per la sicurezza ai comuni, provincie e regioni?

Se l'amministrazione è in mano al PdL, fondi a profusione anche quando non necessitano.
Se, invece, è in mano all'opposizione...............ebbè, son uccelli senza zucchero!

Governo? No! Roba da matti!

Al processo contro Provenzano nuove ombre su Forza Italia

Pietro Orsatti

MISTERI Nell’udienza romana nuove rivelazioni di Antonino Giuffrè. Il collaboratore racconta delle missioni di don Vito nella Capitale e come “Binnu”, nel periodo di sommersione, fosse impegnato a riformare l’organizzazione.

E’ in trasferta a Roma, nell’aula bunker di Rebibbia, il processo al generale Mori e al colonnello Obinu, per ascoltare il collaboratore Nino Giuffrè. Il processo è relativo alla fuga di Bernardo Provenzano, come denunciato dal colonnello dei carabinieri Michele Riccio, il 31 ottobre 1995 in una cascina a Mezzojuso. Secondo Riccio, l’ex capo dei Ros avrebbe in qualche modo consentito che il boss si allontanasse indisturbato.

«Informai il colonnello Mori - ha dichiarato al processo Riccio -. Lo chiamai subito a casa per riferirgli dell’incontro e rimasi sorpreso, perché, non me lo dimenticherei mai, non vidi alcun cenno di interesse dall’altra parte». Secondo il collaboratore di giustizia, ascoltato invece in questi giorni, durante il cosiddetto periodo di sommersione, il capo della nuova Cosa nostra, Bernardo Provenzano, avrebbe portato avanti una trattativa per risolvere i gravi problemi che stava attraversando la mafia e causati dalla forte pressione dello Stato in seguito alle stragi del ’92. I temi erano la confisca dei beni, gli ergastoli, i collaboratori di giustizia, i benefici carcerari.

La trattativa, in una prima fase, avvenne tramite Vito Ciancimino. Giuffrè, in relazione alla trattativa, ricorda come Provenzano dicesse di Ciancimino, quando questi si recava a Roma, che era «andato in missione», e poi in seguito come si consolidasse il contatto che avrebbe consentito l’aggancio con un nuovo interlocutore politico: Marcello Dell’Utri. I rapporti con il senatore Dell’Utri, sempre secondo Giuffrè, sarebbero stati intrattenuti tramite diversi intermediari, in particolare il costruttore Ienna e i fratelli Graviano. A conclusione dell’udienza, il collegio giudicante ha deciso di ascoltare in aula, questa volta a Palermo, Luciano Violante e Giovanni Ciancimino, l’altro figlio di Vito Ciancimino che ha iniziato a rilasciare dichiarazioni solo di recente. Ma torniamo alla vicenda che ha dato il via a questo processo, e quindi all’incontro di boss a Mezzojuso dal quale fuggì indisturbato il capo di Cosa nostra.

Il colonnello Riccio era sul posto, avrebbe potuto intervenire immediatamente appena avuto il via libera dal capo dei Ros in Sicilia. «Mi disse che preferiva impegnare i propri strumenti, dei quali al momento era però sprovvisto - prosegue Riccio nel suo racconto -. Noi eravamo pronti e non ci voleva una grande scienza per intervenire ». L’ufficiale ha parlato anche di un incontro a Roma fra Luigi Ilardo, vice del capo mafia di Caltanissetta “Piddu” Madonia e affidato direttamente a Riccio, del quale era diventato confidente, il colonnello e Mori. «Quando lo portai da Mori, Ilardo gli disse: “In certi fatti la mafia non c’entra, la responsabilità è delle istituzioni e voi lo sapete”. Io raggelai». Dopo qualche mese Ilardo venne ucciso a Catania, pochi giorni prima del suo ingresso “ufficiale” nel programma di protezione per i collaboratori.

Ilardo aveva parlato esplicitamente anche di un contatto tra Provenzano e Dell’Utri, «l’uomo dell’entourage di Berlusconi», e di un «progetto politico», la nascita di Forza Italia, che interessava ai vertici della Cupola mafiosa. E motore di quel nuovo progetto politico, non a caso, era proprio l’allora capo di Publitalia Dell’Utri. Nel 2002, nel corso di un’altra udienza, Riccio ha raccontato di un incontro con l’avvocato Taormina e Marcello Dell’Utri: «Mi venne detto che sarebbe stato positivo per il senatore Dell’Utri se nella mia deposizione avessi escluso che era emerso il suo nome nel corso della mia indagine siciliana».

http://www.terranews.it/news/2009/10/al-processo-contro-provenzano-nuove-ombre-su-forza-italia

E Silvio chiese una mano a Vladimir

"E’ stata assassinata per dare una lezione ai giornalisti" [1]

Alla vigilia del terzo anniversario dell’assassinio di Anna Politkovskaja il 7 ottobre del 2006, Sandro Ruotolo riceve una lettera anonima che lo minaccia di morte. Poi questo 7 ottobre la notizia su il Corriere della Sera che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi "sospetta una manovra anti-nazionale" e "per capire cosa gli stia succedendo, avrebbe chiesto aiuto ai servizi di una potenza amica ma non alleata".

Ritorna in mente le immagini della conferenza stampa congiunta Putin-Berlusconi a Villa Certosa. La domanda rivolta a Putin da una giornalista russa: "E’ vero che lei vuole divorziare? Non pensa a sua figlia, che oltretutto vive all’estero?" La prima risposta la fa Berlusconi con un sorriso in bocca, i due indici puntati su di lei mima un mitra. Più tardi, la cronista, Natalia Melikova della Nezavsinaya Gazeta, è scoppiata in lacrime: "Ho visto il gesto del vostro presidente e so che scherza sempre. So che il gesto non avrà alcuna conseguenza". La Federazione Nazionale della Stampa ha definito "imbarazzanti" le battute di Berlusconi. "Se si considera che in Russia negli ultimi dieci anni sono morti più di duecento giornalisti e che non si sono mai ritrovati gli assassini" [2]

Ritorna in mente la lettera pubblicata da Il Giornale di Vittorio Feltri, "La vera democrazia ha i suoi costi Tra questi,Travaglio" titolava la rubrica di Mario Cervi del 15 settembre, il lettore scriveva "Una volta creato l’esempio gli altri giornali di sinistra si guarderanno dal continuare ad offendere il premier e la sua coalizione. Possibile che non si riesca a trovare una norma che preveda l’attentato morale al capo del governo? Io credo che l’unica soluzione a questo continuo stillicidio di calunnie sia quello di rispondere con i sistemi usati (che io non approvo) da Putin nei confronti della Georgia, e della Cina nei confronti dei monaci tibetani: «La forza»." [3]

Sandro Ruotolo, collaboratore di Michele Santoro per Annozero, nella lettera ricevuta al suo domicilio è indicato come il secondo obiettivo di una lista espliciti riferimenti al caso Dino Boffo, direttore di Avvenire costretto a dimettersi dopo la campagna diffamatoria de Il Giornale. La lettera anonima riporta precise e dettagliate indicazioni sugli impegni del giornalista da rendere quasi certo che sia stato pedinato e tenuto d’occhio da uno o più persone durante un lungo periodo. Come annunciato giovedì scorso da Santoro ad Annozero, Ruotolo queste ultime settimane preparava un’inchiesta sulle stragi mafiose degli anni 1992-1993 e gli intrecci tra Mafia, Stato e Servizi deviati. Era a Palermo per intervistare magistrati e pentiti. Michele Riccio, colonnello dei carabinieri in pensione, che accusa l’Arma di aver ostacolato la cattura di Provenzano nel 1995, e Massimo Ciancimino figlio di Vito che ha rivelato i rapporti di suo padre, uomo d’onore e sindaco di Palermo, con onorevoli e ministri nonché testimonio di ’scambi di favori’ tra Bernardo Provenzano e Silvio Berlusconi tramite Marcello Dell’Utri. Roba che scotta, tanto più se mandata in onda in prime time su una rete nazionale durante il processo d’appello per associazione mafiosa a Marcello Dell’Utri ideatore e artigiano della discesa in campo politico del suo amico e socio in affari Silvio Berlusconi. [4]

Anna Politkovskaja, giornalista reporter della Novaya Gazeta. Più volte minacciata e arrestata per la sua opposizione al governo e per le sue denunce di violazioni dei diritti umani commesse in Cecenia .Assassinata alle 17,10 del 7 ottobre nell’ascensore del suo palazzo, mentre stava tornando a casa, da cinque colpi di pistola esplosi da un sicario. Un’esecuzione il giorno stesso del compleanno di Vladimir Putin. "Vivere così è orribile. Vorrei un po’ più di comprensione. Ma la cosa più importante è continuare a fare il mio lavoro, raccontare quello che vedo, ricevere ogni giorno in redazione persone che non sanno dove altro andare. Per il Cremlino le loro storie non rispettano la linea ufficiale. L’unico posto dove possono raccontarle è la Novaja Gazeta."[5]

"Ogni giorno ho sulla mia scrivania decine di cartelle: le copie degli incartamenti riguardanti cause penali di persone in carcere per "terrorismo" oppure, per il momento, solo indagate. Perché qui la parola "terrorismo" è tra virgolette? Perché la stragrande maggioranza di queste persone sono state etichettate con questo marchio, quindi sono solo terroristi di nome, ma non di fatto. Nel 2006 questa prassi di "marchiatura dei terroristi" non ha semplicemente sostituito un’autentica lotta al terrorismo, ma ha anche trasformato in potenziali terroristi tutti coloro i quali desiderano vendicarsi. Quando i magistrati e i tribunali non agiscono secondo la legge e per punire i colpevoli, ma invece ubbidiscono a ordini della politica e vanno a caccia dei criminali designati dal Cremlino per compiacere la sua volontà in materia di antiterrorismo, le cause penali spuntano come funghi." [6]

Silvio Berlusconi - "Non sono l’avvocato difensore di Vladimir Putin ma in Cecenia c’è questo: una resistenza che ricorre alla violenza e che non vuole aprirsi al dialogo nemmeno dopo che è stata data ai cittadini ceceni la possibilità di avere libere elezioni; e c’è la presenza della Federazione russa per garantire l’ordine pubblico. I russi garantiscono ordine. Putin è una persona democratica e di buonsenso". (Silvio Berlusconi, alla trasmissione di Giuliano Ferrara ‘Otto e Mezzo’ su la7. 09/02/2006) [5]


[1] citazione di Vera figlia di Anna Politkovskaja in Panorama, 08/05/2009
[2] Putin, è vero che divorzia? E Berlusconi fa il gesto del mitra, Repubblica, 18/04/2008
[3] Il Giornale lancia la fatwa contro i viscidi giornalisti, AgoraVox, 01/10/2009
[4] Annozero, pronta la puntata su mafia e politici, La Stampa, 02/10/20009
[5] Il mio lavoro a ogni costo, Anna Politkovskaja, Internazionale, 26/10/2006
[6] Ti chiamiamo terrorista, Anna Politkovskaja, PeaceReporter, 13/10/2006
[5] Berlusconi difende Putin e attacca la stampa, Repubblica, 06/11/2003

http://www.agoravox.it/E-Silvio-chiese-una-mano-a.html

Scajola alla Rai: "Voglio chiarimenti" - Martelli da Santoro, rivelazioni sulla mafia



ROMA - Ancora polemiche e battibecchi alla puntata di Annozero.

Il tema caldo, Le verità nascoste tra mafia e politica, è preceduto da denunce di "boicottaggi" di Santoro e scontri verbali tra gli antichi nemici Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, e Niccolò Ghedini, legale di Berlusconi e deputato del Pdl ("Avvocato, domanda Di Pietro, si è fatto uno spinello?").

Martelli su Borsellino. Poi si entra nel vivo della discussione e Claudio Martelli, ministro di Grazia e Giustizia nel 1992, svela che all'epoca i Ros trattarono con il figlio di Ciancimino per raggiungere un patto con la mafia che interrompesse il periodo stragista e conferma i sospetti che Borsellino fosse al corrente della trattativa. Martelli ricorda con precisione quell'episodio: "Il Direttore degli affari penali del ministero della Giustizia, la dottoressa Liliana Ferraro, che era la principale collaboratrice di Giovanni Falcone, ricevette una visita di De Donno (allora a caccia dei superlatitanti di Cosa Nostra) che le riferì di un incontro con Massimo Ciancimino (presente nello studio di Raidue, figlio di Vito, ex sindaco di Palermo condannato per mafia). Una trattativa chiesta da don Vito il quale sembrava disposto a "collaborare" in cambio di garanzie e coperture politiche. Al capitano De Donno, la Ferraro disse: riferisca queste cose a Borsellino".

L'appello di Agnese Borsellino. E sul video compare il volto della moglie del giudice: "Chiedo in ginocchio ai collaboratori di giustizia, complici e non della strage di Via D'Amelio, di far luce sui mandanti e su coloro che hanno voluto la strage annunziata. Aiutateci - ha detto Agnese Borsellino - la vostra collaborazione sarà un atto di amore".

Di Pietro nell'obiettivo della mafia. Poi è la volta Di Pietro che rivela di quando una nota riservata dei carabinieri l'avvisò che era finito nella lista degli obiettivi della mafia. "Mi diedero un passaporto con nome diverso a me e a mia moglie e mi dissero che dovevo andare all'estero. Raggiunsi il Costa Rica, dopo un viaggio di 23 ore. Nella missiva dei Ros c'era scritto che la mafia voleva uccidere me, che allora facevo il pm, e Borsellino".


Santoro: "Basta boicottaggi". Il clima ad Annozero resta pesante. Anche stasera, Michele Santoro non ha perso occasione per denunciare "azioni di disturbo del tutto sleali nei nostri confronti". Il giornalista si dice aperto e disponibile a consigli ma rifiuta "forme di boicottaggio", come quelle che hanno accompagnato la partenza della nuova stagione di Annozero: contratti firmati in ritardo, stop alle troupe storiche, attacchi politici.

Scajola dai vertici Rai. A mantenere alta la tensione, la riunione di questa sera tra il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, che ha aperto una vera e propria "indagine" su Annozero, e i vertici di viale Mazzini (il presidente Paolo Garimberti e direttore generale Mauro Masi). "Voglio acquisire informazione sulle trasmissioni giornalistiche di approfondimento per verificare il rispetto del pluralismo", ha detto il ministro. Non parla in maniera esplicita di Annozero, ma è chiaro il riferimento alla prima trasmissione di Santoro sullo scandalo delle escort a Palazzo Grazioli che Scajola definì con tono sprezzante, "spazzatura".

Garimberti: "Rai azienda autonoma". Il presidente Paolo Garimberti si è detto pronto a collaborare ma "nel rispetto delle normative vigenti", perché "la Rai resta un'azienda autonoma dal punto di vista editoriale e organizzativo".

La lettera del direttore di Raidue. La bufera continua ad Annozero. La rinuncia improvvisa del leghista Roberto Castelli, ex ministro della Giustizia, e l'arrivo di Niccolò Ghedini, ha creato rumore. In realtà dietro il cambio di ospiti non sembra esserci solo una mutata disponibilità dei deputati. Marco Travaglio, editorialista della trasmissione ma ancora senza contratto Rai, svela che il direttore di Raidue Massimo Liofredi ha "fatto presente in modo formale - dice Travaglio - che Michele non aveva scelto gli ospiti in modo equilibrato". Liofredi, invece, taglia corto: "Si tratta di semplici comunicazioni interne".

http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/politica/rai-5/santoro/santoro.html?ref=search

Stragi, il ricatto bipartisan dei boss

di Peter Gomez - 10 ottobre 2009

Da Berlusconi alla sinistra: tutti sotto schiaffo.
Il dossier mai dato a Borsellino.
Ci sono dentro tutti.
Gli uomini di Governo e di opposizione: quelli che tra il 1992 e il 1993, mentre per strada scoppiavano le bombe di mafia, erano al corrente della trattativa intavolata tra Cosa Nostra, i servizi servizi segreti e i carabinieri.

E ci sono dentro anche i leader di oggi: il premier Silvio Berlusconi e il suo braccio destro Marcello Dell'Utri che, tra il '93 e il '94, proprio nei giorni in cui stava nascendo Forza Italia, furono informati, secondo il pentito Giovanni Brusca, di tutti i retroscena delle stragi.
A Berlusconi - ha più volte spiegato Brusca in aula e in una serie d'interrogatori davanti ai pm - la mafia fece arrivare, dopo i primi articoli di giornale che parlavano dei suoi legami con il boss Vittorio Mangano, un messaggio preciso: non ti preoccupare se adesso scrivono di te, intanto i tuoi avversari politici non possono far finta di cadere dalle nuvole, non ti possono tenere sotto schiaffo, perché ci sono di mezzo anche loro; dacci invece una mano per risolvere i nostri problemi altrimenti noi continuiamo con le bombe e finiremo per renderti la vita impossibile.

All'indomani della puntata di “Annozero” in cui l'ex Guardasigilli, Claudio Martelli, ha svelato di essersi opposto al dialogo tra Stato e Antistato e di aver fatto arrivare la notizia della trattativa in corso a Paolo Borsellino (che si mise di traverso e forse anche per questo fu ucciso), la storia oscura di quei giorni insanguinati assomiglia sempre più a quella di un grande ricatto.
Un ricatto in cui affonda le sue radici la Seconda Repubblica.
In troppi, infatti, sapevano, e in troppi hanno taciuto.
La prima parte della vicenda è ormai nota.

Borsellino, intorno al 23 giugno del 1992, viene avvertito da una collega del ministero dei colloqui che il colonnello Mario Mori e i capitano Giuseppe De Donno hanno avviato con l’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino. Capisce che è in corso un gioco pericoloso. In quel momento parlare con i vertici dell’organizzazione vuol dire convincere Totò Riina che le stragi pagano perché lo Stato è disposto a scendere a patti. Dice di no da subito e per questo il 25 giugno, durante un dibattito pubblico, spiega di aver ormai i giorni contati.
Poi incontra Mori e De Donno.
E, il primo luglio, vede il nuovo ministro degli Interni, Nicola Mancino (che continua a negare di avergli parlato) e il numero due del Sisde, Bruno Contrada.
Che cosa si dica con loro non è chiaro. Fatto sta che Riina cambia strategia. Evita di uccidere, come programmato, il leader della sinistra Dc siciliana , Lillo Mannino, (considerato un traditore) e fa invece saltare in aria il 19 luglio Borsellino e la scorta.
Un attentato reso più semplice dall’assenza di controlli in via D’Amelio, la strada dove viveva sua madre. E da un’incredibile dimenticanza: Borsellino non viene informato dell’esistenza di una relazione dell’Arma che dà per imminente un’azione di Cosa Nostra contro di lui e contro l’allora pm, Antonio Di Pietro.
Se questo è il quadro (Brusca e Massimo Ciancimino, il figlio di Vito, assicurano che Cosa Nostra era al corrente di come il presunto referente governativo della trattativa fosse Mancino), diventa chiaro quanto la notizia fosse politicamente esplosiva.
Anche perché pure l’ex comunista Luciano Violante, all’epoca presidente della commissione antimafia, sapeva che i carabineri parlavano con l’ex sindaco mafioso.

È a questo punto che, secondo Brusca, entrano in scena Berlusconi e Dell’Utri.

Un anno dopo, intorno al 20 settembre del ‘93, Brusca legge un’articolo su L’Espresso in cui si parla del Cavaliere e di Vittorio Mangano. Riina, che non gli aveva mai parlato di questo legame con la Fininvest, è ormai in carcere. Durante la primavera e l’estate le bombe di mafia sono esplose a Roma, Firenze e Milano. Ma le stragi non sono servite per far ottenere a Cosa Nostra norme meno dure. Così Brusca pensa di utilizzare Mangano per fare arrivare al Cavaliere il suo messaggio. Ne parla con Luchino Bagarella, il cognato di Riina, che dà l’assenso. Verso metà ottobre Mangano parte in missione. A novembre, come risulta da un’agenda sequestrata a Dell’Utri, l’ideatore di Forza Italia lo incontra. Poi i colloqui, mediati secondo il pentito da degli imprenditori delle pulizie di Milano, proseguono almeno fino alle elezioni del marzo ‘94.
Il futuro premier è soddisfatto Brusca ricorda: “Mangano mi disse che Berlusconi era rimasto contento”.

Tratto da: il Fatto Quotidiano

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/20404/78/