Occorre partire da un fatto: il Paese ha la necessità vitale di essere liberato da una maggioranza che considera la Costituzione carta straccia che ha fatto dell’illegalità prassi quotidiana, che ha stravolto il dettato: la legge è uguale per tutti nella legge del più forte. Dunque, se la decisione di Fini di abbandonare il Pdl serve ad indebolire Berlusconi e il suopartner leghista ben venga. Mi spiego meglio. Mentre io donna di sinistra non condivido nulla dall’estetica all’etica della destra neomoderna autoritaria presidenziale berlusconiana, della destra di Fini condivido il senso dello Stato, da cui poi deriva la difesa della magistratura, della legalità, il rispetto per le donne e gli uomini a prescindere dal colore della loro pelle e dalla loro religione.
Questioni fondanti per chi crede fortemente in una politica, che a prescindere dalla sua collocazione ideologica, sia passione, umanità delicata, lotta al cinismo e alla spregiudicatezza nel coltivare l’interesse personale a discapito dell’interesse collettivo. Certo esiste il rischio che la scelta di Fini si sveli nulla di più di uno scontro di potere all’interno del Pdl all’indomani dell’avanzata della Lega ma se così non sarà Fini costituirà uno strumento che ha impedito la possibilità non remota di un premier leghista e di un presidente-padrone della Repubblica che soffocherebbe per sempre ogni respiro democratico. Fini ha sfruttato, diciamo così, il ruolo di presidente della Camera per tenere saldi i paletti affinché il recinto della legalità non venisse definitivamente abbattuto. Solo il dopo ci dirà se Fini è qualcuno senza titoli o è stato qualcuno con i titoli.
Da il Fatto Quotidiano del 17 aprile
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 17 aprile 2010
Contro la legge del più forte - Sandra Amurri
17 aprile 2010
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