Sos racket presenta un esposto contro i vertici dell'Aler: "Tangenti ai dirigenti e gare manipolate per favorire gli amici di un consigliere comunale". L'azienda regionale smentisce e minaccia denuncie. Fibrillazione a palazzo Marino.
Tangenti alle case popolari. Meglio, mazzette del 5% su ogni appalto vinto. Denaro che gli imprenditori avrebbero pagato ad alcuni dirigenti di Aler, l’azienda regionale che gestisce le case popolari di Milano. E ancora appalti truccati per il verde da distribuire a imprese amiche. Questo è il contenuto di un esposto depositato alla Procura di Milano il 19 marzo scorso e preso in carico dal procuratore aggiuntoAlberto Nobili che lo ha passato, per competenza, ai magistrati che si occupano di reati nella pubblica amministrazione. Il documento è firmato da Frediano Manzi, presidente dell’associazione Sos Racket Usura.
L’annuncio è stato dato dallo stesso Manzi a margine dell’incontro organizzato dalla sua associazione per denunciare l’ennesima amnesia del sindaco Letizia Moratti. In poche parole, ha sottolineato più volte Manzi “il sindaco si è rifiutato di darci la sede”. Sì, perché tra le altre cose, l’unica associazione che a Milano si occupa di combattere il racket della criminalità organizzata oggi non ha un luogo dove riunirsi.
In realtà, la notizia più importante è quella sull'Aler ed è deflagrata come una bomba a palazzo Marino, sede del comune. Sì, perché nell’esposto si fanno i nomi del direttore generale dell'azienda delle case popolari, Domenico Ippolito e di quello del direttore gestionale Marco Osnato, consigliere comunale, uomo di punta delPdl milanese e parente del ministro della Difesa Ignazio La Russa.
Nel documento vengono riportate le affermazioni, ancora tutte da verificare, di un ingegnere che ha lavorato per l'Aler per anni partecipando a bandi e gare d’appalto. “E’ prassi consolidata – sostiene il professionista – sin dal 1991 che le aziende che partecipano a bandi indetti dall’Aler paghino una tangente del valore del 5% dell’importo sull’appalto all’attuale direttore generale di Aler, Domenico Ippolito”. Lo stesso che avrebbe fatto da "collettore delle tangenti che presumibilmente distribuisce ad altri soggetti". Anche per questo, l’ingegnere consiglia di “verificare lo stato patrimoniale del direttore generale dell’Aler”. Dopodiché il documento entra nei particolari, facendo nomi e chiarendo le modalità di un’impresa, ad esempio, specializzata in pulizie "che ha sempre pagato il 5% di tangente a Ippolito". Non sembra finita, perché oltre alle mazzette ci sarebbero anche appalti disegnati ad hoc per favorire certe imprese. Tra queste una specializzata nello sgombero delle case occupate (rimozione di calcinacci e mobili). "Mi viene riferito – scrive Manzi - di un bando ad hoc creato appositamente per l’ unica azienda che da 20 anni si occupa degli sloggi degli occupanti abusivi, che addirittura non avendo concorrenti applica all’Aler il 40% in più del valore di mercato del suo servizio. Servizio che si vede rinnovare puntualmente l’ assegnazione del bando di gara".
Ma, per Sos Racket, ci sono anche i bandi spezzatino ideati per favorire una stretta cerchia di amici. Sul punto si cita l’esempio di un appalto da 7,8 milioni di euro per la gestione del verde nei palazzi Aler della provincia di Milano. Appalto che sarebbe "stato assegnato ad amministratori evitando di fatto di indire un bando pubblico, commettendo il reato di abuso di ufficio per frazionamento gara di appalto". Documento firmato oltre che da Osnato e Ippolito, anche da un geometra. E questo, si legge nell’esposto, "nonostante ci fosse parere negativo da parte del capo ufficio appalti avv. Irene Comizzoli". In particolare, si tratterebbe di diversi lotti da 240.000 euro l’uno. Tutti finiti “agli amici di Osnato” che si sarebbero aggiudicati i vari lotti mascherandosi dietro a diverse imprese sempre riconducibili a loro. In serata Aler ha diffuso un comunicato per "diffidare il signor Manzi a rilasciare dichiarazioni lesive degli interessi di Aler, riservandosi di denunciare davanti alle autorità competenti questi episodi".
In realtà, l’incontro con il presidente dell’associazione Sos racket usura doveva rappresentare l’ennesima denuncia alla distrazione della giunta Moratti. E in effetti così è stato. L’appuntamento era in piazzetta Capuana nel cuore di Quarto Oggiaro, quartiere ad alto tasso di criminalità ricavato alla periferia nord della città. Un tavolino, due sedie e un telefono senza fili. Allestimento simbolico, ma fino a un certo punto. Perché, al di là, di tutto e della sede che ancora non c’è, il senso di questa iniziativa era dimostrare la presenza sul territorio. Presenza attiva, tanto che sempre oggi, Manzi ha presentato un questionario di undici domande da far girare nei palazzi popolari di Quarto Oggiaro e di altre tre zone della città, tra cui via Padova.
Al centro la necessità di smascherare il racket degli alloggi abusivi, quasi sempre gestito da appartamenti alla criminalità organizzata. Tra i sostenitori dell’iniziativa anche l’attore sotto scorta Giulio Cavalli, appena eletto consigliere regionale nelle fila dell'Idv, che dal prossimo giovedì accompagnerà Manzi casa per casa a distribuire il questionario.
Da il Fatto Quotidiano del 23 aprile
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 23 aprile 2010
Milano: 'Appalti truccati alle case popolari' - Davide Milosa
23 aprile 2010
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