Il premio Pulitzer Hersh sul divieto di pubblicare le intercettazioni
Ginevra - "Il 28 aprile voi giornalisti manifesterete contro le leggi che vi imbavagliano? Bene, dovete fare un lavoro collettivo: mai rinunciare. Perché quando i giornali vengono ridimensionati si prospetta un periodo in cui si commettono abusi, in cui aumenta la corruzione". Nel secondo giorno della sesta"Global Investigative Journalism Conference" di Ginevra, entra in scena Seymour Hersh, mito del giornalismo americano, premio Pulitzer 1970 per aver rivelato i retroscena del massacro di My Lai durante la guerra in Vietnam, ora firma del New Yorker. Il suo monito suona come un campanello d’allarme per tutti i media italiani, alle prese con una legge, fortissimamente voluta da Silvio Berlusconi, che potrebbe segnare la fine delle inchieste giudiziarie. Si sa come: grazie al varo di norme che vietano di pubblicare brani di intercettazioni e documenti vari, perfino per riassunto, fino al rinvio a giudizio, pena il carcere o severe ammende.
Hersh è stupito per tali misure che minacciano la stampa italiana, da lui giudicata, "vibrant", vivace. "È sorprendente vedere fino a che punto siete arrivati". Per questo giudica le mosse di Berlusconi con pesanti parole: "Mi rendo conto che in queste condizioni per voi sarà impossibile lavorare. Quel che sta facendo Berlusconi è contro la storia, contro la modernizzazione. Sbaglia". Hersh spiega perché. Sa che i giornali devono dare le notizie, non le devono nascondere, anche quando sono brutte, terribili, anche quando, giustamente, svelano gli scandali. E i politici non le vogliono leggere, danno fastidio. È preoccupante la nuova tendenza che sta prendendo piede anche altrove. L’annuncia il maestro degli scoop Usa, citando il caso dell’Inghilterra, dove le cose stanno cambiando: "Si stanno sforzando per adottare leggi più severe in materia di diffamazione. Ma c’è stata una grossa reazione".
Per mister Hersh, Berlusconi è "un uomo d’immagine, lo conosco come persona dotata di enorme controllo". In altri termini un uomo politico di potere che, per il potere, è disposto a tutto. E racconta un episodio inedito sui rapporti tra il presidente George W. Bush e il premier italiano: "Per me si è trattato di un fatto che mi ha scosso. È successo la notte prima che Bush dovesse prendere una importante decisione. Lui e Berlusconi hanno avuto delle conversazioni private. Posso solo immaginare che cosa i due si sono detti, forse è roba forte". Poi Hersh aggiunge un commento: "Berlusconi non è mai stato trattato con rispetto, perfino da Bush. Lo ha supplicato di venire in Italia, subito dopo la strage dell’11 settembre. Lo ha implorato di essere preso in considerazione, di essere invitato a una cena di Stato alla White House. Voleva proprio stare con Bush, lì. Non avete idea delle pressioni da lui esercitate".
Poi il principe del giornalismo investigativo d’Oltreoceano ricorda l’unico suo contatto con ambienti berlusconiani, all’epoca in cui stava ultimando il suo nuovo libro Chain of command. È capitato quando è scoppiato lo scandalo delle forniture di uranio da parte di una nazione africana all’Iraq. La vicenda porta al Niger, paese che avrebbe dovuto aiutare Saddam Hussein a ricostituire l’arsenale nucleare. Protagonista, una collega di Panorama, del gruppo Mondadori, quindi di Berlusconi. Peccato che la documentazione relativa a questa storia fosse falsa, e come tale rivelata dalla giornalista del settimanale. Dice Hersh: "Lei ha portato la sua ricostruzione al direttore, che, invece di pubblicarla, l’ha girata alle autorità italiane. È finita invece nelle mani dei servizi segreti, e, tramite loro, all’America. Questo non è il nostro lavoro".
Infine il caso Roberto Saviano criticato da Berlusconi, perché Gomorra "promuove" la mafia. Per Harsh è "incredibile. É tutto molto triste. Saviano ha fatto tanto per l’immagine dell’Italia, ma anche della stampa. Tempo fa sono stato a Perugia per una conferenza. La piazza era stracolma, file lunghissime: stavano tutti ascoltando Saviano".
Da il Fatto Quotidiano del 24 aprile
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 26 aprile 2010
'Vi imbavagliano con una legge? Dovete scendere in piazza' - Leo Sisti
26 aprile 2010
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