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giovedì 8 settembre 2011
E B. disse a Lavitola: 'Non tornare'. - di Lirio Abbate
Il faccendiere chiamò il premier dalla Bulgaria dopo la fuga di notizie e chiese: mi presento ai giudici? "No, resta all'estero". Ecco l'ultima telefonata tra i due prima della latitanza.
Il faccendiere Valter Lavitola suda freddo, non tanto per il caldo di Sofia in cui si trova il 24 agosto, ma per le notizie che apprende dai siti Web che rilanciano lo scoop di "Panorama", il settimanale della Mondadori.
Ha appena scoperto che contro di lui c'è un'inchiesta pesantissima della procura di Napoli: lo accusano di estorsione nei confronti del presidente del Consiglio. E quell'articolo è pieno di dettagli giudiziari: ci sono particolari sulle intercettazioni dei dialoghi tra lui e Giampaolo Tarantini, il Giampi che nel 2008 portava prostitute e amiche a casa del Cavaliere. Nell'indagine è coinvolta anche la moglie di Giampi, Angela Devenuto, che gli amici più intimi chiamano "Ninni" o "Nicla".
La donna ha una relazione con Lavitola nata tra i fornelli di casa del faccendiere, mentre lui le cucinava il coniglio. Oggi Lavitola è diventato lepre in fuga per il mondo, mentre i coniugi Tarantini sono stati arrestati. E la sua latitanza è cominciata, forse per coincidenza, dopo aver parlato al telefono proprio il 24 agosto scorso con Silvio Berlusconi, che già in quel momento sembra essere a conoscenza - come lo erano i giornalisti del settimanale mondadoriano - del lavoro riservato dei pm napoletani e della richiesta di arresto che avevano presentato al gip Amelia Primavera.
Il faccendiere è a Sofia per concludere affari per conto di Finmeccanica ma si rende subito conto del pericolo. Per questo si attacca al telefono e comincia a comporre ripetutamente il numero di Marinella Brambilla, la storica assistente personale del premier. Dall'inchiesta emerge come la Brambilla conosca perfettamente lo stretto rapporto che lega Lavitola al Cavaliere. La donna spiega che "lui" è impegnatissimo tra crisi economica e turbolenze politiche: non può rispondere. Lavitola dalla Bulgaria però insiste e, preso dall'ansia per le notizie che rimbalzano su tutti i media, continua a chiamare. E dopo vari tentativi, gli passano al telefono Silvio Berlusconi.
Il premier si mostra calmo, la voce è serena: rassicura Lavitola, spiega che tutto sarà chiarito e gli dice di "stare tranquillo". A quel punto - come se fosse un'anticipazione della sua autodifesa - gli espone quella che sarà la linea: la stessa in parte pubblicata alcuni giorni dopo sullo stesso settimanale autore dello scoop sull'inchiesta. Berlusconi ricorda a Lavitola che attraverso lui ha "aiutato una persona e una famiglia con bambini che si trovava e si trova in gravissime difficoltà economiche". E sottolinea: "Non ho nulla di cui pentirmi, non ho fatto nulla di illecito".
Valter LavitolaDa Sofia Lavitola sembra comprendere: capisce quale è la linea difensiva e concorda su questi punti. Appare però sconfortato e in qualche modo anche dispiaciuto per le intercettazioni. E' rammaricato per essere stato registrato mentre parlava con il premier. Lavitola, a quanto sembra, aveva assicurato a Berlusconi che le utenze panamensi usate per i loro dialoghi telefonici erano a prova di intercettazione e quindi sicure. Ma così con è stato. La Digos di Napoli è riuscita a captarle tutte su delega dei pm Piscitelli, Woodcock e Curcio. Il premier anche in questo caso mantiene un tono di voce calmo e risponde a Lavitola in modo sarcastico: "Te lo avevo detto che ci avrebbero intercettati".
A quel punto il faccendiere è "giudiziariamente" con le spalle al muro, e chiede consiglio al premier: "Che devo fare? Torno e chiarisco tutto?". Berlusconi risponde: "Resta dove sei". Il messaggio è chiaro, non richiede commenti. Già pochi mesi fa Lavitola si era rifugiato a Panama dopo avere saputo dell'arresto di Luigi Bisignani per l'inchiesta sulla P4: lui stesso ammette, parlando con la moglie di Tarantini, di avere responsabilità penali in questa storia collegata a Finmeccanica. E anche dopo la telefonata con Berlusconi i piani di viaggio dell'ex direttore dell'"Avanti" cambiano improvvisamente. Organizza la fuga, cercando la meta più ostica per la giustizia italiana: il Brasile. Lui aveva già in tasca un biglietto per Roma, destinato a non essere usato perché compra di corsa un volo per il Paese sudamericano scelto per trascorrere la latitanza.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/e-b-disse-a-lavitola-non-tornare/2160098
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