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lunedì 3 ottobre 2011
E' ufficiale, rifanno la Dc. - di Marco Damilano
Prove generali a Todi a metà ottobre, con Bagnasco. Poi sarà un autunno di incontri febbrili. Per costruire il nuovo partito moderato e cattolico, destinato (nelle intenzioni) a prendere il posto del Pdl.
L'Esercito Bianco, lo definisce così uno degli aspiranti generali, avrà una potenza di fuoco che nessuno degli attuali soggetti in campo può uguagliare. Non un nuovo partito: qualcosa di molto più radicato e dirompente. Si organizzerà in ogni regione del Paese. E poi in ogni diocesi. E da lì, giù giù, in ogni territorio parrocchiale, in modo capillare, riproducendo negli angoli più remoti della penisola lo schema nazionale: tutte le associazioni cattoliche, per la prima volta da decenni, riunite su un progetto politico, aperto ad altri. A quegli ambienti finanziari e imprenditoriali, laici e tecnocratici che negli ultimi mesi hanno con crescente durezza criticato il governo Berlusconi e in alcuni casi si sono detti disponibili all'ingresso in politica: Emma Marcegaglia, Corrado Passera, Alessandro Profumo, Luca Cordero di Montezemolo, Mario Monti. Un patto tra i ceti medi, le famiglie, gli strati popolari impauriti dalla crisi e delusi dalle promesse berlusconiane, rappresentati dal mondo cattolico con le sue antenne sensibili sul territorio, e la grande borghesia alla ricerca di uno spazio politico. Una Santa Alleanza tra Popolo e Capitale, officiata dalla Chiesa, per uscire dal berlusconismo.
Un'impresa ambiziosa? Molto. Per questo, all'indomani della prolusione del 26 settembre di fronte al consiglio permanente della Conferenza episcopale, il cardinale Angelo Bagnasco è rimasto stupito dall'interpretazione data dai giornali alle sue parole. "Hanno tutti scritto che i vescovi hanno tolto la delega a Berlusconi", ha confidato, "ma è una non notizia, era già successo un anno fa. Non hanno colto la vera novità". Game over. Per i vertici ecclesiastici la Seconda Repubblica è sepolta da un pezzo, siamo già in pieno post-berlusconismo: l'era in cui bisogna tornare a giocare in prima persona, da protagonisti, tutti uniti. E per farlo è necessario riconquistare la scena politica: schierare le truppe, mobilitare la fanteria, coordinare gli ufficiali, stabilire gli obiettivi. Strategie, organizzazione, leadership, risorse.
Le prove generali si faranno a Todi, il prossimo 17 ottobre, al convegno sull'economia del Forum delle associazioni cattoliche del lavoro, nato due anni fa e già diffuso in molte regioni, dalla Calabria al Friuli. Bagnasco aprirà e concluderà i lavori. Interverranno tutte le sigle del laicato cattolico che in questi anni si sono collocate in schieramenti politici diversi: la Cisl di Raffaele Bonanni e la Compagnia delle Opere legata a Comunione e liberazione con il presidente, il tedesco Bernhard Scholz, la Coldiretti, la Confcooperative, le Acli, la Confartigianato, il Movimento cristiano lavoratori.
E poi l'associazione più diffusa, l'Azione cattolica con il presidente Franco Miano, la Comunità di Sant'Egidio, gli scout dell'Agesci, i focolarini, Rinnovamento nello spirito, il rettore dell'università Cattolica Lorenzo Ornaghi. E alcuni invitati esterni di peso, come l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Passera. A conferma che il progetto va ben al di là dei confini tradizionali.
Prima dell'estate negli ambienti ecclesiali qualcuno si è preoccupato di far valutare a un istituto di sondaggi quanto potesse contare elettoralmente questo mondo. Risultato modesto: il 3,2 per cento. Ma per le gerarchie ecclesiastiche, lo scopo non è dare vita a un partitino centrista che si allea di volta in volta con chi offre di più. Nel centrodestra c'è il tramonto di Berlusconi, drammatico e grottesco. A sinistra il trio Bersani-Vendola-Di Pietro ripropone l'immagine della gioiosa macchina da guerra, sconfitta. E il Terzo polo è un'ipotesi evanescente. Il sogno è diventare il primo polo, sulle macerie degli attuali schieramenti, in una condizione favorevole. Qualcosa di simile alla vecchia Democrazia cristiana, ma in versione moderna e laicizzata. Non più la Balena Bianca che danzava sulle note di Gino Latilla, "Son tutte belle le mamme del mondo", ma una giovane, aggressiva Tecno-Dc.
"I cattolici sono tornati a incontrarsi, come non accadeva da tempo, hanno ripreso a interrogarsi sulle loro responsabilità verso il Paese. E si chiedono cosa potrebbero fare. Stanno costruendo tra loro un'amicizia pensante", spiega il fondatore di Sant'Egidio Andrea Riccardi, uno dei leader riconosciuti dell'associazionismo cattolico ("Anche se non mi interessa fare direttamente politica: sono un eterno apolitico", precisa). "Non si andrà verso un partito dei cattolici, non ci sarà una nuova Dc, né nuovi partiti. Ci sarà, però, un maggiore protagonismo dei laici. Negli ultimi anni il rapporto con la politica è stato affidato alle gerarchie ecclesiastiche. Ora tocca al popolo cristiano raccolto in associazioni, cooperative, sindacati, volontariato, colmare l'abisso che si è spalancato tra il Palazzo e la politica. Un distacco enorme che fino a questo momento è stato occupato solo dall'anti-politica. Mancano culture politiche che possano ispirare una politica pensata e non gridata. Vanno ricreate. C'è una spinta che il cardinale Bagnasco ha registrato. Da qui potranno nascere nuovi incroci, nuovi soggetti. Siamo al momento dell'incubazione".
Quanto potrà durare? E' evidente che i tempi della nascita del nuovo soggetto sono legati alla velocità e alle circostanze con cui il Cavaliere uscirà di scena e sarà ripulita "l'aria appestata", per utilizzare l'immagine di Bagnasco di fronte ai vescovi. "Ma bisogna vedere con quale legge elettorale si tornerà a votare", avverte Riccardi. "Il rischio più grave, con l'attuale sistema, è l'autorigenerazione della situazione precedente. Quando sento parlare di regime che crolla... c'è molto di più. Serve uno spariglio prima di tutto culturale per ricomporre una visione del futuro. E non si promuove il cambiamento solo in una logica di schierarsi pro o contro Berlusconi".
Anzi, in prospettiva, il progetto neo-cattolico è un'Opa lanciata sull'elettorato che finora ha votato per il Cavaliere, è un Pdl senza più Berlusconi, preferibilmente anche senza La Russa e senza Verdini, e liberato da ogni dipendenza dalla Lega di Umberto Bossi. Le "amicizie pensanti" vanno cercate soprattutto tra chi si trova attualmente collocato nel Pdl. C'era anche Giulio Tremonti, che era stato informato dell'incontro di Todi e che aveva coltivato i suoi rapporti con la Cei e con il Vaticano, ma il caso Milanese l'ha bruciato. C'era un altro ministro. Maurizio Sacconi, ma è scivolato sulla barzelletta sulle suore: porte chiuse. Va meglio a Roberto Formigoni, il più esplicito nel dichiarare chiusa la stagione berlusconiana. E piace soprattutto il segretario del Pdl Angelino Alfano, l'ex studente dell'università Cattolica (frequentava i circoli cattolici democratici di "Dialogo e rinnovamento"), oggi legato a Cl.
A lui si chiede la prova più difficile: dimostrare di voler aprire davvero la fase nuova riuscendo a convincere Berlusconi a fare il famoso passo indietro. Se riesce nella missione diventa uno degli uomini chiave dell'operazione. E potrebbe saldarsi con l'Udc di Pier Ferdinando Casini: "Pier è un po' come quel prete che anche se non crede in Dio deve fare finta", si diverte un deputato centrista. "E' un progetto che non lo entusiasma, per tanti anni ha lavorato per ereditare da solo l'Impero berlusconiano, ora che il momento è finalmente arrivato spuntano altri pretendenti. Ma non può permettersi di restarne fuori". Un cattolico come Casini conosce bene la parabola evangelica degli operai arrivati all'ultima ora e pagati come quelli che hanno lavorato tutta la giornata. E non intende perdersi la ricompensa per il suo sforzo: il Quirinale. Sul versante opposto, i cattolici del Pd, c'è l'ex ministro Giuseppe Fioroni, amico di Bonanni, interlocutore ascoltato da Bagnasco e da Bertone (un mezzo miracolo): per ora gli consigliano di restare nello stesso partito di Bersani, ma chissà fino a quando. Come dicono in Curia, estote parati, tenetevi pronti, l'ora è vicina.
Ma la novità più importante è che l'Esercito Bianco ha catturato l'interesse di quei pezzi di establishment in rotta con il governo Berlusconi e desiderosi di rappresentanza politica. Personaggi dell'establishment autorevoli in Italia e in Europa, ma senza un popolo alle spalle. Esattamente il contrario delle armate cattoliche, che possono contare su oltre 5 milioni di aderenti ma che soffrono dell'assenza di leadership visibili.
Le quattro pagine dedicate la scorsa settimana dal "Corriere" alle armate bianche sono state interpretate dalla Cei come un segnale. E i contatti tra i due mondi si sono infittiti. Uno degli uomini di collegamento è il banchiere Roberto Mazzotta, presidente dell'Istituto Luigi Sturzo dove sono conservati gli archivi di quasi tutti i grandi democristiani, che fu vice-segretario della Dc e sostenitore di un'alleanza tra il partito cattolico e i ceti produttivi del Nord, quando sotto il simbolo dello Scudocrociato per il Senato si candidò il laicissimo Guido Carli. Nel 1976-77 c'era anche Mazzotta nella corrente degli Hiltoniani (si vedevano all'hotel Hilton) organizzata da Umberto Agnelli, senatore della Dc, e dal giovane Luca Cordero di Montezemolo. Oggi il presidente della Ferrari insegue senza riserve la benedizione ecclesiastica. Negli ultimi tempi ha incontrato più volte il cardinale Bagnasco, oltre a Ornaghi e a Riccardi. "Montezemolo in questi anni ha posto questioni interessanti, in particolare la formazione delle giovani generazioni, attorno a sé ha costruito un gruppo. E ha cercato di addentare la situazione liberandosi dalla morsa del Berlusconi sì-Berlusconi no", riconosce il professore. "Ma per costruire il futuro serve anche una classe dirigente giovane, non ancora messa alla prova". La classe dirigente, già: la sfida è sempre quella, anche per l'Esercito Bianco che muove alla conquista d'Italia.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/e-ufficiale-rifanno-la-dc/2162424/24/0
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