Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
martedì 28 giugno 2011
Dite la verità al Paese. - di Emanuele Macaluso.
Il clima politico è diventato veramente torbido. Domenica Il Riformista ha fatto un titolo, che qualcuno ha definito “criptico”. Diceva: «A giovedì». Era semmai allusivo, ma chiaro.
Vignali non molla, Comune assediato Lancio di uova: cariche della polizia.
Un ciclone che ha travolto tutto e tutti. Una bufera dopo la quale una città intera, Parma, stenta a riprendere fiato. Oggi sono tornate in piazza trecento persone, ancora una volta un raduno quasi spontaneo sotto ai portici dove ha sede il Comune. Pare non ci sia niente da fare. Il sindaco Pietro Vignali non molla.
Nonostante si sia ripetuta la scena di venerdì: la polizia che carica la folla che vuole salire in Comune. Una situazione che ormai ha raggiunto il limite, una guerra tra Vignali e una parte della sua città che non lo vuole più come sindaco. Anche a costo di farsi arrestare.
L’ex pr delle discoteche, berlusconiano di ferro, conoscente di Nadia Macrì Sara Tommasi, continua però a ribadire di non pensarci nemmeno a mollare. Resta lì, nel suo ufficio. Non importa se con l’operazione Green money atto secondo sono finiti in manette tre dirigenti comunali e il comandante della polizia municipale. Non importa se la tangentopoli ha fatto dimettere due assessori e spaccato la maggioranza (dato che Pdl e Parma civica hanno dettato le proprie condizioni per sostenere ancora la giunta Vignali) lui continua a guardare avanti a schiena dritta. Non importa se il Comune è oberato dai debiti, 500 milioni e passa, e dalle inchieste giudiziarie. Il Titanic affonda, ma il comandante fa finta di niente. Neppure suona l’allarme.
Vignali, non cede: ha deciso di andare avanti. Seppur acciaccato e perdendo pezzi per strada, vuole portare a termine il suo mandato. Nel pomeriggio ci doveva essere anche un consiglio comunale, ma è mancato il numero legale. Carabinieri e polizia antisommossa sono costretti a garantire l’incolumità dei consiglieri. Ogni riunione finisce per essere (oppure neppure cominciare, come oggi) blindata.
Non importa nemmeno che a ogni avvenimento pubblico che comportasse la presenza del primo cittadino si sia dovuto annullare, in quanto avrebbe comportato proteste e rivolte più o meno civili. No, Vignali vuole andare avanti. Per il bene della città, dice. Per concludere quello che è in piedi a metà e tirare fuori Parma dai debiti.
Per giustificare la sua scelta ai cittadini, sempre più infuriati (basta aprire Facebook per leggere tormentoni ironici sulla sua famosa affermazione dopo gli 11 arresti per corruzione Non sapevo), scrive una lettera a tutti i giornali. “Se rimango ancora in carica, non è per l’attaccamento alla poltrona o per la mia carriera politica, ma soltanto per ottenere i finanziamenti e approvare i piani industriali che sono necessari per pagare le imprese, per non lasciare a metà i cantieri di opere fondamentali su cui sono stati già spesi milioni di euro, per mettere definitivamente in sicurezza il sistema delle società partecipate – spiega -. Diversamente tutto questo sarebbe a rischio. Sto parlando di pochi passaggi amministrativi che sono il frutto di un lunghissimo lavoro con le banche, con il territorio, con il Governo, che sarebbe irresponsabile abbandonare ora. Lasciare oggi sarebbe la soluzione più facile, almeno personalmente. Ma la peggiore per la città. Spero che tutti, la città, il consiglio comunale, la maggioranza e l’opposizione, lo comprendano. La mia maggioranza ha dato indicazioni precise e responsabili in questo senso, sottolineando la necessità di un percorso condiviso con le forze sociali ed economiche e con la stessa opposizione consiliare. Esiste la loro disponibilità a condividere un’agenda di fondamentali priorità? Certo, non avrei mai pensato di dover dire queste parole per parlare della mia esperienza di amministratore”.
Un appello che suona quasi come un invito ai poteri forti di Parma di lasciarlo lavorare per l’ultimo anno. A tutti non è scappato che il vento, in città, è cambiato e che anche gli industriali che l’hanno sempre sostenuto hanno lasciato il sindaco da solo con le sue gatte da pelare. Così come molti della sua squadra, dimissionari o comunque decisi a prendere le distanze da un progetto politico che si è dimostrato un fallimento. E in cambio di un po’ di tranquillità, per concludere i progetti iniziati senza causare morti e feriti per strada, Vignali promette di sparire per sempre: “Sento il dovere in queste ore, dopo i fatti che hanno scosso e sbigottito tutti noi, di rivolgermi ai parmigiani per dire checonsidero in dirittura d’arrivo la mia vicenda di amministratore di questa città: nel 2012 non mi ricandiderò alla carica di sindaco. Ne sono profondamente addolorato. Essere sindaco, però non è soltanto un onore, ma anche una grande responsabilità a cui non intendo sottrarmi e lasciare oggi senza guida questa città avrebbe conseguenze gravissime. Un’esperienza che ha assorbito completamente più di dieci anni della mia vita. Ci ho messo anima e corpo, tutto il mio impegno, tutte le mie capacità prima come assessore e poi come sindaco. Lo voglio dire: non mi sono risparmiato, e sono convinto di aver anche lavorato bene. Ci siamo trovati in mezzo al fiume mentre arrivava la piena di una crisi economia pesantissima, con le finanze pubbliche svuotate, in uno scenario politico sempre più deteriorato. Ma con le famiglie e le imprese che guardavano a noi per essere aiutate e sostenute. Allora mi sono reso conto che era necessario invertire la rotta, che quell’idea di città che avevamo tutti perseguita, non era più sostenibile in un mondo completamente cambiato. Innanzitutto mi sono reso conto che era impossibile realizzare la metropolitana, e che era molto difficile, ma ormai imprescindibile, riprendere il controllo di una mole di investimenti che il Comune aveva già programmato negli anni precedenti la crisi, ma che rischiavano, in questo nuovo contesto, di trascinare come una zavorra il Comune a fondo. Nonostante quello che si continua a dire la situazione finanziaria del Comune, di STT, Parma Infrastrutture sono sotto controllo. Manca solo l’ultimo passo”.
Vignali insiste anche sul fatto di non aver avuto assolutamente sentore di quando stava succedendo e di cosa stessero facendo i suoi dirigenti con i soldi pubblici: “Ci sono stati errori? Certamente sì. I fatti di questi giorni lo dimostrano. Non ne sapevo nulla e ho provato a dirlo alla città. Ma mi rendo conto che oggi c’è il rischio che si faccia di tutta l’erba un fascio, e che quindi sia lesa la credibilità dell’intera amministrazione, e compromesso il lavoro della mia giunta e dei dipendenti di questo Comune che in questi anni hanno lavorato tanto e bene. Ritengo pertanto che sia giusto fare un passo indietro, ma non scappare davanti alle responsabilità. La città era in mezzo a un guado pericoloso, ora siamo a un passo dalla riva. Voglio portarla su quella riva, poi lascerò”.
Nonostante si sia ripetuta la scena di venerdì: la polizia che carica la folla che vuole salire in Comune. Una situazione che ormai ha raggiunto il limite, una guerra tra Vignali e una parte della sua città che non lo vuole più come sindaco. Anche a costo di farsi arrestare.
L’ex pr delle discoteche, berlusconiano di ferro, conoscente di Nadia Macrì Sara Tommasi, continua però a ribadire di non pensarci nemmeno a mollare. Resta lì, nel suo ufficio. Non importa se con l’operazione Green money atto secondo sono finiti in manette tre dirigenti comunali e il comandante della polizia municipale. Non importa se la tangentopoli ha fatto dimettere due assessori e spaccato la maggioranza (dato che Pdl e Parma civica hanno dettato le proprie condizioni per sostenere ancora la giunta Vignali) lui continua a guardare avanti a schiena dritta. Non importa se il Comune è oberato dai debiti, 500 milioni e passa, e dalle inchieste giudiziarie. Il Titanic affonda, ma il comandante fa finta di niente. Neppure suona l’allarme.
Vignali, non cede: ha deciso di andare avanti. Seppur acciaccato e perdendo pezzi per strada, vuole portare a termine il suo mandato. Nel pomeriggio ci doveva essere anche un consiglio comunale, ma è mancato il numero legale. Carabinieri e polizia antisommossa sono costretti a garantire l’incolumità dei consiglieri. Ogni riunione finisce per essere (oppure neppure cominciare, come oggi) blindata.
Non importa nemmeno che a ogni avvenimento pubblico che comportasse la presenza del primo cittadino si sia dovuto annullare, in quanto avrebbe comportato proteste e rivolte più o meno civili. No, Vignali vuole andare avanti. Per il bene della città, dice. Per concludere quello che è in piedi a metà e tirare fuori Parma dai debiti.
Per giustificare la sua scelta ai cittadini, sempre più infuriati (basta aprire Facebook per leggere tormentoni ironici sulla sua famosa affermazione dopo gli 11 arresti per corruzione Non sapevo), scrive una lettera a tutti i giornali. “Se rimango ancora in carica, non è per l’attaccamento alla poltrona o per la mia carriera politica, ma soltanto per ottenere i finanziamenti e approvare i piani industriali che sono necessari per pagare le imprese, per non lasciare a metà i cantieri di opere fondamentali su cui sono stati già spesi milioni di euro, per mettere definitivamente in sicurezza il sistema delle società partecipate – spiega -. Diversamente tutto questo sarebbe a rischio. Sto parlando di pochi passaggi amministrativi che sono il frutto di un lunghissimo lavoro con le banche, con il territorio, con il Governo, che sarebbe irresponsabile abbandonare ora. Lasciare oggi sarebbe la soluzione più facile, almeno personalmente. Ma la peggiore per la città. Spero che tutti, la città, il consiglio comunale, la maggioranza e l’opposizione, lo comprendano. La mia maggioranza ha dato indicazioni precise e responsabili in questo senso, sottolineando la necessità di un percorso condiviso con le forze sociali ed economiche e con la stessa opposizione consiliare. Esiste la loro disponibilità a condividere un’agenda di fondamentali priorità? Certo, non avrei mai pensato di dover dire queste parole per parlare della mia esperienza di amministratore”.
Un appello che suona quasi come un invito ai poteri forti di Parma di lasciarlo lavorare per l’ultimo anno. A tutti non è scappato che il vento, in città, è cambiato e che anche gli industriali che l’hanno sempre sostenuto hanno lasciato il sindaco da solo con le sue gatte da pelare. Così come molti della sua squadra, dimissionari o comunque decisi a prendere le distanze da un progetto politico che si è dimostrato un fallimento. E in cambio di un po’ di tranquillità, per concludere i progetti iniziati senza causare morti e feriti per strada, Vignali promette di sparire per sempre: “Sento il dovere in queste ore, dopo i fatti che hanno scosso e sbigottito tutti noi, di rivolgermi ai parmigiani per dire checonsidero in dirittura d’arrivo la mia vicenda di amministratore di questa città: nel 2012 non mi ricandiderò alla carica di sindaco. Ne sono profondamente addolorato. Essere sindaco, però non è soltanto un onore, ma anche una grande responsabilità a cui non intendo sottrarmi e lasciare oggi senza guida questa città avrebbe conseguenze gravissime. Un’esperienza che ha assorbito completamente più di dieci anni della mia vita. Ci ho messo anima e corpo, tutto il mio impegno, tutte le mie capacità prima come assessore e poi come sindaco. Lo voglio dire: non mi sono risparmiato, e sono convinto di aver anche lavorato bene. Ci siamo trovati in mezzo al fiume mentre arrivava la piena di una crisi economia pesantissima, con le finanze pubbliche svuotate, in uno scenario politico sempre più deteriorato. Ma con le famiglie e le imprese che guardavano a noi per essere aiutate e sostenute. Allora mi sono reso conto che era necessario invertire la rotta, che quell’idea di città che avevamo tutti perseguita, non era più sostenibile in un mondo completamente cambiato. Innanzitutto mi sono reso conto che era impossibile realizzare la metropolitana, e che era molto difficile, ma ormai imprescindibile, riprendere il controllo di una mole di investimenti che il Comune aveva già programmato negli anni precedenti la crisi, ma che rischiavano, in questo nuovo contesto, di trascinare come una zavorra il Comune a fondo. Nonostante quello che si continua a dire la situazione finanziaria del Comune, di STT, Parma Infrastrutture sono sotto controllo. Manca solo l’ultimo passo”.
Vignali insiste anche sul fatto di non aver avuto assolutamente sentore di quando stava succedendo e di cosa stessero facendo i suoi dirigenti con i soldi pubblici: “Ci sono stati errori? Certamente sì. I fatti di questi giorni lo dimostrano. Non ne sapevo nulla e ho provato a dirlo alla città. Ma mi rendo conto che oggi c’è il rischio che si faccia di tutta l’erba un fascio, e che quindi sia lesa la credibilità dell’intera amministrazione, e compromesso il lavoro della mia giunta e dei dipendenti di questo Comune che in questi anni hanno lavorato tanto e bene. Ritengo pertanto che sia giusto fare un passo indietro, ma non scappare davanti alle responsabilità. La città era in mezzo a un guado pericoloso, ora siamo a un passo dalla riva. Voglio portarla su quella riva, poi lascerò”.
(r.p.)
Precedenti di questo articolo
- Industriali all'attacco del sindaco. E lui: "Azzero i vertici del Comune"
- Errani: "Ha una sola scelta, quella di andarsene"
- Due assessori lasciano. Lui resta aggrappato alla poltrona
- Pellacini: "Lascio, ma non solo per la vicenda corruzione"
Dramma rifiuti, Ue pronta a multe salate La Cei: Sud discarica del Nord. Ora solidarietà De Magistris: niente elemosine dalla Lega.
Il sindaco: hanno una posizione ideologica inaccettabile
Discariche, ancora proteste a Chiaiano, a Terzigno
e a Roma davanti alla Camera con slogan, sacchetti e bandiere.
NAPOLI - Non basta l'emergenza. Ora sul fronte rifiuti rischia di scoppiare un'altra grana onerosissima, quella delle sanzioni Ue. La Commissione Ue infatti è «molto preoccupata perché sono stati compiuti pochi progressi, se non alcuno, dal 2007 quando è stata obbligata ad aprire una procedura di infrazione contro l'italia».
Con queste parole il commissario europeo all'ambiente Janez Potocnik interviene sul disastro dell'immondizia a Napoli. «Ciò che sta accadendo mostra che le autorità italiane non hanno fatto ciò che è necessario per una soluzione definitiva dei problemi». Bruxelles «è incoraggiata dagli impegni del nuovo sindaco di Napoli», ma «occorrono miglioramenti reali» senza i quali la Commissione non potrà che proseguire la procedura di infrazione «che potrebbe portare a sanzioni finanziarie imposte dalla corte di giustizia».
I Vescovi. Il problema dei rifiuti a Napoli «è una questione nazionale» e per questo è venuto il momento che si attivi «la solidarietà dell'Italia settentrionale, che per decenni ha utilizzato non poche regioni meridionali per lo smaltimento dei rifiuti» mentre è urgente uscire da «logiche corporative o micro-settoriali».
Il monito. È questo il monito lanciato oggi in una nota dal Sir, l'agenzia stampa della Conferenza episcopale, che suona come chiara risposta alle polemiche e agli ostacoli avanzati dalla Lega e in particolare dal ministro Calderoli. «L'immondizia straripa. E non è una metafora» si legge nel testo, «dunque è tempo di soluzioni, al di là delle promesse, degli slogan, delle campagne elettorali. Che sono finite, anche se in realtà siamo sempre in campagna elettorale, un modo per scansare le responsabilità. Non possiamo però permettercelo oltre.
Con due premesse - si afferma nella nota - la prima è che, quando si supera un certo livello di intromissioni di interessi, di tutti i generi e, in particolare, di quelli in senso lato malavitosi nelle politiche pubbliche, non solo una città, ma un intero sistema-Paese rischia il declassamento e il degrado».
«Tanto più in tempi di crisi - si spiega - quando non possiamo più finanziare a debito, cioè scaricare in avanti le nostre magagne. I conti non tornano e tutto si corrompe. Sono costi che nessuno si può permettere, in un mondo sempre più competitivo.
La seconda premessa, che naturalmente consegue, è che la questione napoletana è una questione nazionale». In questo senso «la vicenda dell'immondizia diventa una spia, un campanello d'allarme. Se non siamo in grado di affrontarla significa che siamo ormai avvitati nella spirale del degrado».
Il governatore Caldoro ha rivolto parole di ringraziamento alla Cei, spronando le istituzioni a collaborare
Il vertice. Molto si deciderà nel vertice di Governo previsto nel pomeriggio: Berlusconi tenterà di ammorbidire le posizioni dela Lega in vista del varo del decreto, giovedì, che potrebbe sbloccare il flusso dei rifiuti verso le discariche esterne alla provincia e alla regione.
La protesta. Una questione cruciale che porta al tema drammatico delle discariche, indispensabili ma che nessuno vuole. Tanto che la protesta si è spostata anche a Roma. Buste dell'immondizia in mano e con sopra scritti i nomi di diversi esponenti leghisti, da Borghezio a Zaia fino a Bossi, e tanti cartelli contro il partito del carroccio. Così un centinaio di
cittadini di Napoli e provincia ha anifestato n piazza Montecitorio per a questione rifiuti. «Napoli diventerà un enorme immondezzaio - ha detto n manifestante del presidio antidiscarica di Chiaiano - e Berlusconi è
l'unico responsabile. A Napoli non c'è mai stata una vera e propria eergenza ma è stata creata ad arte dai lobbisti degli inceneritori e delle discariche che sono tutti gestiti dalla camorra». «Siamo qui - ha spiegato un'altra manifestante - per chiedere un piano alternativo che ci permetta di uscire dalla logica dell'emergenza. Un piano che punti sulla raccolta differenziata e sull'impianti di trattamento meccanico-manuale che oltre ad essere utili servono a creare
occupazione sul territorio». La Lega, il bersaglio preferito degli slogan portati davanti la Camera dei
deputati: tra i cartelli «odio la lega! sud ribelle», «Bossi, Maroni, Calderoli, Borghezio, gente di bassa lega», «la camorra 'lega' bene con gli affari del nord». Ma non sono mancate critiche a ministri e al governo Berlusconi: «ministra Prestigiacomo - si
legge su un cartello - nel suo ruolo non si è mai 'ambientatà. La sua disinformazione nuoce gravemente alla salute», «a Napoli la spazzatura è
in strada - è scritto su un altro - a Montecitorio è chiusa nelle aule».
Ma la presa di posizione del sindaco di Napoli è netta: «Io non voglio l'elemosina della Lega, il governo decida che fare, prendiamo atto che finora non hanno fatto nulla ma non aspettiamo loro, sia ben chiaro», ha detto De Magistris, intervenuto a '24 Mattino' su Radio 24. «Sono assolutamente contrario allo stato di emergenza - ha proseguito - Il governo deve fare un decreto che consenta di portare i rifiuti nelle regioni disponibili. Nessuna della Lega è toccata, ecco perchè la loro posizione è strumentale. Ci sarebbero la Toscana, l'Emilia, le Marche, la
Puglia, la Liguria che hanno mostrato sensibilità».
«La Lega ha una posizione ideologica. Il loro - ha aggiunto il sindaco di Napoli - è un veto politico inaccettabile. È una posizione ideologica, che
rispetto, ma è molto grave perchè è in un'ottica secessionista. Loro sono convinti che Napoli sia la parte scadente del Paese, io da sindaco darò
una prova d'orgoglio ai leghisti e tra un po' si accorgeranno di che capacità di forza ha la mia città».
Sul fronte amministrativo De Magistris annuncia una ricapitalizzazione dell'Asìa
Ma intanto a Napoli e in provincia continua l'emergenza
Proteste a Chiaiano e Terzigno. Infatti c'è meno spazzatura in strada, ma continuano le proteste. Ieri a manifestare non sono stati, però, i teppisti che nei giorni scorsi hanno bloccato il traffico, sparso i rifiuti in strada e rivoltato i cassonetti per chiedere la rimozione dei cumuli, ma i cittadini e i comitati antidiscarica a Chiaiano e a Terzigno e venti lavoratori dell'ex bacino 5 e i disoccupati bros nel centro della città. La situazione, quindi, resta esplosiva. Ieri a terra c'erano in città 1560 tonnellate di spazzatura a fronte delle 1720 di domenica. E questo significa che i mezzi dell'Asia stanno continuando senza sosta a raccogliere la spazzatura per portarla agli impianti Stir e ai siti di trasferenza.
Con queste parole il commissario europeo all'ambiente Janez Potocnik interviene sul disastro dell'immondizia a Napoli. «Ciò che sta accadendo mostra che le autorità italiane non hanno fatto ciò che è necessario per una soluzione definitiva dei problemi». Bruxelles «è incoraggiata dagli impegni del nuovo sindaco di Napoli», ma «occorrono miglioramenti reali» senza i quali la Commissione non potrà che proseguire la procedura di infrazione «che potrebbe portare a sanzioni finanziarie imposte dalla corte di giustizia».
I Vescovi. Il problema dei rifiuti a Napoli «è una questione nazionale» e per questo è venuto il momento che si attivi «la solidarietà dell'Italia settentrionale, che per decenni ha utilizzato non poche regioni meridionali per lo smaltimento dei rifiuti» mentre è urgente uscire da «logiche corporative o micro-settoriali».
Il monito. È questo il monito lanciato oggi in una nota dal Sir, l'agenzia stampa della Conferenza episcopale, che suona come chiara risposta alle polemiche e agli ostacoli avanzati dalla Lega e in particolare dal ministro Calderoli. «L'immondizia straripa. E non è una metafora» si legge nel testo, «dunque è tempo di soluzioni, al di là delle promesse, degli slogan, delle campagne elettorali. Che sono finite, anche se in realtà siamo sempre in campagna elettorale, un modo per scansare le responsabilità. Non possiamo però permettercelo oltre.
Con due premesse - si afferma nella nota - la prima è che, quando si supera un certo livello di intromissioni di interessi, di tutti i generi e, in particolare, di quelli in senso lato malavitosi nelle politiche pubbliche, non solo una città, ma un intero sistema-Paese rischia il declassamento e il degrado».
«Tanto più in tempi di crisi - si spiega - quando non possiamo più finanziare a debito, cioè scaricare in avanti le nostre magagne. I conti non tornano e tutto si corrompe. Sono costi che nessuno si può permettere, in un mondo sempre più competitivo.
La seconda premessa, che naturalmente consegue, è che la questione napoletana è una questione nazionale». In questo senso «la vicenda dell'immondizia diventa una spia, un campanello d'allarme. Se non siamo in grado di affrontarla significa che siamo ormai avvitati nella spirale del degrado».
Il governatore Caldoro ha rivolto parole di ringraziamento alla Cei, spronando le istituzioni a collaborare
Il vertice. Molto si deciderà nel vertice di Governo previsto nel pomeriggio: Berlusconi tenterà di ammorbidire le posizioni dela Lega in vista del varo del decreto, giovedì, che potrebbe sbloccare il flusso dei rifiuti verso le discariche esterne alla provincia e alla regione.
La protesta. Una questione cruciale che porta al tema drammatico delle discariche, indispensabili ma che nessuno vuole. Tanto che la protesta si è spostata anche a Roma. Buste dell'immondizia in mano e con sopra scritti i nomi di diversi esponenti leghisti, da Borghezio a Zaia fino a Bossi, e tanti cartelli contro il partito del carroccio. Così un centinaio di
cittadini di Napoli e provincia ha anifestato n piazza Montecitorio per a questione rifiuti. «Napoli diventerà un enorme immondezzaio - ha detto n manifestante del presidio antidiscarica di Chiaiano - e Berlusconi è
l'unico responsabile. A Napoli non c'è mai stata una vera e propria eergenza ma è stata creata ad arte dai lobbisti degli inceneritori e delle discariche che sono tutti gestiti dalla camorra». «Siamo qui - ha spiegato un'altra manifestante - per chiedere un piano alternativo che ci permetta di uscire dalla logica dell'emergenza. Un piano che punti sulla raccolta differenziata e sull'impianti di trattamento meccanico-manuale che oltre ad essere utili servono a creare
occupazione sul territorio». La Lega, il bersaglio preferito degli slogan portati davanti la Camera dei
deputati: tra i cartelli «odio la lega! sud ribelle», «Bossi, Maroni, Calderoli, Borghezio, gente di bassa lega», «la camorra 'lega' bene con gli affari del nord». Ma non sono mancate critiche a ministri e al governo Berlusconi: «ministra Prestigiacomo - si
legge su un cartello - nel suo ruolo non si è mai 'ambientatà. La sua disinformazione nuoce gravemente alla salute», «a Napoli la spazzatura è
in strada - è scritto su un altro - a Montecitorio è chiusa nelle aule».
Ma la presa di posizione del sindaco di Napoli è netta: «Io non voglio l'elemosina della Lega, il governo decida che fare, prendiamo atto che finora non hanno fatto nulla ma non aspettiamo loro, sia ben chiaro», ha detto De Magistris, intervenuto a '24 Mattino' su Radio 24. «Sono assolutamente contrario allo stato di emergenza - ha proseguito - Il governo deve fare un decreto che consenta di portare i rifiuti nelle regioni disponibili. Nessuna della Lega è toccata, ecco perchè la loro posizione è strumentale. Ci sarebbero la Toscana, l'Emilia, le Marche, la
Puglia, la Liguria che hanno mostrato sensibilità».
«La Lega ha una posizione ideologica. Il loro - ha aggiunto il sindaco di Napoli - è un veto politico inaccettabile. È una posizione ideologica, che
rispetto, ma è molto grave perchè è in un'ottica secessionista. Loro sono convinti che Napoli sia la parte scadente del Paese, io da sindaco darò
una prova d'orgoglio ai leghisti e tra un po' si accorgeranno di che capacità di forza ha la mia città».
Sul fronte amministrativo De Magistris annuncia una ricapitalizzazione dell'Asìa
Ma intanto a Napoli e in provincia continua l'emergenza
Proteste a Chiaiano e Terzigno. Infatti c'è meno spazzatura in strada, ma continuano le proteste. Ieri a manifestare non sono stati, però, i teppisti che nei giorni scorsi hanno bloccato il traffico, sparso i rifiuti in strada e rivoltato i cassonetti per chiedere la rimozione dei cumuli, ma i cittadini e i comitati antidiscarica a Chiaiano e a Terzigno e venti lavoratori dell'ex bacino 5 e i disoccupati bros nel centro della città. La situazione, quindi, resta esplosiva. Ieri a terra c'erano in città 1560 tonnellate di spazzatura a fronte delle 1720 di domenica. E questo significa che i mezzi dell'Asia stanno continuando senza sosta a raccogliere la spazzatura per portarla agli impianti Stir e ai siti di trasferenza.
Padova: "Giusto lapidare le adultere" Bufera sul mediatore culturale del Comune
PADOVA. «Lapidazione? Giusta per le adultere, ma...»: è un'intervento che fa discutere quello di Maher Selmi, 30 anni, laureato in Lingua e letteratura italiana a Tunisi, portavoce dell'associazione Rahma. Un intervento pubblicato on line qualche giorno fa, ma che diventa tragicamente di stretta attualità dopo il delitto di via Maroncelli, in cui un marocchino ha accoltellato e ucciso la moglie perché geloso. Una nota avverte che il testo dell'intervista è stato rivisto da Maher prima della pubblicazione.
LE DICHIARAZIONI. «Io sono musulmano - afferma Selmi, che si mantiene insegnando italiano ai figli degli immigrati arrivati in Italia - e in quanto tale seguo le regole prescritte da Dio. Se Dio dice che chi commette adulterio deve essere punito con la lapidazione, io sono d'accordo con Lui. La cosa vale sia per le donne che per gli uomini». Però, avverte Maher, «occorre anche ragionare sulla lapidazione: Dio dice che essa è la pena da infliggere agli adulteri, ma dice anche che per infliggerla devono concorrere alcuni criteri, quali, per esempio, la testimonianza perfettamente coincidente di quatro persone che abbiano assistite all'adulterio. Qualora ciò non avvenga, la pena non può essere inflitta».
LA CONFERMA. Le dichiarazioni sono state sostanzialmente confermate ieri sera da Maher Salmi. Raggiunto telefonicamente, Selmi ricorda che, in realtà, «in 1500 anni di Islam le persone che sono state veramente lapidate non sono più di 5».
LA POLEMICA. Souad Sbai è indignata. Oggi invierà una lettera-denuncia alla Procura della Repubblica e presenterà alla Camera un'interrogazione al ministro dell'Interno Roberto Maroni. «Le affermazioni del mediatore culturale di Padova, che definisce giusta la lapidazione delle adultere - afferma la parlamentare Pdl, presidente di Acmid Donna, associazione delle donne marocchine in Italia - sono gravissime. Io chiedo che questo signore ne risponda davanti a un giudice».
L'ASSESSORE. Tra i primi a notare l'intervista anche l'assessore provinciale alla Sicurezza Enrico Pavanetto. «Come amministratore, padre e uomo - afferma Pavanetto - ritengo che difendere i diritti delle donne immigrate sia, in questo momento e nel nostro territorio, una delle priorità civili e morale».
IL DEPUTATO PDL. Pavanetto fa di più. Si mette in contatto con Souad Sbai, deputata Pdl, marocchina di nascita, cittadina italiana dal 1981, giornalista. «Le affermazioni di quel mediatore culturale di Padova sono veramente allucinanti - afferma la Sbai - A pochi giorni dal processo per Begm Shnez, lapidata in casa, arriva l'omicidio agghiacciante di Fatima Chabani, 33 anni, uccisa a coltellate dal marito. Mentre accadono questi fatti, leggo che un mediatore culturale maghrebino di Padova si permette di elogiare la lapidazione e di riconoscere solo la legge islamica. Questa è apologia di reato e a breve questo signore ne risponderà davanti a un giudice».
REAZIONE UDC. «E' scandaloso - aggiunge Antonio De Poli, portavoce nazionale Udc - elogiare la lapidazione. Sono parole che uccidono un'altra volta la voglia di libertà legittima di Fatima».
LE DICHIARAZIONI. «Io sono musulmano - afferma Selmi, che si mantiene insegnando italiano ai figli degli immigrati arrivati in Italia - e in quanto tale seguo le regole prescritte da Dio. Se Dio dice che chi commette adulterio deve essere punito con la lapidazione, io sono d'accordo con Lui. La cosa vale sia per le donne che per gli uomini». Però, avverte Maher, «occorre anche ragionare sulla lapidazione: Dio dice che essa è la pena da infliggere agli adulteri, ma dice anche che per infliggerla devono concorrere alcuni criteri, quali, per esempio, la testimonianza perfettamente coincidente di quatro persone che abbiano assistite all'adulterio. Qualora ciò non avvenga, la pena non può essere inflitta».
LA CONFERMA. Le dichiarazioni sono state sostanzialmente confermate ieri sera da Maher Salmi. Raggiunto telefonicamente, Selmi ricorda che, in realtà, «in 1500 anni di Islam le persone che sono state veramente lapidate non sono più di 5».
LA POLEMICA. Souad Sbai è indignata. Oggi invierà una lettera-denuncia alla Procura della Repubblica e presenterà alla Camera un'interrogazione al ministro dell'Interno Roberto Maroni. «Le affermazioni del mediatore culturale di Padova, che definisce giusta la lapidazione delle adultere - afferma la parlamentare Pdl, presidente di Acmid Donna, associazione delle donne marocchine in Italia - sono gravissime. Io chiedo che questo signore ne risponda davanti a un giudice».
L'ASSESSORE. Tra i primi a notare l'intervista anche l'assessore provinciale alla Sicurezza Enrico Pavanetto. «Come amministratore, padre e uomo - afferma Pavanetto - ritengo che difendere i diritti delle donne immigrate sia, in questo momento e nel nostro territorio, una delle priorità civili e morale».
IL DEPUTATO PDL. Pavanetto fa di più. Si mette in contatto con Souad Sbai, deputata Pdl, marocchina di nascita, cittadina italiana dal 1981, giornalista. «Le affermazioni di quel mediatore culturale di Padova sono veramente allucinanti - afferma la Sbai - A pochi giorni dal processo per Begm Shnez, lapidata in casa, arriva l'omicidio agghiacciante di Fatima Chabani, 33 anni, uccisa a coltellate dal marito. Mentre accadono questi fatti, leggo che un mediatore culturale maghrebino di Padova si permette di elogiare la lapidazione e di riconoscere solo la legge islamica. Questa è apologia di reato e a breve questo signore ne risponderà davanti a un giudice».
REAZIONE UDC. «E' scandaloso - aggiunge Antonio De Poli, portavoce nazionale Udc - elogiare la lapidazione. Sono parole che uccidono un'altra volta la voglia di libertà legittima di Fatima».
Il deputato leghista Massimo Bitonci: «I napoletani affoghino nei loro rifiuti».
E la solidarietà dove la mettiamo? «Ma quale solidarietà, Napoli è uno scandalo europeo. Perché mai dovremmo pagare la mala gestione di altri? In Veneto ogni provincia, ogni sindaco cerca i siti e le discariche dove smaltire, provvede alla raccolta differenziata che a Napoli, se va bene, arriverà tra dieci anni. L'ho detto in un filo diretto col pubblico di un'emittente romana seguitissima. Non c'è stato uno che mi abbia dato torto».
E l'emergenza sanitaria? «Finché non succede qualcosa di grave a Napoli non cambierà nulla. Ma li ha visti come gettano i sacchi dalle finestre?». Sì, ma c'è chi getta benzina sul fuoco. «La camorra? Comincino a ribellarsi, a non pagare il pizzo». E nel frattempo? «Che affoghino tra i loro rifiuti, a quel punto cercheranno da soli un po' di aria».
Rotondi dice no ai tagli dei privilegi “La gente ci detesta, difendiamo la Casta”.
Il ministro per l'Attuazione del programma, intervistato da Libero, si scaglia contro Tremonti e a Berlusconi suggerisce: se vuole far durare il governo deve coccolare i parlamentari.
“Dobbiamo coccolare i parlamentari; se un giorno gli si dice che vanno dimezzati, il giorno dopo che gli si taglia lo stipendio, quello successivo l’auto blu, significa voler proprio far cadere il governo”. Il ministro Gianfranco Rotondi è contrario ai tagli dei privilegi a deputati e senatori. Anzi. I privilegi, dice, vanno tutelati. “Tanto, più impopolari di così”.
Il ministro per l’Attuazione del programma si arruola nell’esercito nemico di Giulio Tremonti. “Le misure contro i privilegi della politica le considero un insulto alla sua intelligenza”, dice. E suggerisce una ricetta tutta sua. “Forte del fatto che nessuno, neanche all’opposizione, vuole andare al voto, Berlusconi deve avere un’unica preoccupazione: coltivare i rapporti con Camera e Senato”. Come? “Teniamoci buoni i mille parlamentari”, dice Rotondi in un’intervista a Libero. “Non possiamo dargli l’aumento, ma almeno coccoliamoli, rassicuriamoli, non rompiamogli le palle se vogliamo arrivare al termine della legislatura. E nel frattempo cerchiamo di farci dimenticare. Perché, inutile negarlo, la gente ormai ci detesta”.
Secondo Rotondi, dunque, cosi il governo può arrivare alla sua scadenza naturale del 2013. Altrimenti rischia. “Se uno un giorno dice a deputati e senatori che vanno dimezzati, il giorno dopo che taglia loro gli stipendi, quello successivo che gli toglie l’auto blu, allora è un kamikaze, significa che vuole proprio farlo cadere questo governo”.
Una difesa della Casta. “Più impopolari di così. Il deputato oggi è uno sputtanato che va per la pagnotta, questo è il giudizio che ci siamo cuciti addosso, per merito dei comici, delle trasmissioni tv”, secondo Rotondi. Non per merito dei parlamentari. “Un tempo si accusava i politici di rubare, oggi gli si rimprovera solo di avere dei privilegi previsti dalla legge. Ma attenzione. Questa furia antipolitica finisce per essere antiparlamentare. e il Parlamento è come la salute: ti rendi conto che è importante solo quando non ce l’hai più”, dice Rotondi.
Insomma una sorta di requiem al governo. E al premier Rotondi suggerisce di tornare allo spirito di una volta tanto “deve rassegnarsi al fatto che in diciotto mesi non può fare le riforme istituzionali, né la riforma della giustizia e neppure quella fiscale. Al massimo si può far approdare qualche legge in Parlamento”.
Il ministro per l’Attuazione del programma si arruola nell’esercito nemico di Giulio Tremonti. “Le misure contro i privilegi della politica le considero un insulto alla sua intelligenza”, dice. E suggerisce una ricetta tutta sua. “Forte del fatto che nessuno, neanche all’opposizione, vuole andare al voto, Berlusconi deve avere un’unica preoccupazione: coltivare i rapporti con Camera e Senato”. Come? “Teniamoci buoni i mille parlamentari”, dice Rotondi in un’intervista a Libero. “Non possiamo dargli l’aumento, ma almeno coccoliamoli, rassicuriamoli, non rompiamogli le palle se vogliamo arrivare al termine della legislatura. E nel frattempo cerchiamo di farci dimenticare. Perché, inutile negarlo, la gente ormai ci detesta”.
Secondo Rotondi, dunque, cosi il governo può arrivare alla sua scadenza naturale del 2013. Altrimenti rischia. “Se uno un giorno dice a deputati e senatori che vanno dimezzati, il giorno dopo che taglia loro gli stipendi, quello successivo che gli toglie l’auto blu, allora è un kamikaze, significa che vuole proprio farlo cadere questo governo”.
Una difesa della Casta. “Più impopolari di così. Il deputato oggi è uno sputtanato che va per la pagnotta, questo è il giudizio che ci siamo cuciti addosso, per merito dei comici, delle trasmissioni tv”, secondo Rotondi. Non per merito dei parlamentari. “Un tempo si accusava i politici di rubare, oggi gli si rimprovera solo di avere dei privilegi previsti dalla legge. Ma attenzione. Questa furia antipolitica finisce per essere antiparlamentare. e il Parlamento è come la salute: ti rendi conto che è importante solo quando non ce l’hai più”, dice Rotondi.
Insomma una sorta di requiem al governo. E al premier Rotondi suggerisce di tornare allo spirito di una volta tanto “deve rassegnarsi al fatto che in diciotto mesi non può fare le riforme istituzionali, né la riforma della giustizia e neppure quella fiscale. Al massimo si può far approdare qualche legge in Parlamento”.
“Con gli indignados è finita la sottomissione a questo sistema economico e politico”. - di Cristina Artoni
Lo sostiene Arcadi Oliveres, economista all’università di Barcellona, secondo cui il movimento 15-M ha portato "un vento fresco". Ora l'obiettivo è "cambiare la maniera di lavorare poco democratica dei partiti".
“Gli indignados hanno portato un vento fresco dopo la sottomissione totale dei cittadini al sistema economico-politico in due anni e mezzo di crisi”.Arcadi Oliveres, economista all’università di Barcellona e presidente dell’organizzazione Giustizia e Pace, è in Spagna una delle anime invisibili del movimento 15-M. Rifiuta l’etichetta di ideologo, ma per gli indignados è sempre disponibile. In poco più di un mese ha realizzato 27 dibattiti in altrettanti “acampadas” del Paese.
Perché la ‘spanish revolution’ è arrivata proprio ora?
“La goccia determinante è stata provocata da due o tre elementi. La prima è la legge Sinde voluta dalla ministra della Cultura che limita la libertà di espressione nel web e dei social network. L’altra è la crescente protesta dei cittadini che hanno perso le proprie case per non essere riusciti a pagare i mutui. Il tutto si è convogliato in un momento in cui in Spagna eravamo alla vigilia delle elezioni amministrative. Era il momento di esprimersi e le parole che sono emerse sono: ‘Siamo indignati’”.
Non le sembra che il movimento avanzi troppo lentamente?
“No, credo che debba avanzare con calma e in modo riflessivo. Siamo in una fase preliminare dove si deve esercitare quella che possiamo definire la ‘pedagogia politica’. Il movimento è composto soprattutto da giovani con poca preparazione politica. Lo diceva giustamente un mio collega l’altro giorno: ‘Questi ragazzi sono passati dalla playstation alla politica’. Ma siamo di fronte a un cambiamento radicale. Lasciamo passare l’estate. In Spagna, soprattutto nei piccoli paesi in questi mesi ci sono tante feste di piazza, celebrazioni. E’ qui che ci può essere un nuovo confronto tra i cittadini. Diamo tempo al movimento di crescere. Non sarà difficile al rientro focalizzare 5 o 6 punti su cui proseguire la lotta”.
Ne ha in mente qualcuno?
“Mi sembra importante che sia già emersa la detrazione degli interessi passivi sui mutui ipotecari. Qui, a differenza degli Stati Uniti, nel caso la banca espropri un appartamento per un mutuo insolvente, il cittadino oltre a restare senza casa deve pagare un debito. E’ inammissibile. Ci vuole una petizione urgente per cancellare questa ingiustizia. Altro tema in discussione è la riforma della legge elettorale. Le liste per le consultazioni non devono essere limitate ai partiti politici”.
C’è chi definisce il movimento anti politico.
“Quando in piazza gli indignados gridano ‘Non ci rappresentate’ non sono contro la politica ma contro dei vertici che non ascoltano. Alle conferenze che ho svolto negli accampamenti lo ho ribadito più volte, è necessario nei prossimi mesi creare un dialogo con chi ha responsabilità politica. Gli slogan non portano da nessuna parte. Dobbiamo, come cittadini riuscire a cambiare gli obiettivi, le rivendicazioni e la maniera di lavorare che è sicuramente poco democratica dei partiti politici. Tutti questi passaggi vanno fatti, ma per arrivare ad un cambiamento occorre costruire un ponte tra il movimento dei cittadini e il mondo politico. Ovviamente di più con alcuni partiti piuttosto che con altri”.
I socialisti spagnoli sono in grado di farlo?
“Dubito. In Spagna il partito socialista non solo ora ma anche in passato, da ben 29 anni, ha dimostrato di essere una formazione di destra. Lo ha dimostrato Felipe Gonzales, che malgrado i suoi discorsi di sinistra, nella pratica sia politica sia economica è stato a destra. Il Psoe ha fatto avanzare il paese solo sui diritti civili delle famiglie. Non mi stupisce quando gli elettori socialisti sono compianti da tutti: sono stati totalmente ingannati dai propri leader”.
In che senso gli indignados hanno portato un vento fresco?
“Gli spagnoli, negli ultimi anni sono cresciuti tra televisione e calcio. Dal lunedì alla domenica ogni giorno viene data in pasto ai cittadini una partita. Un buon mezzo per rimbecillire le menti. Per questo considero il movimento fresco, siamo di fronte al risveglio delle coscienze. In questi mesi d’estate crescerà, e l’autunno sarà caldo”.
Perché la ‘spanish revolution’ è arrivata proprio ora?
“La goccia determinante è stata provocata da due o tre elementi. La prima è la legge Sinde voluta dalla ministra della Cultura che limita la libertà di espressione nel web e dei social network. L’altra è la crescente protesta dei cittadini che hanno perso le proprie case per non essere riusciti a pagare i mutui. Il tutto si è convogliato in un momento in cui in Spagna eravamo alla vigilia delle elezioni amministrative. Era il momento di esprimersi e le parole che sono emerse sono: ‘Siamo indignati’”.
Non le sembra che il movimento avanzi troppo lentamente?
“No, credo che debba avanzare con calma e in modo riflessivo. Siamo in una fase preliminare dove si deve esercitare quella che possiamo definire la ‘pedagogia politica’. Il movimento è composto soprattutto da giovani con poca preparazione politica. Lo diceva giustamente un mio collega l’altro giorno: ‘Questi ragazzi sono passati dalla playstation alla politica’. Ma siamo di fronte a un cambiamento radicale. Lasciamo passare l’estate. In Spagna, soprattutto nei piccoli paesi in questi mesi ci sono tante feste di piazza, celebrazioni. E’ qui che ci può essere un nuovo confronto tra i cittadini. Diamo tempo al movimento di crescere. Non sarà difficile al rientro focalizzare 5 o 6 punti su cui proseguire la lotta”.
Ne ha in mente qualcuno?
“Mi sembra importante che sia già emersa la detrazione degli interessi passivi sui mutui ipotecari. Qui, a differenza degli Stati Uniti, nel caso la banca espropri un appartamento per un mutuo insolvente, il cittadino oltre a restare senza casa deve pagare un debito. E’ inammissibile. Ci vuole una petizione urgente per cancellare questa ingiustizia. Altro tema in discussione è la riforma della legge elettorale. Le liste per le consultazioni non devono essere limitate ai partiti politici”.
C’è chi definisce il movimento anti politico.
“Quando in piazza gli indignados gridano ‘Non ci rappresentate’ non sono contro la politica ma contro dei vertici che non ascoltano. Alle conferenze che ho svolto negli accampamenti lo ho ribadito più volte, è necessario nei prossimi mesi creare un dialogo con chi ha responsabilità politica. Gli slogan non portano da nessuna parte. Dobbiamo, come cittadini riuscire a cambiare gli obiettivi, le rivendicazioni e la maniera di lavorare che è sicuramente poco democratica dei partiti politici. Tutti questi passaggi vanno fatti, ma per arrivare ad un cambiamento occorre costruire un ponte tra il movimento dei cittadini e il mondo politico. Ovviamente di più con alcuni partiti piuttosto che con altri”.
I socialisti spagnoli sono in grado di farlo?
“Dubito. In Spagna il partito socialista non solo ora ma anche in passato, da ben 29 anni, ha dimostrato di essere una formazione di destra. Lo ha dimostrato Felipe Gonzales, che malgrado i suoi discorsi di sinistra, nella pratica sia politica sia economica è stato a destra. Il Psoe ha fatto avanzare il paese solo sui diritti civili delle famiglie. Non mi stupisce quando gli elettori socialisti sono compianti da tutti: sono stati totalmente ingannati dai propri leader”.
In che senso gli indignados hanno portato un vento fresco?
“Gli spagnoli, negli ultimi anni sono cresciuti tra televisione e calcio. Dal lunedì alla domenica ogni giorno viene data in pasto ai cittadini una partita. Un buon mezzo per rimbecillire le menti. Per questo considero il movimento fresco, siamo di fronte al risveglio delle coscienze. In questi mesi d’estate crescerà, e l’autunno sarà caldo”.