Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 6 febbraio 2012
Compravano gli yacht con i soldi pubblici. - di Marco Preve
Il sospetto dei finanzieri è che la truffa viaggi in barca a vela, o in motoscafo, gentilmente pagata dai soldi dei contribuenti. Per la precisione, quattro milioni di euro concessi da Sviluppo Italia Liguria a 47 presunti skipper che dichiararono di voler avviare un'attività imprenditoriale - tipo viaggi charter o whale watching - e per questo chiedevano alla società controllata dalla Regione i soldi per comprarsi la barca. Ma qualcuno potrebbe aver fatto il furbo portando sulla barca famiglia e amici.
Veri imprenditori del mare o la variante marinara dei furbetti del quartierino. La guardia di finanza di Genova ha aperto un´indagine su 47 proprietari di imbarcazioni da diporto di Genova e del resto della Liguria. Motoscafi e barche a vela acquistate con i quattro milioni messi a disposizione da Sviluppo Italia Liguria, l´agenzia controllata dalla Filse, la finanziaria della Regione. I soldi erano stati concessi a "nuovi imprenditori" che dichiaravano di voler intraprendere un´attività di skipper, per organizzare charter nel mar Ligure, mini crociere, whale watching, ma dopo alcuni accertamenti, ai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria è venuto il dubbio che qualche yachtsmen si sia semplicemente fatto la barca per passarci i week end con la famiglia e gli amici. Grazie ai soldi pubblici. Due le direttive d´indagine: un´eventuale truffa aggravata, e poi un ipotetico danno erariale provocato da amministratori di società pubbliche che non hanno operato i controlli necessari sui destinatari dei fondi.
L´indagine delle fiamme gialle coincide, tra l´altro, con un periodo in cui la società presieduta da Cristina Battaglia, registra alcuni contenziosi con imprenditori che, dopo aver ricevuto la prima tranche di finanziamenti, si sono visti interrompere le rate - a loro dire senza un valido motivo - ritrovandosi così in una spirale debitoria di difficile soluzione. Qualcuno, come il signor Corrado Dipuccio ha addirittura creato un sito internet (sviluppoitalia. splinder. com) per denunciare la sua situazione.
Carlo De Romedis, amministratore delegato di Sviluppo Italia Liguria, da pochi giorni anche al vertice della struttura nazionale Italia Turismo, è stato denunciato da Dipuccio e lo ha a sua volta querelato sostenendo che i finanziamenti si sono interrotti, per lui come per altre persone, perché i nuovi imprenditori non avevano rispettato i termini dell´accordo.
Ma chi protesta contro Sviluppo Liguria lo fa sottolineando anche un aspetto paradossale. De Romedis, l´uomo che ha deciso centinaia di finanziamenti, valutando la solidità e serietà dei progetti che gli venivano presentati, ha subito quattro condanne definitive per reati che vanno dalla bancarotta fraudolenta, all´evasione fiscale. «Sono tutti fatti relativi a una sola vicenda - chiarisce De Romedis - , il crack a metà anni ?80 delle assicurazioni Firs (uno scandalo che coinvolse nomi della politica e degli affari e Francesco Picciotto, businessman con amicizie mafiose, ndr) quando allora giovanissimo, avevo 25 anni, ricoprii una poltrona del cda per ragioni politiche. Una disavventura che ho soltanto subito e che mi ha procurato una condanna a un anno e due mesi per reati in continuazione ma con la non menzione sul casellario». In seguito, De Romedis ha lavorato come manager, e nel 2003 venne nominato dalla giunta Biasotti al vertice di Sviluppo Liguria. Incarico riconfermato dall´amministrazione Burlando.
Di recente il suo nome è apparso - ma senza alcun coinvolgimento diretto - in una controversa inchiesta su due fratelli accusati di usura. De Romedis avrebbe presentato alla coppia la loro futura presunta vittima. Un imprenditore, finanziato da Sviluppo Italia, che per altro pare avesse già uno scoperto bancario per centinaia di migliaia di euro. Per la vicenda dei finanziamenti per l´acquisto di imbarcazioni da diporto De Romedis dice: «Sono stato proprio io a sollecitare un´indagine a tappeto fornendo ai finanzieri tutta la documentazione necessaria, poiché temevo che qualcuno abbia simulato di essere uno skipper, mentre in realtà voleva solo farsi pagare la barca dai soldi dello Stato».
http://genova.repubblica.it/dettaglio/compravano-gli-yacht-con-i-soldi-pubblici/1636825
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