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sabato 18 febbraio 2012
Confindustria, scandalo a Napoli. - di Emiliano Fittipaldi
La vice di Emma Marcegaglia, Cristiana Coppola, finisce nei guai: avrebbe ottenuto illecitamente 27 milioni di euro da Banca Intesa. Licenziato il direttore della filiale che avrebbe aggirato le regole sui prestiti. E ora si incendia la corsa per la presidenza.
A Napoli lo chiamano ironicamente il pasticciaccio brutto di via Roma, ma c'è poco da ridere. Perché la vicenda rischia di travolgere i vertici di Confindustria e influire sulla lotta per la successione a Emma Marcegaglia. Una specie di caso Lusi (il parlamentare del Pd che ha sottratto un po' di milioni ai fondi destinati a quella che fu la Margherita) in salsa confindustriale. Andiamo con ordine.
A via Roma c'è la sede di Intesa-Banco di Napoli, che controlla decine di filali in città. Qualche mese fa una di queste è finita nell'occhio del ciclone: il direttore dell'agenzia (sembra di via Marina) è stato costretto a dimettersi, perché scoperto dai vertici della banca a concedere strani "prestiti" a un cliente importante per decine di milioni di euro. Ventisette, secondo le fonti autorevoli ascoltate da "L'Espresso".
Dov'è finito il fiume di denaro? Nelle disponibilità delle aziende della famiglia Coppola.
Cristiana Coppola, oltre ad essere amministratore di Mirabella spa, a viale dell'Astronomia è una che conta molto: è infatti stata presidente degli industriali della Campania e, oggi, è vicepresidente della Confindustria con delega al Mezzogiorno. In pratica il braccio destro di Emma Marcegaglia, tanto che tre giorni fa s'è schierata pubblicamente - portandosi dietro tutto il comitato che raggruppa le regioni meridionali - per Giorgio Squinzi, il preferito di Emma.
Pare che Alberto Bombassei non l'abbia presa bene. Secondo le indiscrezioni che filtrano dalla sede di Intesa, il gruppo Coppola - che aveva già aperte linee di credito per decine di milioni con la banca - ha ottenuto altri 27 milioni in modo irregolare, attraverso la complicità del direttore che faceva uscire denaro aggirando, di fatto, il sistema dei fidi. «Quei soldi non potevano essere dati, è una specie di finanziamento occulto», spiega una fonte interna della banca. Che non vuole dare ulteriori dettagli: c'è un procedimento interno, l'istituto si considera vittima di un raggiro. «Per ora abbiamo preso provvedimenti contro il direttore infedele, poi vedremo».
Dopo la storia infinita degli ecomostri di Villaggio Coppola, la famiglia campana leader dell'edilizia torna dunque nel mirino.
«Io non mi voglio sottrarre alle sue domande» spiega la Coppola a "L'Espresso". «Le dico, in primis, che io non sono amministratore delle società finite in questa vicenda. Questi affidamenti sono tutti deliberati dalla banca, garantiti con fideiussioni dei soci, anche mie personali. Il direttore della filiale licenziato? Non so nulla». La Coppola non parla di "ammanco" da 27 milioni, ma di un'esposizione causata da "sconfinamenti". «Non è tutto a posto, ovvio. Ma questo è un momento particolare, c'è mancanza di liquidità. Noi non abbiamo licenziato, né fatto cassa integrazione, lo sa?». Non per questo si possono aggirare le regole, però. «Mi dica, se non fosse stato tutto normale, perché la banca avrebbe deliberato quei 27 milioni?».
Dalla banca fanno notare che uno sconfinamento del prestito - per essere proporzionale alla cifra concessa - può arrivare a qualche decina di migliaia di euro, e non a 27 milioni. Il rischio, ora, è che la vicenda finisca in procura. «Noto che la storia è uscita solo adesso. C'è molta animosità nei miei confronti, io mi sono schierata per Squinzi, non vorrei che si parlasse di questa vicenda per altri fini», chiosa la Coppola.
Sarà. Su una cosa ha sicuramente ragione: il pasticciaccio brutto di via Roma rischia di influire sulla battaglia alla successione della poltrona della Marcegaglia.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/confindustria-scandalo-a-napoli/2174562
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