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mercoledì 21 marzo 2012
Chi è il padrone dei 'voli blu.' - di Gianluca Di Feo
A Palazzo Chigi, da quasi 30 anni, c'è un potentissimo funzionario che decide tutto sugli aerei di Stato: quali apparecchi comprare, quali politici possono prenderli, quando imbarcare anche i parenti, gli amici, le ragazze. Ecco la storia fantastica di come vengono gettati al vento (letteralmente) i nostri soldi.
E' il boiardo dei voli di Stato, che da oltre venticinque anni decide chi può decollare con gli aerei blu: l'uomo che ha dato le ali alla Casta. La sua torre di controllo è un ufficio di Palazzo Chigi, dove si è insediato nel 1985 grazie alla fiducia di Bettino Craxi e dove Mario Monti lo ha appena confermato: un dinosauro della Prima Repubblica, che continua a sfrecciare attraverso le legislature.
Il padrone dei cieli si chiama Raffaele Di Loreto, 64 anni: un funzionario dalla tripla vita e dai tripli privilegi. E' un pensionato dell'Aeronautica militare, un dirigente della presidenza del Consiglio e l'amministratore della compagnia aerea più misteriosa, quella dei Servizi Segreti. Mentre episodi drammatici sullo scacchiere internazionale, come il blitz britannico in Nigeria in cui ha perso la vita l'ingegnere Franco Lamolinara, portano governo e Parlamento a interrogarsi sull'efficienza dell'intelligence, "l'Espresso" è in grado di raccontare la storia della squadriglia top secret degli 007. Una pattuglia che è costata quasi 40 milioni di euro solo nel 2010.
Tutto deciso da Raffaele Di Loreto, il comandante dai tripli benefit, che ne fanno uno dei nomi più ricchi della pubblica amministrazione con poco meno di mezzo milione di euro l'anno. E persino doppia auto blu: un'Audi con due carabinieri-autisti a carico di Palazzo Chigi e una Bmw 530 con chaffeur pagata dall'Air Spioni. Poca cosa per l'uomo che ha potere assoluto sulla flotta di Stato: è lui che compra tutti i jet destinati alle autorità, firmando in beata solitudine contratti con sette zeri per Airbus e Dassault. La sua ultima prodezza è rimasta mimetizzata fino ora: a dicembre 2010 ha acquistato due Falcon Lx, il massimo del lusso ad alta quota. Dovevano allietare i viaggi più discreti di Silvio Berlusconi, con comfort e sfarzo degni di uno sceicco, ma sono stati consegnati poco prima delle dimissioni del Cavaliere. Mentre la spesa graverà a lungo sulle tasche dei contribuenti: circa 80 milioni di euro.
Il suo volo cominciò tanto tempo fa: Di Loreto, dopo gli esordi sui caccia, passò a pilotare il Dc9 presidenziale di Craxi che nel 1984 lo inserì nel suo staff di premier. L'anno successivo, la presidenza del Consiglio ingaggiò un braccio di ferro con l'Aeronautica militare per farlo promuovere colonnello a tutti i costi: un decreto firmato da Ciriaco De Mita sancì che la scrivania di Palazzo Chigi valeva come il comando di uno stormo con decine di intercettori supersonici e migliaia di avieri. Incassati i gradi, è passato nei ranghi della dirigenza civile. Dei suoi trascorsi militari pare gli sia rimasta solo l'abitudine a dire "signorsì": quando un ministro o un sottosegretario hanno bisogno di un passaggio celeste, lui è sempre pronto a mettersi a disposizione. E' stato lui ad autorizzare il circo volante dell'era berlusconiana, con ballerine di flamenco, olgettine assortite e cantanti napoletani che affollavano la navetta Roma-Olbia al seguito del premier a Villa Certosa. Grazie a Di Loreto nessuno restava mai a terra: sfruttava i suoi superpoteri per trovare sempre un bimotore disponibile, bruciando milioni e milioni di euro. Tutto perfettamente legale, tutto terribilmente caro.
Una stagione d'oro che adesso sembra finita, grazie a una mossa semplice e geniale: Monti ha ordinato di pubblicare sul Web tutti i voli di Stato. Apriti cielo, letteralmente. Appena messo su Internet il primo bollettino mensile, la paura di finire sui giornali ha troncato le ali a ministri e sottosegretari.
Dopo anni di superlavoro, gli aerei del 31mo stormo - il reparto dell'Aeronautica che trasporta le autorità - hanno cominciato a tirare il fiato. Come "l'Espresso" può rivelare, nei primi due mesi di quest'anno ci sono state soltanto 300 ore di volo: nel 2011 erano state 600 e due anni fa, nel massimo tripudio della "folie berlusconienne", ben 900. Tanto che ora Palazzo Chigi spera di risparmiare oltre 23 milioni da questa sforbiciata a carburante e manutenzione.
Ma ci vuole più dei professori per abbattere Di Loreto, che offre ai patiti del jet a sbafo una soluzione molto discreta: l'hangar degli 007. Oggi il bar del terminale vip di Ciampino, dove un maresciallo serviva anche cento caffè al giorno per i ministri e la loro corte, è deserto mentre poche centinaia di metri più in là sottosegretari e parlamentari fanno la coda per salire sulla flotta più segreta: quella della Compagnia Aerea Italiana, omonima della nuova Alitalia ma molto più antica.
Come spesso accade in Italia, si tratta di un'ottima idea gestita male. La Cai dei Servizi venne creata nel 1969: un paio di aerei, pochissimo personale superselezionato per ottimizzare costi e riservatezza. Nella stagione dell'ammiraglio Fulvio Martini quei jet anonimi erano il simbolo della nostra politica estera più efficace e venivano guardati con rispetto nelle piste del Mediterraneo. Poi con la fine della guerra fredda è arrivata l'ora delle zarine e delle barbe finte intrallazzone: uno strumento di intelligence è stato trasformato in taxi per baroni e politici. Di fronte a tanta ingordigia, nel 1997 il primo governo Prodi decise di chiudere la baracca ma poi si rese conto che - se usato per gli scopi istituzionali - quel minuscolo stormo era indispensabile. Infine nel 2005 è arrivato alla cloche Di Loreto e la musica è cambiata. Anche gli aerei degli 007 sono stati spremuti per assecondare l'insaziabile voglia di azzurro dei governanti, a cui non bastavano le squadriglie del 31mo stormo. Due anni dopo, lo scandalo della gita in Airbus al Gran Premio di Monza di Clemente Mastella e Francesco Rutelli - rivelata da "l'Espresso"- aveva convinto il sottosegretario prodiano Enrico Micheli a sbarrare l'hangar: per il boiardo volante sembrava arrivata l'ora della pensione.
Invece con il ritorno del Cavaliere, Di Loreto ha moltiplicato poteri, acquisti e decolli: lui ordina, l'Aeronautica deve obbedire. Ma il un suo feudo personale è la Cai. Da anni la compagnia dei Servizi è una spa: formalmente registrata come una società charter per non tradirne la vera natura. I bilanci vengono approvati negli uffici distaccati di Palazzo Chigi, mentre gli atti raccontano la storia ufficiale del vettore di copertura. Con alcune scelte che lasciano sbalorditi, a partire dai professionisti ingaggiati. A presiedere il collegio dei sindaci che devono vigilare sui conti c'è un commercialista con parecchie grane giudiziare: Ascanio Turco, studio a Matera e buone entrature nella capitale, è stato condannato in primo grado a due anni e sei mesi di carcere per il crac della Hdc del sondaggista berlusconiano Luigi Crespi ed è finito nei guai in Molise per una storia di regali agli ispettori del Fisco. Per carità, nessuna sentenza definitiva: ma forse l'intelligence dovrebbe rivolgersi a figure al di sopra di ogni sospetto. Ed è inquietante rilevare chi è il notaio che da un decennio autentica gli atti della Air Spioni: Gianluca Napoleone, il professionista delle case della Cricca, incluso l'appartamento di Claudio Scajola con vista sul Colosseo. Stando alle indagini, Napoleone ha eseguito il rogito di altri immobili finanziati dal giro del costruttore Anemone, tra cui quello di un generale dei Servizi.
Di soldi nella Cai ne girano tanti. Il capitale sociale è di 40 milioni, con quote date in pegno a Intesa Sanpaolo. Il fatturato nel 2010 è stato di 28 milioni: ossia quello che lo Stato ha pagato per le missioni segrete dei Falcon. Il gioco della contabilità sotto copertura fa sì che spunti pure un utile di 2 milioni. I dipendenti invece costano poco più di 10 milioni, metà dei quali per gli equipaggi dei jet. Quindi ai contribuenti la gestione della squadriglia top secret è venuta oltre 38 milioni di euro. Spiccano alcune delle voci in bilancio. Anzitutto il compenso di Di Loreto: 149 mila euro l'anno, a cui si sommano i 118 mila dello stipendio di Palazzo Chigi e una cifra simile come pensione da colonnello. Ci sono poi 470 mila euro per consulenze non meglio specificate. Altre 448 mila per soggiorni e alberghi e 190 mila per le auto del personale. In realtà lo staff resta contenuto rispetto alle missioni svolte: 87 operatori; piloti e tecnici d'alto livello, che gestiscono tutta l'attività e la manutenzione della flotta. Numeri che sottolineano l'efficienza della struttura. Il problema è come viene utilizzata.
Sono stati frequenti i casi di missioni senza senso: trireattori mandati a trasportare una squadra ad Abu Dhabi - il trampolino per l'Afghanistan - fatti tornare vuoti a Ciampino e rispediti negli Emirati a recuperare i passeggeri dopo sole 36 ore. Perché tanto sperpero di carburante? Non conveniva far restare il jet ad aspettare? In genere, questi dispendiosi tour de force sarebbero serviti per mettere l'aereo a disposizione di qualche sottosegretario e scarrozzarlo da Roma a Parma o Imperia. Sul Web si trovano foto dei Falcon dei Servizi sorpresi a Firenze o Napoli, città a un'ora di Frecciarossa dalla capitale: spedizioni sprecone, coperte dal segreto di Stato.
Altrettanto discutibile è la gestione degli acquisti, interamente nelle mani di Di Loreto: compra e vende a suo piacimento, in un settore dove le commissioni possono arrivare al 10 per cento del valore. A dicembre 2010 la Cai ha fatto una scelta singolare: ha deciso di rimpiazzare il Falcon 900 Ex, un trireattore moderno e lussuoso, in linea da soli nove anni. Aveva davanti oltre un decennio di vita operativa ma è stato sostituito con una versione più nuova, più costosa e più lussuosa: il Falcon LX, sempre della francese Dassault. Dagli atti ne risultano ordinati ben due. Il contratto è nato durante il boom del via-vai aereo berlusconiano, quando le pietose condizioni delle casse pubbliche erano ancora nascoste agli italiani: così si è deciso di buttare via 80 milioni di euro per rinnovare la flotta dei viaggi più riservati.
Difficile fare il punto delle vendite. Stando ai bilanci, nel marzo 2009 sono stati ceduti due vecchi Falcon 50 con una plusvalenza di solo un milione e mezzo. Nel 2010 sono finiti sul mercato due Falcon 900A: solo per revisionarne uno si è speso più di un milione. A gennaio di quest'anno è stato piazzato all'estero anche il moderno Falcon 900EX. Si vocifera che sia stato dato via per poco più di 13 milioni di dollari, contro quotazioni di 18,5 milioni. Solo rumors, perché tutto sfugge ai radar della contabilità pubblica.
Forse oggi con l'austerity che domina a Palazzo Chigi, qualcuno dovrebbe andare a mettere il naso nell'attività della Cai. E magari rivedere le regole dei voli di Stato: restituendo all'Aeronautica il controllo sul trasporto delle autorità ufficiali e facendo sì che gli aerei dei Servizi vengano usati solo per l'intelligence. Quanto al comandante Di Loreto, nessuno contesta la corretteza formale delle sue scelte. Anche se qualche conflitto di interessi lo ha messo a segno anche lui. Nel 2005, di fronte al dilagare dei politici che volevano un posto in cielo, il suo ufficio a Palazzo Chigi fece un contratto da 1,9 milioni per noleggiare i velivoli della Servizi Aerei (Eni): una società dove lavora come dirigente suo figlio. Ma sono piccole cose, rispetto alla montagna di milioni sperperati per voli discutibili e aerei all'ultima moda. Con una passione per gli acronimi. Il più famoso jet degli 007 si chiamava I-FICV, letto come "Fatevi I Cavoli Vostri". E l'ultimissimo lussuoso Falcon da 40 milioni è stato battezzato I-Diem, che ricorda il carpe diem della Casta: pronti a godersi tutto alla giornata, fregandosene del futuro del Paese.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/chi-e-il-padrone-dei-voli-blu/2176593
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