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martedì 23 ottobre 2012
Scajola, l'uomo delle armi. - Gianluca Di Feo
L'indagine sulle forniture Finmeccanica in Brasile (nella quale l'ex ministro è indagato) alza il velo sull'incredibile giro d'affari che ha creato dal 2008: aerei per un miliardo, navi per 461 milioni e mezzi terrestri per 404 milioni.
Tutti guardano al cielo, ai voli del supercaccia F-35 ma il programma più costoso della Difesa italiana è un altro: si chiama Forza Nec e si prevede che farà spendere ai cittadini ben 22 miliardi di euro nei prossimi venti anni.
Un progetto che vuole forgiare il "soldato del futuro", rendendolo pedina di una rete satellitare integrata, ma che permette di finanziare un po' di tutto: dentro il concetto di Nec ossia network enabled capability si sono infilati fucili d'assalto e software, mezzi blindati e apparati spaziali.
Con due caratteristiche: i contratti fanno tutti capo a Selex, l'azienda elettronica di Finmeccanica, e a pagare non è la Difesa ma il Ministero dello Sviluppo Economico.
L'indagine napoletana che coinvolge Claudio Scajola apre un faro sull'importanza che questo dicastero ha assunto nelle commesse militari. E' lo Sviluppo Economico a decidere e finanziare i programmi più rilevanti, che si tratti proprio dell'F-35 o dell'altro supercaccia Eurofighter Typhoon, delle autoblindo Freccia o delle fregate Fremm, finite adesso al centro dell'inchiesta per le trattative con il Brasile.
Ogni anno circa un terzo dei fondi per nuovi armamenti arrivano dalle casse dallo Sviluppo Economico e servono per sovvenzionare prototipi o l'acquisto di strumenti bellici, secondo l'antica teoria che vede la ricerca militare come propulsore della crescita economica. In Italia però questa equazione si è trasformata in una pioggia di denaro per Finmeccanica, e secondariamente per Fincantieri sulla parte navale, senza gare di appalto né possibilità di verifica sui costi reali delle forniture.
Gli importi sborsati sono sempre consistenti. Nel 2005 il Ministero dello Sviluppo Economico ha messo a disposizione 1490 milioni per armamenti, un miliardo per ciascuno dei due anni successivi. Poi nel 2008, con l'arrivo di Scajola, c'è il boom: ben 2037 milioni. In quest'annata ricca, il dicastero ha finanziato aerei per un miliardo, navi per 461 milioni e mezzi terrestri per 404 milioni. Singolare notare come nemmeno un euro è andato ai piani di ricerca. Nel 2009 c'è una lieve riduzione con il totale di 1906 milioni.
Ma il record viene toccato nel 2010, l'ultimo bilancio impostato da Scajola prima delle dimissioni per la casa con vista sul Colosseo pagata dal giro di Anemone «a sua insaputa»: il suo ministero investe 2 miliardi e 267 milioni in programmi bellici.
Il salto maggiore riguarda proprio le fregate Fremm, quelle oggetto delle indagini napoletane, che ricevono altri 330 milioni, portando lo stanziamento annuale a 510 milioni. Queste navi da guerra di ultima generazione, concepite assieme alla Francia, stanno da sempre a cuore a Scajola: la produzione di scafi, radar e cannoni è infatti concentrata in Liguria, la terra dove si radica il suo potere elettorale.
Alcuni di questi investimenti sono stati più graditi dai manager di Finmeccanica che non dai generali. Ad esempio quando è nato il programma per l'aereo d'addestramento Aermacchi M346, inizialmente progettato insieme ai russi sulla scia dell'intesa Berlusconi-Putin, l'Aeronautica non sentiva la necessità di un nuovo velivolo scuola.
Ma l'intera operazione è stato finanziata dal ministero dello Sviluppo Economico, che sta pagando anche per i 14 jet destinati alla nostra aviazione. Per carità, si tratta di un ottimo mezzo, il più avanzato della sua categoria, che però stenta a imporsi sui mercati internazionali. E quindi finora ha pesato soprattutto sui contribuenti.
Anche la galassia di satelliti spia Cosmo-Skymed, che ha reso l'Italia una potenza dell'intelligence spaziale, è stata messa in orbita grazie ai fondi dello Sviluppo Economico, che si è fatto carico della fetta più consistente dei 1137 milioni usati per costruire i primi quattro occhi elettronici.
Lo stesso dicastero dovrebbe contribuire con quasi 400 milioni alla realizzazione di due nuovi satelliti spia. Soldi, pure in questo caso, assegnati per trattativa diretta: senza gare, senza vigilanza sulle spese e senza un reale dibattito parlamentare per capire se in tempi di crisi il nostro Paese abbia bisogno di un simile arsenale stellare.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/scajola-luomo-delle-armi/2193462/8
Io ce lo vedrei bene nelle patrie galere.
- Responsabile dei fatti di Genova durante il G8;
- levò la scorta a Marco Biagi suo consulente, che poi fu ucciso;
- si fece istituire un volo giornaliero Alitalia Albenga-Roma;
- dice di non sapere di essere possessore di una casa pagata da altri.
E se non è da patrie galere è da ricovero coatto in strutture per cerebrolesi....
Cetta.
Altra chicca famiglia Scajola risalente al 2009:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/scajola-dinasty/2116358
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