sabato 14 luglio 2012

VACCINAZIONI NEL CENTRO PEDIATRICO DI PORT SUDAN.

   

Vaccinazioni gratuite per i bambini: è il nuovo servizio che offriamo al Centro pediatrico di Port Sudan, in collaborazione con il ministero della Sanità locale che invia una vaccinatrice tre volte a settimana.
Grazie a questo servizio, i bambini possono completare il programma vaccinale previsto dai protocolli internazionali; le donne in gravidanza possono sottoporsi alla vaccinazione antitetanica nel caso in cui ne abbiano bisogno.
(Emergency)

Appena ricevuta, trasmetto.


Ricken Patel - Avaaz.org avaaz@avaaz.org

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Cari amici,


Le grandi banche hanno manipolato i tassi d'interessesui nostri mutui e prestiti d'onore! Hanno veramente esagerato. Il Commissario europeo al mercato vuole adottare nuove leggi per mettere dietro le sbarre i banchieri che commettono questi crimini, ma ha bisogno del sostegno dal basso per smascherare la lobby dei banchieri e promuovere il cambiamento nel mondo - nel giro di 3 giorni dobbiamo essere 1 milione di persone ad appoggiarlo:

Firma la petizione
Alcune grandi banche sono al centro di un mega scandalo per aver truccato i tassi d'interesse mondiali, rubando milioni di euro ai cittadini sui loro mutui, prestiti d'onore e molto altro! Noi finiremmo in carcere in un attimo, invece la Barclays dovrà soltanto pagare una multa che corrisponde a una minuscola parte dei suoi profitti! L'indignazione sta crescendo: è la nostra opportunità per mettere fine allo strapotere delle banche sulle nostre democrazie.

Il Commissario europeo per il mercato Michel Barnier ha alzato la testa contro la potente lobby delle banche e vuole promuovere una riforma che metterebbe dietro le sbarre i banchieri che commettono frodi come questa. Se l'Ue facesse il primo passo, poi tutto il mondo potrebbe seguire. Ma le banche hanno alzato le barricate, e soltanto un'ondata di persone che si battono per il cambiamento può far passare queste riforme.

Se nel giro di 3 giorni saremo 1 milione di persone dalla parte di Barnier, questo appoggio gli darà la forza necessaria per smascherare la lobby delle banche e spingere i nostri governi a portare a casa la riforma. Clicca sotto per firmare e i nostri numeri crescenti saranno rappresentati di fronte al Parlamento europeo dalla messa in scena di banchieri dietro le sbarre:

http://www.avaaz.org/it/bankers_behind_bars_f/?braSkbb&v=15971

Ancora non si conosce la reale portata dello scandalo, ma quello che sappiamo è sconvolgente: sono coinvolte "diverse" fra le più importanti banche, e la manipolazione del tasso d'interesse Libor, il tasso sul quale si formano molti dei tassi d'interesse nel mondo, ha avuto conseguenze su centinaia di trilioni di dollari d'investimento. La Barclays da sola ha ammesso di aver commesso questa frode "centinaia" di volte.

Per troppo tempo ormai i nostri governi sono stati intimiditi da potenti banche che minacciavano di abbandonare il paese qualora fossero state adottate regole più stringenti. Per troppo tempo ormai le banche hanno manipolato i nostri mercati in loro favore, imbarcandosi in operazioni rischiose sicuri com'erano che se le cose fossero andate storte avrebbero costretto i governi a mettere a disposizione i nostri soldi pubblici.

Il sistema è truccato, e questo è un crimine. E' arrivato il momento di mettere i criminali dietro le sbarre. Cominciamo dall'Europa, e cominciamo ora:

http://www.avaaz.org/it/bankers_behind_bars_f/?braSkbb&v=15971

Forse non c'è mai stato un momento nella storia moderna in cui le grandi banche non avessero un potere eccessivo di cui hanno abusato. Ma le nostre democrazie si stanno ribellando: lo abbiamo visto contro i tiranni in giro per il mondo, e insieme possiamo aiutare a mettere fine anche allo strapotere delle banche.

Con speranza,

Ricken, Iain, Alex, Antonia, Giulia, Luis e tutto il team di Avaaz

Più informazioni:

Scandalo Libor, Barnier: faremo regole più rigide per le banche (Il Sole 24 Ore)
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-07-08/scandalo-libor-barnier-faremo-203303.shtml?uuid=AbVqBu4F

Rabbia di Londra contro Barclays: ad lascia con "solo" 3 milioni di dollari (Wall street Italia)
http://www.wallstreetitalia.com/article/1408255/rabbia-di-londra-contro-barclays-ad-lascia-con-solo-3-milioni-dollari.aspx

Fare banca truccando le carte (La Repubblica)
http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2012/07/09/news/fare_banca_truccando_le_carte-38784415/

Lo scandalo Barclays travolge la City (Il Giornale)
http://www.ilgiornale.it/news/economia/scandalo-barclays-travolge-city.html

Il cuore marcio della finanza: lo scandalo sui tassi d'interesse sta per diventare mondiale [EN] (The Economist)
http://www.economist.com/node/21558281

La riforma delle banche dopo lo scandalo Libor [EN] (Financial Times)
http://blogs.ft.com/martin-wolf-exchange/2012/07/02/banking-reforms-after-the-libor-scandal/#axzz1zY8LnZHS 

Sulle armi non si bada a spese. - Silvia Cerami




La tanto sbandierata Spending review sui militari prevede solo tagli al personale, ma lascia intatti gli investimenti in caccia, fregate e satelliti, vero pallino del ministro Di Paola che ci costano decine di miliardi di euro l'anno.


«La Difesa, prima ancora che la definizione spending review nascesse, la sua spending review l'ha veramente impostata». Il ministro e ammiraglio Giampaolo Di Paola non ha dubbi. Il tono è marziale e perentorio: «Devo ancora trovare un'altra amministrazione che abbia fatto una proposta così incisiva». Tanto incisiva da salvare le armi. 

La tattica messa in campo con il decreto di revisione della spesa e il disegno di legge di riforma del comparto militare prevede infatti di limitarsi a sacrificare qualche fante per strappare al pericolo le campagne di acquisto in armamenti, compresi i tanto contestati F-35. Più che un risparmio, uno spostamento di risorse. Il piano del ministro stabilisce tagli per un miliardo e centomila euro in tre anni, a cui vanno aggiunti i tre miliardi già decurtati ma in parte recuperati da aumenti di bilancio, e la riduzione del 10 per cento dell'organico. 

«Una ristrutturazione profonda», non v'è dubbio. Soprattutto se paragonata agli oltre sette miliardi richiesti alla Sanità, ai tagli nell'istruzione e nella giustizia o ai 24mila esuberi nella Pubblica Amministrazione. E proprio in vista del grande sacrificio si è scelto di rigettare l'ipotesi di un taglio di 100 milioni all'anno per la spesa in armamenti. Meglio sottrarre solo poche decine di milioni ai programmi come la mini-naja, il fondo riassunzioni e l'Agenzia Industrie Difesa. 

Del resto dall'anno prossimo un militare su dieci lascerà l'esercito. Oltre 20mila unità. Una riduzione talmente significativa da essere, secondo molte associazioni pacifiste, virtuale. Perché sarà ottenuta ove possibile con pre-pensionamenti o trasferimenti, ma per la gran parte degli esuberi si ricorrerà all' 'ausiliaria', una specie di aspettativa che lascia a casa il militare pur riconoscendogli il 95 per cento dello stipendio. Un ammortizzatore privilegiato. Si applica infatti solo per il personale militare, solo in questo comparto. Con buona pace degli esodati. Di fatto la diminuzione dei ranghi si realizzerà dopo diversi anni e il paracadute dell'aspettativa retribuita non produrrà un immediato risparmio per le casse dello Stato. «Pure illazioni» per il generale Domenico Rossi. «Ci sono ancora troppe incognite per formulare una seria ipotesi». 


In attesa delle norme attuative vi è la certezza delle missioni all'estero. Su quelle si taglierà. 430 milioni in meno già dal prossimo anno per i contingenti che operano negli scenari caldi del mondo, dal Kosovo alla Libia, passando per l'Afghanistan. Per il 2013 il fondo extra bilancio ammonterà a un miliardo, ma non è ancora chiaro come sarà possibile effettuare queste riduzioni visto l'impegno pluriennale concordato con l'Onu e la Nato. Il ritiro degli oltre 4mila militari impiegati in Afghanistan comporterà infatti consistenti costi logistici.

Quisquiglie, quel che conta è che il ministro Di Paola ha centrato il suo obiettivo: salvare gli investimenti in armamenti. L'elenco è ricco. Una rete di comunicazione satellitare futuristica che unirà i mezzi di terra, mare e cielo in un solo network. Si chiama Forza Nec e la sola progettazione costa 650 milioni, quanto alla spesa complessiva è stimata intorno ai 12 miliardi. E poi le fregate 'FREMM' e ovviamente i caccia F-35. L'Italia si può sentire più sicura: non rinuncerà ai 90 nuovi aerei da combattimento. Poco importa se tutti i paesi partner del progetto si stanno interrogando sull'opportunità della propria partecipazione, Stati Uniti compresi dove il presidente del Comitato sui Servizi Armati del Senato ha chiesto ufficialmente di mantenere «pressione continua» su Pentagono e Lochkeed Martin per ridurre costi e problemi. Di Paola è convinto e si va avanti. Anche se ci si potrebbe fermare. Non si può fare a meno del programma F-35. Nemmeno in tempi di crisi. Emblematiche in tal senso le considerazioni del coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo, Francesco Vignarca che giudica: «incredibile l'ostinazione con cui i funzionari del Ministero - anche in audizioni parlamentari - continuano a sostenere che ogni velivolo costerà meno di 80 milioni mentre i dati di base del Pentagono già oggi si attestano su oltre 130 milioni di euro».



Nonostante l'incremento dei costi di oltre il 40 per cento, il ritardo sulle previsioni di ben 6 anni, i problemi tecnici, i ritorni occupazionali messi in dubbio dalla stessa Finmeccanica in una comunicazione ufficiale al Parlamento, l'Italia acquisterà 90 velivoli, con una spesa per il solo acquisto di 12 miliardi di euro, a cui andranno aggiunti i costi di mantenimento ed esercizio. Solo per fare qualche paragone, rinunciando a 10 caccia bombardieri avremmo potuto salvare 18 mila posti letto e con un solo F-35 costruire 183 asili nido per settanta bimbi. Stipendi per insegnanti compresi. Di Paola però è uomo di parola e mantiene le promesse. E' stato infatti lui a sottoscrivere, nel giugno 2002, la partecipazione italiana alla fase di sviluppo del Joint Strike Fighter. E poi da 131 siamo passati a 90. «Il ministro ha già ridotto su F-35, sommergibili, equipaggiamenti. Il tutto in linea con la policy europea che prevede una riduzione del personale in esubero a favore della tecnica. I risparmi devono essere reinvestiti» spiega il generale Vincenzo Camporini, ex-capo di Stato maggiore della Difesa e vicepresidente dell'Istituto Affari Internazionali. 

Insomma in tempi di tagli e sacrifici, la spesa militare miracolosamente non cala, ma si rimodula. Ne è convinto persino il presidente e ad di Finmeccanica Giuseppe Orsi che ha rassicurato gli azionisti: «Il decreto sulla spending review appena varato dal Governo non impatta drammaticamente sulle nostre attività». A preoccuparsi sono invece le associazioni protagoniste della campagna 'Taglia le ali alle armi' che hanno già raccolto migliaia di firme di cittadini per chiedere al Parlamento di non approvare questa legge delega e di avviare una seria riforma delle Forze Armate. «230 miliardi di euro di denaro pubblico sottratti ad un Paese, il nostro, in grandissima difficoltà. Se il disegno di legge Di Paola venisse approvato così com'è entrato a Palazzo Madama ci ritroveremmo con un superministro della Difesa, dotato di poteri e autonomia senza pari, capace persino di vendere armi nel mondo. E con uno strumento militare ipertrofico, costosissimo, modellato sui livelli di ambizione di qualche generale e di un complesso industriale che sembra dettare le linee politiche ai politici. Uno strumento vicino più ai campi di battaglia che alla Costituzione" tuona Flavio Lotti coordinatore di Tavola della Pace. Un appello che Pd ed Idv hanno accolto e a cui giurano di opporsi. «Il provvedimento contiene investimenti superiori alle risorse disponibili, un po' come acquistare i mobili prima di aver comprato casa. Ma il punto più grave è il mancato rispetto dell'articolo 11 della Costituzione: un modello Difesa bellico e offensivo anziché improntato al peacekeeping, è assolutamente inaccettabile» nota il Capogruppo dell'Italia dei Valori in Commissione Difesa al Senato, Giuseppe Caforio. 

E così, mentre non è ben chiaro quale sia il nostro modello di difesa, meglio rinunciare alle garanzie sociali, piuttosto che a nuovi sistemi d'arma.



http://espresso.repubblica.it/dettaglio/sulle-armi-non-si-bada-a-spese/2187002//0

No alle trivelle nel canale di Sicilia, Greenpeace: “U mari nun si spirtusa”.


Questa mattina i bagnanti della spiaggia palermitana di Mondello si sono trovati ad assistere agli effetti disastrosi di uno sversamento petrolifero in mare. Ma era solo una simulazione degli attivisti di Greenpeace che, “sporchi di petrolio”, hanno aperto due grandi striscioni con le scritte “No trivelle nel Canale di Sicilia” e “Meglio l’oro blu dell’oro nero”. Sullo sfondo la barca a vela degli ambientalisti con il logo del tour dal nome tutto siciliano “U mari nun si spirtusa”, proprio contro la minaccia delle perforazioni in mare.
“Meglio l’oro blu dell’oro nero” e’ anche il titolo del rapporto che Greenpeace lancia oggi per denunciare “i rischi della folle corsa petrolifera gia’ partita nel Canale”.
Nelle prossime settimane due le attivita’ principali del tour: una spedizione scientifica che, tramite un veicolo filoguidato dotato di telecamera, documentera’ la biodiversita’ dei banchi d’alto mare del Canale; e iniziative di sensibilizzazione per chiedere a tutti i comuni della costa meridionale della Sicilia di firmare un appello al ministero dell’Ambiente per fermare le trivelle e tutelare il mare del Canale di Sicilia.
(ITALPRESS).
Della corsa all’oro nero nel Mediterraneo, in Sicilia in particolare, vi abbiamo raccontato in questo articolo. 

Torna Berlusconi, se ne va Stracquadanio: “E’ al tramonto, lascio il Pdl”.

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L'ex fedelissimo annuncia il passaggio al gruppo misto della Camera: "La sua ricandidatura è la conferma che il partito non esiste". Il Cavaliere al Qn: "Torno per non buttare 18 anni di lavoro". Galan: "Via Tremonti e La Russa".

Silvio Berlusconi torna in campo ma il Pdl perde uno dei suoi volti più noti: Giorgio Stracquadanio, per tanti anni fedele custode dell’ortodossia arcoriana, annuncia che passerà algruppo misto della Camera. “Ho perso la mia battaglia, non mi resta che trarne le conseguenze. Lascio il Pdl”, afferma Stacquadanio in un’intervista al Corriere della Sera. “Berlusconi è al tramonto e la sua ricandidatura è la conferma che il Pdl non esiste”, continua. Il deputato dà sfogo a un malcontento covato per diversi mesi: “Mi sarei aspettato che il Cavaliere usasse la sua forza per dar vita a un progetto liberale, invece tutto resta in continuità con gli errori del passato”. Per questo, spiega il parlamentare, “ho scritto a Berlusconi e al capogruppo Cicchitto e ho detto loro che me ne vado”.
Il passaggio al gruppo misto è fissato per lunedì: “Mi metto a disposizione di un progetto liberista e libertario, che difenda il blocco sociale rimasto deluso dal Pdl”. Berlusconi e Tremonti, aggiunge Stracquadanio, “sono entrambi corresponsabili della mancata rivoluzione liberale”, mentre il segretario Alfano “è un bravo ragazzo, ma come avrebbe detto il Berlusconi di un tempo è uno che vive di politica, non per la politica. La sua biografia era il prodromo della sconfitta”. 
Berlusconi era atteso ieri a un congresso dei Cristiano-riformisti a Roma, con tanto di gruppi di ignari anziani convogliati in sala, per la sua prima apparizione pubblica dopo l’annuncio del “ritorno in campo”. Un’intervista al Cavaliere compare però oggi sul Quotidiano nazionale: “Torno in pista per salvare il Pdl”, afferma. “Alle elezioni politiche del 2008 abbiamo preso il 38%. Se alle prossime dovessimo scendere per assurdo all’8%, che senso avrebbero avuto 18 anni di impegno politico?”.Un sondaggio Ipr marketing-Repubblica.it reso noto ieri, però, indicava che l’”effetto Berlusconi” sulle sorti elettorali di un’ipotetica coalizione di centrodestra sarebbe pari a zero
Berlusconi spiega che avrebbe voluto dare l’annuncio della propria candidatura “più in là, magari all’inizio dell’autunno. Ma qui non si riesce a tenere niente di riservato”. All’intervista, realizzata per il nuovo libro di Bruno Vespa, era presente anche Angelino Alfano, che in merito alla ridiscesa in campo del Cavaliere ha ribadito: “Il candidato è lui. Io resto solo il segretario del partito”.
Sul nuovo corso del Pdl il dibattito è aperto: “Berlusconi ha fatto bene a chiedere le dimissioni a Nicole Minetti, ma dovrebbe chiederle a molte più persone”, afferma su Libero l’ex ministro ed ex governatore del Veneto Giancarlo Galan. “Anzi, non dovrebbe chiederle, dovrebbe dimetterle direttamente”. L’allontanamento dovrebbe riguardare, specifica Galan, “quelli che in questi anni non hanno mai pronunciato la parola ‘liberale‘ e sono i colpevoli della non-attuazione di molti punti del nostro programma di governo”, come “Ignazio La Russa e Giulio Tremonti”.
Intanto, nel corso di un’assemblea del Pd a Roma, il segretario Pier Luigi Bersani ha definito “agghiacciante” la ricomparsa di Berlusconi come possibile candidato premier: “Quale risparmiatore dovrebbe aver fiducia nell’Italia”, si chiede Bersani, “davanti a liste di fantasia, partiti per procura, leadership invisibili e senza controllo o agghiaccianti ritorni?”. 

Incendio minaccia montagne in zona ovest di Palermo. Rischio per alcuni centri abitati.

Foto gds.it


A quasi 24 ore non è stato ancora domato l'incendio che sta assediando la periferia ovest di Palermo, dalla collina di Borgo Nuovo fino a San Martino delle Scale.
Emergono nel frattempo alcuni particolari: le fiamme sarebbero partite da via dei villini e appiccate da un piromane. Indagini sono in corso. In zona erano stati segnalati mucchi di immondizia non ritirata. Ed è probabile che proprio una di quelle piccole discariche a cielo aperto sia stata incendiata. Il vento che soffiava ieri ha fatto il resto, propagando il fuoco nelle vicine campagne. Via Bronte, passata agli onori della cronaca qualche mese fa per una pantera in libertà mai trovata, ha subito ieri pomeriggio altri attimi di terrore, quando i vigili del fuoco hanno dovuto far evacuare diversi appartamenti e alcune ville. L'allarme si è poi trasferito in via Falconara. Corpo forestale e pompieri hanno dovuto faticare per evitare che il rogo colpisse le auto in sosta in un residence in zona e nelle case che erano però già state fatte sgomberare per sicurezza.
Alle 14 di ieri il corpo forestale, mentre i vigili del fuoco avevano difficoltà a spegnere le fiamme che minacciavano i ripetitori di Pizzo Eremita, ha chiesto l'intervento dei canadair della Protezione civile. Ma soltanto alle 18 ne è arrivato solo uno che ha garantito una portata di acqua prelevata dal mare di 6000 litri, insieme a due elicotteri della Regione Siciliana, dotati di recipienti da 400 litri. I pochi mezzi hanno però lavorato fino a quando la luce era sufficiente per farlo. Col buio l'incendio ha mostrato ai palermitani il suo vasto pericolo. Una serpentina lunga diversi chilometri, non distante da strade e palazzi. Tutta la notte i vigili del fuoco hanno lavorato a circoscrivere le fiamme. La cava Serafinello a Boccadifalco è rimasta aperta tutta la notte. Da lì agenti del corpo forestale hanno vegliato sul fuoco per controllare che non deviasse verso i centri abitati. Lo stesso è stato fatto nelle strade vicine ai focolai.
Stamani alle 7 sono tornati i mezzi aerei. L'allarme è ancora alto. La speranza è che non si alzi il vento. Intanto migliaia di ettari di vegetazione stanno inesorabilmente andando in fumo.



http://www.palermoreport.it/notizie/incendio