giovedì 2 agosto 2012

Bavaglio ‘per conto terzi’: ecco tutto quello che non avremmo saputo. - Marco Travaglio



Il vicepresidente del Csm Michele Vietti ha proposto di tutelare per legge chi è intercettato nell'ambito dell'indagine pur non essendo indagato. La norma però nasconde un trucco, perché chi 'non è indagato' non è detto che non lo sarà. E' il caso degli amici dei furbetti del quartierino, della cupola vicina a Moggi e di tanti altri 'terzi'.
Messa come la dice il vicepresidente del Csm Michele Vietti al Fatto, pare una norma ragionevole: “La priorità è tutelare i soggetti terzi che vengono intercettati, ma si trovano fuori dal processo… Trovare una misura che, a un certo punto dell’iter d’indagine, obblighi a tutelare i soggetti terzi, senza intaccare né le indagini né la possibilità di pubblicare gli atti riguardanti un procedimento (la famosa “udienza filtro” davanti al gip, in cui pm e avvocati difensori si accordano per la distruzione di tutto il materiale che coinvolge persone non indagate, ndr)… Almeno si trovi il modo di far uscire di scena subito chi non c’entra”.
Si dirà: se uno non c’entra, perché dovrebbe finire sui giornali accanto a chi c’entra? Insomma, pare che lorsignori abbiano trovato un ottimo argomento per far digerire il nuovo bavaglio all’opinione pubblica (i partiti non c’è bisogno di convincerli, specie ora che li spalleggia pure Napolitano). Peccato che quell’argomento nasconda il trucco, come dicevano fino a pochi mesi fa AnmCsm, giornali e partiti di centro e di centrosinistra contro il bavaglio Alfano, che già prevedeva il “lodo Vietti” (“E’ sempre vietata la trascrizione delle parti di conversazioni riguardanti fatti, circostanze e persone estranee alle indagini. Il tribunale dispone che i nomi o i riferimenti identificativi di soggetti estranei alle indagini siano espunti dalle trascrizioni delle conversazioni”).
Oggi si sono scordati tutto. Vediamo cosa accadrebbe se il bavaglio bipartisan “ad Quirinalem” diventasse legge. Si fa presto a dire “terzi”. Chi sarebbero i soggetti “terzi” da tutelare? Tutti i non indagati o solo le persone che non c’entrano nulla con vicende di cui si indaga, ma si ritrovano intercettate casualmente sul telefono della persona coinvolta e intercettata? La categoria dei “non indagati” è troppo vasta: comprende anche i “non ancora indagati”, cioè le persone coinvolte in una vicenda su cui si indaga, e magari intercettate (si possono intercettare anche i non indagati), sulle quali non gravano ancora sufficienti indizi per poterle indagare, ma magari alla fine delle intercettazioni si deciderà di indagarle proprio grazie alle prove raccolte dalle intercettazioni o da altre attività investigative in corso.
Tipo Mancino: non era indagato quando i magistrati di Palermo iniziarono a intercettarlo, poi dichiarò sotto giuramento in tribunale di non aver saputo nulla dei colloqui fra il Ros e Ciancimino, ma fu smentito da Martelli e alla fine fu inquisito per falsa testimonianza. Intanto aveva parlato otto volte con D’Ambrosio e due volte con Napolitano per chiedere aiuto al Quirinale contro i pm di Palermo. Leviamo di mezzo quelle con Napolitano che i pm hanno già ritenuto irrilevanti e, se la difesa di Mancino non ha nulla in contrario, il gip distruggerà al termine dell’apposita udienza (salvo che la Consulta non dia ragione al conflitto del Quirinale, nel qual caso i difensori non avranno più alcuna voce in capitolo, con tanti saluti al contraddittorio). Se fosse già in vigore il nuovo bavaglio, che dovrebbero fare i giudici? Distruggere o segretare tutte le telefonate di Mancino, anche quelle con D’Ambrosio che i pm ritengono rilevanti per le parole di Mancino, in quanto Mancino fu intercettato quando non era ancora indagato, ma mentre parlava con D’Ambrosio di come inquinare le prove e ostacolare il processo? Oppure solo quelle con Napolitano?
Nel primo caso, una legge che lo prevedesse sarebbe assurda, visto che il Codice di procedura penale consente di intercettare anche i non indagati. Nel secondo caso, invece, non ci sarebbe bisogno di una nuova legge, visto che già oggi l’articolo 269 Cpp prevede la distruzione dei nastri giudicati irrilevanti da tutte le parti. Omissis intermittenti. Seconda questione: i pm ritengono rilevanti le telefonate Mancino-D’Ambrosio per quel che dice Mancino, non per quel che dice D’Ambrosio (interrogato e non indagato).
E che si fa per tutelare il “terzo” D’Ambrosio salvando le parole di Mancino? Si distruggono solo quelle di D’Ambrosio? E come? Si fa il taglia e cuci delle bobine montando solo la voce di Mancino, trasformando il dialogo in monologo, così non si capisce più nulla? Abbiamo provato a salvaguardare il “terzo” D’Ambrosio coprendo di omissis le sue parole con Mancino: l’informazione diventa enigma, sciarada, rebus. Comicità pura.
Il penale e il politico - In realtà, per tutelare i soggetti terzi, già bastano e avanzano le leggi esistenti. Se un’intercettazione è totalmente irrilevante, il giudice, sentite le parti, la distrugge ed è morta lì. Se invece è rilevante, è inevitabile che uno dei due interlocutori sia un “terzo”. Ma, se il terzo è un quivis de populo, la conversazione non interessa a nessuno e nessun giornale la pubblica. Se Mancino chiama il macellaio per ordinare un chilo di bistecche, i giornali se ne infischiano. Ma, se per sbaglio o stupidità citano anche le bistecche, il macellaio non subisce alcun danno. Se poi si sente leso nella privacy o nella reputazione perché parlava anche di malattie o della sua amante, ha già tutti gli strumenti (il Codice della privacy e le norme sulla diffamazione) per avere giustizia. Ma non è certo per tutelare i macellai che i politici vogliono il bavaglio: è per tutelare se stessi e gli altri personaggi pubblici beccati al telefono con fior di farabutti. In questi casi, anche se le loro parole sono penalmente irrilevanti, posson essere rilevantissime dal punto di vista politico, etico, deontologico, disciplinare. E il cittadino ha il sacrosanto diritto di conoscerle.
All’insaputa del popolo italiano - La Giustizia è amministrata “in nome del popolo italiano”, che deve poterne controllare il corretto funzionamento nella massima trasparenza. Così i magistrati pavidi o pigri o collusi o corrotti, che invece di indagare un potente lo considerano “soggetto terzo” per non disturbare il manovratore, finiscono sputtanati sulla stampa, che dimostra, intercettazioni alla mano, come quel “terzo” dovrebbe essere indagato. Invece la distruzione delle intercettazioni dei “terzi” consentirà ai magistrati insabbiatori eterna licenza di insabbiamento. “All’insaputa del popolo italiano”. Non solo: all’udienza filtro sono presenti il gip, i pm, gli avvocati, i cancellieri: i quali sanno dell’esistenza di una telefonata fra Tizio e Caio e l’ascoltano prima che venga distrutta. Dunque, soprattutto gli avvocati che non sono tenuti al segreto d’ufficio, potrebbero raccontare in giro che quella telefonata c’era. E magari ricattare gli interessati per non divulgarla. O minacciare rivelazioni false o lanciare allusioni infamanti su Caio intercettato indirettamente, che davvero non ha detto nulla di male, ma non può più dimostrare la propria correttezza perché i nastri sono scomparsi, e dunque finisce in quel “tritacarne mediatico” che gli autori del bavaglio dicono di volergli risparmiare.
Benedette intercettazioni - Se un “terzo” estraneo alle indagini non dice e non fa nulla di male, la pubblicazione delle sue parole dimostra che s’è comportato bene. Nell’inchiesta Abu Omar, lo 007 del Sismi Marco Mancini tentò di salvarsi dai magistrati raccomandandosi a Cossiga e Scalfaro. Cossiga si mobilitò subito attaccando e denunciando a Brescia i pm Pomarici e Spataro che indagavano sul sequestro. Scalfaro invece non mosse un dito (diversamente dal suo successore Napolitano con Mancino): anzi, suggerì a Mancini di rivolgersi ai pm. Infatti non si lamentò dell’uscita delle telefonate: si era comportato da uomo di Stato. Altro caso: nell’inchiesta campana sui coniugi Mastella, emergeva un concorso truccato per l’assunzione di geologi in un consorzio, vinto da somari raccomandati, grazie all’esclusione truffaldina del candidato che era risultato il migliore all’esame: Vittorio Emanuele Iervolino. Il quale non solo non era indagato, ma addirittura vittima. La sua vicenda finì nelle intercettazioni e sui giornali. Lui ne fu felice: tutti seppero che era il più bravo. E subito ricevette offerte di lavoro da aziende private.
Prova su strada - A fine luglio 2005 il gip Forleo sequestra le plusvalenze dei furbetti del quartierino impegnati nella scalata illegale della Popolare di Lodi all’Antonveneta, intrecciata con quella dell’Unipol alla Bnl e di Ricucci alla Rcs sotto l’alta protezione del governatore di Bankitalia Antonio Fazio. Che però, diversamente da Fiorani e dagli altri furbetti, non è ancora indagato (lo sarà ufficialmente solo a fine settembre e poco dopo si dimetterà). Ma la figura centrale è proprio Fazio, che rivela a Fiorani in anteprima di aver firmato il via libera alla scalata e gli dice di andarlo a trovare in Bankitalia “passando dal retro”. Lo scandalo principale sono proprio i rapporti intimi fra controllore e controllato. Se il bavaglio fosse stato già in vigore, non avremmo saputo nulla per mesi del ruolo di Fazio, che invece dovette dimettersi proprio perché da fine luglio autorità politiche nazionali e finanziarie internazionali lo giudicarono incompatibile col suo ruolo di sorveglianza. Idem per Calciopoli: le intercettazioni di Moggi & C. coinvolsero un nugolo di giornalisti asserviti alla cupoletta: da Biscardi a Damascelli, da Melli a Sposini, a vari uomini Rai, poi sanzionati dall’Ordine. Col bavaglio in vigore, nessuna sanzione disciplinare sarebbe stata possibile: le telefonate dei giornalisti, penalmente irrilevanti , sarebbero andate distrutte. Poi ci sono gli infiniti casi di intercettazioni indirette che hanno coinvolto B. sui telefoni di SaccàCuffaroInnocenzi, e Olgettine varie. Pagare ragazze maggiorenni in cambio di sesso non è reato: ma, per un premier che per giunta sfila al Family Day, è un’indecenza: tutto distrutto. Idem per le manovre per piazzare le sue favorite alla Rai tramite produttori compiacenti: come se gli abbonati Rai non avessero diritto di sapere come vengono spesi i soldi del canone.
Caso P3: emerge che almeno cinque giudici della Corte costituzionale anticiparono il loro verdetto favorevole al lodo Alfano al faccendiere Pasqualino Lombardi, legatissimo a vari alti magistrati: siccome questi non sono reati, il bavaglio avrebbe imposto di bruciare tutto. Come se i cittadini non dovessero conoscere le deviazioni dei massimi presìdi di legalità. Scandalo Bisignani: a parte i reati contestati al faccendiere della P2 e della P4, emerge una fittissima rete di rapporti ambigui e scambi di favori con politici, affaristi, imprenditori, giornalisti, manager pubblici e privati, che sono illeciti in tutti i paesi d’Europa fuorché in Italia, dove ancora non è reato il traffico d’influenze e chi lo commette rientra nella platea dei “terzi” di cui parla Vietti: il bavaglio avrebbe cancellato tutto. Infine, l’inchiesta sulla cricca della Protezione civile: Pierfrancesco Gagliardi, l’imprenditore che sghignazzava al telefono con Francesco De Vito Piscicelli la notte del terremoto de L’Aquila, pronto a tuffarsi nel business della ricostruzione (“qui bisogna partire in quarta subito, non è che c’è un terremoto al giorno”), all’inizio non era indagato: col bavaglio già in vigore, nessuno avrebbe potuto pubblicare le sue parole. Più che a favore dei terzi, è un bavaglio per conto terzi.
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Chi è Stato. - Nicola Ambrosino





Se un colpevole...non fu mai trovato...

mi pongo una domanda:...chi è Stato.


Se un complotto...non fu mai scovato...

chiedo a lor Signori:...chi è Stato.

Se un truffato...non fu mai rimborsato...

mi sorge una domanda:...chi è Stato.

Se un giudice...un giorno fu ammazzato...

ho diritto di sapere:...chi è Stato.

Se un dì...attendevo Giustizia...

e quel dì...non è MAI arrivato...

la colpa è solo tua:...sei TU...STATO! 





(Nicola Ambrosino)

Pippo Pollina. Signore da qui si domina la valle.



2 AGOSTO
nel 32° anniversario della strage fascista e di Stato di Bologna,
un piccolo omaggio alle vittime della bomba e ai loro cari con la canzone di un grande cantautore italiano noto all'estero e sconosciuto in Italia... Il che non dovrebbe meravigliare... visto come siamo messi.
Un'ultima nota: Franco Battiato e Nada hanno cantato per lui in diverse occasioni. Non lui per loro... loro per lui.
Amici: Pippo Pollina (si pronuncia Pòllina, con l'accento sulla o) in "Signore da qui si domina la valle. Dire che questa canzone è un capolavoro è già per me ancora poco.



Immagine del profilo
By Ermanno Bartoli

Lo strano caso del giudice Barillaro.

Michele_Barillaro.jpg


Il 25 luglio 2012 un camion si scontra frontalmente con una Land Cruiser che si dirige verso Otijwarongo in Namibia. I tre occupanti dell'auto muoiono sul colpo, tra loro c'è il giudice Michele Barillaro. Il conducente del camion si salva. Qualche settimana prima, il 9 luglio, il ministero dell'Interno aveva tolto la scorta a Barillaro, gip presso il tribunale di Firenze. In seguito, il 16 luglio, Barillaro aveva ricevuto delle minacce contenute in una lettera recapitata all'Adnkronos. Una lettera non firmata e non rivendicata, scritta in rosso: "Compagni!!!! BARILLARO senza SCORTA Senza PIU' celerini che lo guardano come un bambino idiota: CHE REGALO!! Grazie ai neri burocrati suoi degni compari che l'hanno giustiziato con le loro mani!! Ladro di stato era ora! Fascista e impunito!! Gli scrivani del popolo diventano giustizieri della storia I Compagni lo manderanno a far compagnia a un altro fascista vent'anni dopo via d'amelio BARILLARO è il nostro regalo di compleanno". A chi gli chiese se aveva paura delle minacce, Barillaro rispose con un sorriso.
Chi era Barillaro? E' stato consigliere applicato alla Corte d'Assise d'Appello di Caltanisetta dove ha redatto la sentenza nel processo Borsellino ter sulla strage di via D'Amelio e la sentenza nel processo a Totò Riina e altri per l'attentato all'Addaura contro Giovanni Falcone. Per la sua attività gli fu assegnato il premio internazionale "Rosario Livatino". Su Borsellino disse "Ora tutti lo osannano, ma a quei tempi era stato lasciato solo". A Firenze, Barillaro si era occupato del pericolo degli anarco insurrezionalisti, ma soprattutto delle infiltrazioni mafiose e delle loro relazioni con l'enorme riciclaggio verso la Cina, che denunciò pubblicamente. L'11 luglio la Guardia di Finanza eseguì 111 perquisizioni sequestrando 47 milioni di euro in un'operazione sul trasferimento di soldi dall'Italia alla Cina.L'operazione, firmata da Barillaro, era la terza del genere. Per il flusso di denaro illegale, in totale, sono stati scoperti 4,5 miliardi di euro, 24 persone arrestate e 581 denunciate. Numeri pazzeschi per un giudice a cui era stata tolta la scorta. Il 25 luglio, lo stesso giorno della morte di Barillaro, Ingroia veniva ufficialmente trasferito in Guatemala, il giorno successivo moriva Loris D'Ambrosio di infarto fulminante senza che ne fosse disposta l'autopsia. Spariva così il custode delle suppliche di Mancino, imputato al processo di Palermo per i collegamenti mafia - Stato. Ingroia si guardi dai camion. Ci vediamo in Parlamento. Sarà un piacere.



http://www.beppegrillo.it/2012/08/lo_strano_caso_2.html

Il rispetto, anche per le notizie. - Bruno Tinti




Un giorno, spero lontano, io morirò. Le persone che mi hanno amato ricorderanno quasi solo le cose buone e giuste che ho fatto nella mia vita e piangeranno per me. Altri, a cui stavo proprio antipatico, parleranno solo di quanto sbagliato e ingiusto mi è capitato di fare e probabilmente si rallegreranno della mia morte. Altri ancora, amici e colleghi, parleranno di me in maniera più equilibrata, menzionando le azioni giuste e quelle sbagliate, quelle buone e quelle cattive. Ovviamente gli unici a comportarsi in maniera sensata saranno questi ultimi. Perché la morte è neutra e non modifica ciò che un uomo è stato né il giudizio su come ha interpretato la sua vita; salvo naturalmente in cui la morte stessa sia, di per sé, un’ultima azione che si aggiunge a tutte le altre e ne modifica l’equilibrio complessivo: l’eroe che si sacrifica per una giusta causa o il bandito ucciso mentre sta commettendo l’ultimo odioso delitto.
Queste banalità vanno ricordate alla quasi totalità degli organi di informazione e di coloro che, legati a vario titolo a Loris D’Ambrosio, il consigliere di Napolitano morto per infarto, ne hanno ricordato con commozione le doti di eccezionale giurista, di abile collaboratore di istituzioni politiche di vertice e, naturalmente, di uomo buono e probo. Senza quantomeno interrogarsi sui suoi recenti comportamenti nella vicenda Mancino, l’ex ministro degli Interni incriminato per falsa testimonianza nel processo per la trattativa Stato-mafia, che si è rivolto a lui, a Napolitano e al Procuratore generale presso la Corte di cassazione invocandone l’intervento. Non che questi accertati avvenimenti dovessero necessariamente essere giudicati in senso negativo. Ognuno è libero nei suoi giudizi (almeno dovrebbe esserlo); e i coalizzati estimatori di D’Ambrosio ben avrebbero potuto ricordare questi avvenimenti attribuendovi valenze non negative, sminuendone la portata e così pervenire a un motivato (perché completo) giudizio positivo su di lui. Ma non è successo nulla di tutto questo: gli eventi che hanno caratterizzato l’ultima parte della sua vita sono stati citati solo come elemento di accusa nei confronti dei magistrati della Procura di Palermo e dei giornali (soprattutto Il Fatto) che li hanno narrati, così cagionandone la morte. In questo modo si sono commessi tre errori (le persone in buona fede) ovvero tre vergognose strumentalizzazioni (le persone in malafede).
1) D’Ambrosio era malato di cuore da molti anni; dunque è molto probabile che lo stress dovuto all’emergere del suo ruolo nella vicenda Mancino ne abbia cagionato la morte. E allora? Un’ingiusta o cattiva azione cessa di essere tale se compiuta da un cardiopatico? E, se ingiusta o cattiva non è, ma comunque rilevante politicamente, socialmente, eticamente, non se ne deve parlare perché il suo autore è cardiopatico? E poi: chi sapeva che D’Ambrosio era malato? Prima di dibattere o di scrivere su vicende di così eccezionale rilevanza bisogna assumere informazioni sullo stato di salute dei protagonisti? E come si potrebbe fare, si chiede in ospedale (quale?) o agli amici? Ovviamente no. Dunque una cosa è la sussistenza di un probabilissimo rapporto di causalità tra la cardiopatia, lo stress indotto dall’emergere dei comportamenti di D’Ambrosio e la sua morte; e altra cosa è una responsabilità etica (qualcuno ha parlato perfino di responsabilità penale) in capo a chi li ha portati alla luce.
2) Ma poi, responsabilità di chi? Che c’entrano i magistrati della Procura di Palermo? Dovevano omettere di intercettare Mancino prevedendo che costui avrebbe parlato con D’Ambrosio che era cardiopatico e che, quando le intercettazioni fossero state conosciute…?
Però, si dice, sono stati loro a renderle pubbliche. E chi l’ha detto? Il fatto costituisce reato. Se si hanno prove in tal senso, denunciateli; dovreste godere come ricci. Perché non lo fate? Questa è la strumentalizzazione più evidente e odiosa. La Procura di Palermo è stata custode attentissima delle registrazioni; tanto che quelle tra Mancino e Napolitano non sono mai venute alla luce. Solo i magistrati possono averle consegnate? Anzi, solo Ingroia (se la prendono tutti con lui, guarda caso)? Davvero questa commossa indignazione non è inquinata dal fatto che si tratta del pool che ha indagato sulla trattativa Stato-mafia che tanto fastidio sta dando a illustri noti e ancora più illustri tuttora ignoti?
3) Se c’è una responsabilità oggettiva, questa è del mio giornale, de Il Fatto. Abbiamo pubblicato queste notizie. Abbiamo esposto la nostra valutazione politica ed etica di questi comportamenti. Abbiamo spiegato perché giuridicamente il comportamento della Procura di Palermo era ineccepibile. Abbiamo contestato le versioni faziose e servili (si capisce, dal nostro punto di vista) della quasi totalità di commentatori e politici. Insomma, abbiamo fornito informazioni (tutte rigorosamente vere) e denunciato azioni ingiuste e immorali (sempre dal nostro punto di vista). Un giornale non dovrebbe fare proprio questo? Contestino, querelino, usino la loro immensa potenza mediatica per smentirci. Ma non vengano a dirci che non avremmo dovuto. E perché poi? “Per rispetto verso le massime istituzioni della Repubblica, il cui prestigio non deve venire intaccato in momenti così gravi…”. E, oggi, anche perché D’Ambrosio era cardiopatico.
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Altro che taglio alla spesa pubblica.

 
La casta approva solo uno sconto del 50 % di finanziamenti ai partiti. Nonostante la crisi e i tagli riceveranno i rimborsi elettorali per le elezioni Europee e Regionali. Avranno 22 milioni di euro alla faccia della volontà del popolo sovrano che nel 1993 voto per abolire tutte le forme di finanziamento ai partiti. Il re
ferendum abrogativo promosso dai Radicali Italiani dell'aprile 1993 vede il 90,3% dei voti espressi a favore dell'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, nel clima di sfiducia che succede allo scandalo di Tangentopoli. La casta fa finta di non ricordare e si è concesso uno sconto del 50% dei rimborsi elettorali. La casta nonostante la crisi economica per le Politiche 2008, incasserà 22.867.926,40 euro a fronte dei circa 45.735.000 euro previsti. Soldi che vengono corrisposti dalla Camera non solo per le proprie elezioni ma anche per il rinnovo del Parlamento europeo (per questa consultazione ai partiti andranno 22.656.968,85 euro), dell'Assemblea regionale siciliana (2.057.810,40) e dei Consigli regionali del Friuli-Venezia Giulia (491.805,45), della Valle D'Aosta (46.155,15), dell'Abruzzo (455.085,55) e della Sardegna (662.931), oltre che delle Province autonome di Trento e Bolzano (357.862,95). Il Pdl e il Pd in primo luogo solo per la Camera e l'Europarlamento percepiscono nel 2012 rispettivamente poco più di 18 milioni e 14,6 milioni di euro. Quando si approvava lo sconto del 50 % vi erano solo 20 deputati su oltre seicento. SE IL POPOLO E’ SOVRANO I PARTITI DEVONO RESTITUIRE TUTTI I FINANZIAMENTI PERCEPITI DAL 1993. NIENTE SOLDI AI PARTITI ! SE LA CASTA PENSA DI DOVER REINTRODURRE IL FINANZIAMENTO DEVE PROPORRE UN NUOVO REFERENDUM E LASCIARE DECIDERE AL POPOLO. Ecco il piano di ripartizione, partito per partito, della rata del 2012 dei rimborsi per le spese elettorali: 


PDL 8.810.162,36 


PD 7.833.300,03 


LEGA 1.928.733,78 


UDC 1.335.071,63 


IDV 1.032.801,23 


SINISTRA ARCOBALENO 725.004,24 


LA DESTRA 563.901.65 


MPA 261.572,05 


PSI 226.523,22 SVP 73.268,22 


ALD 36.634,11 


MAIE 23.196,91 


ASS. IT SUDAMERICA 17.156,97  


TOTALE 22.867.926,40 

Gli unici a pagare questo sperpero sono i dipendenti con un prelievo forzato sulla busta paga e le famiglie che hanno un piccolo risparmio sui libretti postali soggetto a tassazione. Mentre i grossi capitali vanno verso i paradisi fiscali.
Ora per far tornare i conti chiudono gli ospedali e licenziano i medici e gli infermieri, per poi riassumerli come precari. Viva l'Italia.

Brucia ancora la discarica di Palermo Rogo in corso da 5 giorni a Bellolampo






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La gestione dell’emergenza incendi in Sicilia è ulteriormente aggravata dal rogo in corso da domenica nella discarica comunale di Bellolampo a Palermo. I rifiuti all’interno della quinta vasca sono in fiamme da  cinque giorni consecutivi.
I Canadair dopo avere operato tutto la giornata di ieri hanno ripreso stamattina a scaricare acqua senza sosta su Bellolampo.
L’Arpa nei giorni scorsi ha accertato che l’origine dell’incendio è dolosa e la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta a carico di ignoti.

L' errore di umanizzare gli animali. - Danilo Mainardi




Millenni di convivenza inquinati dal continuo desiderio di trasformarli in quello che non sono e farli simili a noi. L' errore di umanizzare gli animali. A proposito del rapido evolversi e modificarsi del rapporto tra l' uomo e i suoi animali l' ultima notizia riguarda la proposta di legge (del verde Alfonso Pecoraro Scanio) di istituire una mutua, ovviamente veterinaria, per cani, gatti e altri "animali d' affezione", analoga alla nostra mutua medica. Questa proposta segue quella, di cui gia' s' e' recentemente parlato, di inserire i cani nello stato anagrafico delle famiglie in cui vivono. Sembra, pertanto, chiara l' intenzione di codificare, anche con delle leggi, l' idea che questi animali, che spendono con noi la loro vita, che partecipano della nostra ricchezza o poverta' , della nostra affettivita' , dei nostri sbalzi d' umore, che recitano insomma un ruolo molto attivo nella dinamica del gruppo famigliare, vengano considerati parte della famiglia umana. Il riconoscimento, avevo scritto, di un dato di fatto. E avevo citato a sostegno di cio' , l' importanza dell' imprinting, che effettivamente crea una sorta di parentela tra l' uomo e l' animale. Ma resta una domanda: saremo capaci, noi uomini moderni sempre piu' distaccati dalla natura vera, di comprendere che questi esseri cui vogliamo riconoscere la dignita' della parentela e il beneficio della mutua, sono diversi da noi? E' un esercizio, mi pare, non solo eticamente positivo, ma anche praticamente utile per il loro benessere e il sapere rispettarne e apprezzarne la diversita' . Ebbene, penso che l' esercizio sia difficile ed e' la lunga storia del rapporto tra l' uomo e gli altri animali che ci testimonia questa difficolta' . Se ripercorro il tragitto attraverso cui s' e' sviluppata questa interazione di azioni e di conoscenza tra diversi, ho l' impressione che solo in certi momenti, e comunque parzialmente, si sia realizzata la comprensione auspicata. Per quasi tutta la sua storia (centinaia di migliaia di anni contro una decina di migliaia) l' uomo ha vissuto immerso nella natura come cacciatore - raccoglitore. La sua sopravvivenza s' e' per tutto quel tempo basata sulla conoscenza degli animali, perche' questi erano le sue prede, i suoi predatori, i suoi competitori per ogni tipo di risorsa. Doveva saperli riconoscere, sapere dove cercarli per catturarli o evitarli, come combatterli o attrarli. Nella sua mente nozioni di sistematica, comportamento, ecologia, seppure in modo primitivo, dovevano essere presenti. E questo, oltre che essere ovvio, e' anche noto agli antropologi che studiano la cultura delle popolazioni rimaste a questo stile di vita. Mi viene da pensare a quegli africani che si procurano il miele seguendo le tracce di un uccellino (l' indicatore del miele) che fa la guida a un tasso (il ratele) che, con le sue unghie robuste, fa poi a pezzi gli alveari. Quegli africani (se ancora ne esistono) sono dei veri etologi applicati. Cosi' , seppure in modo un po' peculiare e certamente per noi imperfetto, i cacciatori - raccoglitori una conoscenza della diversita' delle forme di vita, e del comportamento animale, l' hanno posseduta. E' durante questo lunghissimo periodo che s' e' scritta nei nostri geni quella curiosita' e attrazione per gli animali che si rinviene nei bambini piccoli, e che poi, purtroppo, una cultura distratta o, peggio ancora, zoofobica, devia o distrugge. Ma, al di la' della spinta conoscitiva innata, un altro meccanismo entra in gioco nella nostra mente: il tentativo di interpretare l' "altro" proiettandovi il "se". E' da qui che nasce quel fenomeno imponente che ha inquinato, e ancora inquina, ogni comprensione del comportamento degli animali: la tendenza a umanizzarli. Da questo "vizio" anche i primitivi cacciatori non erano immuni ma loro, almeno, avevano la possibilita' di verificare e correggere "sul campo" gli errori piu' grossolani. Loro in definitiva sapevano "cosa fanno gli animali". Un fatto e' certo, comunque, ed e' che una qualche tendenza antropomorfizzante e' sempre stata presente. Basti pensare agli animali totem, considerati antenati e parenti. Poi venne la rivoluzione determinata dall' addomesticamento. S' e' trattato davvero di una svolta di grande rilievo sia dal punto di vista della nostra socialita' , che s' e' estesa (specie con gli animali d' affezione) al di fuori della nostra specie, che da quello dell' ecologia, per l' enorme incremento delle risorse dovuto allo sviluppo della pastorizia e dell' agricoltura. Tutti e due questi aspetti interessano il rapporto dell' uomo con gli animali. Del primo, il socio - affettivo, ho gia' detto: con l' imprinting si rafforza l' idea dell' animale parente. Mi preme ancora di piu' , ora, parlare dell' aspetto ecologico. Con l' aumento delle risorse comincia la crescita demografica, nascono i primi villaggi e le prime citta' . Non e' piu' necessario che tutti gli individui si impegnino in ugual modo per procurarsi il cibo. Compaiono di conseguenza le specializzazioni, cioe' i guerrieri, gli scrivani, i pedagoghi, i contabili, i sacerdoti, i muratori, i costruttori di strade e altri ancora. Tutta gente che non aveva piu' la necessita' di un rapporto continuativo e approfondito con la natura, che la natura ha incominciato a ignorarla e di conseguenza a immaginarla, a vederla poi come "foresta", cioe' forestiera, estranea, ostile. E' allora che comincia a prendere forma l' idea dell' uomo al di fuori, o al di sopra, della natura. Che nacquero costruzioni filosofiche, religiose, perfino economiche utili a soffiare sotto il fuoco dell' antropocentrismo. L' animale s' allontana dal quotidiano, diventa alieno, oggetto di meraviglia, di terrore da esorcizzare: non a caso nelle antiche metropoli degli assiri, dei babilonesi, dei persiani, degli aztechi, puntualmente compaiono i primi giardini zoologici con animali in vincoli, sottomessi. E' un dato di fatto: l' animale immaginato piu' che conosciuto, solitamente umanizzato, ha dominato la nostra storia di uomini moderni. Dai bestiari medievali in cui agli animali vengono attribuiti vizi e virtu' umane (con la terribile conseguenza dei processi agli animali) fino, all' estremo opposto, alla costruzione razional - filosofica cartesiana dell' animale - macchina incapace di sentire e di soffrire. Perfino la scienza psicologica, che pure ha molto usato il modello animale, poco ha contribuito alla reale conoscenza della diversita' degli animali. Insomma, io la vedo cosi' : a modo loro, ma almeno i cacciatori - raccoglitori una sapienza pragmatica del comportamento degli animali l' avevano. Dovevano averla per forza. Poi, con rare eccezioni (mi piace ricordare, per certi aspetti di anticipatoria scientificita' , l' ornitologia di Federico II), l' animalita' e' stata piu' immaginata che compresa. Per cominciare a capire qualcosa dei significati del comportamento degli animali, in particolare delle loro capacita' comunicatorie e cognitive, c' e' voluto prima Darwin, poi soprattutto Lorenz, geniale e rivoluzionario fondatore dell' etologia. Ma quanto e' penetrata, nella nostra cultura, questa scienza naturale? Quanto ancora e' forte, invece, la tendenza a umanizzarli, inventandoceli a nostro uso e consumo, invece di imparare a conoscere gli animali per quello che sono? Osservare, rispettare e apprezzare la diversita' dei comportamenti, degli istinti, delle intelligenze: e' questa l' unica strada per conoscere gli animali. 


http://archiviostorico.corriere.it/1998/dicembre/27/errore_umanizzare_gli_animali_co_0_98122711408.shtml