Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 21 luglio 2013
Alessandro Di Battista.
Stamattina mi sono alzato presto e sono andato a correre. Sono arrivato alla Sagrada Familia e poi fino alla spiaggia della Barceloneta. Era tempo che non passavo qualche ora da solo. Ho pensato un po' a come sta il nostro Paese. Ero e sono molto ottimista, nonostante la merda che ingoiamo quotidianamente come cittadini e nonostante i drammi che vivono le persone e che non mi fanno dormire la notte. Ho pensato alle frasi che mi e ci scrivete (a noi, vostri dipendenti in Parlamento). “Non puoi tornartene in Latino America, devi fare assolutamente una seconda legislatura, tu ci servi qui'”; “guadagnate troppo poco per il lavoro che fate”; “finalmente mi sento rappresentato”; “mamma mia, come fate a lavorare li' dentro? Io non ce la farei mai. Grazie per quello che fate”. Ora paragonate queste frasi a quelle che diremmo, o abbiamo detto, ai politicanti di professione negli ultimi 20 anni. Incredibile. Il cambiamento e' già in atto. Certo non abbiamo ancora cambiato l'Italia e il motivo e' uno soltanto. C'e' chi, anche tra gli elettori M5S, sostiene che forse abbiamo preso troppi voti. Che sarebbe stato meglio un 15% per iniziare e farci le ossa senza dover giustificare in continuazione il NO all'alleanza con il Partito Derogatico. Io non la penso cosi'. Ne abbiamo presi troppo pochi. Con un milione di voti in più avremmo già cambiato l'Italia. Con un mese in più di campagna elettorale avremmo convinto tanta più gente e non e' un caso che ci abbiano fatto votare sotto la neve a febbraio. Sapevano che se si fosse votato a maggio avremmo vinto noi, noi da soli. La casta ha prolungato la propria agonia a scapito dei cittadini. Immaginate l'Italia se avessimo preso più voti (senza il 3% di SEL il PD non avrebbe avuto il premio di maggioranza). A quest'ora avremmo Rodota', un grande costituzionalista, Presidente della Repubblica al posto del Sovrano assoluto (a quanto pare innominabile) che guardava di buon occhio i carri armati sovietici che marciavano sugli studenti di Budapest. A quest'ora B. sarebbe ineleggibile, a quest'ora avremmo bloccato il TAV e dato voce al popolo della Val di Susa che, giustamente, vuole decidere sul proprio futuro. A quest'ora avremmo dato speranza ai tarantini di Tamburi, avremmo bloccato ogni finanziamento pubblico ai partiti. A quest'ora avremmo una legge sul conflitto di interessi e nessun condannato potrebbe più diventare un parlamentare. A quest'ora il Parlamento starebbe scrivendo delle leggi e non starebbe soltanto passando le carte del governo. A quest'ora avremmo il reddito di cittadinanza. Non avremmo permesso l'evasione del grande gioco d'azzardo, non avremmo rapito una donna con la sua bambina e non le avremmo rispedite in Kazakistan. A quest'ora sarebbe passata la mozione Giachetti (un deputato del PD) e avremmo abolito il porcellum. A quest'ora i nostri militari avrebbero già lasciato l'Afghanistan e il programma F35 sarebbe morto e sepolto. A quest'ora l'MPS sarebbe una banca nazionalizzata. A quest'ora avremmo già detto ai tecnocrati europei “i numeri contano, ma il popolo conta di più!”. A quest'ora l'Italia sarebbe un paese normale. Abbiamo preso pochi voti purtroppo, ma e' solo questione di tempo. La costruzione della democrazia diretta e la fine del sistema partitico e' alle porte. Non molliamo adesso. Stiamo, tutti assieme, facendo la storia. Ho pensato a tutto questo mentre correvo e avevo, ripeto, nonostante la tragedia che e' diventata la nostra Repubblica, il sorriso stampato in faccia. Grazie per tutto quello che fate e per il sostegno che ci date. Ma possiamo, tutti quanti, fare di più. Presto i cittadini saranno Governo. Il 51% e' meno lontano di quando possa sembrare, credetemi. A riveder le stelle!
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