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giovedì 17 ottobre 2013
Formazione, caccia ai soldi spariti spunta anche una villa in Florida. - Michela Giuffrida
La Procura di Catania valuta una rogatoria internazionale per seguire flussi di denaro e proprietà di beni all'estero. I pm stanno valutando l'ipotesi una rogatoria internazionale per seguire flussi di denaro e proprietà di beni, ad esempio per una villa a Miami che sarebbe stata nella disponibilità di uno degli indagati.
Ma dove sono finiti i nove milioni di euro - ed è una stima al ribasso - drenati a fondi regionali e comunitari dagli enti di formazione professionale travolti dall'inchiesta della Procura di Catania? E il milione e mezzo che, sempre secondo gli investigatori, Giuseppe Saffo avrebbe intascato personalmente? Com'è possibile che in cinque anni i quattro enti gestiti in famiglia - madre e figlio, zio e nipote, e rispettive mogli - siano riusciti con tanta sistematica semplicità a ottenere quasi sessanta milioni di euro di contributi? Stipendi e privilegi di dipendenti "eccellenti" avevano una contropartita? Saffo & c. agivano da soli o per conto terzi? A chi dovevano rispondere a fronte della "incredibile disinvoltura " che attribuiscono loro i magistrati?
Eccoli, gli interrogativi sui quali stanno lavorando Giuseppe Gennaro e Alessandro La Rosa, titolari dell'inchiesta, coordinata dal procuratore Salvi e dall'aggiunto Patanè, che lunedì a Catania è sfociata in dieci arresti. E alcune delle tracce, nel senso più tangibile del termine, porterebbero oltre lo Stretto, addirittura all'estero. Tanto che si starebbe valutando una rogatoria internazionale per seguire flussi di denaro e proprietà di beni, ad esempio per una villa a Miami, in Florida, che sarebbe stata nella disponibilità di uno degli indagati. Altri indizi portano invece a Palermo. Perché - e tornano gli interrogativi - nessuno si è accorto, dagli uffici periferici alle stanze di vertice dell'assessorato, di quanto avveniva a Catania?Omissioni, coperture?
Di certo c'è che quello di lunedì era un blitz annunciato, che ha posto fine a uno stillicidio - per gli indagati - che andava avanti da oltre due anni. Da quando - a luglio del 2011 - i finanzieri sbarcano al lido Graziella-Le Palme. Lo stabilimento balneare, ritrovo chic sul lungomare della Plaia, è considerato dagli inquirenti "la base operativa del malaffare". Qui, nella cassaforte dell'ufficio di Giuseppe Saffo, imprenditore del settore balneare e personaggio chiave dell'indagine, i finanziari sequestrano documenti, custoditi nella memoria di un computer, che lasciano poco all'immaginazione. Ma anche decine e decine di assegni. Come quelli - circolari - firmati da Saffo senza essere neppure collegati al pagamento di fatture. O come quelli che - all'interno della medesima banca - nella stessa giornata e solo con qualche minuto di distanza, venivano prima emessi dalla banca in suo favore e poi da lui incassati proprio allo sportello accanto. "Una condotta incredibile", ripeteva nel giorno degli arresti il sostituto Giuseppe Gennaro.
Come apparentemente incredibile è il continuo travaso di denaro tra gli appartenenti al clan familiare (mogli, mamma, zio, nipote) che firmavano assegni gli uni in favore degli altri. Perché? "Spregiudicato" viene definito pure l'operato di Maria Trovato, dipendente dell'Ispettorato provinciale del lavoro. Ieri la donna - i cui due figli hanno lavorato a più riprese negli enti sottoposti al suo controllo contabile - è stata interrogata. Ma non ha chiarito gli ok dati a una trentina di progetti la cui rendicontazione era incompatibile con l'erogazione dei fondi europei. Accertamenti che adesso si spostano a Palermo. Dove, nel 2011, i finanzieri avevano già prelevato materiale negli uffici dell'assessorato alla Formazione, trovando roba interessante soprattutto sull'Iraps.
Uno stillicidio, si diceva. E così lo ha definito ieri - per altri versi - anche Raffaele Lombardo. L'ex presidente della Regione, al palazzo di giustizia per l'udienza del processo che lo vede imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, non ha commentato il coinvolgimento della sorella, Angela Lombardo, avvocato, alla quale l'Anfe ha corrisposto complessivamente 120 mila euro di stipendi. Né della cognata, Francesca Padella, retribuita per 66 mila euro. Entrambe figurano nella lista che i magistrati hanno indicato come quella dei "dipendenti immaginari" di Anfe e Iraps. Saveria Grosso, tirata in ballo da indiscrezioni giornalistiche, ieri tremava di rabbia, al fianco del marito Raffaele Lombardo. "Ma di che stiamo parlando? Io entro all'Enap - ha spiegato la signora - poi sciolto, nel 1986. Nel 2001 prendo un periodo di aspettativa non retribuita, non sono più rientrata, e nel 2009 mi è stato notificato il licenziamento ". Di "aspettativa non retribuita" parla pure Marcello Pulvirenti, inserito tra gli assenteisti eccellenti dell'Anfe, storico consulente-segretario dell'ex sindaco di Catania Raffaele Stancanelli: "Non mi sono mai assentato dall'Anfe per lavorare al fianco di Stancanelli, ero in aspettativa".
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/10/17/news/formazione_caccia_ai_soldi_spariti_spunta_anche_una_villa_in_florida-68775454/
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