Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 20 novembre 2013
Andrea Scanzi.
Non mi piacciono l'ipocrisia e "gli appelli pubblici".
Se devo dire qualcosa sulla Sardegna, lo faccio in privato.
Per esempio telefonando personalmente ai tanti amici che ho in quelle terre così meravigliose.
Se vi aspettate cose tipo "Solidarietà alla Sardegna, oggi un minuto di silenzio e niente post su Facebook", avete sbagliato pagina.
Sono finzioni e paraculate che non mi appartengono.
Se un personaggio pubblico non dovesse parlare o esprimere gioia (privata, ad esempio per il proprio libro che riscuote un inatteso successo) per rispetto delle tragedie, non dovrebbe parlare mai.
In Filippine sono morte migliaia di persone, eppure non mi pare che su Facebook o altrove si sia sospeso il diritto alla sporadica gioia quotidiana, e dunque il diritto alla vita.
Non mi piace l'ipocrisia.
E mi piace ancora meno questa gigantesca pippa autoassolutoria secondo cui "è solo una calamità, non si poteva fare nulla". Certo che è una calamità. Certo che la Natura ci domina. Certo che "in 24 ore è caduta la pioggia di sei mesi" (ma accadde anche in Ogliastra nel 2004 e non finì così, e soprattutto fu la stessa cosa che disse Gabrielli dopo l'alluvione a Genova e alle Cinque Terre).
Andrebbe però aggiunto che, per decenni, destra e sinistra hanno ammazzato (anche) la Sardegna con decine di milioni di metri cubi di cemento, reiterando una spaventosa propensione alla incuria e alla rapina del territorio.
Andrebbe detto che l'Italia è un paese fatto di persone meravigliose (sì, spesso meravigliose) che volontariamente aiutano e si prodigano per ricostruire, ma anche di governanti che da decenni non fanno un benemerito cazzo per prevenire e costringono questo paese a vivere in una situazione di perenne emergenza e provvisorietà.
In Italia ci sono state 3500 morti in 50 anni per alluvioni.
La sola alluvione di Genova ha provocato oltre un miliardo di danni.
Come ricorda anche Ferruccio Sansa stamani sul Fatto, mettere in sicurezza il territorio sarebbe costato un quinto.
Ma non avrebbe garantito uno spot egualmente redditizio in termini elettorali.
Meglio (per esempio) spendere 10 miliardi per la Mestre-Orte tanto cara (anche) a Napolitano.
Io abbraccio forte gli amici sardi e mi riprometto di tornarci al più presto, ma al tempo stesso mi indigno - e mi arrabbio, anzi mi incazzo - per una politica che ha completamente e colpevolmente abdicato al proprio ruolo.
E oltre le oscene lacrime di coccodrillo non va.
Mai.
https://www.facebook.com/pages/Andrea-Scanzi/226105204072482
Nessun commento:
Posta un commento