Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 9 novembre 2013
Squallore mediatico italiano. Chi (e che cosa) c'è dietro la visita di Enrico Letta in Irlanda e delle sue esternazioni. - Sergio Di Cori Modigliani
Media e potere in Italia.
Ieri, la notizia del giorno, tra lazzi e frizzi di varia natura, è stata quella relativa alle dichiarazioni rilasciate dal nostro premier alla stampa irlandese. Considerata talmente importante da spingere -tanto per fare un esempio- la nostra Lilly Gruberberg a dedicarle uno spazio nella puntata del suo show 8 e 1/2.
Peccato che la notizia fosse un'altra.
Peccato, soprattutto, che l'abbiano presentata in maniera sbagliata, mettendo quindi l'audience nella condizione di essere passivamente manipolata.
Così vanno i media in Italia.
Ma non si tratta della consueta, ormai noiosissima, denuncia della corruzione intellettuale dei professionisti della cupola mediatica. Si tratta della salute del nostro paese.
Il comportamento dei media, in epoca attuale post-moderna, è fondamentale come termometro e sintomo che rivela (e rileva) la tenuta degli equilibri sociali e spiega al mondo intero che cosa effettivamente sta accadendo in quel paese.
Non è certo un caso che, lanciando la novità della nuova piattaforma on line per la votazione sui propri progetti, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, potendo scegliere uno qualunque tra i primi dieci punti del programma cinque stelle, abbiano deciso di optare per la richiesta dell'abolizione immediata di qualunque finanziamento pubblico statale a favore dell'editoria. Purtroppo si sta parlando troppo poco (non è un caso) di questo punto essenziale.
Per poter dire a se stessi che ci si sta muovendo verso un riconoscimento dell'esistenza del concetto di cittadinanza come "soggetto politico che merita una voce" è necessario spezzare l'anello di collusione complice tra le istituzioni dello Stato, il mondo della politica e quello della professione mediatica.
L'evento di ieri ne è una testimonianza chiara e netta.
E' anche il sintomo di una situazione di disgregazione del tessuto intellettuale della nazione e di un vero e proprio sgretolamento del sistema.
La notizia, di per sè, appartiene al territorio dello squallore. E lì sarebbe rimasta.
Ma i media l'hanno ripresa e, per scelta, l'hanno ampliata, commentata, amplificata e di conseguenza -pur tra le risa soffocate a stento- hanno in qualche modo attribuito una qualche dignità all'evento.
Nel mondo attuale ciò che conta non è più "il dato oggettivo", che è stato cancellato e annullato del Senso per dare modo all'oligarchia di poter sostenere bugie e falsità. Ciò che conta, come ho detto altre volte, è quanto e come e dove e da parte di chi, un certo evento, una frase, una citazione, vengono commentate, analizzate, dibattute. E a quel punto, la responsabilità passa dalle mani di chi ha pronunciato una certa frase nelle mani di coloro che l'amplificano. Domattina, Belen Rodriguez potrebbe anche sostenere una sua idea personale (anche la più strana e disparata) sull'attività intellettuale di Simone de Beauvoir, ne ha il diritto, fa parte della libertà di opinione garantita a tutti. Ma se i media ci si buttano sopra e cominciano a diffonderla e da lì aprono un dibattito su quella frase, la notizia a monte diventa un'altra, ovvero, in questo caso, "Belen Rodriguez è considerata una persona abilitata a poter lanciare un dibattito su una grande intellettuale europea".
Veniamo, dunque, al punto del post.
Nessuno -su nessun giornale- ha spiegato agli italiani come mai, in questo momento così delicato per il paese, Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni, invece di starsene rinchiusi dentro una stanza a Palazzo Chigi a parlare con i sindacati, gli imprenditori, i portavoce dell'opposizione, per trovare il bandolo della matassa, se ne sono andati l'uno a Londra e l'altro a Dublino. A fare che?
A fare le stesse identiche cose che Mario Monti e Corrado Passera (loro predecessori) erano andati a fare, a Londra e a Dublino, nella prima metà del Gennaio 2012, tornando (allora) trionfanti in patria. E' un copione consueto e stabilito dalla gerarchia oligarchica italiana.
Il punto è che la situazione è diversa, ma il governo italiano non lo ha capito.
Io la vedo cosi: mentre Saccomanni andava a Londra alla sua riunione con le logge massoniche che contano, per garantirsi l'appoggio della finanza inglese e valutare il tipo di (s)vendita delle proprietà statali, Letta andava a Dublino per una riunione con gli alti vertici vaticanensi locali che da secoli hanno rapporti privilegiati con i loro cugini anglicani della finanza inglese. Prima di partire per Dublino, Enrico Letta ha un'idea (nella sua mente) geniale: rilasciare una intervista in esclusiva alla stampa irlandese. Essendo abituato al modello italiano, ovvero le informazioni si danno soltanto ai giornalisti amici degli amici, chiede ai suoi "chi c'è dei nostri?" e lì arriva la dritta dallo zietto "c'è il corrispondente di Irish Times dal Vaticano, una firma di prima caratura". E così, Letta lo convoca a Palazzo Chigi e fa le sue dichiarazioni. Questo giornalista le invia per e-mail a Dublino e vengono pubblicate mentre letta sta arrivando lì.
Primo errore (??) della stampa italiana: se Letta ha convocato un giornalista irlandese a Palazzo Chigi e ha parlato con lui, sostenere che in Irlanda ha parlato con la stampa è falso.
Ma chi è il giornalista irlandese prescelto? Un esperto di economia? Un esperto di politica?
Si chiama Paddy Agnew, e' un esperto di calcio. Arriva nel 1985 a Roma, con la moglie. Fa il free lance e scribacchia notizie sportive su Irish Times. Frequenta l'ambiente del pallone e diventa amico di Galliani, che poi sarà il presidente del Milan, il quale lo fa accreditare presso il Vaticano. Scrive di calcio, parla soltanto di quello, ma ogni tanto elabora degli editoriali che escono in Irlanda, schierandosi a favore della curia reazionaria romana, quella contraria al papa, tanto per intendersi. Nel 2005 scrive un libro che si chiama "Forza Italia" dove parla di calcio e politica, presentando al pubblico anglosassone l'epopea berlusconiana come la spina dorsale del paese che si va modernizzando, dal quale imparare. Fa carriera, diventa sodale di Gianni Letta. Ma il 27 febbraio 2013 va a sbattere. Perchè Ratzinger si arrabbia per davvero.
In data 27 febbraio 2013 sul più importante sito cattolico al mondo in lingua inglese, The Catholic News Agency, viene pubblicato un lungo reportage nel quale si racconta che il nostro Paddy ha un vizietto davvero brutto per un giornalista: copia. Riporta, infatti, un articolo da lui pubblicato interamente copiato dal quotidiano la Repubblica, a firma Conchita de Gregorio. Trovate tutto qui:http://www.catholicnewsagency.com/column.php?n=2489).
Il punto è il seguente: come mai Enrico Letta sceglie un giornalista come questo?
Come mai, in questo momento?
Come mai ha escluso altri, forse più bravi, giornalisti irlandesi optando per un corrispondente sportivo, esperto di calcio, attaccato e sbugiardato dalla corrente papista del Vaticano? (quella progressista vicina a Bergoglio, tanto per intendersi).
Questa è la notizia del giorno.
Non ciò che Letta ha detto nel suo volgarissimo delirio, meritevole di platea calcistica.
Così gestiscono i media in Italia.
La scelta di Paddy Agnew non è stata casuale nè fortuita.
E' parte del consueto copione democristiano doppiogiochista.
Tutto qui.
L'intera cupola mediatica nazionale si è inchinata e si è comportata di conseguenza, aggiungendo squallore a squallore..
http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/11/squallore-mediatico-italiano-chi-e-che.html
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