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sabato 1 febbraio 2014
La Guardagingilli (Marco Travaglio). Da Il Fatto Quotidiano del 01/02/2014.
Pare incredibile ma, dopo tutto quel che è riuscita a combinare, Anna Maria Cancellieri è ancora ministro.
E non di una cosa qualunque, ma della Giustizia.
Insieme a Boldrini e De Girolamo, si propone come insuperabile testimonial dei nemici delle quote rosa.
L’avevamo lasciata alle prese con la famiglia Ligresti e col decreto svuotacarceri che quasi dimezza le pene ai criminali, mafiosi compresi.
Ma da un po’ di tempo la sua missione prediletta è minimizzare la condanna a morte di Totò Riina contro il pm Nino Di Matteo, che indaga sulla trattativa Stato-mafia e dunque è il nemico pubblico numero uno sia dei vertici dello Stato sia di quelli della mafia.
Il defunto consigliere giuridico di Napolitano, nei suoi allegri conversari con l’indagato Mancino, lo chiamava affettuosamente “il solito Di Matteo”. Riina, nei suoi allegri conversari col collega Lorusso, lo chiama affettuosamente “quel cornuto” che “mi fa impazzire” e auspica che i picciotti gli facciano fare “la fine del tonno” e che Napolitano non vada a testimoniare davanti a lui, anzi che i suoi corazzieri lo prendano a “mazzate sulle corna”
L’8 dicembre la cosiddetta ministra della Giustizia diede aria alla lingua per dire che “nell’ambito dell’attività svolta dal Dap (la direzione delle carceri alle sue dipendenze, ndr) non risultano elementi espliciti di minacce da Riina nei confronti di magistrati.
Se poi la notizia delle minacce proviene da attività investigative, noi non possiamo saperlo perché coperte da segreto”.
Balla sesquipedale: i procuratori di Palermo e Caltanissetta, Messineo e Lari, avevano appena informato ufficialmente il governo di cui la signora fa parte, nella persona del ministro dell’Interno Alfano, sui propositi stragisti di Riina contro il magistrato, con tanto di trascrizioni e supporti audio-video delle sue parole appositamente desegretati.
Tant’è che, mentre lei smentiva, Alfano si precipitava a Palermo per riunire il Comitato per la sicurezza, denunciare il rischio di una ritorno allo stragismo e rafforzare la protezione a Di Matteo. Delle due l’una: o la Cancellieri ci fa o ci è.
O il ministro della Giustizia non parla col ministro dell’Interno dei pericoli di attentato per il pm più esposto d’Italia, oppure ha capito che per restare ministro è meglio minimizzare l’allarme.
Così la stampa serva può scrivere impunemente che Di Matteo non rischia alcun attentato, anzi probabilmente si è inventato le parole di Riina, o magari gliele ha fatte suggerire da Lorusso, o forse si minaccia da solo.
Come insinuarono i nemici di Falcone per l’attentato all’Addaura. Non contenta, la Cancellieri se n’è uscita l’altroieri in Antimafia con un altro paio di perle.
La prima: “É gravissimo che il video di Riina che parla con Lorusso sia andato in tv”. In realtà i video sono stati depositati agli avvocati del processo Trattativa, dunque non sono più segreti, ergo di gravissimo c’è solo l’ignoranza della Guardagingilli.
La seconda: “Abbiamo trasmesso alla Procura nazionale antimafia il materiale relativo a una conversazione fra Riina e con la moglie in cui l’ex boss mafioso sminuisce le minacce al pm di Palermo Di Matteo riportate dalla stampa”.
E qui – a parte il fatto che Riina non è un “ex boss” perché nella gerarchia mafiosa non esistono “ex boss”, e che quelle contro Di Matteo non sono minacce ma mandati a uccidere – si ripropone il dilemma: la Cancellieri ci fa o ci è?
Per legge – come sanno tutti, boss e persino ex-boss inclusi – i colloqui fra i detenuti al 41-bis e i parenti vengono registrati dal Dap. Dunque, quando parla con la moglie e “sminuisce le minacce”, Riina sa di essere ascoltato, mentre non sa di esserlo nel cortiletto del carcere di Opera quando ordina dieci volte di uccidere Di Matteo. Ora la Cancellieri dovrebbe spiegare come un messaggio che Riina vuol far trapelare possa smentire o sminuire dieci frasi assolutamente spontanee che Riina ignorava fossero intercettate. Quando questa signora diventerà un’ex ministra, sarà sempre troppo tardi.
La Guardagingilli (Marco Travaglio).
Da Il Fatto Quotidiano del 01/02/2014.
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