Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 31 marzo 2014
Bpm, chiuse indagini su finanziamenti illeciti. Pm: “A Santanché 2,8 milioni”.
L'ex presidente della banca Ponzellini avrebbe creato all’interno dell'istituto milanese "una struttura parallela e deviata verso interessi personali". La parlamentare Pdl non risulta indagata, ma la sua società secondo l'accusa ha ottenuto fondi senza garanzie. Nelle carte dell'inchiesta finirono anche Romani, Brancher e La Russa.
Due milioni e 800mila euro “nell’interesse esclusivo” di Daniela Santanchè, amministratore delle società Visibilia2 e Visibilia srl. E’ uno dei presunti finanziamenti illeciti concessi dall’ex presidente di Bpm Massimo Ponzellini elencati dai pm milanesi nell’avviso di chiusura delle indagini a carico di Ponzellini e di altre 16 persone, notificato dal nucleo di polizia tributaria della Gdf. Nell’elenco di finanziamenti che sarebbero stati disposti dall’ex presidente e dal suo ex braccio destro Antonio Cannalire a favore di una serie di società con “un danno patrimoniale” per l’istituto di credito milanese c’è infatti anche quello per le concessionarie di pubblicità Visibilia2 e Visibilia srl amministrate dalla parlamentare, che non è indagata.
La vicenda non è nuova mentre inedita è la cifra complessiva stanziata. Nel capo di imputazione si legge che Ponzellini e Cannalire “in conflitto di interessi con la posizione di dirigenti di Bpm hanno concorso a compiere nell’interesse esclusivo di Daniela Santanchè atti di disposizione del patrimonio di Bpm facendo ottenere a dette società finanziamenti per circa 2,8 milioni di euro, deliberati nel dicembre del 2009 e agosto 2010 con successive proroghe di scadenza, con la consapevolezza di recare pregiudizio della banca, posto che le società finanziate erano prive di affidabilità bancaria essendo in condizioni di fragilità economico-patrimoniale e in difetto di valide garanzie, tanto che la esposizione non si è ridotta nel periodo successivo e che nel dicembre del 2012 è stato negoziato un piano di rientro”.
Il pm di Milano Roberto Pellicano sostiene che Ponzellini, assieme ad altre persone, tra cui Cannalire, avrebbe creato all’interno della banca “una struttura parallela e deviata verso interessi personali” per erogare finanziamenti illeciti. Una “struttura adatta a recepire, coltivare e soddisfare le richieste di finanziamento di una cerchia di soggetti segnalati da ambienti politici o imprenditoriali in grado di retribuire i membri dell’associazione” per delinquere. Secondo il pm, infatti, c’era “un’area di pratiche” dentro Bpm “definibili come pratiche del presidente (Ponzellini), trattate dalla suddetta struttura con modalità illegittime” in contrasto con gli interessi e le regole dell’istituto di credito.
Dal provvedimento d’arresto per Ponzellini, finito agli arresti domiciliari il 29 maggio 2012 con le accuse di associazione per delinquere e corruzione privata, erano saltati fuori una serie di nomi di politici (non indagati): dagli ex ministri Paolo Romani, Aldo Brancher e Ignazio La Russa ai parlamentari Daniela Santanchè e Alfredo Messina.
Tra le 17 persone che hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini figurano anche Onofrio Amoruso Battista, avvocato ed ex consigliere regionale della Lombardia, Emilio Santomauro, ex consigliere comunale milanese, Giorgio Bianchini Scudellari, che era nel Cda dell’istituto di credito, gli imprenditori Rosario Scuteri e Camillo Colella, il commercialista di Ponzellini, Guido Rubbi, Maurizio Mondani in qualità di ad di Capgemini. E poi ancora Luigi Simeoni della società Lk RealEstate, Emilio Sacchi della ‘Binda 4 srl’, Alberto Tripi del gruppo Almaviva, Paolo Golzio, Maria Grazioli, Francesco Franzoni e Alessandro Lamonica, che era nel gruppo di Francesco Corallo. In passato risultavano indagati anche l’ex deputato del Pdl, Marco Milanese, e l’ex dg di Bpm, Enzo Chiesa, i quali però non figurano nell’avviso di chiusura delle indagini che per i 17 indagati prelude alla richiesta di processo.
CASE, VINI E DONAZIONI LA PASSIONE PER RENZI DEI NOBILI FIORENTINI. - Davide Vecchi
DAL 2009 AL 2011 IL SINDACO RISIEDEVA NELLO STORICO PALAZZO MALENCHINI. PER LE FAMIGLIE DEI MARCHESI PROPRIETARI DELL’APPARTAMENTO LE “CORTESIE” DI COMUNE E PROVINCIA.
Se non fosse stato per la marchesa Cornaro nominata assessore in Provincia nel 2004, Matteo Renzi non avrebbe trovato la sua prima casa fiorentina, in via Malenchini 1, dove da sindaco ha registrato la residenza dal 13 novembre 2009 al 13 marzo 2011, prima di trasferirsi nell’appartamento di via degli Alfani 8, pagato dall’amico Marco Carrai.
FU LA MARCHESA Giovanna Folonari Cornaro a presentare l’allora giovane ed esuberante presidente della Provincia alle famiglie nobili di Firenze tra cui il marchese Luigi Malenchini, proprietario dell’abitazione di 80 metri quadri poi affittata al sindaco. Che il cognome sia uguale al nome della via non è un caso: il palazzo è uno dei più antichi di Firenze. Costruito nel 1348, è incastrato a 300 metri da Palazzo Vecchio, gli Uffizi, Santa Maria alle Grazie, Ponte Vecchio. Insomma nel cuore della città.
FU LA MARCHESA Giovanna Folonari Cornaro a presentare l’allora giovane ed esuberante presidente della Provincia alle famiglie nobili di Firenze tra cui il marchese Luigi Malenchini, proprietario dell’abitazione di 80 metri quadri poi affittata al sindaco. Che il cognome sia uguale al nome della via non è un caso: il palazzo è uno dei più antichi di Firenze. Costruito nel 1348, è incastrato a 300 metri da Palazzo Vecchio, gli Uffizi, Santa Maria alle Grazie, Ponte Vecchio. Insomma nel cuore della città.
Renzi paga al mese 900 euro d’affitto per una mansarda.
Luigi è proprietario di tutti gli immobili e risiede nel palazzo di via Vincenzo Malenchini 1.
Qui vive anche sua moglie, Livia Frescobaldi. Mentre Luigi in quegli anni opera nel ramo agricolo, proprietario dell’azienda Agri Carignano e consigliere tra l’altro della Marchesi Ginori Lisci, Livia si dedica alla cultura, pur essendo azionista della Compagnia Frescobaldi Spa, azienda di famiglia che gestisce ben cinque tenute, in particolare nelle zone Chianti Rufina e Montalcino, e produce alcuni dei vini toscani più noti e diffusi al mondo, uno su tutti il Nipozzano.
Due mondi simmetrici dunque, quello di Renzi e quello della coppia Malenchini Frescobaldi. Che però inconsapevolmente si incontrano già nel 2008. Quando la Provincia di Firenze, guidata dall’attuale premier, organizza e finanzia il Genio Fiorentino. Alle casse dell’ente l’iniziativa costa 881 mila euro, parte dei quali espressamente dedicati a organizzazioni di eventi e mostre finalizzate alla promozione e sviluppo dei vini toscani.
Con esattezza, 141 mila euro di eventi, nella manifestazione GeniDiVini: a farla da padrone (indiscusso) proprio il Castello di Nipozzano-Marchesi de’ Frescobaldi. Una casualità? Senz’altro. I dettagli delle fatture sono però nelle mani della Corte dei conti che sta indagando con l’ipotesi di danno erariale per 9 milioni di euro a carico della giunta guidata da Renzi.
Una casualità, senz’altro, perché le cronache cittadine fanno risalire l’amicizia tra il premier e la coppia a inizio 2009, alla cena elettorale organizzata a sostegno dell’allora candidato sindaco da Ambrogio Folonari e signora, Giovanna Folonari Cornaro.
C’erano tutti i blasoni che contano, dai marchesi Mazzei ai Bini Smaghi.
Le famiglie patrizie iniziarono così, come mai prima, a mischiarsi con la politica cittadina. Tanto che per sostenere Renzi, i nobili toscani negli ultimi anni hanno persino varcato i circoli Arci e le storiche case del Popolo.
Sponsorizzato da Giovanna Folonari che Renzi, con un colpo a sorpresa nel 2004 nominò assessore al Turismo e alla Cultura della Provincia da lui guidata.
Lei è rimasta talmente entusiasta dell’esperienza da voler divulgare orgogliosamente il suo curriculum.
Dieci righe: nome, cognome, data di nascita, esperienza lavorativa da assessore e firma. Punto.
Non stupisce che nel 2011 la Corte dei conti abbia poi condannato Renzi e altri per danno erariale nei confronti della Provincia di oltre 2 milioni di euro per aver assunto persone non qualificate. Tra cui proprio la nobildonna.
A cui Renzi prestò, gentilmente, l’avvocato di fiducia: Alberto Bianchi.
NEL 2010, INTANTO, a Livia Frescobaldi, moglie del proprietario di casa in cui abitava, il Comune guidato da Renzi affida la cura della mostra “Il Risorgimento della maiolica italiana”, patrocinata da Palazzo Vecchio e sostenuta, tra gli altri, dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze guidata dall’amico Marco Carrai. L’anno successivo Livia Frescobaldi fa il suo ingresso, nominata sempre dal Comune, nel Gabinetto scientifico letterario Vieusseux. A conferma che la nobiltà sostiene apertamente Renzi, c’è anche il contributo versato dalla Frescobaldi alla fondazione Big Bang per finanziare la campagna di Renzi per le primarie a segretario del Pd. Un contributo simbolico, per carità, 250 euro. Un po’ come quell’affitto da 900 euro per una mansarda immersa nel cuore di Firenze.
Luigi è proprietario di tutti gli immobili e risiede nel palazzo di via Vincenzo Malenchini 1.
Qui vive anche sua moglie, Livia Frescobaldi. Mentre Luigi in quegli anni opera nel ramo agricolo, proprietario dell’azienda Agri Carignano e consigliere tra l’altro della Marchesi Ginori Lisci, Livia si dedica alla cultura, pur essendo azionista della Compagnia Frescobaldi Spa, azienda di famiglia che gestisce ben cinque tenute, in particolare nelle zone Chianti Rufina e Montalcino, e produce alcuni dei vini toscani più noti e diffusi al mondo, uno su tutti il Nipozzano.
Due mondi simmetrici dunque, quello di Renzi e quello della coppia Malenchini Frescobaldi. Che però inconsapevolmente si incontrano già nel 2008. Quando la Provincia di Firenze, guidata dall’attuale premier, organizza e finanzia il Genio Fiorentino. Alle casse dell’ente l’iniziativa costa 881 mila euro, parte dei quali espressamente dedicati a organizzazioni di eventi e mostre finalizzate alla promozione e sviluppo dei vini toscani.
Con esattezza, 141 mila euro di eventi, nella manifestazione GeniDiVini: a farla da padrone (indiscusso) proprio il Castello di Nipozzano-Marchesi de’ Frescobaldi. Una casualità? Senz’altro. I dettagli delle fatture sono però nelle mani della Corte dei conti che sta indagando con l’ipotesi di danno erariale per 9 milioni di euro a carico della giunta guidata da Renzi.
Una casualità, senz’altro, perché le cronache cittadine fanno risalire l’amicizia tra il premier e la coppia a inizio 2009, alla cena elettorale organizzata a sostegno dell’allora candidato sindaco da Ambrogio Folonari e signora, Giovanna Folonari Cornaro.
C’erano tutti i blasoni che contano, dai marchesi Mazzei ai Bini Smaghi.
Le famiglie patrizie iniziarono così, come mai prima, a mischiarsi con la politica cittadina. Tanto che per sostenere Renzi, i nobili toscani negli ultimi anni hanno persino varcato i circoli Arci e le storiche case del Popolo.
Sponsorizzato da Giovanna Folonari che Renzi, con un colpo a sorpresa nel 2004 nominò assessore al Turismo e alla Cultura della Provincia da lui guidata.
Lei è rimasta talmente entusiasta dell’esperienza da voler divulgare orgogliosamente il suo curriculum.
Dieci righe: nome, cognome, data di nascita, esperienza lavorativa da assessore e firma. Punto.
Non stupisce che nel 2011 la Corte dei conti abbia poi condannato Renzi e altri per danno erariale nei confronti della Provincia di oltre 2 milioni di euro per aver assunto persone non qualificate. Tra cui proprio la nobildonna.
A cui Renzi prestò, gentilmente, l’avvocato di fiducia: Alberto Bianchi.
NEL 2010, INTANTO, a Livia Frescobaldi, moglie del proprietario di casa in cui abitava, il Comune guidato da Renzi affida la cura della mostra “Il Risorgimento della maiolica italiana”, patrocinata da Palazzo Vecchio e sostenuta, tra gli altri, dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze guidata dall’amico Marco Carrai. L’anno successivo Livia Frescobaldi fa il suo ingresso, nominata sempre dal Comune, nel Gabinetto scientifico letterario Vieusseux. A conferma che la nobiltà sostiene apertamente Renzi, c’è anche il contributo versato dalla Frescobaldi alla fondazione Big Bang per finanziare la campagna di Renzi per le primarie a segretario del Pd. Un contributo simbolico, per carità, 250 euro. Un po’ come quell’affitto da 900 euro per una mansarda immersa nel cuore di Firenze.
domenica 30 marzo 2014
venerdì 28 marzo 2014
Tra falsità e menzogne è partita la campagna elettorale delle grandi banche in Italia. - Sergio Di Cori Modigliani.
"Ogni mezza verità è una menzogna intera" antico proverbio del Talmud
Una carta è globale, l'altra è locale, la terza è mediatica.
Il trucco c'è ma non si vede.
Così, fino a ieri.
Il trucco c'è e invece si vede benissimo: da quando la cittadinanza planetaria si sta svegliando.
Non è una differenza da poco.
Post di geopolitica e di mestizie nostrane.
1). La carta locale.
Come funziona?
Siamo in campagna elettorale, quindi, fiato alle trombe e ciascuno esponga e proponga il proprio programma, progetto, proposta.
Così, almeno, dovrebbe funzionare.
Ma non in Italia.
Perchè da noi l'oligarchia dei partiti è in affanno nella consapevolezza di non avere un programma nè un progetto, nè tantomeno una proposta.
Tanto è vero che Renzi il giorno prima di partire per la Germania, una decina di giorni fa, aveva dichiarato con enfasi: "vado dalla Merkel per sostenere e battermi per una Europa diversa" (il che faceva credere all'esistenza di un progetto e di un programma alternativo) e non appena sbarcato a Berlino, per tre volte nell'arco di 24 ore, dichiarava "rispetteremo tutti i trattati".
Quindi, le risposte possono essere soltanto due:
a) non aveva nessun programma e quindi non aveva nessuna proposta da fare;
b) in Italia sostiene una ipotesi e quando va a trattare sostiene l'ipotesi opposta puntando sulla complicità suadente della cupola mediatica che non fa domande, non smaschera le contraddizioni.
L'immagine che vedete in bacheca è molto chiara. Il gioco delle tre carte "locale" funziona così: ciò che conta è prendere voti, quindi bisogna far credere che....fino al giorno delle elezioni; una volta superato il responso delle urne vediamo di fare i conti. Il decreto sulle province di Del Rio non mi pare che le abolisca, semmai le occulta, le rende clandestine e aumenta le spese invece di diminuirle se i comuni saranno obbligati a indebitarsi fino al collo con 26.510 consiglieri in più e 5448 assessori in più con un aggravio di spesa complessiva superiore del 22% rispetto a oggi; ingigantirà l'apparato burocratico che getterà i comuni in uno stato di caos rendendoli ingovernabili; due eminenti membri della Corte Costituzionale hanno già fatto sapere che, al massimo entro la fine di ottobre, loro contesteranno il provvedimento che contiene almeno sei punti anti-costituzionali e quindi il Parlamento sarà costretto ad abrogarlo.
Tutto ciò, alla classe politica dirigente italiana non interessa. Ciò che conta è dimostrare che Renzi fa, per consentire ai suoi consulenti della comunicazione di poter dire in campagna elettorale "ho abolito le province perchè io sono uno che le cose le fa". Il 10 maggio del 2009, Umberto Bossi aveva radunato i suoi e aveva detto: ve l'avevo promesso e ve l'ho dato, abbiamo portato a casa il federalismo fiscale che rivoluzionerà l'Italia, da oggi esiste la Padania, ecc.Ma la gente non ha memoria, quindi non ricorda e chi vota ancora per la Lega è malato di Alzheimer sociale.
Si dirà che entro il 30 aprile diminuiranno le spese militari del 20% e che gli F35 non li compreremo più. Il 27 maggio, è probabile -nonchè realistico- che Cottarelli invierà una lettera allarmata al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al comitato della difesa nazionale, che verrà presentata come una incresciosa e tragica novità che obbligherà il Presidente -in quanto custode della Costituzione- a far valere il principio normativo del rispetto dei trattati internazionali pena l'estromissione dal G20 dal G10 dal G8 dal G7 da tutte le G. Quindi saremo obbligati a rispettare i patti e compreremo tutte le armi che dobbiamo acquistare. Stessa cosa per i famigerati 80 euro in busta paga per maggio, poi se a giugno non ci stanno i soldi, poco conta. Si rimanderà a settembre e poi a febbraio del 2015, l'importante è che non si vada a votare, qualche giornalista sottolineerà i ritardi e i rimandi ma saranno troppo pochi.
Finita la festa, gabbato lo santo......
2). La carta internazionale.
Come funziona?
Pressappoco nello stesso modo. Con l'aggiunta di variopinte tonalità di folclore locale che aggiungono pepe e fanno fibrillare i popoli. Il cosiddetto conflitto russo-ucraino ben si inserisce nel gioco delle tre carte a livello internazionale.
Barack Obama ha un suo problema in patria, esattamente lo stesso identico problema che ha Vladimir Putin a casa sua.
Il presidente americano vuole lanciare un new deal. E' riuscito a imporre la Yellen -rooseveltiana di ferro- come presidente della Federal Reserve, proprio per dare un segnale forte ai repubblicani. Ma non ha la maggioranza al senato e il 4 novembre in Usa ci sono le elezioni politiche per il rinnovo delle camere. Ha bisogno di 49 voti. O vince le elezioni in autunno oppure si accorda con i repubblicani: sta seguendo le due strade. Ha iniziato le trattative a gennaio e Obama è un abilissimo negoziatore politico.
Ne ha trovati 60 disposti a votare a dicembre la legge che gli consente di investire 3.000 miliardi di dollari in infrastrutture, a debito.
Non sono voltagabbana come da noi, lì è diverso.
Sono solidi repubblicani che (guarda caso) interpretano le esigenze delle lobby che loro rappresentano (ma da loro le lobby sono ufficiali e dichiarate): l'industria degli armamenti e gli alti ranghi dell'esercito.
E così Obama ha bisogno di dar la guazza ai suoi generali per chiudere l'accordo economico in patria. E i suoi generali assomigliano a quelli descritti da Kubrick nel film "Il dottor Stranamore"
Anche Putin ha un problema analogo in patria dovendo gestire una spaventosa crisi economica causata dalle sue politiche iper-liberiste, e i suoi generali hanno spinto con forza per aumentare del 40% l'investimento del budget militare aprendo circa 5.000 nuove fabbriche che darebbero lavoro complessivamente a circa 2 milioni di russi. Il fatto è che se non c'è una guerra, non c'è nessuno che ti minaccia, non hai paura di essere invaso e in realtà un vero nemico non esiste, come fai a giustificare la necessità di aumentare i costi della Difesa?
Secondo me e prima che mi chiediate i link, preciso e specifico che si tratta di una mia personale interpretazione e analisi dell'attuale scenario internazionale, hanno raggiunto un accordo globale (mancano ancora gli arabo-sauditi ma Obama penso che stia andando lì, per l'appunto, per convincerli) in modo tale da lanciare un piano finanziario-economico di approvvigionamento militare planetario -con guadagni mostruosi per i colossi della finanza che ci scommettono sopra- spostando ingenti masse di denaro da potenziali settori di intervento (scuole, ospedali, strade, ricerca scientifica medica, ecc.) all'industria degli armamenti. Hanno messo in piedi il gioco delle tre carte globali e l'Ucraina -la nazione più debole d'Europa- è perfetta per il trucco. Con la scusa di un potenziale conflitto mondiale, Obama e Putin (in pieno accordo) danno la guazza ai propri generali, ma siccome non lo possono fare tanto in patria, scaricano i costi sulle colonie.
Mentre Obama viene a visitare i suoi possedimenti più deferenti e servili (Belgio, Olanda e Italia) Putin, contemporaneamente, è andato in Bielorussia, Georgia, Kazakhistan, a fare lo stesso identico discorso che Obama ha fatto in Europa.
Da una parte c'è il mostro Putin, dall'altra c'è il mostro Obama.
Per me il segnale è molto chiaro. Lo era già un mese fa quando ho allucinato la seguente conversazione (frutto della mia fervida immaginazione) alla Casa Bianca.
I consulenti di Obama sono preoccupati perchè devono imporre un piano di 500 miliardi di dollari di spese militari nel prossimo biennio agli europei (l'Italia in quota parte deve partecipare per circa 50 miliardi) ma ci sono gatte da pelare, soprattutto in Italia dove non c'è trippa per gatti.
Ad un certo punto si alza un brillante analista e fa: "capo, ho avuto un'idea per convincere gli italiani e allo stesso tempo eccitare i nostri elettori democratici, così prendiamo due piccioni con una fava".
Ha esposto il suo piano che è stato approvato.
Ha funzionato.
Perchè un mese fa è accaduta una cosa imprevista e anomala.
Sul Wall Street Journal è apparsa la notizia che l'amministrazione Obama aveva piantato una controversia economica al più importante fondo d'investimento finanziario-speculativo del mondo (statunitense) che si chiama Black Rock.
Multa: 27 miliardi di dollari.
Tutti a parlarne in Usa, con soddisfazione della cittadinanza, per la serie "li hanno beccati: era ora che pagassero".
Tre giorni dopo, fatto insolito, l'amministrazione accetta il patteggiamento e la notizia scompare.
Nessuno ne parla più.
Cinque giorni dopo, il management di Black Rock annuncia ufficialmente alla City di Londra di aver acquisito il pacchetto di maggioranza della banca Unicredit, il più importante istituto finanziario italiano.
Fine della storia.
3). La carta mediatica
Come funziona?
La cupola mediatica ha il compito di enfatizzare, sottolineare, dibattere e argomentare sulle prime due carte, quella locale e quella globale, muovendole a velocità impressionante, per occultare le notizie vere di cui nessuno parla.
Pochissimi -per non dire quasi nessuno- oggi è al corrente del fatto che Unicredit è diventata una banca americo-catariota.
I due più importanti azionisti sono, infatti, un fondo speculativo made in Usa e il nostro Luca di Montezemolo.
Il fatto è che il nostro non partecipa in qualità di presidente della Ferrari (il che sarebbe comprensibile data la potenza dell'imaging brand del cavallino rosso) magari fosse così.
Sta lì come presidente di una fondazione il cui principale azionista -possiede il 92% delle quote finanziarie- è l'emiro del Qatar in persona.
Quindi di che cosa stiamo a parlare? Un fondo speculativo finanziario statunitense, ricattato dall'amministrazione del suo paese, controlla la più importante banca italiana che detiene la più alta quota di bpt nazionali, quindi dà ordini: o compriamo armi o ci affossano l'economia.
Prendere o lasciare.
A questo serve la stampa e la televisione.
A non parlare di tutto ciò.
E andava fatto quando Black Rock aveva iniziato la manovra di aggiramento.
In un paese che tiene alla propria sovranità e autonomia, i giornalisti economici si sarebbero scatenati a parlare della vicenda seguendola passo per passo, argomentando sulle implicazioni, sui potenziali contraccolpi, invitando, pressando Bankitalia a sorvegliare, controllare, farci sapere.
Ne avrebbero parlato talmente tanto da spingerci al punto di dire "oh! Basta co'sta storia di Black Rock tutti i giorni, non se ne può più".
Però, in compenso, la cupola mediatica ha estratto dall'intervista di Grillo a Mentana i due minuti relativi all'introduzione del concetto di "debito odioso", quando il leader politico ha ventilato l'ipotesi di farlo valere anche in Italia, dispiegando sul campo comunicativo tutte le truppe scelte del giornalismo economico, degli opinionisti esperti, i quali hanno derubricato l'idea di protestare il nostro debito, sostenendo che forse poteva essere pensabile nel 2010 quando gran parte del nostro debito era nelle mani dei tedeschi, degli americani e dei francesi, ma siccome "notoriamente hanno venduto tutti i nostri bpt che adesso sono posseduti quasi al 90% dalle banche italiane" non ha alcun senso.
Ciò che non dicono è che le più importanti banche italiane non sono più italiane: sono statunitensi, catariote, saudite, tedesche, francesi e di italiano c'è soltanto il nome. L'amministratore delegato di Intesa San Paolo è stato per 15 anni l'uomo di ferro del gruppo Allianz a Francoforte; i tre più importanti consiglieri di amministrazione della Banca Carige sono Jerome Bonnet, Philippe Garsualt e Philippe Wattecamps, finanzieri della Banca di Francia; la Cariparma e il Credito Agricolo sono andate in soccorso di Monte dei Paschi di Siena, ma sono del gruppo BNP Paribas e così via dicendo.
E adesso si fa credere agli italiani che le decine di miliardi di euro che si stanno rovesciando sulla borsa di Milano siano soldi di investitori internazionali che guardano con interesse il nostro paese. Lo credo che lo guardano con interesse, è roba loro!
Per il momento depositano -fino alle elezioni europee- soldi nelle finte banche italiane ricattando la classe politica che è al loro servizio.
Domani, quando non ne avranno più bisogno, staccheranno la spina e andranno dove conviene di più.
A quel punto, ricominceremo il giochetto delle tre carte versione "speculazione internazionale che si sta abbattendo sul nostro paese" e quindi i media saranno chiamati a spiegare alla gente che anonimi malvagi investitori di nazioni molto distanti da noi ce l'hanno con l'Italia.
Così funziona il gioco delle tre carte.
Le elezioni europee sono una buona occasione, anzi, direi l'ultima, per andare a Strasburgo e chiarire a tutta la comunità europea "signori, il gioco non funziona più".
Dobbiamo disinnescare questo meccanismo perverso.
Buon week end a tutti.
http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2014/03/tra-falsita-e-menzogne-e-partita-la.html
A Renzi l'Expo 2015, a Obama gli F35. - Alessandro Da Rold
Gli Usa firmano la partecipazione a Expo 2015 facendo contento il premier Matteo Renzi e chi paventava a Milano un passo indietro degli americani.
E Barack Obama, il presidente degli Stati Uniti, ottiene rassicurazioni sul fronte della difesa militare e sui caccia F35.
Non solo.
Dal ministero dell'Economia arriva pure un assist sulle nomine nelle aziende pubbliche («Nei cda non ci devono essere manager sotto processo» ndr): un modo che potrebbe spianare la strada a un amministratore delegato filo americano in Eni e Finmeccanica.
C’è chi parla di scambio alla pari, chi smentisce, ma nella trattativa tra Renzi e Obama andata in onda a Roma giovedì 27 marzo ci sono anche queste due variabili direttamente proporzionali. Dopo le inchieste e l’arresto dell’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, Antonio Rognoni, nell'ultima settimana era circolato un certo malessere tra i vertici dell’Expo sulle reali intenzioni del presidente americano. Invece Obama è stato chiaro, sin dall’intervista al Corriere della Sera: «Il nostro impegno sarà straordinario».
Un accordo ratificato poco dopo da un comunicato di Expo Spa. «Gli Stati Uniti d’America hanno firmato il contratto di partecipazione a Expo Milano 2015. Ad annunciarlo è stato il Presidente Barack Obama al termine dell’incontro di oggi, a Roma, con il Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi. Nel pomeriggio il Segretario di Stato americano, John Kerry, e il Commissario Unico per Expo Milano 2015, Giuseppe Sala, si sono riuniti per approfondire i dettagli della presenza statunitense all’Esposizione Universale del prossimo anno. Con l’adesione degli USA sale a 147 il numero dei Partecipanti Ufficiali all’evento». Festeggia l’Italia, festeggia Sala, pure lui finito negli ultimi giorni sui quotidiani per la sua «non particolare irreprensibilità» sulla vicenda Rognoni, ma senza implicazioni di tipo giudiziario all’orizzonte. La carovana Expo, quindi, va avanti, anche se tra mille difficoltà.
IL GIULLARE DEL CLOWN. - DI CARLO BONNEY
L’icona della sinistra mondiale, Barack Obama, arriva oggi a Roma ad incassare l’appoggio di Renzi e del Governo italiano alle sanzioni contro la Russia.
In cambio, Renzi, da buon proconsole, potrà esibire, in un‘atmosfera da "Grande Bellezza" romana, con tanto di repulisti del Colosseo per l’occasione, la grande stima ed amicizia che lo lega all’”Imperatore”.
Una sceneggiata da quattro soldi, che oltre a farci precipitare nel solito ridicolo cliché italiota, già visto in tanti film americani girati su Roma occupata negli anni cinquanta, si consumerà tra imponenti misure di sicurezza da sventolare sui TG nazionali e tanto di passeggiata archeologica e blocco della città.
Il feeling di servilismo che lega la sinistra italiana e gli americani data oltre mezzo secolo e neppure gli epigoni del PCI, come Renzi, riescono ad affrancarsene :in questo caso, con un pizzico di cialtronaggine in più fornita dai tempi.
L’Obama de’ noantri appoggerà senz’altro la politica antirussa degli americani e potrà sfoggiare i “brillanti “risultati di politica interna da lui raggiunti in poco tempo: ovviamente, tutte cose di cui agli americani non frega nulla.
Il succo della missione di Obama in Belgio, Olanda e Italia, “paesi minori” nello scacchiere europeo, è quello di isolare i refrattari tedeschi, poco inclini ad alzare la voce con Putin, sulla questione ucraina, per mille buoni motivi, a cominciare da quello energetico.
Hollande e lo sfiatato partito socialista francese, dal canto suo, non hanno oggi la forza politica di promuovere alcunché, soprattutto dopo la batosta alle recenti amministrative e quindi quale migliore occasione per Obama di vellicare i bassi istinti dei paesi che non contano nulla , per dividere ulteriormente il recalcitrante e confuso scacchiere europeo?
Dopo aver considerato il dossier Europa, poco interessante negli equilibri mondiali, oggi, dopo il riavvicinamento tra Cina e Russia, suggellato dal secco No di entrambi al Trattato dell’Aja, sulla regolamentazione degli arsenali nucleari, la strategia americana, ha rimesso al centro l’attenzione verso l’Europa, cercando di indebolirne l’asse portante, la Germania, attraverso l’utilizzo degli “utili idioti” come Renzi.
Non a caso, Renzi, nelle scorse settimane si è proposto, ad uso e consumo interno, come alfiere di una nuova partnership con la Merkel e con l’Unione Europea, giocando abilmente sulla non sudditanza nei loro confronti, ma su un preteso rapporto di parità, finora più formale che sostanziale.
In questo modo tenta di ottenere due risultati: sul piano interno, di erodere i sentimenti antieuropeisti che covano nel paese ritagliandosi spazi di autonomia di manovra e di scarto rispetto alla UE, per non rischiare un effetto simile a quanto avverrà in molti paesi europei alle elezioni di maggio e sul versante internazionale, di accreditarsi nel ruolo di “guastatore” in funzione antitedesca, permettendo agli USA di ammorbidire la Merkel sui negoziati di libero scambio in corso tra USA ed Unione Europea e soprattutto in materia di posizionamento nei confronti della Russia di Putin.
E ora godetevi il remake di "Vacanze Romane" con Obama al posto di Gregory Peck che visita Roma in lambretta, dietro di lui, invece di Audrey Hepburn con le gambe di lato, immaginate Renzi al suo posto (è dura lo so..) e avrete il quadro della situazione.
http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=21231:il-giullare-del-clown&catid=3:glob&Itemid=8
Elettrodomestici con il trucco: prodotti per durare poco. La prova in una ricerca tedesca.
ELETTRODOMESTICI PROGRAMMATI PER ROMPERSI - E costringere il consumatore allo spreco di un nuovo acquisto. Per la prima volta viene fuori una prova scientifica di quella che gli esperti chiamano “obsolescenza programmmata“, e un gruppo di studiosi dell’università di Aalen, in Germania, ha passato in rassegna una ventina di elettrodomestici per individuare il trucco che induce all’acquisto facile.
Lo stesso meccanismo che spesso subiamo quando portiamo un telefonino, un aspirapolvere, una lavastoviglie, a riparare e ci sentiamo dire: “Le conviene comprarlo nuovo”.
Gli studiosi tedeschi, la cui ricerca è statacommissionata dal partito dei Verdi, sono arrivati anche a quantificare il danno subito dai consumatori, in termini di acquisti sprecati, negli ultimi dieci anni: 100 miliardi di euro.
ELETTRODOMESTICI PROGRAMMATI PERROMPERSI – Lo studio Il risultato è che una lavatrice negli anni Novanta aveva una vita media di almeno 12 anni, oggi, specie per i modelli più economici, non arriva a 3 anni. E lo stesso scarto si applica a frigoriferi, lavastoviglie e asciugapiatti. Certificato lo spreco,tocca a noi consumatori scegliere il prodotto giusto per scansarlo e farci sentire quando vogliamo semplicemente riparare un elettrodomestico e non essere costretti ad acquistarlo nuovo.
Il pianeta 2012 VP113.
Come annunciato, si è tenuta oggi una importante conferenza in cui è stata presentata una notizia molto interessante. E' stato scoperto un nuovo pianeta nano nel sistema solare si tratta di 2012 VP113 (con una grandezza massima di 450 chilometri) nella foto potete osservare i punti colorati che indicano parte della sua orbita.
https://plus.google.com/u/0/+Verascienza/posts
QUESI MISTERI PARZIALMENTE SVELATI DOPO DECENNI. - Luciano Fuschini
Il mistero dell’aereo malese scomparso, con a bordo alcuni ingegneri elettronici cinesi, resta più fitto che mai. Ora si è decretato che, stranamente, ha seguito una rotta verso sud mentre doveva dirigersi a nord, in Cina; si è decretato che tutti i passeggeri sono morti, compresi gli ingegneri elettronici cinesi, e non se ne parlerà più.
Fra una quarantina d’anni forse qualcuno indagherà seriamente, ma allora i risultati dell’inchiesta non interesseranno il grande pubblico.
Intanto viene svelato che durante l’agguato delle BR a Moro e alla sua scorta, due agenti dei servizi segreti su una Honda di grossa cilindrata vigilavano per impedire che l’azione fosse disturbata. Per la verità la notizia circolava da tempo ma era sempre stata relegata ai margini, coperta da cortine di silenzio.
Se si fosse divulgato il fatto, o semplicemente il sospetto, al tempo del sequestro, sarebbe stata una bomba atomica politica. Oggi non impressiona più nessuno.
Se si fosse divulgato il fatto, o semplicemente il sospetto, al tempo del sequestro, sarebbe stata una bomba atomica politica. Oggi non impressiona più nessuno.
Pochi anni dopo la morte di Moro fu privatizzata la banca d’Italia, il debito pubblico fu sempre più massicciamente finanziato da creditori stranieri, fino a diventare insostenibile; venne Mani Pulite, la liquidazione dei partiti che, pur rubando, erano i custodi di un’industria di Stato che aveva fatto dell’Italia una delle maggiori potenze economiche del mondo; e vennero le privatizzazioni che dovevano sanare il debito pubblico...
L’attuale sfacelo viene da lontano e va lontano.
Negli anni Ottanta un aereo di linea sudcoreano pieno di passeggeri ma anche di strumenti elettronici di rilevazione di oggetti al suolo, misteriosamente uscì dalla sua rotta per centinaia di chilometri, sorvolando un territorio sovietico ricco di installazioni militari. Non rispose agli avvertimenti, finché fu abbattuto da un caccia. Naturalmente non ci furono sopravvissuti e il fatto contribuì a screditare un’URSS già in crisi. Nessuno è più tornato su quell’episodio per chiarirlo.
Qualche anno fa una nave mercantile russa dal carico imprecisato fu abbordata dai pirati al largo delle coste finlandesi: chi ha mai sentito parlare di pirati scandinavi dai tempi dei vichinghi? Si mobilitarono nella ricerca le flotte russa e americana. La nave fu ritrovata ma dei pirati (finlandesi?) nessuno parlò più, né più si parlò di quello stranissimo episodio. Fra una quarantina d’anni qualcuno svelerà qualcosa, ma non interesserà più nessuno.
Oggi solo qualche babbeo crede ancora che J.F.Kennedy fu ucciso da un pazzoide isolato, ma allora l’ipotesi del complotto, troppo esplosiva per poter essere tollerata, fu immediatamente scartata.
La versione ufficiale del disastro aereo di Ustica fu subito messa in discussione, ma sono occorsi decenni per giungere alla conclusione che l’aereo era stato abbattuto e che contemporaneamente ci fu uno scenario di guerra nei nostri cieli, con due Mig libici precipitati in Calabria, un fatto che fu postdatato perché non fosse messo in rapporto col mistero di Ustica.
Allora non si doveva sapere, le contestazioni dei complottisti dovevano essere solo illazioni.
Dell’11 settembre si continua a rievocare l’immagine delle due torri colpite da due aerei, ma non si ricorda mai che i grattacieli collassati furono tre, né si ripropone l’immagine del Pentagono, dalle mura di pochi metri d’altezza, inverosimilmente colpite da un Boeing guidato con la perizia di un fuoriclasse dell’aviazione da un beduino che aveva seguito un corso di pilotaggio di 15 giorni.
Quelle immagini farebbero cadere la versione ufficiale, cosa che sarebbe stata letale per il potere che si è fatto forte dell’11 Settembre per completare la conquista armata del mondo. Fra una quarantina d’anni forse molte cose saranno svelate, ma interesseranno solo gli storici.
La conclusione è ovvia. In tutto ciò che ci viene comunicato c’è un non detto, e quel non detto è proprio la parte decisiva, quella indispensabile per capire e orientarsi.
Saperlo è già un’autodifesa preziosa, una misura igienica per proteggerci la mente, che resta la parte più nobile di noi. Saperlo è anche la premessa per disilludersi sulla trasparenza dell’informazione in democrazia. Non esiste trasparenza per la semplice ragione che la democrazia è solo un espediente propagandistico. Efficacissimo, purtroppo.
E ora beviamoci anche la storia dell’aereo che doveva andare a nord e per una bizzarrìa del caso si è diretto a sud.
Luciano Fuschini
www.ilribelle.com
27.03.2104
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Ma la felicità è davvero una pistola calda? Oppure..... - Sergio Di Cori Modigliani
Tu, sei felice?
Oggi dovresti esserlo.
Lo ha stabilito l'Onu nel novembre del 2012.
In una soleggiata mattina del marzo 1968, John Lennon arriva negli studi di registrazione di Abbey Road, a Londra, dove lo attendevano gli altri componenti del gruppo musicale The Beatles, per incidere un pezzo. E' in preda ad una grande eccitazione. Sotto al braccio ha una rivista che ha appena acquistato da un rigattiere per strada, per pochi pennies. "Guardate qua che roba!" dice a Paul Mc Cartney "gli americani ormai sono andati completamente fuori di testa" e mostra una copia del mensile prodotto e distribuito in Usa (2 milioni di copie al mese) da quella che allora era la più potente lobby statunitense, The American Rifle Association, che si occupa di diffondere (per farle vendere) l'uso casalingo e personale di armi.
46 anni dopo seguita a essere, ancora oggi, la più importante lobby Usa.
All'interno della rivista c'era un articolo con un titolo che aveva colpito l'immaginario di John Lennon "Happyness is a warm gun" (trad.: la felicità è una pistola calda) in cui si raccontava la felicità di un bambino di tredici anni al quale il padre aveva regalato il suo primo fucile d'assalto (in bacheca c'è l'immagine del celebre articolo). "E' una follia: vogliono spingere il mondo verso il paradosso" commentò John Lennon, che qualche mese dopo raccontava l'intera storia a Pauline Kael che la pubblicò su un numero speciale di "The Village Voice" a Manhattan.
Nacque così una delle più famose canzoni dei Beatles, fortemente voluta da Lennon e Mc Cartney per denunciare e demistificare la folle stupidità dell'uso delle armi e la pazzia della società americana in cui volevano che la gente identificasse la felicità con una pistola che era stata appena usata per uccidere qualcuno.
Dodici anni dopo, quando lo psichiatra scelto dal tribunale penale di Manhattan interrogò l'omicida di John Lennon, rimase colpito nell'ascoltare le parole di Mark Chapman, una guardia giurata di Honolulu, l'assassino del famoso cantante, che gli raccontò come avesse cominciato a coltivare il culto delle armi dopo aver ascoltato la canzone di John Lennon. "Sparare alla gente non mi procurò nessuna felicità, ed è per questo che ho capito quanto falso e pericoloso fosse John Lennon per la società: dovevo eliminarlo per il bene di tutti. Lui è diventato un miliardario famoso dicendo bugie; erano almeno dieci anni che lo volevo fare, non pensavo ad altro".
Paradossale deriva di una mente obnubilata dall'ossessione criminale, il ricordo di questo aneddoto pop, oggi, è balzato alla mia memoria e ho pensato che fosse l'occasione migliore per ricordarlo ai lettori.
Il 20 Marzo, infatti, si celebra ufficialmente la "giornata mondiale della felicità".
Personalmente ritengo che si tratti di una idiozia, sintomo della confusione planetaria che viviamo nel mondo della globalizzazione istituzionale. Con tutto il lavoro che dovrebbero fare nel tentativo di occuparsi delle immani sofferenze di almeno i 2/3 del pianeta, nell'autunno del 2012 l'Onu ha investito, oltre che una notevole quantità di soldi pubblici, ben tre mesi di ricerche per codificare -in seduta plenaria- il lancio di questo evento. Secondo le parole ufficiali dell'assemblea "Il perseguimento della felicità è al centro degli sforzi umani. Le persone in tutto il mondo aspirano a condurre vite felici e appaganti, libere dalla paura e dal bisogno e in armonia con la natura; questa è la motivazione che ha spinto tutte le nazioni del pianeta a lanciare la giornata mondiale della felicità".
Non è stata spiegata la motivazione che ha portato alla scelta di questo giorno specifico.
In Usa questa celebrazione è stata contestata ed è presto abortita.
In realtà, non è mai decollata.
Lo psichiatra David Sack, riconosciuto esperto dell'American Psichiatry Association, ha pubblicato di recente sulla rivista "Psychology today" un divertente articolo nel quale spiega la stupidità di questa celebrazione, dato che "sono poche le persone al mondo che vogliono essere felici; la maggior parte delle persone sono drogate di infelicità e stabiliscono una forma di dipendenza dall'infelicità. Sono persone che trovano sempre qualcosa per cui essere insoddisfatte o infelici e fanno a gara per mostrare ai propri mariti, mogli, colleghi, amici, che la propria vita è di sicuro più complessa, più complicata e infelice della loro. La maggioranza della popolazione mondiale è dipendente dalla'infelicità perchè abbiamo costruito un mondo sociale che produce questo meccanismo".
E' un mondo alla cui base c'è la produzione scientifica di infelicità
Tutto il sistema di consumismo pilotato è basato sull'assunto di far sentire le persone infelici e quindi proporre degli acquisti di un bene specifico (dalla caramella che costa 50 centesimi di euro all'automobile di lusso che ne ne costa 80.000) per poter aspirare alla felicità.
L'intera macchina lobbystica dell'industria chimico-farmaceutica che produce psico-farmaci è basata sulla diffusione di elementi patogeni per poi poter vendere Prozac e pillole varie destinate a lenire il dolore esistenziale.
Celebrare la giornata mondiale della felicità è l'ennesima modalità di vivere dentro a un paradosso producendo ossimori. La felicità non può essere un dovere, tantomeno se addirittura imposta dalle istituzioni internazionali.
A mio avviso, questa festività -dal punto di vista della comunicazione- è il pilota del sistema di comunicazione globale che ci vuole imporre all'umanità, per snaturarne i confini, burocratizzando la sentimentalità. Con l'aggravante del fatto che se esiste "un giorno specifico dedicato alla felicità" vuol dire che per i restanti 364 ci si può dedicare in allegria a produrre infelicità a se stessi e al resto del mondo.
Ben altra cosa la fulminante, geniale intuizione del più grande romanziere mai esistito, il russo Fedor Dostoevskij, che in uno dei suoi più profondi e complessi libri "I demoni" presenta un personaggio inquietante che si dibatte nella società di allora (la Russia della fine dell'800) cercando di districarsi tra terroristi, carrieristi, cospiratori, opportunisti, per trovare una chiave di verità dell'esistenza. A un certo punto, nel rispondere al capo terrorista che gli spiega perchè sia necessario diffondere paura e terrore come arma di risveglio collettivo, lui dice: "Non è così. La gente non è infelice. Le persone sono tutte felici. Tutte, ma proprio tutte. Il mondo è pieno e pullulante di persone felici: solo che non sanno di esserlo".
E' un classico Grande Enigma dostoevskjiano, squisita perla di saggezza spirituale.
E' l'infelicità che andrebbe celebrata, caso mai, per fermarsi un attimo tutti e dedicare una giornata a coloro che hanno seri motivi per esserlo.
E poi, ritornare a coltivare la propria felicità con la consapevolezza di praticarla, curando il dettaglio esistenziale, il gesto amicale, la carezza che conta, la parola giusta alla persona giusta.
Così è la vita nel post-Maya.
Ma all'Onu, questo, non lo hanno capito.
Quindi, siate felici, oggi.
Lo ha stabilito una normativa internazionale nel novembre del 2012.
Almeno oggi.
Poi, da domani, potremo tornare a essere feroci e infelici come di consueto.
Ingozzando pillole per celebrare il paradosso macabro che si sta costruendo per tutti noi.
http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2014/03/ma-la-felicita-e-davvero-una-pistola.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed:+LiberoPensieroLaCasaDegliItalianiEsuliInPatria+(Libero+Pensiero:+la+casa+degli+italiani+esuli+in+patria)
Scoperto il primo asteroide con anelli. - Marcus Woo
Illustrazione artistica degli anelli di Chariklo. Immagine di Lucie Maquet
Saturno ha i suoi anelli, naturalmente, e così anche gli altri giganti gassosi del nostro sistema solare, Giove, Urano e Nettuno, sebbene più sottili di quelli di Saturno.
Ma fino ad oggi sembrava che solo i pianeti giganti avessero sufficiente forza di gravità per trattenere in orbita i miliardi di frammenti di ghiaccio e polvere che formano un anello. In un articolo pubblicato oggi su Nature, gli astronomi segnalano la scoperta di due anelli di ghiaccio attorno a un piccolo oggetto celeste denominato Chariklo che orbita tra Saturno e Urano. Chariklo misura solo 248 chilometri di diametro.
"Quando ho sentito la notizia per la prima volta, è stato incredibile", dice Joseph Burns, astronomo della Cornell University di Ithaca, New York, che non ha preso parte alla scoperta dell'anello. "È un'osservazione davvero strabiliante", dice Marc Buie del Southwest Research Institute di Boulder, Colorado, neanche lui coinvolto nello studio. "Questa probabilmente sarà la più grande scoperta della mia carriera", dice Felipe Braga-Ribas dell'Osservatorio nazionale del Brasile, che ha guidato il team che ha trovato gli anelli e che ha ricevuto il suo Ph.D. solo l'anno scorso.
Una cometa? Un asteroide? Un pianeta minore?
Chariklo, che è stato scoperto nel 1997, è il più grande di una strana classe di oggetti noti come asteroidi centauri. Ne esistono alcune centinaia. Come l'ibrido mitologico di cavallo e uomo, gli asteroidi centauri vivono a loro volta a metà tra due mondi: quello degli asteroidi rocciosi che orbitano più vicini di Giove alla Terra, e quello delle comete ghiacciate che per lo più si trovano al di là di Nettuno.
I centauri potrebbero originariamente venire dalle fasce esterne del sistema solare, ma oggi circolano tra Giove e Nettuno su orbite instabili che attraversano il percorso di uno dei pianeti giganti. Ciò significa che sono probabilmente condannati, entro 10 milioni anni o giù di lì, a essere gettati nel sistema solare interno o nello spazio interstellare. Ci sono molte cose ancora poco conosciute sui centauri, compreso il numero di quanti, tra loro, abbiano abbastanza gravità da poter assumere una forma rotonda e guadagnare il titolo di "pianeta nano".
Il 3 giugno 2013, Braga-Ribas ed i suoi colleghi hanno osservato Chariklo mentre passava davanti a una lontana stella, un evento chiamato occultazione. Utilizzando sette telescopi diversi in tutto il Sud America per determinare esattamente quando e per quanto tempo la luce della stella sarebbe stata oscurata dal centauro, speravano di misurare con precisione le dimensioni di Chariklo e la sua forma.
L'evento è durato solo pochi secondi. In un primo momento, il team pensava che i brevi inattesi cali nella luce registrata fossero la prova che Chariklo stesse espellendo gas come una cometa. Lo stesso fenomeno era stato visto in precedenza su Chirone, un altro centauro. Ma dalla ricorrenza dei piccoli cali di luce, che sono stati registrati sia prima e che dopo l'oscuramento causato da Chariklo stesso, è diventato presto chiaro ai ricercatori che quello che avevano osservato erano due anelli ravvicinati ma distinti che passavano davanti alla stella.
"È stata una completa sorpresa", dice Braga-Ribas. Gli anelli sono di circa 7 e 3 chilometri di larghezza, e sono rispettivamente a 391 e 405 chilometri dal centro di Chariklo. Sono pieni zeppi di acqua ghiacciata, dice Braga-Ribas, e sono luminosi e densi, simili a una versione in miniatura delle maestose bande di Saturno.
Col senno di poi, la scoperta degli anelli potrebbe chiarire un mistero sul comportamento di Chariklo. Dal 1997 al 2008 il suo segnale si è fatto più debole, e tracce di acqua ghiacciata sembravano scomparire dal suo spettro. Braga-Ribas dice ora che la spiegazione più probabile è che gli anelli luminosi di Chariklo abbiano progressivamente assunto un'inclinazione tale da diventare spesso invisibili agli osservatori sulla Terra. Appena gli anelli hanno nuovamente assunto l'inclinazione giusta per essere visti dalla Terra, Chariklo è tornata a splendere e sono state nuovamente rilevate le tracce di acqua ghiacciata, molto probabilmente rinchiusa negli anelli.
Il potere dell'occulto
Gli astronomi non sono sicuri come Chariklo abbia ottenuto i suoi anelli. Ma questa è una grande opportunità per imparare come si formano gli anelli in generale, spiega Burns. Una delle possibilità è che una collisione con un oggetto più piccolo abbia creato un disco di detriti intorno al centauro, e che i pezzi più piccoli siano poi stati compattati all'interno degli anelli grazie alla gravità di alcuni dei pezzi più grandi. Questo tipo di aiuto dai "satelliti pastore" è quello che conferisce agli anelli di Saturno i loro bordi taglienti. I satelliti pastore attorno Chariklo, tuttavia, potrebbero essere meno di un chilometro di diametro, il che li rende difficili da rilevare con un telescopio.
Dal momento della loro scoperta, Braga-Ribas e i suoi colleghi hanno guardato Chariklo passare davanti a una seconda stella, e hanno in progetto di osservare altre occultazioni quest'anno. Il team sta anche cercando possibili anelli attorno ad altri 50 centauri. "Se questo genere di cose può accadere, e così sembra, cos'è che ci dice di nuovo?" si chiede Buie. "Queste sono davvero novità importanti, e ci vorrà un po' perché si capiscano tutte le complesse conseguenze di questa scoperta".
"Scoprire un nuovo oggetto è un'esperienza piuttosto piacevole", dice Braga-Ribas . "Stiamo facendo la storia qui".
http://www.nationalgeographic.it/scienza/spazio/2014/03/27/news/scoperto_il_primo_asteroide_con_anelli-2073574/